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13
maggio 2009
fino al 23.V.2009 Marco Mazzoni Brescia, Galleria delle Battaglie
milano
Volti infestatori compongono una pittura metaforica. Tutta fatta con le matite colorate. Un viaggio tra identità multiple, famiglie inquietanti e simulacri contemporanei...
Marco Mazzoni (Tortona, Alessandria, 1982; vive a Milano) inverte l’assunto di André Breton, fondante l’estetica surrealista, che si domandava “Qui je hante?” (chi infesto?) al posto del classico “Chi sono?”. Nel caso del giovane artista, la domanda è piuttosto “Par qui je suis hanté?” (da chi sono infestato?), coerentemente con il congelamento dell’io d’epoca postmoderna, annullato dalle pressioni che gli provengono dalle strutture del mondo esterno.
Certo, il processo è ancora in fieri: al piemontese manca ancora qualche passo per giungere all’accettazione del processo che egli stesso ha avviato. Siamo, in effetti, a una mostra decisiva per il suo lavoro, perché di passaggio: Mazzoni si ferma un attimo prima di buttarsi nel “par qui je suis hanté”, mostrando ancora un pur minimo grado di empatia per i personaggi che ritrae, non accettando ancora del tutto di vederli come spettri. Ma lo scarto si riduce esclusivamente a questioni di scelta iconografica, dato che l’artista “si circonda”, e circonda lo spettatore, di volti facenti parte della sua esperienza quotidiana, della sua sfera affettiva.
In ogni caso, i germi di un approccio definitivamente incompromissorio sono già del tutto manifesti nella personale Corpus Picturae. Soprattutto in opere come Ritratti di famiglia, che si allontanano definitivamente dal disegno e organizzano nello spazio, con precisione clinica, i soggetti “infestatori”; e nelle Diaspore, in cui l’io è ormai esploso nel suo doppio, informe ma non informale, insinuante e dotato di una sensualità aliena.
L’arte di Mazzoni appartiene al novero della “pittura metaforica”, sia nel senso che è pittura, pur essendo realizzata con altri mezzi, le matite colorate nel suo caso; sia nel senso che la sua pittura sta per qualcos’altro. Questo “altro” è precisamente la condizione dell’individuo nella presente epoca, e la coscienza che esso è esperibile solo per via indiretta, per mezzo di una “trasmissione”, elettronica o meno, ma comunque simulacrale. Tale dimensione, però, s’intreccia con una carnalità ormai paradossale, ma che non di meno sussiste e possiede un certo grado di sensualità. Come un preludio alla ricostituzione di un “io” esperibile anche per via sensuale.
Tutte queste caratteristiche fanno sì che la mostra possieda un forte impatto e, soprattutto, un’onesta credibilità, come un’ultima prova di forza prima dell’evoluzione sopra prospettata, e già messa in programma dall’artista. L’affollarsi meditabondo dei volti produce nel percorso una tensione quasi ritmica, anche se dai sobbalzi volutamente irregolari. Tra i pezzi migliori, oltre a Ritratti di famiglia e Diaspore, L’editore, in cui la dispersione del soggetto nello spazio intacca forse per la prima volta la figura singola.
Tra le altre evoluzioni della mostra rispetto al passato dell’artista, il non finito che diventa ormai capovolgimento speculare dei piani, e non più esercizio di stile compenetrato nella figura; e una maggiore compattezza di tratto negli sfondi, segno che lo stile si sta definitivamente disciogliendo nella poetica e nel contenuto.
Certo, il processo è ancora in fieri: al piemontese manca ancora qualche passo per giungere all’accettazione del processo che egli stesso ha avviato. Siamo, in effetti, a una mostra decisiva per il suo lavoro, perché di passaggio: Mazzoni si ferma un attimo prima di buttarsi nel “par qui je suis hanté”, mostrando ancora un pur minimo grado di empatia per i personaggi che ritrae, non accettando ancora del tutto di vederli come spettri. Ma lo scarto si riduce esclusivamente a questioni di scelta iconografica, dato che l’artista “si circonda”, e circonda lo spettatore, di volti facenti parte della sua esperienza quotidiana, della sua sfera affettiva.
In ogni caso, i germi di un approccio definitivamente incompromissorio sono già del tutto manifesti nella personale Corpus Picturae. Soprattutto in opere come Ritratti di famiglia, che si allontanano definitivamente dal disegno e organizzano nello spazio, con precisione clinica, i soggetti “infestatori”; e nelle Diaspore, in cui l’io è ormai esploso nel suo doppio, informe ma non informale, insinuante e dotato di una sensualità aliena.
L’arte di Mazzoni appartiene al novero della “pittura metaforica”, sia nel senso che è pittura, pur essendo realizzata con altri mezzi, le matite colorate nel suo caso; sia nel senso che la sua pittura sta per qualcos’altro. Questo “altro” è precisamente la condizione dell’individuo nella presente epoca, e la coscienza che esso è esperibile solo per via indiretta, per mezzo di una “trasmissione”, elettronica o meno, ma comunque simulacrale. Tale dimensione, però, s’intreccia con una carnalità ormai paradossale, ma che non di meno sussiste e possiede un certo grado di sensualità. Come un preludio alla ricostituzione di un “io” esperibile anche per via sensuale.
Tutte queste caratteristiche fanno sì che la mostra possieda un forte impatto e, soprattutto, un’onesta credibilità, come un’ultima prova di forza prima dell’evoluzione sopra prospettata, e già messa in programma dall’artista. L’affollarsi meditabondo dei volti produce nel percorso una tensione quasi ritmica, anche se dai sobbalzi volutamente irregolari. Tra i pezzi migliori, oltre a Ritratti di famiglia e Diaspore, L’editore, in cui la dispersione del soggetto nello spazio intacca forse per la prima volta la figura singola.
Tra le altre evoluzioni della mostra rispetto al passato dell’artista, il non finito che diventa ormai capovolgimento speculare dei piani, e non più esercizio di stile compenetrato nella figura; e una maggiore compattezza di tratto negli sfondi, segno che lo stile si sta definitivamente disciogliendo nella poetica e nel contenuto.
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a cura di Valerio Dehò
Galleria delle Battaglie
Via delle Battaglie, 69/a – 25122 Brescia
Orario: da lunedì pomeriggio a sabato ore 10.30-12.30 e 16-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0303759033; info@galleriabattaglie.it; www.galleriabattaglie.it
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