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Sergio Coppi – Fauna d’arte
Con le fotografie della serie Fauna d’arte, Sergio Coppi ha puntato il suo obiettivo verso il panorama dell’arte, concentrando la sua attenzione non soltanto sulle opere, ma anche, e soprattutto, su quei curiosi bipedi, pensanti e senzienti (almeno così dovrebbero essere), che si aggirano per mostre e musei internazionali
Comunicato stampa
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“La realtà è l’invenzione che ciascuno di noi fa del mondo che percepisce.”
Fausto Pirandello
Con le fotografie della serie Fauna d’arte, Sergio Coppi ha puntato il suo obiettivo verso il panorama dell’arte, concentrando la sua attenzione non soltanto sulle opere, ma anche, e soprattutto, su quei curiosi bipedi, pensanti e senzienti (almeno così dovrebbero essere), che si aggirano per mostre e musei internazionali.
Pier Vittorio Tondelli, negli edonistici anni Ottanta, aveva osservato e descritto la Fauna d’arte nell’era del Postmoderno: pittori, scultori e creativi underground votati all’allora nascente e dilagante multimedialità; cantanti e compositori adepti della musica elettronica; stilisti che dettavano dogmi dell’opulenza in cerca di adoratori dell’ostentazione.
In modo analogo Sergio Coppi, da sempre interessato al mondo delle arti visive e della musica, in primis il jazz, da anni racconta le esperienze che vive e condivide con gli artisti. Questa sua curiosità intellettuale, vissuta con mirabile e sorprendentemente intensa passione, alimenta l’Essere artista di Coppi. Le foto che propone in questa rassegna, Fauna d’arte, sono racconti scritti con la luce e narrati attraverso i passaggi chiaroscurali. Racconti nei quali le immagini sono suddivise e scomposte come se fossero capitoli di un romanzo. Simile struttura ci suggerisce i tempi adeguati per la lettura, per la decodificazione dei particolari e per captare la bellezza – lasciatemelo dire: sublime – di questa serie di opere d’arte fotografiche. In tal modo possiamo intuire la profonda differenza tra il guardare e il vedere.
Coppi ha esplorato in senso estetico i differenti linguaggi visivi delle opere che hanno catturato la sua attenzione. Attenzione che è stata immancabilmente calamitata anche dal contesto in cui le opere sono inserite e dall’interazione con fruitori di ogni specie: fauna d’arte, per l’appunto, a volte dedita ai riti del presenzialismo dei vernissages, a volte colpita dal virus del collezionismo, a volte spaesata e insicura, a volte estasiata, a volte indifferente. (Che strani animali! E che strano habitat si sono scelti!!)
Coppi, sagace narratore; abile affabulatore; cronista attento dell’oggi; conoscitore del cuore umano; sensibile e diretto; immediato come un verso di un grande poeta; cantore dei contrasti (luministici, estetici ed esistenziali che siano); demiurgo iconografico; fotografo errante; ricercatore rabdomantico delle più differenti, molteplici e multiformi realtà; trova, disvela e condivide con il suo pubblico la bellezza dell’ineffabile elegia del quotidiano, ovvero quelle “armonie [che] si schiudono ogni tanto a dar sollievo a questo nostro pauroso vagare per sentieri che non conosciamo.” (P.V. Tondelli).
Echi e suggestioni musicali, letterari e cinematografici sottendono ogni scatto di Coppi. In ogni fotografia c’è il suo vissuto messo a nudo, o meglio, illuminato con icastica intensità espressiva ed emotiva tra le ombre dell’esistenza.
… la realtà è l’invenzione che ciascuno di noi fa del mondo che percepisce.
(Francesco Santaniello)
Fausto Pirandello
Con le fotografie della serie Fauna d’arte, Sergio Coppi ha puntato il suo obiettivo verso il panorama dell’arte, concentrando la sua attenzione non soltanto sulle opere, ma anche, e soprattutto, su quei curiosi bipedi, pensanti e senzienti (almeno così dovrebbero essere), che si aggirano per mostre e musei internazionali.
Pier Vittorio Tondelli, negli edonistici anni Ottanta, aveva osservato e descritto la Fauna d’arte nell’era del Postmoderno: pittori, scultori e creativi underground votati all’allora nascente e dilagante multimedialità; cantanti e compositori adepti della musica elettronica; stilisti che dettavano dogmi dell’opulenza in cerca di adoratori dell’ostentazione.
In modo analogo Sergio Coppi, da sempre interessato al mondo delle arti visive e della musica, in primis il jazz, da anni racconta le esperienze che vive e condivide con gli artisti. Questa sua curiosità intellettuale, vissuta con mirabile e sorprendentemente intensa passione, alimenta l’Essere artista di Coppi. Le foto che propone in questa rassegna, Fauna d’arte, sono racconti scritti con la luce e narrati attraverso i passaggi chiaroscurali. Racconti nei quali le immagini sono suddivise e scomposte come se fossero capitoli di un romanzo. Simile struttura ci suggerisce i tempi adeguati per la lettura, per la decodificazione dei particolari e per captare la bellezza – lasciatemelo dire: sublime – di questa serie di opere d’arte fotografiche. In tal modo possiamo intuire la profonda differenza tra il guardare e il vedere.
Coppi ha esplorato in senso estetico i differenti linguaggi visivi delle opere che hanno catturato la sua attenzione. Attenzione che è stata immancabilmente calamitata anche dal contesto in cui le opere sono inserite e dall’interazione con fruitori di ogni specie: fauna d’arte, per l’appunto, a volte dedita ai riti del presenzialismo dei vernissages, a volte colpita dal virus del collezionismo, a volte spaesata e insicura, a volte estasiata, a volte indifferente. (Che strani animali! E che strano habitat si sono scelti!!)
Coppi, sagace narratore; abile affabulatore; cronista attento dell’oggi; conoscitore del cuore umano; sensibile e diretto; immediato come un verso di un grande poeta; cantore dei contrasti (luministici, estetici ed esistenziali che siano); demiurgo iconografico; fotografo errante; ricercatore rabdomantico delle più differenti, molteplici e multiformi realtà; trova, disvela e condivide con il suo pubblico la bellezza dell’ineffabile elegia del quotidiano, ovvero quelle “armonie [che] si schiudono ogni tanto a dar sollievo a questo nostro pauroso vagare per sentieri che non conosciamo.” (P.V. Tondelli).
Echi e suggestioni musicali, letterari e cinematografici sottendono ogni scatto di Coppi. In ogni fotografia c’è il suo vissuto messo a nudo, o meglio, illuminato con icastica intensità espressiva ed emotiva tra le ombre dell’esistenza.
… la realtà è l’invenzione che ciascuno di noi fa del mondo che percepisce.
(Francesco Santaniello)
23
aprile 2015
Sergio Coppi – Fauna d’arte
Dal 23 aprile al 18 maggio 2015
fotografia
Location
PALAZZO PRIMAVERA
Terni, Via Giordano Bruno, 3, (Terni)
Terni, Via Giordano Bruno, 3, (Terni)
Orario di apertura
dal martedì al sabato: 10/13 - 16/19; domenica: 16/19; lunedì chiuso
Vernissage
23 Aprile 2015, h 17
Autore