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Marco Milia – L’Ottavo giorno
Un’installazione site-specific per la sala ottagonale del Liceo Artistico. Con testo critico di Carlotta Monteverde.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Marco Milia
“L’Ottavo giorno”
A cura di Luciano Massari
Con testo critico di Carlotta Monteverde
Dal 4 luglio al 13 settembre 2015
Carrara, Aula Magna Ex-Convitto Vittorino da Feltre
Via Verdi
Orari da giovedì a domenica 19.00-23.30
Inaugura il 4 luglio 2015, a partire dalle 18.30, l’installazione di Marco Milia L’Ottavo giorno, collocata nell’Aula Magna dell’Ex-Convitto Vittorino da Feltre (Liceo Artistico) a Carrara.
L’evento espositivo, a cura di Luciano Massari e con testo critico di Carlotta Monteverde, è prodotto e realizzato dal Comune di Carrara, con il patrocinio della Regione Toscana: per questa occasione l’artista realizzerà un intervento site-specific all’interno della suggestiva aula ottagonale dell’ Ex-Convitto Vittorino da Feltre (oggi Liceo Artistico).
Marco Milia nella sua ricerca predilige l’uso di materiali leggeri e traslucidi, impiegati in installazioni appositamente create per i luoghi in cui espone. I suoi lavori sono frutto di un’analisi della percezione e della rappresentazione spaziale che invitano il pubblico a interagire facendo esperienza fisica dell’opera. In questa linea di indagine si inserisce l’installazione pensata per lo spazio dell’Aula Magna del Liceo Artistico.
L’Ottavo giorno è un ottagono in policarbonato alveolare sospeso a mezz’aria che segue il perimetro dalla sala che lo accoglie; una linea di confine che suddivide l’ambiente in un dentro ed un fuori, una barriera che nasconde e rende impermeabili l’uno all’altro i “due locali” facendone diventare i “confini” opachi ed indecifrabili. Il numero 8, tanti sono i lati della sala, con il suo potere simbolico presente in tutte le culture (dal Buddhismo al Cristianesimo) diventa regola, parametro e misura che governa un dispositivo che allude a resurrezione ed eternità. L’ Ottavo giorno è il nuovo giorno, in cui tutto ricomincia, il perpetuo ciclo delle cose si spezza per azzerarsi; è l’infinito, se lo si guarda rovesciato. Milia chiede a chi interviene di considerare la propria installazione non tanto un manufatto da contemplare dall’esterno ma il punto di vista da cui saggiare ed esplorare il complesso ottagonale, pregno di tutte le sue valenze pratiche e simboliche, con la scala che si apre su numerose porte vetrate, le statue in marmo, i pieni ed i vuoti, le pareti bianche percorse anch’esse da una fascia più scura lungo tutto il perimetro. Di pensare una nuova relazione con la realtà, per farne esperienza con modalità inconsuete e di mettere in dubbio la presunta centralità della propria posizione.
Marco Milia è nato a Roma nel 1976. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, alla cattedra di scultura.
La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno, con cui analizza la rappresentazione e percezione dello spazio attraverso interventi site-specific, ed include l’interazione del pubblico, chiamato a fare esperienza dei suoi lavori fisicamente, sensibilmente. Nel 2007 entra a far parte della collezione permanente del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti a Firenze nelle nuove sale espositive dedicate al gioiello d’artista contemporaneo. Vive e lavora a Roma.
Tra le principali esposizioni cui ha partecipato:
Biennale di scultura Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Padova (2015);
Art Student's League of New York, Vytlacil Artist in Residence (2014);
“In aĕre in aquis”, Museo delle Case Romane del Celio, Roma, personale a cura Takeawaygallery (2013-14);
“At what time? Early morning”, Scatolabianca (etc), Milano, personale a cura di Sonia Patrizia Catena;
“Artefatto – moto urbis”, Museo Arte Contemporanea Revoltella, Trieste (2012);
PremioBasi, Cava di Roselle, (GR), Site specific "Emotional Circles" (2011);
“Urban Necessity”, Èstile gallery, Roma, mostra personale con testi di Valentina Bernabei.
Nell’ambito di Carrara Marble Weeks 2015
Con il patrocinio della Regione Toscana
Monica Zanfini
Comunicazione Ufficio Stampa-Eventi
Via dell'Osservatorio 36, 50141 Firenze
Tel. 055 452567; Mob. 338 8060156
monicazanfini@alice.it
Marco Milia L’OTTAVO GIORNO
Installazione nella Sala Ottagonale del Liceo Gentileschi, Carrara
A cura di Luciano Massari
testo di Carlotta Monteverde
Dal 4 luglio al 13 settembre verrà presentata, negli spazi dell’Aula Magna del Liceo Gentileschi a Carrara la mostra di Marco Milia dal titolo l’Ottavo giorno, parte di una più ampia manifestazione organizzata dal Comune di Carrara, a cura di Luciano Massari, suddivisa in diversi appuntamenti e sedi.
L’Ottavo giorno è un ottagono in policarbonato alveolare sospeso a mezz’aria che segue il perimetro dalla sala che lo accoglie, un’opera site-specific da attraversare e in cui entrare; una linea di confine che suddivide l’ambiente in un dentro ed un fuori, una barriera che nasconde e rende impermeabili l’uno all’altro i “due locali” facendone diventare i “confini” opachi ed indecifrabili.
Tutto il lavoro è costruito su un incastro di spinte contrastanti: una direttrice ascensionale ed una orizzontale, una forza centripeta ed una centrifuga, che si attivano solo in base al posizionamento dello spettatore. E sulla sintesi di più figure geometriche, dal quadrato al cerchio, elementi investigati dall’artista nelle serie precedenti dedicate alle città e all’aria, che trovano la propria soluzione e continuità nel poligono che ne organizza la struttura.
Il numero 8, l’ottagono, rappresentano simboli e forme comuni a molte culture e religioni. Nella tradizione cinese a tanto ammontano i trigrammi dell’I Ching, come della stessa quantità sono i sentieri per giungere all’illuminazione nel buddismo. È ottagonale la figura di congiunzione tra il terreno (quadrato) e il divino (cupola, sfera) nelle architetture islamiche, presente anche in molti edifici cristiani, come i battisteri, dove allude a resurrezione ed eternità. L’Ottavo giorno è il nuovo giorno, in cui tutto ricomincia, il perpetuo ciclo delle cose si spezza per azzerarsi; è l’infinito, se lo si guarda rovesciato.
Per Marco Milia è un campo energetico di forze, raffigura l’inesplorato e la necessità di mettersi sulle sue tracce alla ricerca di prospettive inattese. Chiudersi nel “recinto” della “costruzione”, fatta con polimero traslucido e riempita di polvere nera fino ad altezza occhi, significa – se si vuole - perdere qualsiasi riferimento spaziale esterno (nonostante l’opera duplichi la forma della stanza e tra le lastre vi siano dei centimetri liberi) e immergersi in un canale in grado di mettere in comunicazione basso e alto, suolo ed elementi atmosferici, piedi, dunque potenza fisica, e volontà immaginativa. Corpo chiuso con l’aperto. Per descrivere le due condizioni, d’altronde, Milia sfrutta materiali a lui congeniali, il policarbonato – con cui ha portato avanti tutta la ricerca sulla trascendenza del cerchio, sull’ossigeno e sui fenomeni climatici – e la sabbia – delle sue città invisibili, dell’utopia, della realtà specchiata e duplicata. Trasparenza e pesantezza, giungendo ad una sintesi lampante, alla consueta rigorosa semplificazione formale fatta di accenni e giocata sui contrasti di toni, riverberi o superfici.
Ma ci sono altri dentro e fuori, paralleli, che lavorano su un asse trasversale ed interessano il rapporto tra l’opera e lo spazio che la ospita, il ripetersi, sdoppiarsi delle forme, mettendo in crisi e frustrando la capacità di visione dello spettatore, sempre di fronte ad una immagine parziale e mai totale dell’ambiente, dal momento in cui il luogo privilegiato di osservazione è dall’interno del lavoro stesso, attraverso le minute fessure tra le fasce o la mai completa trasparenza della plastica. Milia chiede a chi interviene di considerare la propria installazione non tanto un manufatto da contemplare dall’esterno ma il punto di vista da cui saggiare ed esplorare il complesso ottagonale, pregno di tutte le sue valenze pratiche e simboliche, con la scala che si apre su numerose porte vetrate, le statue in marmo, i pieni ed i vuoti, le pareti bianche percorse anch’esse da una fascia più scura lungo tutto il perimetro. Di pensare una nuova relazione con la realtà, per farne esperienza con modalità inconsuete. Di mettere in dubbio la presunta centralità della propria posizione.
(Carlotta Monteverde)
04
luglio 2015
Marco Milia – L’Ottavo giorno
Dal 04 luglio al 13 settembre 2015
arte contemporanea
Location
LICEO ARTISTICO GENTILESCHI
Carrara, Via Giuseppe Verdi, (Massa-carrara)
Carrara, Via Giuseppe Verdi, (Massa-carrara)
Orario di apertura
da giovedì a domenica 19- 23.30
Vernissage
4 Luglio 2015, h 18,30
Ufficio stampa
MONICA ZANFINI
Autore
Curatore