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Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – Storie di ritratti
Dodici ritratti esemplari eseguiti da Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767) stupefacente interprete della pittura della realtà nel Settecento europeo. Pitocchi e vagabondi, borghesi e aristocratici, Ceruti dipinge l’intera società dell’epoca con una umana attenzione per i più umili.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In concomitanza di Expo 2015, il Comune di Montichiari (Brescia) - in collaborazione con i Civici
Musei di Brescia, la Fondazione Brescia Musei, la Fondazione Ugo Da Como e la Fondazione
Luciano Sorlini - programma una mostra che prende spunto dall’importante gruppo di opere del
pittore Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano 1698-1767) conservato nel Museo Lechi e
proveniente dalle donazioni dei conti Luigi e Piero Lechi.Ai sei dipinti (in prevalenza ritratti) che già si conservano nelle raccolte civiche di Montichiari, la
mostra affiancherà altre sei opere prestate da importanti collezioni private.Questa occasione espositiva intende rendere omaggio alla figura di Fausto Lechi (1892-1979) che
ottant'anni fa (nel 1935) fu il promotore della grande mostra dedicata alla Pittura a Brescia nel Sei
e Settecento allestita nel Palazzo della Loggia, dove venne delineata per la prima volta al pubblico
la geniale figura artistica di Giacomo Ceruti.
Da allora altre importanti occasioni esposizioni si sono susseguite per celebrare questo
straordinario esponente della cosiddetta "pittura della realtà". Ed è proprio sull'indagine del dato
naturale che questa mostra intende riproporre un confronto tra dodici storie di ritratti, utili a
riconoscere le qualità salienti dell'arte di Ceruti.
Come dimostrano alcuni dei più noti ritratti degli anni bresciani (1721-1734 circa) l'artista ai suoi
esordi si esprime con una pennellata povera, dalle tonalità in prevalenza terrose. Le espressioni
dei volti e le gestualità del quotidiano, sono intense e comunicative, restituendo scrupolosamente
la psicologia dell'effigiato. La mostra di Montichiari ne presenta alcuni indimenticabili come il
Ritratto di Giovanni Maria Fenaroli (collezione privata) seguito da quelli dei coniugi Bonometti
(Museo Lechi), dell'abate Angelo Lechi e di sua nipote Santa (Museo Lechi) o il ritratto
recentemente riscoperto del Cavalier Giovanni Avogadro (Museo Lechi). Allo stesso modo i ritratti
degli uomini di strada testimoniano una singolare partecipazione dell'artista al mondo popolare,
come suggerisce l'Autoritratto presente in mostra (Collezione Bassi-Rathgeb, Comune di Abano
Terme). Tale scelta appare del tutto estranea a quella vena satirica e caricaturale spesso presente
nella pittura di genere e nel linguaggio artistico di precursori noti a Brescia, come Antonio Cifrondi
(1656-1730) o Giacomo Cipper il Todeschini (1664-1736).
Lo conferma la Vecchia contadina (collezione privata) una delle immagini più evocative e
stupefacenti tra gli anonimi ritratti popolari di Ceruti, presente in mostra accanto al Bravo
(collezione privata), entrambi in origine nella collezioni Monti della Corte, e all'inedito Pitocco con
bastone (collezione privata)
I committenti di tali soggetti popolari appartenevano a quella società aristocratica orgogliosa e
indaffarata nella costruzione di sontuosi palazzi di città e residenze di campagna dove per lo più
sono destinati i numerosi "Pitocchi" che hanno reso celebre Ceruti. Tra l'aristocrazia bresciana più
sensibile al tema spiccano i Barbisoni, i Lechi o le più antiche casate degli Avogadro e dei Fenaroli.
Non è del tutto chiaro in che modo quest'ultima famiglia, entro il 1820, riuscì a riunire nella
propria collezione ventidue opere del grande artista raffiguranti poveri, portaroli, mendicanti e
umili lavoratori. La notevole quadreria Fenaroli non sopravvisse al tracollo economico della casata,
venne pertanto dispersa nell'asta del 1882 realizzata nel palazzo famigliare di via Marsala a Brescia
(oggi Bettoni), dove l'importante gruppo di tele di Giacomo Ceruti fu venduto in buona parte al
conte Bernardo Salvadego con una misera valutazione, andando ad arredare gli interni del Castello
di Padernello (Brescia) da cui questo insieme di opere prese in seguito il nome, e dal quale nel
1973 il notaio Luigi Lechi acquistò la struggente Donna che fa la calza, divenuta dal 2012 uno dei
capolavori del Museo Lechi di Montichiari.
Le opere esposte nella mostra di Montichiari saranno analizzate in un catalogo scientifico
attraverso schede aperte inoltre ad aspetti di storia del costume e della moda. Schede più generali
saranno dedicate alle opere di Giacomo Ceruti esposte nelle sedi espositive di Brescia, Carzago di
Calvagese e Lonato del Garda.
La mostra Giacomo Ceruti il Pitocchetto. Storie di ritratti è a cura di Paolo Boifava e Stefano Lusardi
con la collaborazione di Valentina Bicelli, Elisa Boletti, Roberta D’Adda e Maria Grazia De Simone.
Ricerche per la storia del costume a cura di Beatrice e Mara Bertoli.
Musei di Brescia, la Fondazione Brescia Musei, la Fondazione Ugo Da Como e la Fondazione
Luciano Sorlini - programma una mostra che prende spunto dall’importante gruppo di opere del
pittore Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (Milano 1698-1767) conservato nel Museo Lechi e
proveniente dalle donazioni dei conti Luigi e Piero Lechi.Ai sei dipinti (in prevalenza ritratti) che già si conservano nelle raccolte civiche di Montichiari, la
mostra affiancherà altre sei opere prestate da importanti collezioni private.Questa occasione espositiva intende rendere omaggio alla figura di Fausto Lechi (1892-1979) che
ottant'anni fa (nel 1935) fu il promotore della grande mostra dedicata alla Pittura a Brescia nel Sei
e Settecento allestita nel Palazzo della Loggia, dove venne delineata per la prima volta al pubblico
la geniale figura artistica di Giacomo Ceruti.
Da allora altre importanti occasioni esposizioni si sono susseguite per celebrare questo
straordinario esponente della cosiddetta "pittura della realtà". Ed è proprio sull'indagine del dato
naturale che questa mostra intende riproporre un confronto tra dodici storie di ritratti, utili a
riconoscere le qualità salienti dell'arte di Ceruti.
Come dimostrano alcuni dei più noti ritratti degli anni bresciani (1721-1734 circa) l'artista ai suoi
esordi si esprime con una pennellata povera, dalle tonalità in prevalenza terrose. Le espressioni
dei volti e le gestualità del quotidiano, sono intense e comunicative, restituendo scrupolosamente
la psicologia dell'effigiato. La mostra di Montichiari ne presenta alcuni indimenticabili come il
Ritratto di Giovanni Maria Fenaroli (collezione privata) seguito da quelli dei coniugi Bonometti
(Museo Lechi), dell'abate Angelo Lechi e di sua nipote Santa (Museo Lechi) o il ritratto
recentemente riscoperto del Cavalier Giovanni Avogadro (Museo Lechi). Allo stesso modo i ritratti
degli uomini di strada testimoniano una singolare partecipazione dell'artista al mondo popolare,
come suggerisce l'Autoritratto presente in mostra (Collezione Bassi-Rathgeb, Comune di Abano
Terme). Tale scelta appare del tutto estranea a quella vena satirica e caricaturale spesso presente
nella pittura di genere e nel linguaggio artistico di precursori noti a Brescia, come Antonio Cifrondi
(1656-1730) o Giacomo Cipper il Todeschini (1664-1736).
Lo conferma la Vecchia contadina (collezione privata) una delle immagini più evocative e
stupefacenti tra gli anonimi ritratti popolari di Ceruti, presente in mostra accanto al Bravo
(collezione privata), entrambi in origine nella collezioni Monti della Corte, e all'inedito Pitocco con
bastone (collezione privata)
I committenti di tali soggetti popolari appartenevano a quella società aristocratica orgogliosa e
indaffarata nella costruzione di sontuosi palazzi di città e residenze di campagna dove per lo più
sono destinati i numerosi "Pitocchi" che hanno reso celebre Ceruti. Tra l'aristocrazia bresciana più
sensibile al tema spiccano i Barbisoni, i Lechi o le più antiche casate degli Avogadro e dei Fenaroli.
Non è del tutto chiaro in che modo quest'ultima famiglia, entro il 1820, riuscì a riunire nella
propria collezione ventidue opere del grande artista raffiguranti poveri, portaroli, mendicanti e
umili lavoratori. La notevole quadreria Fenaroli non sopravvisse al tracollo economico della casata,
venne pertanto dispersa nell'asta del 1882 realizzata nel palazzo famigliare di via Marsala a Brescia
(oggi Bettoni), dove l'importante gruppo di tele di Giacomo Ceruti fu venduto in buona parte al
conte Bernardo Salvadego con una misera valutazione, andando ad arredare gli interni del Castello
di Padernello (Brescia) da cui questo insieme di opere prese in seguito il nome, e dal quale nel
1973 il notaio Luigi Lechi acquistò la struggente Donna che fa la calza, divenuta dal 2012 uno dei
capolavori del Museo Lechi di Montichiari.
Le opere esposte nella mostra di Montichiari saranno analizzate in un catalogo scientifico
attraverso schede aperte inoltre ad aspetti di storia del costume e della moda. Schede più generali
saranno dedicate alle opere di Giacomo Ceruti esposte nelle sedi espositive di Brescia, Carzago di
Calvagese e Lonato del Garda.
La mostra Giacomo Ceruti il Pitocchetto. Storie di ritratti è a cura di Paolo Boifava e Stefano Lusardi
con la collaborazione di Valentina Bicelli, Elisa Boletti, Roberta D’Adda e Maria Grazia De Simone.
Ricerche per la storia del costume a cura di Beatrice e Mara Bertoli.
15
maggio 2015
Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto – Storie di ritratti
Dal 15 maggio al 20 settembre 2015
arte antica
Location
MUSEO LECHI
Montichiari, Corso Martiri Della Libertà, 33, (Brescia)
Montichiari, Corso Martiri Della Libertà, 33, (Brescia)
Biglietti
intero € 5;ridotto € 3
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 10-13 / 14.30-18
domenica 15-19
Vernissage
15 Maggio 2015, h 18.00
Autore
Curatore