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Micaela Lattanzio – Fragmenta _ retrospezioni visuali
Panoramica incentrata sulla nuova produzione espressiva della Lattanzio che sperimenta il suo linguaggio concentrando la sua ricerca sulla frammentazione dell’identità. I lavori, composti su supporto cartaceo, sono il frutto di un minuzioso ritaglio manuale laddove l’immagine si trasforma in un intricato mosaico che decostruisce il materiale iconografico di partenza
Comunicato stampa
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FRAGMENTA _ RESTROSPEZIONI VISUALI/
Mostra personale di Micaela Lattanzio
A cura di Alessia Carlino
Ma’ Showroom gallery
Largo S. Agostino – Montefalco (Pg)
Dal 21 marzo 2015 al 21 maggio 2015
Vernissage sabato 21 marzo
Organizzazione tecnica: David Pompili
Per un’apologia estetica della frammentazione
L’obiettivo non è il cuore ma la retina, afferma in un celebre testo Victor Vasarely, tratto dal
saggio del 1970 intitolato L’opera plastica nella vostra vita quotidiana, un enunciato che incarna
la volontà dell’artista di soddisfare quella capacità di immedesimazione dello spettatore con l’opera
d’arte laddove “le naturali aspirazioni dell’uomo si rivelano strumento utile al godimento dei sensi”.
La retina è la componente anatomica maggiormente interessata nell’opera di Micaela Lattanzio,
una visione sinottica conduce lo sguardo nei tasselli di una multiforme realtà de composta e
frammentata che definisce i sedimenti di una ricerca votata a narrare la complessità dell’essere
umano. Il procedimento tecnico, con cui l’artista giunge a dare sostanza alla sua concezione
intellettuale, è la sintesi di un percorso formativo che la Lattanzio comincia in seno all’arte musiva.
Ogni fisionomia, ogni carattere peculiare di un volto o di un membro anatomico umano, innesca
inedite modalità di composizione espressiva, in cui i caratteri di un’estetica immateriale afferiscono
ad una ricerca puramente scientifica che spazia nella comprensione sistemica delle molecole.
Micaela Lattanzio de struttura l’io avviando un procedimento che giunge a smembrare l’unitarietà
epidermica di partenza. Il corpo diviene un elemento di pura astrazione, non è più possibile
attribuirgli una compagine spaziale, un peso specifico, un tempo definito.
“Il concetto di un inesauribile dominio interiore è il correlativo del potere di auto articolazione
espressiva, afferma nella sua elaborazione metaetica Charles Taylor. Il senso della profondità del
proprio spazio interiore fa tutt’uno con la percezione della possibilità di addentrarsi in esso e di
farne emergere il contenuto, che è poi ciò che facciamo quando diamo voce alla nostra interiorità”.
L’artista, come nella nozione di Taylor, racchiude nella sua manipolazione iconografica le radici
di una prospettiva interiore che pone l’accento su ciò che la psicoanalisi contemporanea definisce
frammentazione dell’io. Questa visione olistica della realtà compone un linguaggio espressivo che
modula l’immagine, in maniera sostanzialmente analogica, vista la manualità che accompagna ogni
singola opera dell’artista, ma che allo stesso tempo si imprime su di un supporto fragile come la
carta che Lattanzio modella e plasma, in una modalità plastico scultorea, tesa a donare profondità ad
ogni singolo frammento incastonato nella composizione.
Non esiste una percezione dell’io come continuità, piuttosto esistono intricati sentieri di coscienza,
stati aggrovigliati di prospettive mai univoche, costruzioni illusorie di una realtà che non
possiede mai i caratteri di obiettivazione: esiste il soggetto e il suo rapporto con l’oggetto a cui si
contrappone.
Nelle opere di Micaela Lattanzio vi è la volontà iconologica ed estetica di infondere i caratteri
relativi dell’esistenza, di percepire l’universo come una macchina che è frutto di un complesso
procedimento collettivo. L’identità individuale si accosta dunque all’esigenza comune di
riconoscere nell’altro, nell’individuo che è animale sociale, l’espressione di un codice forzosamente
imposto da una cultura di stampo occidentale. L’artista diviene il deus ex machina che sovverte
ed imprime con forza il peso distinto di una riflessione tesa a superare il dogma della persona, per
de costruire una realtà che non è codificata a nostra immagine ma che riflette essenzialmente la
trasfigurazione sacra dell’uomo, fulcro e centro dell’universo.
Nelle sue caratteristiche estetiche e concettuali Micaela Lattanzio compone un inedito vocabolario
linguistico, de struttura il reale per poter esplorare una dimensione narrativa che va oltre
l’epidermide, un’indagine sull’uomo e sull’autenticità del suo corpo dove forma e concetto si
fondono in un’opera che non appartiene più ad un centro unitario di identificazione sociale, ma che
è principio di una “fissione nucleare infinita”.
Conclude Taylor nelle sue riflessioni sulla ricerca dell’io: “Il soggetto moderno non è più definito
solo dal potere di controllo razionale distaccato, ma anche da un nuovo potere di auto articolazione
espressiva, ovvero dal potere, che a partire dall’età romantica, è stato attribuito all’immaginazione
creativa”. Un nuovo potere che rappresenta, in ultima analisi, la ragione costitutiva dell’essere
umano.
Micaela Lattanzio nasce a Roma nel 1981, dove attualmente vive e lavora. Si forma
all’Accademia di Belle Arti di Roma laureandosi nel 2005 con una tesi incentrata sull’antropologia
del viaggio in collaborazione con l’università dell’Habana. Durante il percorso formativo, nel
1998, vince il Premio Diritti dell’Uomo mentre nel 2003, grazie a una borsa di studio, soggiorna
un anno nella città spagnola di Valencia dove perfeziona le tecniche legate al linguaggio audio-
visivo di regia e fotografia. Tra le diverse esposizioni a cui ha partecipato si segnalano i seguenti
progetti collettivi: Simboli di ferro presso il Museo d’arte Sperimentale dell’Aquila, Impronta
globale presso la Fondazione Barruchello di Roma, Dimensioni primarie ospitato negli spazi
dell’Accademia Americana a Madrid, 10X10 Artist presso Bonte Zwaan, centro di design di
Amsterdam e la partecipazione alla mostra Vulcano presso la fiera d'arte SetUp del 2014. Nello
stesso anno l’artista è vincitrice del premio speciale della giuria Zingarelli intitolato “Silenziosi
Racconti”ed è finalista del premio Arcevia, si ricorda anche la segnalazione della giuria durante lo
svolgimento del premio Combat. Gli interventi site specific sono un’ulteriore dimensione espressiva
di Lattanzio, tra i suoi progetti installativi si sottolinea la presenza al Maam, Museo dell’Altro
e dell’Altrove di Metropoliz, dove ha eseguito nel 2013 la realizzazione di una stanza intitolata
Where have the flowers gone, un’opera composta da 7.000 fiori di carta tagliati a mano. Nel
gennaio 2015 l’artista ha esposto i suoi lavori più recenti nella terza edizione della fiera bolognese
SetUp.
Mostra personale di Micaela Lattanzio
A cura di Alessia Carlino
Ma’ Showroom gallery
Largo S. Agostino – Montefalco (Pg)
Dal 21 marzo 2015 al 21 maggio 2015
Vernissage sabato 21 marzo
Organizzazione tecnica: David Pompili
Per un’apologia estetica della frammentazione
L’obiettivo non è il cuore ma la retina, afferma in un celebre testo Victor Vasarely, tratto dal
saggio del 1970 intitolato L’opera plastica nella vostra vita quotidiana, un enunciato che incarna
la volontà dell’artista di soddisfare quella capacità di immedesimazione dello spettatore con l’opera
d’arte laddove “le naturali aspirazioni dell’uomo si rivelano strumento utile al godimento dei sensi”.
La retina è la componente anatomica maggiormente interessata nell’opera di Micaela Lattanzio,
una visione sinottica conduce lo sguardo nei tasselli di una multiforme realtà de composta e
frammentata che definisce i sedimenti di una ricerca votata a narrare la complessità dell’essere
umano. Il procedimento tecnico, con cui l’artista giunge a dare sostanza alla sua concezione
intellettuale, è la sintesi di un percorso formativo che la Lattanzio comincia in seno all’arte musiva.
Ogni fisionomia, ogni carattere peculiare di un volto o di un membro anatomico umano, innesca
inedite modalità di composizione espressiva, in cui i caratteri di un’estetica immateriale afferiscono
ad una ricerca puramente scientifica che spazia nella comprensione sistemica delle molecole.
Micaela Lattanzio de struttura l’io avviando un procedimento che giunge a smembrare l’unitarietà
epidermica di partenza. Il corpo diviene un elemento di pura astrazione, non è più possibile
attribuirgli una compagine spaziale, un peso specifico, un tempo definito.
“Il concetto di un inesauribile dominio interiore è il correlativo del potere di auto articolazione
espressiva, afferma nella sua elaborazione metaetica Charles Taylor. Il senso della profondità del
proprio spazio interiore fa tutt’uno con la percezione della possibilità di addentrarsi in esso e di
farne emergere il contenuto, che è poi ciò che facciamo quando diamo voce alla nostra interiorità”.
L’artista, come nella nozione di Taylor, racchiude nella sua manipolazione iconografica le radici
di una prospettiva interiore che pone l’accento su ciò che la psicoanalisi contemporanea definisce
frammentazione dell’io. Questa visione olistica della realtà compone un linguaggio espressivo che
modula l’immagine, in maniera sostanzialmente analogica, vista la manualità che accompagna ogni
singola opera dell’artista, ma che allo stesso tempo si imprime su di un supporto fragile come la
carta che Lattanzio modella e plasma, in una modalità plastico scultorea, tesa a donare profondità ad
ogni singolo frammento incastonato nella composizione.
Non esiste una percezione dell’io come continuità, piuttosto esistono intricati sentieri di coscienza,
stati aggrovigliati di prospettive mai univoche, costruzioni illusorie di una realtà che non
possiede mai i caratteri di obiettivazione: esiste il soggetto e il suo rapporto con l’oggetto a cui si
contrappone.
Nelle opere di Micaela Lattanzio vi è la volontà iconologica ed estetica di infondere i caratteri
relativi dell’esistenza, di percepire l’universo come una macchina che è frutto di un complesso
procedimento collettivo. L’identità individuale si accosta dunque all’esigenza comune di
riconoscere nell’altro, nell’individuo che è animale sociale, l’espressione di un codice forzosamente
imposto da una cultura di stampo occidentale. L’artista diviene il deus ex machina che sovverte
ed imprime con forza il peso distinto di una riflessione tesa a superare il dogma della persona, per
de costruire una realtà che non è codificata a nostra immagine ma che riflette essenzialmente la
trasfigurazione sacra dell’uomo, fulcro e centro dell’universo.
Nelle sue caratteristiche estetiche e concettuali Micaela Lattanzio compone un inedito vocabolario
linguistico, de struttura il reale per poter esplorare una dimensione narrativa che va oltre
l’epidermide, un’indagine sull’uomo e sull’autenticità del suo corpo dove forma e concetto si
fondono in un’opera che non appartiene più ad un centro unitario di identificazione sociale, ma che
è principio di una “fissione nucleare infinita”.
Conclude Taylor nelle sue riflessioni sulla ricerca dell’io: “Il soggetto moderno non è più definito
solo dal potere di controllo razionale distaccato, ma anche da un nuovo potere di auto articolazione
espressiva, ovvero dal potere, che a partire dall’età romantica, è stato attribuito all’immaginazione
creativa”. Un nuovo potere che rappresenta, in ultima analisi, la ragione costitutiva dell’essere
umano.
Micaela Lattanzio nasce a Roma nel 1981, dove attualmente vive e lavora. Si forma
all’Accademia di Belle Arti di Roma laureandosi nel 2005 con una tesi incentrata sull’antropologia
del viaggio in collaborazione con l’università dell’Habana. Durante il percorso formativo, nel
1998, vince il Premio Diritti dell’Uomo mentre nel 2003, grazie a una borsa di studio, soggiorna
un anno nella città spagnola di Valencia dove perfeziona le tecniche legate al linguaggio audio-
visivo di regia e fotografia. Tra le diverse esposizioni a cui ha partecipato si segnalano i seguenti
progetti collettivi: Simboli di ferro presso il Museo d’arte Sperimentale dell’Aquila, Impronta
globale presso la Fondazione Barruchello di Roma, Dimensioni primarie ospitato negli spazi
dell’Accademia Americana a Madrid, 10X10 Artist presso Bonte Zwaan, centro di design di
Amsterdam e la partecipazione alla mostra Vulcano presso la fiera d'arte SetUp del 2014. Nello
stesso anno l’artista è vincitrice del premio speciale della giuria Zingarelli intitolato “Silenziosi
Racconti”ed è finalista del premio Arcevia, si ricorda anche la segnalazione della giuria durante lo
svolgimento del premio Combat. Gli interventi site specific sono un’ulteriore dimensione espressiva
di Lattanzio, tra i suoi progetti installativi si sottolinea la presenza al Maam, Museo dell’Altro
e dell’Altrove di Metropoliz, dove ha eseguito nel 2013 la realizzazione di una stanza intitolata
Where have the flowers gone, un’opera composta da 7.000 fiori di carta tagliati a mano. Nel
gennaio 2015 l’artista ha esposto i suoi lavori più recenti nella terza edizione della fiera bolognese
SetUp.
21
marzo 2015
Micaela Lattanzio – Fragmenta _ retrospezioni visuali
Dal 21 marzo al 21 maggio 2015
arte contemporanea
Location
MA’ SHOWROOM GALLERY
Montefalco, Largo Sant'agostino, (Perugia)
Montefalco, Largo Sant'agostino, (Perugia)
Autore
Curatore