06 aprile 2009

fino al 6.V.2009 David LaChapelle Firenze, Poggiali e Forconi

 
Sul finire della carriera, la sua guida ideale Andy Warhol s'ispirò a classici come Leonardo e Paolo Uccello. Lui, invece, sceglie Michelangelo e il terribile Diluvio. Per compiere infine l'evoluzione estrema della popular art: rappresentare la sterminata apocalisse dell'umanità...

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Il luogo comune vuole che lo stile di quest’autore sia soprattutto ritrattistica e glamour, una sorta di risata ridondante scaturita dalla gloriosa matrice pop. Ciò riprova che nessuno può sfuggire alla semplificazione del successo globale: venire racchiusi in piccole formule magiche, valevoli per ogni opera e per ogni successivo sviluppo. Perché accade? Strano a spiegarsi, è come se il mondo ti potesse dare la sua attenzione, ma la concentrazione mai più di una volta.
E così può accadere d’imbattersi in imprevisti accidenti; per esempio scoprire che David LaChapelle (Fairfield, 1963; vive a New York e Los Angeles) – fuori dalle categorie dell’ironia e dell’eccesso – più che una macchinetta d’icone mediatiche assomiglia a uno spietato moralista. S’intenda questo punto, che vale per altri artisti accomunabili: il parossismo immaginifico a specchio dei nostri errori e delle nostre fobie in apparenza è divertente, certo, però nella sostanza ci ridicolizza, per renderci migliori. Ecco perché si può ritenere che quest’anima profondamente americana, di outsider dentro il sistema, più che ai colori dello star system debba la sua celebrità a un equilibrio complicatissimo: quello fra tensione etica ed estetica. Non a caso, la sua ultima musa ispiratrice è stata la Cappella Sistina del Buonarroti, caso eccelso di Biblia pauperum nonché emblema dell’ineluttabile-michelangiolesca imperfezione umana.
Appunto Deluge – con altri estratti della serie Recollections in America, Star System e Heaven to Hell, oltre l’aggiunta di due video backstage – segna sia il ritorno dell’artista in uno spazio privato italiano che l’inaugurazione della rinnovata Galleria Poggiali e Forconi. David LaChapelle - Deluge Statue - 2007 - digital color c-print - cm 246,4x182,9 - courtesy l'artista & Galleria Poggiali e Forconi, FirenzeUn’esposizione trasversale o, meglio, una combinazione come molte altre possibili, sebbene non completa neppure carente, perché lo stile di LaChapelle è tanto pregnante che ogni sua opera potrebbe vivere di per sé.
Oltre i celebri ritratti – divi sottoposti al parossismo del proprio ego, dei fenomeni sociali e dell’inventiva fotografica -, oltre le varie dissacrazioni della middle class americana, il materiale in mostra ha il pregio di evidenziare un progressivo e importante spostamento nella pratica autoriale. Dapprima è stata una virata dall’ambiente vip a rappresentazioni pur sempre collettive ma con protagonista la gente comune; poi, come chiudendosi al troppo clamore, un procedere verso rappresentazioni intime.
Lo dimostra proprio il Diluvio, innovativo più che per le enormi foto di un’umanità letteralmente alla deriva – rivisitazioni iper-dettagliate e iper-colorate dei celebri affreschi – per la sottosezione dal titolo Awakened. Questa si costituisce di singoli corpi immersi nell’acqua; dietro essi una luce abbagliante, davanti il silenzio del nostro trattenere il respiro. L’idea è quasi opposta ai fondamenti del passato: invece dell’ostentazione, il venire scoperti come per caso, in un istante che neppure vorremmo. Eppure questo “essere fotografati” a dispetto della propria volontà non significa apparire brutti, semmai naturali, cioè ripuliti dalla diafana acqua/placenta di una successiva rinascita.
Proprio qui sta il possibile inizio per una nuova declinazione della pop art, potenziata nella sua componente riflessiva.

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dal 28 febbraio al 6 maggio 2009
David LaChapelle
a cura di Lorenzo Poggiali
Galleria Poggiali e Forconi
Via della Scala, 35a / Via Benedetta, 3r – 50123 Firenze
Orario: da lunedì a sabato ore 10.30-19; domenica su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 055287748; fax +39 0552729406; info@poggialieforconi.it; www.poggialieforconi.it

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5 Commenti

  1. La Chapelle è il riciclatore dell’ovvio spacciato per fantasmagoria: operaio di photoshop a rimorchio dei divi
    e schiavo della fama altrui mai messa in discussione ma semmai inseguita e vezzeggiata: continua in seconda battuta oggi impegnandosi con un impegno che sa di cartone oltre che di plastica, forse doveva pensarci prima quando le vele si gonfiavano al vento e sarebbe stato meno banale esprimere inquietudini e scetticismo. Queste sue riconversioni recenti sono opportunistiche come la carriera passata . Dentro c’è il desiderio d’essere furbi, dato che l’intelligenza manca.

  2. ma perchè ogni volta che leggo un articolo a proposito degli artisti o curatori più in voga (beecroft, hirst, cattelan, lachapelle, abo, birnbaum, bonami, chiunquealtro) devo leggere anche i soliti commenti maligni e sfigati di tutti queste pesone che, a qesto punto mi sorge il dubbio, potrebbero essere invidiose?
    se i succitati operatori del settore, se proprio non vi riesce di chiamarli artsti/curatori, sono dove sono, e voi no, vi siete mai chiesti il perchè?
    secondo le vostre tesi, sembrerebbe che il mondo dell’arte sia popolato da persone cattive, che altro non vogliano se non pompare e pimpare personaggiucoli che non contano nulla e che nulla centrano con l’Arte vera e propria, ed affossare chi invece ama davvero l’arte.
    Artistucoli che riempiono le pagine di flashart, exhibart, etc col loro nulla, ma che vendono le loro opere per milioni di euro.
    non avete mai provato anche solo ad ipotizzare che forse, in fondo, se tutto il mondo acclama VB, CAttelan, etc è perchè qualcosa valgono?

  3. caro kriako forse lo sfigato o l’interessato sei tu che ripeti una già strasentita litania per cui chi ha successo non si può criticare. ma ti pare un successo fondare la propria carriera sulle tette finte di pamela anderson?
    tra l’altro oltre all’ormai consumata frase fatta e vagamente intimiditoria mi pare che non sei neanche capace di entrare in merito a quanto ho detto. poveretto sei tu che hai bisogno delle certezze che ti da il mercato di serie b.

  4. Bah… penso che il successo di Lachapelle vada ben oltre alle tette di Pamela Anderson e alla sua età. Forse è proprio il fatto di usare modelle e modelli non convenzionali che lo ha portato al successo.

    Poi da quello che scrivi mi sembra di capire che che non conosci molto l’artista, e nemmeno il modo di lavorare…

    Comunque la mostra di Firenze una gran delusione… pochissime foto…

  5. caro cadamuro design,
    il lavoro di questo galoppino dell’intrattenimento è talmente conosciuto e diffuso che assai difficilmente lascia sfuggire qualcosa di sè, tra l’altro essendo i in definitiva prevedibile.
    Se non altro per uno che si occupa di carrozzerie di automobili
    dimostri di essere coerente: ma forse ti sfugge che per il tuo palato un pò ruvido è difficile distinguere tra una banale “anticonvenzionalità” ormai di prammatica ed un effettiva intelligenza dell’immagine, per non parlare del pensiero che ad un carrozziere può apparire , lo capisco, qualcosa di ridondante. Non capisco il riferimento all’età che io non ho mai menzionato: età di chi scusa? se intendi quella di Pamela se vuoi si lo posso pensare pensando al suo declino fisico di corpo pasticciato e fanali raggrinziti,per non parlare del paraurti, simili al patetismo di questo fotografo da fighetti parvenu che si vuole dare una patina di impegno .

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