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James Irvine – Un inglese a Milano
“Un Inglese a Milano” è una macro-rappresentazione compatta del mondo di Irvine che spazia da una selezionata serie di prodotti, prototipi, collezioni, disegni, ispirazioni e materiali.
Comunicato stampa
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“Un Inglese a Milano” è una macro-rappresentazione compatta del mondo di Irvine che spazia da una selezionata serie di prodotti, prototipi, collezioni, disegni, ispirazioni e materiali.
L’installazione, realizzata in collaborazione con lo Studio Irvine, ricostruisce in scala le sue amate treasure box e intreccia un dialogo tra gli oggetti personali del designer e le opere di maestri quali Fortunato Depero e Umberto Boccioni, selezionate dai curatori e attinte dalla collezione permanente dell’istituzione.
Irvine arriva a Milano nella metà degli anni ’80 dopo aver concluso i suoi studi a Londra alla The Royal College of Art e da allora non lascerà più l’Italia fino alla sua recente scomparsa, avvenuta nel 2013.
A Milano Irvine fonda lo studio milanese Chelsea boy, negli anni cruciali dello sviluppo internazionale del Salone del Mobile, hub sicuro e gioviale per una comunità di colleghi designer che successivamente diventeranno star della scena creativa mondiale e personalità del design contemporaneo. Marc Newson, Jasper Morrison, Naoto Fukasawa, Konstantin Grcic e Micheal Young hanno eletto lo studio di Irvine a base italiana dei loro progetti, e non solo.
Amici veri che hanno condiviso la passione per il design esplorando al tempo stesso il territorio fertile costituito dalle tante e ottime opportunità che l’industria italiana, poteva loro offrire.
Per James Irvine Milano era sinonimo di rapporti umani, di abitudini condivise, di caffè presi al volo al bar, di lavoro avvincente (in solitaria o in team). James Irvine era profondamente innamorato dell’Italia e in particolare della città di Milano, dell’atmosfera che qui si respira, del buon vivere e di quelle tante e affabili situazioni, tipicamente milanesi in cui lavoro e relazioni si sposano nella convivialità di una colazione o una cena. Il cavatappi Luigi nasce proprio a tavola dallo scambio amichevole con un maître di un ristorante tanto da prenderne addirittura il nome. Un altro esempio è la sedia Open Chair (Alias, 2007) ispirata alle sedute da esterno del noto caffè milanese Gin Rosa.
Irvine scelse Milano come base permanente, non solo per la sua vita professionale ma anche per quella affettiva sposando Marialaura Rossiello – oggi alla testa dello studio omonimo con Maddalena Casadei.
La mostra è realizzata in collaborazione con Amorin, azienda portoghese leader nella produzione di sughero e Danese Design Milano. I due partner della mostra sono stati scelti per il valore e la natura della collaborazione instaurata con James Irvine nel corso degli anni. Danese Milano inizia a lavorare con lo studio dalla fine degli anni Novanta e il primo oggetto che entra in produzione risale al 2001. Il rapporto con Amorim è significativo perché l’azienda portoghese scelse il designer inglese e continua ancora oggi a progettare prodotti con lo studio Irvine.
L’installazione, realizzata in collaborazione con lo Studio Irvine, ricostruisce in scala le sue amate treasure box e intreccia un dialogo tra gli oggetti personali del designer e le opere di maestri quali Fortunato Depero e Umberto Boccioni, selezionate dai curatori e attinte dalla collezione permanente dell’istituzione.
Irvine arriva a Milano nella metà degli anni ’80 dopo aver concluso i suoi studi a Londra alla The Royal College of Art e da allora non lascerà più l’Italia fino alla sua recente scomparsa, avvenuta nel 2013.
A Milano Irvine fonda lo studio milanese Chelsea boy, negli anni cruciali dello sviluppo internazionale del Salone del Mobile, hub sicuro e gioviale per una comunità di colleghi designer che successivamente diventeranno star della scena creativa mondiale e personalità del design contemporaneo. Marc Newson, Jasper Morrison, Naoto Fukasawa, Konstantin Grcic e Micheal Young hanno eletto lo studio di Irvine a base italiana dei loro progetti, e non solo.
Amici veri che hanno condiviso la passione per il design esplorando al tempo stesso il territorio fertile costituito dalle tante e ottime opportunità che l’industria italiana, poteva loro offrire.
Per James Irvine Milano era sinonimo di rapporti umani, di abitudini condivise, di caffè presi al volo al bar, di lavoro avvincente (in solitaria o in team). James Irvine era profondamente innamorato dell’Italia e in particolare della città di Milano, dell’atmosfera che qui si respira, del buon vivere e di quelle tante e affabili situazioni, tipicamente milanesi in cui lavoro e relazioni si sposano nella convivialità di una colazione o una cena. Il cavatappi Luigi nasce proprio a tavola dallo scambio amichevole con un maître di un ristorante tanto da prenderne addirittura il nome. Un altro esempio è la sedia Open Chair (Alias, 2007) ispirata alle sedute da esterno del noto caffè milanese Gin Rosa.
Irvine scelse Milano come base permanente, non solo per la sua vita professionale ma anche per quella affettiva sposando Marialaura Rossiello – oggi alla testa dello studio omonimo con Maddalena Casadei.
La mostra è realizzata in collaborazione con Amorin, azienda portoghese leader nella produzione di sughero e Danese Design Milano. I due partner della mostra sono stati scelti per il valore e la natura della collaborazione instaurata con James Irvine nel corso degli anni. Danese Milano inizia a lavorare con lo studio dalla fine degli anni Novanta e il primo oggetto che entra in produzione risale al 2001. Il rapporto con Amorim è significativo perché l’azienda portoghese scelse il designer inglese e continua ancora oggi a progettare prodotti con lo studio Irvine.
09
aprile 2015
James Irvine – Un inglese a Milano
Dal 09 al 19 aprile 2015
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO DEL NOVECENTO
Milano, Piazza Del Duomo, (Milano)
Milano, Piazza Del Duomo, (Milano)
Autore
Curatore