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09
giugno 2009
arteatro_danza Compagnia Virgilio Sieni
arteatro
Quando la filosofia attiva un gioco di luci e ombre, in cui volti trasfigurati e corpi disarticolati abitano lo spazio. Tra danzatori non vedenti e musica dal vivo, Virgilio Sieni accompagna in un viaggio. Alla (ri)scoperta del movimento...
È un connubio tra danza, musica e filosofia la performance Commedia del corpo e della luce_interrogazioni alle vertebre, realizzata a sei mani dal coreografo Virgilio Sieni, dal compositore Stefano Scodanibbio e dal filosofo Giorgio Agamben, in un perfetto equilibrio tra i diversi linguaggi.
Sulla scena del Teatro dell’Elfo, che ha ospitato la prima milanese dello spettacolo per il Festival Exister_Contaminazioni, una successione di quadri emerge dall’oscurità, coinvolgendo il pubblico in un cammino verso la luce. Protagonisti, lo stesso Sieni e Giuseppe Comuniello, un giovane non vedente alla sua prima esperienza teatrale. I due paiono uno lo sdoppiamento dell’altro: è incredibile come la presenza del giovane sia tanto intensa da mettere in ombra a tratti lo stesso Sieni, guidandolo e rendendolo partecipe del suo modo di sentire e “vedere” lo spazio, della sua ricerca del contatto e dell’equilibrio.
Nel susseguirsi delle scene si delinea un percorso scandito dall’apparizione di oggetti che divengono appendici fisiche e sonore del corpo e che, insieme alle note dal vivo del contrabbassista Scodanibbio, generano una partitura musicale che accompagna l’azione scenica in un continuum sonoro che tende alla trance e culla lo spettatore al ritmo del respiro degli interpreti, sino a portarlo a condividere la tensione e la sofferenza tangibili in scena.
La danza si destruttura, scompone il gesto sino a renderlo movimento puro, frutto della tensione dei nervi e delle vertebre, trasfigurando il volto e il corpo, creando cesure e sospensioni. Come un bambino che muove i suoi primi passi, come un animale selvatico appena nato costretto al movimento, Virgilio Sieni decostruisce e ricostruisce quanto appreso in anni di deambulazione per muoversi, semplicemente muoversi, perdendo e recuperando la verticalità e la struttura, senza ambire allo spostamento.
È un non-movimento, un non-corpo o, meglio, un “corpo a venire”, come afferma Agamben, quello che Sieni ci mostra, mentre profondamente toccanti restano i momenti finali in cui i due interpreti, riappropriatisi della fluidità propria all’uomo, si muovono in un unisono in cui brevi e fuggenti contatti dettano tempi, pause e sospensioni. E il respiro può di nuovo scorrere libero.
Sulla scena del Teatro dell’Elfo, che ha ospitato la prima milanese dello spettacolo per il Festival Exister_Contaminazioni, una successione di quadri emerge dall’oscurità, coinvolgendo il pubblico in un cammino verso la luce. Protagonisti, lo stesso Sieni e Giuseppe Comuniello, un giovane non vedente alla sua prima esperienza teatrale. I due paiono uno lo sdoppiamento dell’altro: è incredibile come la presenza del giovane sia tanto intensa da mettere in ombra a tratti lo stesso Sieni, guidandolo e rendendolo partecipe del suo modo di sentire e “vedere” lo spazio, della sua ricerca del contatto e dell’equilibrio.
Nel susseguirsi delle scene si delinea un percorso scandito dall’apparizione di oggetti che divengono appendici fisiche e sonore del corpo e che, insieme alle note dal vivo del contrabbassista Scodanibbio, generano una partitura musicale che accompagna l’azione scenica in un continuum sonoro che tende alla trance e culla lo spettatore al ritmo del respiro degli interpreti, sino a portarlo a condividere la tensione e la sofferenza tangibili in scena.
La danza si destruttura, scompone il gesto sino a renderlo movimento puro, frutto della tensione dei nervi e delle vertebre, trasfigurando il volto e il corpo, creando cesure e sospensioni. Come un bambino che muove i suoi primi passi, come un animale selvatico appena nato costretto al movimento, Virgilio Sieni decostruisce e ricostruisce quanto appreso in anni di deambulazione per muoversi, semplicemente muoversi, perdendo e recuperando la verticalità e la struttura, senza ambire allo spostamento.
È un non-movimento, un non-corpo o, meglio, un “corpo a venire”, come afferma Agamben, quello che Sieni ci mostra, mentre profondamente toccanti restano i momenti finali in cui i due interpreti, riappropriatisi della fluidità propria all’uomo, si muovono in un unisono in cui brevi e fuggenti contatti dettano tempi, pause e sospensioni. E il respiro può di nuovo scorrere libero.
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Festiva Exister 08|09¬_Contaminazioni
Compagnia Virgilio Sieni – Commedia del corpo e della luce_interrogazioni alle vertebre
Teatro dell’Elfo
Via Ciro Menotti, 11 – 20129 Milano
Info: www.exister.it / www.sienidanza.it
[exibart]