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Amedeo Del Giudice – Donna
Figure femminili e solitarie si muovono impercettibilmente, toccate da una luce irreale che si irradia nella materia e nella sinuosa plasticità della forma, sino a sospendere momentaneamente il tempo della storia individuale
Comunicato stampa
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La persistente tensione cromatica del dettaglio
di Giuliana Schiavone
Figure femminili e solitarie si muovono impercettibilmente, toccate da una luce irreale che si irradia nella materia e nella sinuosa plasticità della forma, sino a sospendere momentaneamente il tempo della storia individuale.
Alla staticità generale degli atteggiamenti e delle pose, corrisponde antiteticamente l'istintività del colore, essenza che anima e pervade il campo della rappresentazione, scuotendo il dettaglio che va a colpire, rompendo l'equilibrio compositivo iniziale.
I rossi intensi, divengono così livello estetico e percettivo, che incapsula il materiale identitario dei soggetti rappresentati, linfa psichica che costantemente dimora nella carne e si sprigiona a livello epidermico dalle mani, dai capelli, o direttamente dalle pieghe della veste, intercettando lo sguardo dello spettatore, lasciandogli esplorare via via lo spazio circostante privo d'orpelli, i vuoti, i contrasti chiaroscurali delle opere.
Il colore è parimenti simbolo e sostanza, astrazione che domina sullo sfondo terso e muto della visione, e che conferisce impulso semantico e drammatico ai lavori, qualificandone caratterialmente i soggetti. Densa materia dotata di ombra, concreta percezione, segno attivo di quella interiorità più recondita, che il linguaggio verbale difficilmente riesce a comunicare in maniera integrale, il colore è inaspettata crepa nella superficie dell'ordinario, vibrante sostanza umana, sospesa tra simbolismo e fisicità.
Nella consapevolezza del potenziale allegorico dell'impasto cromatico, si concentra dunque il processo creativo dell'artista, che trascrive nella sintesi vigorosa del particolare, le dinamiche universali dello spirito. Come se nella tensione del dettaglio si inscrivesse la vicenda esistenziale delle figure, quello che ci viene gradualmente raccontando nei suoi lavori finisce per far parte del mondo di ognuno. Ed è così che figure isolate possono pulsare di vita propria, scegliere di svelarsi attraverso un singolare monologo costruito ora sulla provocazione di un gesto, ora nel raccoglimento del silenzio, nella solitudine di un non luogo che è in tutti i luoghi, interagendo a tratti con lo spettatore, che si ritrova inconsapevolmente proiettato in universi che appartengono, in fondo,alla collettività.
L'arte di Del Giudice sembra nascere da una profonda conoscenza dei registri emozionali della natura umana: l'artista scava sapientemente nel materiale cromatico, sino a farne affiorare il carattere intimo dei singoli individui.
Narratore invisibile di un'autentica e intensa Comédie humaine, egli si colloca oltre la convenzionalità di modi e comportamenti, che siano essi manifestati nella sordida esplosione del dolore, in quel fragile abbandono dell'identità che sfiora il suolo, restituendo la sua maschera al passato, o nella sovversiva posa di un volto a testa in giù, in una resa che consegna alla gravità la sua memoria fluida. Che si annidi, inoltre, nella posa provocatoria di una donna seduta in platea, o nelle vesti candide di una figura col capo chinato, l’identità appartiene costantemente al soggetto che la veicola, come se quest’ultimo fosse un simulacro vivente, ostinato arcano di una dimensione emotiva universale. Entità autoteliche, a cui l’artista imprime un movimento iniziale, i soggetti di Del Giudice si elevano dalla contingenza all’archetipo, dalla persistenza del gesto, e dallo spazio corporeo, alla visione dell’idea
di Giuliana Schiavone
Figure femminili e solitarie si muovono impercettibilmente, toccate da una luce irreale che si irradia nella materia e nella sinuosa plasticità della forma, sino a sospendere momentaneamente il tempo della storia individuale.
Alla staticità generale degli atteggiamenti e delle pose, corrisponde antiteticamente l'istintività del colore, essenza che anima e pervade il campo della rappresentazione, scuotendo il dettaglio che va a colpire, rompendo l'equilibrio compositivo iniziale.
I rossi intensi, divengono così livello estetico e percettivo, che incapsula il materiale identitario dei soggetti rappresentati, linfa psichica che costantemente dimora nella carne e si sprigiona a livello epidermico dalle mani, dai capelli, o direttamente dalle pieghe della veste, intercettando lo sguardo dello spettatore, lasciandogli esplorare via via lo spazio circostante privo d'orpelli, i vuoti, i contrasti chiaroscurali delle opere.
Il colore è parimenti simbolo e sostanza, astrazione che domina sullo sfondo terso e muto della visione, e che conferisce impulso semantico e drammatico ai lavori, qualificandone caratterialmente i soggetti. Densa materia dotata di ombra, concreta percezione, segno attivo di quella interiorità più recondita, che il linguaggio verbale difficilmente riesce a comunicare in maniera integrale, il colore è inaspettata crepa nella superficie dell'ordinario, vibrante sostanza umana, sospesa tra simbolismo e fisicità.
Nella consapevolezza del potenziale allegorico dell'impasto cromatico, si concentra dunque il processo creativo dell'artista, che trascrive nella sintesi vigorosa del particolare, le dinamiche universali dello spirito. Come se nella tensione del dettaglio si inscrivesse la vicenda esistenziale delle figure, quello che ci viene gradualmente raccontando nei suoi lavori finisce per far parte del mondo di ognuno. Ed è così che figure isolate possono pulsare di vita propria, scegliere di svelarsi attraverso un singolare monologo costruito ora sulla provocazione di un gesto, ora nel raccoglimento del silenzio, nella solitudine di un non luogo che è in tutti i luoghi, interagendo a tratti con lo spettatore, che si ritrova inconsapevolmente proiettato in universi che appartengono, in fondo,alla collettività.
L'arte di Del Giudice sembra nascere da una profonda conoscenza dei registri emozionali della natura umana: l'artista scava sapientemente nel materiale cromatico, sino a farne affiorare il carattere intimo dei singoli individui.
Narratore invisibile di un'autentica e intensa Comédie humaine, egli si colloca oltre la convenzionalità di modi e comportamenti, che siano essi manifestati nella sordida esplosione del dolore, in quel fragile abbandono dell'identità che sfiora il suolo, restituendo la sua maschera al passato, o nella sovversiva posa di un volto a testa in giù, in una resa che consegna alla gravità la sua memoria fluida. Che si annidi, inoltre, nella posa provocatoria di una donna seduta in platea, o nelle vesti candide di una figura col capo chinato, l’identità appartiene costantemente al soggetto che la veicola, come se quest’ultimo fosse un simulacro vivente, ostinato arcano di una dimensione emotiva universale. Entità autoteliche, a cui l’artista imprime un movimento iniziale, i soggetti di Del Giudice si elevano dalla contingenza all’archetipo, dalla persistenza del gesto, e dallo spazio corporeo, alla visione dell’idea
22
maggio 2015
Amedeo Del Giudice – Donna
Dal 22 al 26 maggio 2015
arte contemporanea
Location
SANTA MARIA DELLA PACE – SALA DEL LAZZARETTO
Napoli, Via Dei Tribunali, 227, (Napoli)
Napoli, Via Dei Tribunali, 227, (Napoli)
Vernissage
22 Maggio 2015, ORE 18
Sito web
www.amedeodelgiudice.it
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