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L’arte di Luoise Bourgeois non parla un linguaggio universale e non può essere, in alcun modo, generalizzata. Quella della Bourgeois è un’arte privata, personale, necessaria all’esistenza stessa. E’ la chiave di volta, l’esorcismo che permette quotidianamente la liberazione dai propri demoni e scongiura, giorno dopo giorno, la perpetuazione del male di vivere. Davanti alle opere della Bourgeois si ha la consapevolezza della compenetrazione perfetta, e sofferta, del tanto inseguito binomio arte-vita. In esse si percepisce – perfettamente – il dramma dell’abbandono, il senso di vuoto e l’ansia che ne deriva. Si percepiscono le frustrazioni, i dolori, i piccoli ed enormi accadimenti che sconvolgono, dal di dentro, la vita di una persona. Louise Borgeois ha quasi un secolo. Eppure la sua fragilità fisica rivela una forza inaudita, una ricerca continua, spossante e totale. Sia che si tratti delle fredde, lisce e inquietanti sculture di marmo, sia dei suoi fantocci di pezza o dei disegni, dal tratto sottile e pesante al tempo stesso, i suoi lavori contengono un magma in continuo ribollire, vibrano della difficile presenza di energie opposte e contrastanti. Ma, se la scultura, per la Bourgeois, è depositaria di un potere assoluto ed eroico, il disegno – cito testualmente l’artista – non ha queste pretese. E’ solo un piccolo aiuto. Un aiuto imprescindibile, che nelle lunghe notti di insonnia, le permette di riavvolgere e dipanare, in un continuo incessante processo, i fili della memoria, l’imperscrutabile e misterioso abisso dell’anima. Il disegno, come afferma Geneviève Breerette, è il legame dell’opera con il passato, ma ne garantisce anche la spolveratura, la pulizia per liquidarlo e stroncarlo.
La Galerie Française di Piazza Navona espone in questi giorni una piccola selezione – se si pensa alla sterminata produzione dell’artista – della sua opera grafica, disegni, incisioni, litografie e un collage. Perché andarci? Semplicemente perché in uno solo di quei disegni è racchiuso un intero mondo che vale la pena, non dico di conoscere, ma almeno di intuire. In secondo luogo per la presenza di un video, concesso da Rai Sat, di eccezionale importanza. Un’intervista all’artista, svolta con straordinaria freschezza e acume. Grazie a quelle riprese e a quei dialoghi, riusciamo ad intuire la pregnanza della sua ricerca, la semplicità che la muove e la genialità con cui si svolge. Ecco perché andarci.
paola capata
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I maestri del XX secolo
Galerie Française, Piazza Navona 65
Tutti i giorni dalle 15 alle 20
Per informazioni: tel 06.6868690
[exibart]
Bellissimo articolo, complimenti davvero
davvero bellissimo e toccante.
Grazie, ciao
Comprendo arte-vita, non si può scindere il “dentro” dalle azioni di una persona.
I fili della memoria, il legame con il passato e l’attuazione nel presente.
Binomio arte-vita.
Complimenti all’artista.
Bello l’articolo di Paola Capata.
LOUISE è un’artista che, conoscendola,non solo
si apprezza, ma si ama.
Sono d’accordo Non è arte universale perchè
intensamente personale e intima
Pero’ mi ha fatto rivivere ..la mia paura del
grande ragno che mi porti via..oscuro e misterioso..da bambina non scendevo mai in
cantina..ma soprattutto la ragnatela
lascio perdere..adesso mi è venuto in mente Kafka. Complimenti a Luise. Bellissimo davvero
il commento critico. La sensazione comunque è di Louise come donna forte ma soprattutto dolce.