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09
luglio 2009
fino al 26.VII.2009 Meris Angioletti/Tris Vonna-Michell Bergamo, Gamec
milano
Due mostre alla Gamec. Con rapidità si passa dalla struttura del raccontare alla geometria dello scrivere. Due linguaggi visivi che hanno perso significato lungo il percorso. Quel breve sentiero che porta al senso...
di Ginevra Bria
Negli spazi della Gamec torna a far parlare di sé Eldorado, il programma che seleziona alcuni giovani artisti e una sola delle loro opere, naturalmente site related per il museo bergamasco. Questa nuova edizione 2009 introduce al pubblico l’inglese Tris Vonna-Michell (Southend on Sea, 1982; vive a Londra e Stoccolma).
Il titolo della sua breve personale è Studio A: Monumental Detours / Insignificant Fixtures (2008 – ongoing), un racconto contratto, suddiviso in due parti; due installazioni che riducono le potenzialità del reale alle geometrie di alcuni angoli. La caratteristica di questo lavoro è la capacità immediata di restituire immagini come narrazioni, intrecciati entrambi su differenti media; supporti visivi, uditivi, urbani e strutturali.
La prima parte dell’installazione è Studio A, un diario aperto, un lavoro in apparente divenire (ongoing, così com’è stato definito) basato su frammenti d’immagini reali, di storie immaginate e suoni ambientali che evocano il passaggio attraverso la città di Detroit. Già presentata alla Biennale di Berlino un anno fa, l’installazione proietta immagini che vengono irradiate al di fuori di alcune pareti temporanee.
Questa modalità di visione, aggiunta a Monumental Detours / Insignificant Fixtures, aumenta il passo del girato, creando nella luce della proiezione un collage potente, una guida subitanea di frammenti urbani. Una combinazione aneddotica di storie, luoghi, idee e immaginazioni, autonome rispetto alla logica di produzione e consumo della diegesi di massa.
Da notare che l’artista, nei suoi viaggi, aggiunge la propria voce, che si mischia ai rumori e ad altri discorsi di sottofondo, rendendo sempre più invisibile l’equilibrio tra linguaggio parlato e ritmo del vissuto.
Di opposta natura, invece, è Ginnastica Oculare, la (tripla) personale di Meris Angioletti (Bergamo, 1977; vive a Parigi e Milano). Di carattere non più induttivo, ma di opposto genere, cioè deduttivo, la mostra si appoggia lungo le pareti del museo, immersa in un silenzio a tratti interrotto.
Il primo dei tre lavori in esposizione ha per titolo 6 S. Kracauer, Il romanzo poliziesco. Una serie di lastre tipografiche che riportano, in maniera convulsa, un saggio di critica filosofica centrato su tre racconti di Edgar Allan Poe. Le pagine del testo sono state stampate evidenziando solo le parti del romanzo poliziesco e poi rese illeggibili, come tracce cancellate da nuove tracce.
Il secondo lavoro, 28 marzo 2009, Hotel Hilton, Milano, è un progetto sulla memoria, che registra la voce di un uomo al quale viene chiesto di tenere a mente una sequenza di duecento numeri del pi greco, una serie potenzialmente in evoluzione e infinita, che però è ripetuta dopo un solo ascolto. Infine, come terzo progetto Angioletti riprende un particolare metodo di memorizzazione dei numeri attraverso immagini mentali. Con un gruppo di mimi che mettono in scena, attraverso il supporto video, una rappresentazione antropomorfa dell’infinito numerico.
Il titolo della sua breve personale è Studio A: Monumental Detours / Insignificant Fixtures (2008 – ongoing), un racconto contratto, suddiviso in due parti; due installazioni che riducono le potenzialità del reale alle geometrie di alcuni angoli. La caratteristica di questo lavoro è la capacità immediata di restituire immagini come narrazioni, intrecciati entrambi su differenti media; supporti visivi, uditivi, urbani e strutturali.
La prima parte dell’installazione è Studio A, un diario aperto, un lavoro in apparente divenire (ongoing, così com’è stato definito) basato su frammenti d’immagini reali, di storie immaginate e suoni ambientali che evocano il passaggio attraverso la città di Detroit. Già presentata alla Biennale di Berlino un anno fa, l’installazione proietta immagini che vengono irradiate al di fuori di alcune pareti temporanee.
Questa modalità di visione, aggiunta a Monumental Detours / Insignificant Fixtures, aumenta il passo del girato, creando nella luce della proiezione un collage potente, una guida subitanea di frammenti urbani. Una combinazione aneddotica di storie, luoghi, idee e immaginazioni, autonome rispetto alla logica di produzione e consumo della diegesi di massa.
Da notare che l’artista, nei suoi viaggi, aggiunge la propria voce, che si mischia ai rumori e ad altri discorsi di sottofondo, rendendo sempre più invisibile l’equilibrio tra linguaggio parlato e ritmo del vissuto.
Di opposta natura, invece, è Ginnastica Oculare, la (tripla) personale di Meris Angioletti (Bergamo, 1977; vive a Parigi e Milano). Di carattere non più induttivo, ma di opposto genere, cioè deduttivo, la mostra si appoggia lungo le pareti del museo, immersa in un silenzio a tratti interrotto.
Il primo dei tre lavori in esposizione ha per titolo 6 S. Kracauer, Il romanzo poliziesco. Una serie di lastre tipografiche che riportano, in maniera convulsa, un saggio di critica filosofica centrato su tre racconti di Edgar Allan Poe. Le pagine del testo sono state stampate evidenziando solo le parti del romanzo poliziesco e poi rese illeggibili, come tracce cancellate da nuove tracce.
Il secondo lavoro, 28 marzo 2009, Hotel Hilton, Milano, è un progetto sulla memoria, che registra la voce di un uomo al quale viene chiesto di tenere a mente una sequenza di duecento numeri del pi greco, una serie potenzialmente in evoluzione e infinita, che però è ripetuta dopo un solo ascolto. Infine, come terzo progetto Angioletti riprende un particolare metodo di memorizzazione dei numeri attraverso immagini mentali. Con un gruppo di mimi che mettono in scena, attraverso il supporto video, una rappresentazione antropomorfa dell’infinito numerico.
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Tris Vonna-Michell – Studio A: Monumental Detours / Insignificant Fixtures
a cura di Alessandro Rabottini
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Via San Tomaso, 52 – 24121 Bergamo
Orario: da martedì a domenica ore 10-19; giovedì ore 10-22
Ingresso: intero € 4; ridotto € 2,50
Info: tel. +39 035399528; fax +39 035236962; info@gamec.it; www.gamec.it
[exibart]
Leggere il nome del curatore stona molto. In questo caso le “scelte” sono imposte da specifici “interessi relazionali”. Mentre Tris ha un nome esotico perfetto e un’impostazione interessante (che perde qualcosa fuori dalla sue performance),Meris è lo stereotipo rassicurante del giovane artista didattico e colto. Come capita spesso ultimamente, ci vedo il solito lavoro da “pilota automatico” da inserire in tempi di crisi. Costei fuoriesce dall’ennesima classe di garutti-brera (amico di giacinto-gamec). Il suo lavoro ,come quello di altri,viene “scelto a prescindere”. Penso che questa mancata analisi meritocratica del territorio italiano sia molto molto grave da parte di gamec-eldorado.
Ma per fare una mostra al Gamec bisogna
necessariamente vivere tra due città di cui una ovviamente straniera?
Morandi che viveva a Bologna (e basta) non avrebbe avuto scampo?
Ab hai ragione..anche queste sono quelle cose post anni ’90…che ormai fanno ridere. Infatti quando ci si è accorti che le relazioni contavano quasi più del lavoro si è corsi nelle capitali. Ora anche questo sintomo di crisi sta rientrando.
la gamec è in scadenza.
la mostra è abbastanza noiosa e presuntuosa