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Giuseppe Cuccio – Fregio Silente
Questa mostra racconta e individua piccoli mondi abitati da figure fiere e possenti. Come templi contemporanei questi microcosmi contengono al loro interno un tesoro prezioso, attorno al quale il fregio composto da moderne metope e triglifi rielaborati in forma umana, corre a celebrarne la storia. Tele su cui si adagiano figure di corpi maschili e femminili, che il più delle volte ci guardano ruotando appena la testa, quasi in una sorta di timoroso rispetto nei confronti della divinità che essi gelosamente custodiscono
Comunicato stampa
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Fregio Silente. L’opera di Giuseppe Cuccio
Francesco Piazza
Giuseppe Cuccio è persona e artista, ricca di vissuto, di racconto, di esperienza e di ricordo. Una tale
ricchezza interiore lo porta a riversare nelle sue opere la forza e il vigore che sgorgano copiose solo quando
l’anima è dedita alla ricerca del bello e della sua estrema sintesi. Questa mostra racconta e individua piccoli
mondi abitati da figure fiere e possenti. Come templi contemporanei questi microcosmi contengono al loro
interno un tesoro prezioso, attorno al quale il fregio composto da moderne metope e triglifi rielaborati in
forma umana, corre a celebrarne la storia. Tele su cui si adagiano figure di corpi maschili e femminili, che il
più delle volte ci guardano ruotando appena la testa, quasi in una sorta di timoroso rispetto nei confronti
della divinità che essi gelosamente custodiscono. Ogni scultura/divinità di Cuccio rappresenta un unicum, un
elemento catalizzatore che ridisegna lo spazio circostante, saturandolo di colore, di calore, di forza ed
espressività. Le sue statue acefale non sono alla ricerca dell’elemento mancante, si esprimono senza.
Perché guardandole siamo costretti a capirne l’essenza, la storia, ed è così che ognuno di noi decide di dare
a questi corpi il proprio personale contributo di vita. Paradossalmente, allo stesso modo, le teste senza
corpo che l’artista forgia, mantengono viva la curiosità della scoperta, dell’interpretazione. Potremmo
specchiarci su di esse e costruire noi il loro elemento mancante. Ed è in questo alternarsi di pieni e vuoti, di
positivo e negativo, di mancanze che non percepiamo come tali, che busti e volti si muovono e si
completano, imponenti, nella loro estrema concretezza materica, negano ogni legge fisica che li vorrebbe
ancorati alla terra, loro che anche di terra sono fatti, e determinano nuove proporzioni tra la superficie e lo
spazio circostante. riescono perfino a volteggiare, a piegarsi su se stessi, e ci si chiede come sia possibile.
La sintesi ricercata da Cuccio, è evidente e tangibile in ogni disegno, in ogni scultura. Non c’è nessuna
deroga all’orpello, al dettaglio, perché c’è tanta ricchezza e pathos che qualsiasi aggiunta sarebbe inutile.
Perché anche se il fregio è “silente”, non è silenzioso, e possiamo ascoltarne i sussurri, le voci e, a volte, le
grida.
Francesco Piazza
Giuseppe Cuccio è persona e artista, ricca di vissuto, di racconto, di esperienza e di ricordo. Una tale
ricchezza interiore lo porta a riversare nelle sue opere la forza e il vigore che sgorgano copiose solo quando
l’anima è dedita alla ricerca del bello e della sua estrema sintesi. Questa mostra racconta e individua piccoli
mondi abitati da figure fiere e possenti. Come templi contemporanei questi microcosmi contengono al loro
interno un tesoro prezioso, attorno al quale il fregio composto da moderne metope e triglifi rielaborati in
forma umana, corre a celebrarne la storia. Tele su cui si adagiano figure di corpi maschili e femminili, che il
più delle volte ci guardano ruotando appena la testa, quasi in una sorta di timoroso rispetto nei confronti
della divinità che essi gelosamente custodiscono. Ogni scultura/divinità di Cuccio rappresenta un unicum, un
elemento catalizzatore che ridisegna lo spazio circostante, saturandolo di colore, di calore, di forza ed
espressività. Le sue statue acefale non sono alla ricerca dell’elemento mancante, si esprimono senza.
Perché guardandole siamo costretti a capirne l’essenza, la storia, ed è così che ognuno di noi decide di dare
a questi corpi il proprio personale contributo di vita. Paradossalmente, allo stesso modo, le teste senza
corpo che l’artista forgia, mantengono viva la curiosità della scoperta, dell’interpretazione. Potremmo
specchiarci su di esse e costruire noi il loro elemento mancante. Ed è in questo alternarsi di pieni e vuoti, di
positivo e negativo, di mancanze che non percepiamo come tali, che busti e volti si muovono e si
completano, imponenti, nella loro estrema concretezza materica, negano ogni legge fisica che li vorrebbe
ancorati alla terra, loro che anche di terra sono fatti, e determinano nuove proporzioni tra la superficie e lo
spazio circostante. riescono perfino a volteggiare, a piegarsi su se stessi, e ci si chiede come sia possibile.
La sintesi ricercata da Cuccio, è evidente e tangibile in ogni disegno, in ogni scultura. Non c’è nessuna
deroga all’orpello, al dettaglio, perché c’è tanta ricchezza e pathos che qualsiasi aggiunta sarebbe inutile.
Perché anche se il fregio è “silente”, non è silenzioso, e possiamo ascoltarne i sussurri, le voci e, a volte, le
grida.
25
luglio 2015
Giuseppe Cuccio – Fregio Silente
Dal 25 luglio al 04 agosto 2015
arte contemporanea
Location
TORRE MIRANA
Trento, Via Giannantonio Manci, 2, (Trento)
Trento, Via Giannantonio Manci, 2, (Trento)
Orario di apertura
Da lunedì al sabato 10.00/13.30 e 16.00/19.00 Domenica 16.00/1900
Vernissage
25 Luglio 2015, h 17
Autore
Curatore