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18
maggio 2009
fino al 20.VI.2009 Face Off Milano, SpiraleArte
milano
Visi e volti cadono. L’identità non fa più parte dell’uomo. Nessuno vede, nessuno interagisce, ogni connotato cambia e la vita si spegne. Una tripla personale che, assieme a tecniche già viste, regala l’impressione di una disunita autonomia...
di Ginevra Bria
In questo periodo, la ricerca di un linguaggio e la smaterializzazione dell’opera in sé e per sé diventano due operazioni che si sovrappongono e che assieme risultano esser fondamentali, ossessive. All’interno di Face off, le parole sono pennellate, campiture formalizzate in maniera diversa, vere e proprie trovate visive, disinibite, che spingono la pittura a superare la mera opera, affiancandosi e contrapponendosi all’oggetto della rappresentazione.
“Giù la maschera dunque”, sembra incitare il titolo di questa mostra, un ambiguo statement imperativo che incita a specchiarsi nei dipinti appesi in galleria. Qui, dietro ogni riquadro, non si nasconde mai una natura morta definitiva. L’uomo resta una figura da scontornare e decifrare, non più come un soggetto attivo, ma come tramite che redarguisce, come custode che richiama chiunque non creda alle proprie leggi. Regole inventate e prive di un’identità, di un volto.
Ecco dunque affacciarsi questa tripla personale di Paolo Maggis, James Rielly, Nicola Samorì. Le tele, come di consueto per questi spazi, non sono più di una decina e fortunatamente, pur essendo esigue, non cercano d’instaurare esasperanti giochi di complicità espressiva. I tre artisti, infatti, non appartengono alla stessa generazione né al medesimo contesto culturale, e neppure a identici riferimenti iconici.
Ma l’artista è per sua natura un bugiardo di talento, senza vergogna, faccia tosta senza maschera, pelle aderente alle proprie menzogne. Face off accosta dunque tre pittori autonomi, seppur perfettamente collocabili nell’ambito ormai fin troppo solcato della figurazione. Maggis, Samorì e Rielly rendono l’uomo comparsa di una scena da film (nell’ordine: tragedia, thriller e commedia), una rappresentazione della figura antropomorfa, che viene sottoposta al trattamento dell’arte come a quello della vita.
Stefano Castelli, il curatore della mostra, sostiene che siamo entrati in una fase de-figurativa, in cui il frastagliamento del segno registra le oscillazioni dell’identità, fino a far presagire un cambio radicale d’identità. Face off è un antidoto alle crisi. Come in Paolo Maggis (Milano, 1978; vive a Barcellona) che, nonostante la natura cristallina della sua pittura, ritrae l’ombra bianca dell’instabilità che solca contorni, volti e gesti pittorici. James Rielly (Wrexham, 1956; vive a Parigi), invece, riprende i propri soggetti, rendendoli messaggi affilati. I suoi bambini e i suoi adulti sono ridotti alla quotidianità attraverso lucidature che svelano e nascondono assieme, deviati da accessori che ne svisano l’identità.
Infine, Nicola Samorì (Forlì, 1977) tratta l’individuo come un volto muto: “talvolta come un fenomeno geologico, soggetto alla stratificazione e alla sedimentazione; tal altra come fosse oggetto di esperimenti, con improvvisi interventi pittorici che sembrano provenire da un punto esterno non ben identificato“.
“Giù la maschera dunque”, sembra incitare il titolo di questa mostra, un ambiguo statement imperativo che incita a specchiarsi nei dipinti appesi in galleria. Qui, dietro ogni riquadro, non si nasconde mai una natura morta definitiva. L’uomo resta una figura da scontornare e decifrare, non più come un soggetto attivo, ma come tramite che redarguisce, come custode che richiama chiunque non creda alle proprie leggi. Regole inventate e prive di un’identità, di un volto.
Ecco dunque affacciarsi questa tripla personale di Paolo Maggis, James Rielly, Nicola Samorì. Le tele, come di consueto per questi spazi, non sono più di una decina e fortunatamente, pur essendo esigue, non cercano d’instaurare esasperanti giochi di complicità espressiva. I tre artisti, infatti, non appartengono alla stessa generazione né al medesimo contesto culturale, e neppure a identici riferimenti iconici.
Ma l’artista è per sua natura un bugiardo di talento, senza vergogna, faccia tosta senza maschera, pelle aderente alle proprie menzogne. Face off accosta dunque tre pittori autonomi, seppur perfettamente collocabili nell’ambito ormai fin troppo solcato della figurazione. Maggis, Samorì e Rielly rendono l’uomo comparsa di una scena da film (nell’ordine: tragedia, thriller e commedia), una rappresentazione della figura antropomorfa, che viene sottoposta al trattamento dell’arte come a quello della vita.
Stefano Castelli, il curatore della mostra, sostiene che siamo entrati in una fase de-figurativa, in cui il frastagliamento del segno registra le oscillazioni dell’identità, fino a far presagire un cambio radicale d’identità. Face off è un antidoto alle crisi. Come in Paolo Maggis (Milano, 1978; vive a Barcellona) che, nonostante la natura cristallina della sua pittura, ritrae l’ombra bianca dell’instabilità che solca contorni, volti e gesti pittorici. James Rielly (Wrexham, 1956; vive a Parigi), invece, riprende i propri soggetti, rendendoli messaggi affilati. I suoi bambini e i suoi adulti sono ridotti alla quotidianità attraverso lucidature che svelano e nascondono assieme, deviati da accessori che ne svisano l’identità.
Infine, Nicola Samorì (Forlì, 1977) tratta l’individuo come un volto muto: “talvolta come un fenomeno geologico, soggetto alla stratificazione e alla sedimentazione; tal altra come fosse oggetto di esperimenti, con improvvisi interventi pittorici che sembrano provenire da un punto esterno non ben identificato“.
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dal 7 maggio al 20 giugno 2009
Paolo Maggis | James Rielly | Nicola Samorì – Face Off
a cura di Stefano Castelli
Marco Rossi – Spirale Arte
Corso Venezia, 29 (zona Porta Venezia) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 02795483; fax +39 02795596; artecontemporanea@spiralearte.com; www.marcorossispiralearte.com
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