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Emidio Cocchi – Graffiti. Punto e a capo
Penso di chiamare la mostra “GRAFFITI punto e a capo” perchè questo titolo è significativo del mio lavoro.
Sono uscito da ogni contaminazione e stratificazione di mestiere acquisita negli anni e con l’ausilio di una
gestualità libera , sono ritornato alle origini.
Comunicato stampa
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Nella sequanza del testo scritto il punto segna la conclusione del messaggio. Tra i segni interpuntivi ha un'importanza fondamentale eppure la comunicazione può continuare con altre frasi.
Anche nel percorso di un artista giunge il momento di mettere in atto un punto fermo e cominciare daccapo a scandire un nuovo tempo di ricerca.
La sequenza dei segni che testimoniano quanti e quali siano stati gli approcci creativi di Emidio Occhi in campo figurativo sino ad ora sembrano essere funzionali alla nuova scansione, a questo suo desiderio di trasformarsi al di fuori del corpus di segni e di sensi che lo hanno caratterizzato.
Non è un compito semplice. Occorre molto coraggio per farlo, perché la cosa alla fine non riguarda lui soltanto. In effetti l'artista che crea mette in campo delle forze soggettive che diventano quelle di tutti. Realizza, cioè, delle nuove maniere di sentire, di vedere, di percepire che emancipano la collettività dei riguardanti dalla stagnante palude del quotidiano “guardare senza vedere”.
È evidente che molto cambia se si tratta di destinatari “ingenui” oppure di destinatari “esperti” o comunque avvertiti delle sollecitazioni che vengono loro proposte. Eppure rendere sensibili gli spettatori a forze che senza un lavoro creativo sarebbero restate insensibili è il sogno di ogni artista.
Bisogna però tenere conto che senza le procedure che l'artista stesso realizza, questo passaggio, questo slittamento di senso non sarebbe possibile. Lui e le sue creazioni resterebbero rinchiusi in una sfera, in apparenza, del tutto privata. Di fatto attraverso il suo guardare “di nuovo” l'artista mina le norme tradizionali, esplora territori non conosciuti, inventa nuove dimensioni sociali della visione.
Con i suoi grandi teleri non figurativi Emidio ricerca una linea di confine tra un'estetica classica e una postmoderna. Cerca, insomma, una intersezione, un punto magico in cui collocare le sue produzioni. Non si tratta allora di prodotti dei mass media nè di quelli di alto artigianato, non di quelli dell'arte sperimentale nè tanto meno di quelli industriali.
Attraverso un lavoro sui concetti di serialità, di iterazione, il nostro artista insiste soprattutto sull'aspetto infinito delle variabili operanti nelle diverse azioni della ripetizione. È un flusso ininterrotto che la sua nuova pittura propone. Come in un mantra recitato all'infinito si srotola e si ripete, ritorna e continua.
Con questa sua nuova fase creativa Emidio rende esplicita una sua riflessione sull'arte, sulle ragioni del fare dell'artista e su quanto, alla fine sia sempre opportuno per quelli che come diceva Baudelaire “se sont voués à l'expression de l'art”, ripensare le origini dell'arte e della sua storia.
Gianni Cerioli
Anche nel percorso di un artista giunge il momento di mettere in atto un punto fermo e cominciare daccapo a scandire un nuovo tempo di ricerca.
La sequenza dei segni che testimoniano quanti e quali siano stati gli approcci creativi di Emidio Occhi in campo figurativo sino ad ora sembrano essere funzionali alla nuova scansione, a questo suo desiderio di trasformarsi al di fuori del corpus di segni e di sensi che lo hanno caratterizzato.
Non è un compito semplice. Occorre molto coraggio per farlo, perché la cosa alla fine non riguarda lui soltanto. In effetti l'artista che crea mette in campo delle forze soggettive che diventano quelle di tutti. Realizza, cioè, delle nuove maniere di sentire, di vedere, di percepire che emancipano la collettività dei riguardanti dalla stagnante palude del quotidiano “guardare senza vedere”.
È evidente che molto cambia se si tratta di destinatari “ingenui” oppure di destinatari “esperti” o comunque avvertiti delle sollecitazioni che vengono loro proposte. Eppure rendere sensibili gli spettatori a forze che senza un lavoro creativo sarebbero restate insensibili è il sogno di ogni artista.
Bisogna però tenere conto che senza le procedure che l'artista stesso realizza, questo passaggio, questo slittamento di senso non sarebbe possibile. Lui e le sue creazioni resterebbero rinchiusi in una sfera, in apparenza, del tutto privata. Di fatto attraverso il suo guardare “di nuovo” l'artista mina le norme tradizionali, esplora territori non conosciuti, inventa nuove dimensioni sociali della visione.
Con i suoi grandi teleri non figurativi Emidio ricerca una linea di confine tra un'estetica classica e una postmoderna. Cerca, insomma, una intersezione, un punto magico in cui collocare le sue produzioni. Non si tratta allora di prodotti dei mass media nè di quelli di alto artigianato, non di quelli dell'arte sperimentale nè tanto meno di quelli industriali.
Attraverso un lavoro sui concetti di serialità, di iterazione, il nostro artista insiste soprattutto sull'aspetto infinito delle variabili operanti nelle diverse azioni della ripetizione. È un flusso ininterrotto che la sua nuova pittura propone. Come in un mantra recitato all'infinito si srotola e si ripete, ritorna e continua.
Con questa sua nuova fase creativa Emidio rende esplicita una sua riflessione sull'arte, sulle ragioni del fare dell'artista e su quanto, alla fine sia sempre opportuno per quelli che come diceva Baudelaire “se sont voués à l'expression de l'art”, ripensare le origini dell'arte e della sua storia.
Gianni Cerioli
30
maggio 2015
Emidio Cocchi – Graffiti. Punto e a capo
Dal 30 maggio al 14 giugno 2015
arte moderna e contemporanea
Location
MAGAZZINI CRIMINALI
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Sassuolo, Piazzale Domenico Gazzadi, 4, (Modena)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 16 alle 19
Vernissage
30 Maggio 2015, ore 18
Autore
Curatore