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Valeria Agostinelli – Dipende da quello che riesci a fare delle cose
Esposizione di oli su tela e sculture in carta. Opere di lungo corso, approdate oggi alla loro stesura definitiva in seguito ad un intenso percorso di ricerca e crescita. Il tema centrale dipinti è il corpo, soggetto storico che da sempre Agostinelli dibatte con profondità nella propria arte.
Comunicato stampa
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Mostra "Dipende da quello che riesci a fare delle cose" di Valeria Agostinelli
Presentazione di Marcel Casorati della mostra
“Dipende da ciò che riesci a fare delle cose”
Valeria Agostinelli espone a Torino una decina di oli su tela e sculture in carta.
Opere di lungo corso, approdate oggi alla loro stesura definitiva in seguito ad un percorso di ricerca e crescita individuale lento e intenso.
I dipinti hanno come tema il corpo, soggetto storico che da sempre Agostinelli dibatte con profondità nella propria arte e che oggi riconferma come necessariamente centrale al proprio lavoro.
Lo pone all’attenzione delle sue opere con toni particolarmente maturi, rinunciando alla più agevole soggettività del corpo femminile e alle sue espressioni stereotipate. Lo ritrae sfuggendo il nudo che già da anni considera emblema troppo banale della condizione femminile e, ancora oltre, supera il confine dell’appartenenza sessuata conducendo il suo messaggio al di sopra delle parti e liberandolo così da ogni vincolo retorico.
Quelle particolari difficoltà di relazione tra l’individuo ed il mondo esterno divengono, secondo l’artista, il nucleo di una aggregazione trasversale al problema stesso. Si crea fatalmente un’area empatica all’interno della quale il dialogo avviene su livelli diversi dalla norma. Espressione di ciò, in‘Terra bianca’ (2005), dove i soggetti sono a tal punto integrati cromaticamente nei propri paesaggi da divenire loro stessi terreno di vita.
I medesimi soggetti che oggi si stagliano in uno spazio monocromo, spesso piatto e indefinito come i fondi del cinquecento fiammingo o dei ritratti tizianeschi, scuri di bitume, o quasi neri della terra di Kassel, pronti ad esaltare l’invenzione luministica di Caravaggio. Il forte contrasto tonale sbalza le figure verso il pubblico di questo immaginario teatro, rendendoli finalmente interpreti della propria esistenza, pronti a portarne i segni, ma non più da inermi testimoni.
Senza alcuna fretta compiono gesti di semplice relazione, blandamente femminili, sorpresi quasi casualmente dal ritratto, spesso privi di volto e coperti da abiti poco connotati. Non si sforzano di affascinare, consapevoli e autentici, ci appaiono senza filtri e strategie, tanto più difettosi tanto più vividi.
Se Man Ray dovette saldare sedici chiodi sulla piastra di un ferro da stiro per annientare la sua funzione evidenziando così la pura forma, Agostinelli sceglie piuttosto delle sottrazioni da operare al soggetto ‘scarpe’ per metterne a fuoco il tratto puramente ornamentale. La prima funzione negata è quella del rispetto del numero dei piedi, le lascia dispari e orfane, poi spesso toglie la suola, irrigidisce ed enfatizza le possibili componenti materiche, le avvizzisce, le stradecora, le ubriaca di colore.
E’ affascinata dalla straordinaria capacità delle scarpe di saper connotare con precisione chi le abbia scelte e usate. Attraverso il loro stato di abbandono rende presente, nell’opera, il virtuale proprietario, evocandolo per difetto.
E’ un’ulteriore forma del corpo, la meno presente, quella delle sue tracce, dei suoi segni. Di quelle ‘cose’, siano esse incontri, oggetti o accadimenti, il cui personale utilizzo sostanzia e distingue un’esistenza.
Aprile 2015
Spazio Mouv’, con l'Arte, il Design e con il suo Natural Bistrot, ospita mostre di arte contemporanea e offre la possibilità di gustare prodotti genuini in aperitivi, merende sinoire, cene tematiche e pause pranzo slow.
Nata come agenzia di comunicazione e design e presente in San Salvario da quasi vent’anni, Spazio Mouv’ è cresciuta e si è evoluta naturalmente in un progetto sinergico in cui si incontrano arte, cibo e design in un unico contenitore aperto a nuove forme di collaborazione.
Biografia Valeria Agostinelli
Nasce a Bergamo nel 1970. Vive e lavora a Milano
Selected solo exhibitions
2014
Il sasso spezzato, Galleria Vanna Casati, Bergamo
2005
Buon Natale, Galleria Aus 18, Milano
L'hiver chez moi, Galerie Koma, Mons (Belgium)
2002
Perché mi guardi così?, Galleria Vanna Casati, Bergamo
Selected group exhibitions
2012
Transiti, ex fabbrica Vifra, Invorio (No)
2005
Super plastica, Sculture del disequilibrio, Castello di Casalgrande Alto, Casalgrande ( Re)
Metter su casa, Spazio Teatrale " Il piccolo resto", L'Aquila
2004
Allarmi, Zona creativa temporaneamente valicabile, Caserma De Cristoforis, Como
2003
XS, Galleria San Salvatore, Modena
Love Me Do, Associazione Arti Visive Trebisonda, Perugia
Selected Bibliography
2006. Alessandra Galasso, Painting Codes, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone (cat.)
2005. Ivan Quaroni, Roberto Piumini, Valeria Agostinelli, Johan and Levi Editore, Milano
2004. Ivan Quaroni (ed.) Allarmi- Zona creativa temporaneamente valicabile, Caserma De Cristoforis, Como ( cat.)
Presentazione di Marcel Casorati della mostra
“Dipende da ciò che riesci a fare delle cose”
Valeria Agostinelli espone a Torino una decina di oli su tela e sculture in carta.
Opere di lungo corso, approdate oggi alla loro stesura definitiva in seguito ad un percorso di ricerca e crescita individuale lento e intenso.
I dipinti hanno come tema il corpo, soggetto storico che da sempre Agostinelli dibatte con profondità nella propria arte e che oggi riconferma come necessariamente centrale al proprio lavoro.
Lo pone all’attenzione delle sue opere con toni particolarmente maturi, rinunciando alla più agevole soggettività del corpo femminile e alle sue espressioni stereotipate. Lo ritrae sfuggendo il nudo che già da anni considera emblema troppo banale della condizione femminile e, ancora oltre, supera il confine dell’appartenenza sessuata conducendo il suo messaggio al di sopra delle parti e liberandolo così da ogni vincolo retorico.
Quelle particolari difficoltà di relazione tra l’individuo ed il mondo esterno divengono, secondo l’artista, il nucleo di una aggregazione trasversale al problema stesso. Si crea fatalmente un’area empatica all’interno della quale il dialogo avviene su livelli diversi dalla norma. Espressione di ciò, in‘Terra bianca’ (2005), dove i soggetti sono a tal punto integrati cromaticamente nei propri paesaggi da divenire loro stessi terreno di vita.
I medesimi soggetti che oggi si stagliano in uno spazio monocromo, spesso piatto e indefinito come i fondi del cinquecento fiammingo o dei ritratti tizianeschi, scuri di bitume, o quasi neri della terra di Kassel, pronti ad esaltare l’invenzione luministica di Caravaggio. Il forte contrasto tonale sbalza le figure verso il pubblico di questo immaginario teatro, rendendoli finalmente interpreti della propria esistenza, pronti a portarne i segni, ma non più da inermi testimoni.
Senza alcuna fretta compiono gesti di semplice relazione, blandamente femminili, sorpresi quasi casualmente dal ritratto, spesso privi di volto e coperti da abiti poco connotati. Non si sforzano di affascinare, consapevoli e autentici, ci appaiono senza filtri e strategie, tanto più difettosi tanto più vividi.
Se Man Ray dovette saldare sedici chiodi sulla piastra di un ferro da stiro per annientare la sua funzione evidenziando così la pura forma, Agostinelli sceglie piuttosto delle sottrazioni da operare al soggetto ‘scarpe’ per metterne a fuoco il tratto puramente ornamentale. La prima funzione negata è quella del rispetto del numero dei piedi, le lascia dispari e orfane, poi spesso toglie la suola, irrigidisce ed enfatizza le possibili componenti materiche, le avvizzisce, le stradecora, le ubriaca di colore.
E’ affascinata dalla straordinaria capacità delle scarpe di saper connotare con precisione chi le abbia scelte e usate. Attraverso il loro stato di abbandono rende presente, nell’opera, il virtuale proprietario, evocandolo per difetto.
E’ un’ulteriore forma del corpo, la meno presente, quella delle sue tracce, dei suoi segni. Di quelle ‘cose’, siano esse incontri, oggetti o accadimenti, il cui personale utilizzo sostanzia e distingue un’esistenza.
Aprile 2015
Spazio Mouv’, con l'Arte, il Design e con il suo Natural Bistrot, ospita mostre di arte contemporanea e offre la possibilità di gustare prodotti genuini in aperitivi, merende sinoire, cene tematiche e pause pranzo slow.
Nata come agenzia di comunicazione e design e presente in San Salvario da quasi vent’anni, Spazio Mouv’ è cresciuta e si è evoluta naturalmente in un progetto sinergico in cui si incontrano arte, cibo e design in un unico contenitore aperto a nuove forme di collaborazione.
Biografia Valeria Agostinelli
Nasce a Bergamo nel 1970. Vive e lavora a Milano
Selected solo exhibitions
2014
Il sasso spezzato, Galleria Vanna Casati, Bergamo
2005
Buon Natale, Galleria Aus 18, Milano
L'hiver chez moi, Galerie Koma, Mons (Belgium)
2002
Perché mi guardi così?, Galleria Vanna Casati, Bergamo
Selected group exhibitions
2012
Transiti, ex fabbrica Vifra, Invorio (No)
2005
Super plastica, Sculture del disequilibrio, Castello di Casalgrande Alto, Casalgrande ( Re)
Metter su casa, Spazio Teatrale " Il piccolo resto", L'Aquila
2004
Allarmi, Zona creativa temporaneamente valicabile, Caserma De Cristoforis, Como
2003
XS, Galleria San Salvatore, Modena
Love Me Do, Associazione Arti Visive Trebisonda, Perugia
Selected Bibliography
2006. Alessandra Galasso, Painting Codes, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone (cat.)
2005. Ivan Quaroni, Roberto Piumini, Valeria Agostinelli, Johan and Levi Editore, Milano
2004. Ivan Quaroni (ed.) Allarmi- Zona creativa temporaneamente valicabile, Caserma De Cristoforis, Como ( cat.)
21
aprile 2015
Valeria Agostinelli – Dipende da quello che riesci a fare delle cose
Dal 21 aprile al 24 maggio 2015
arte contemporanea
Location
SPAZIO MOUV’
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Orario di apertura
martedì- domenica dalle ore 10 alle ore 24
Vernissage
21 Aprile 2015, ore 18.30
Autore