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Carlo De Meo – Presempio
L’installazione ambientale site-specific intorno alla Natività rivisitata in chiave contemporanea. Il sito della Torre di Formia, concesso dal locale Assessorato alla Cultura, si presta ad accogliere il “soggetto natalizio” dell’opera che scardina la consuetudine iconografica.
Comunicato stampa
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CARLO DE MEO - Artista italiano. Ha esordito a metà degli anni ’90 rielaborando oggetti comuni di plastica e gomma in oggetti visionari. Dal 1999 l’interesse si è concentrato sul proprio corpo, prima direttamente coinvolto in performance, in cui l’artista ha indossato protesi di tubi luminosi (Stupidi, 1999; S. Tupidi -santi e martiri di casa nostra-, 2000), poi rappresentato in modo ironico e impietoso in autoritratti scultorei in scala rimpicciolita, dall’uomo-animale (Elefante, 2002; Camaleonte, 2002; Al c’è –Basta bussare-, 2003) a quello sconvolto da gravi problemi fisici (Gonfio, 2002; Stella, 2004; TestOne, 2004).
Enciclopedia dell’Arte Zanichelli (Bologna, 2004)
*
PRESEMPIO
_ In occasione delle festività natalizie, l’artista Carlo De Meo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del comune di Formia, presenta presso il portico sottostante la torre di Castellone (FORMIA) una sua installazione pubblica d’arte contemporanea a tema storico-religioso e attinente al periodo in questione: la natività.
Il soggetto dell’opera, essendo essa un’installazione ambientale e pubblica, non può prescindere dal luogo e dal “tempo” che la accoglie e come ogni intervento di questo tipo deve tener conto del fattore di incastro tra le parti comunicanti e fruitive, pertanto l’attenzione viene rivolta, con un’analisi contemporanea, a ciò che in questo particolare periodo focalizza l’attenzione di massa, il Natale.
Il luogo prescelto, grazie al suo carattere architettonico (un arco a tutto sesto coincidente con le pareti laterali e il soffitto a volta) richiama, come nelle più classiche natività, la grotta o la stalla, il luogo povero e chiuso a protezione dell’Evento ma aperto allo spazio antistante per la contemplazione dello stesso, quindi un luogo ideale dove appoggiarsi per una ripresentazione e rivisitazione in chiave contemporanea del Presepio. Ma se il luogo si presta naturalmente ad accogliere il “soggetto” dell’opera, l’opera stessa, per essere vera e presente oltre la sua semplice raffigurazione, per essere “Opera”, deve incorporare al suo interno, in una complessità visiva, quei fattori di analisi e scardinamento di tutti gli elementi iconografici rinnovandone la visione attraverso un rapporto calibrato tra tecnica, materia, significante e tempo.
Il titolo dell’opera, PRESEMPIO, è un gioco di parole che fonde in un insieme il termine presepio con la frase per esempio che, con l’aggiunta del sottotitolo “… L’ANGELO DISSE Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto” (cit. vangelo secondo Matteo), sposta la lettura su un particolare e fa slittare con delicatezza il punto di vista da una visione concentrica sulla nascita a una periferica sul subitodopo senza alterarne i fattori storici, come dire - …per esempio, dopo che è nato, successe che… -. Già nella consuetudine del presepio si tende, con l’aggiunta dei tre Magi, a fare uno scatto temporale distanziandosi di poco dall’attimo rivelatore ma rimanendo sempre nel contesto temporale della nascita. In questo caso si va oltre evidenziando l’inizio di quello che sarà, ciò che da “ora” succederà, come nella vita reale, in un rapporto stretto tra causa ed effetto e il “per esempio”, come scelta generica di una parte, diventa determinante per evitare una nuova concentricità sul particolare scelto.
Gli elementi costruttivi dell’immagine sono gli stessi della tradizione storica in una sorta di sintesi sulla scelta dei soggetti: madre, padre, figlio e angelo. Continuando su una costruzione aprospettica dell’insieme, i primi tre soggetti vengono ricollocati nei loro rapporti spaziali mentre l’angelo, pur conservando la sua postura discensionale come per tradizione, non è più quello dell’annuncio ai pastori.
L’angelo, con le braccia aperte a protezione (come l’atto che sta compiendo) e scendendo dall’alto, fa da ombrello alle tre figure sottostanti e, dopo aver pronunciato la frase suddetta (il titolo è una preopera), guarda negli occhi Maria all’impiedi, in una sorta di augurio divino, mentre Giuseppe seduto (per far riferimento alla citazione) gli porge, innalzandolo, Gesù con le braccia aperte in un abbraccio. Le posizioni della famiglia vengono così ridisegnate da Carlo De Meo in una sorta di rotazione dei ruoli dove nessuno è accessorio ma tutti, angelo compreso, sono protagonisti dell’evento.
I personaggi, come in un’opera caravaggesca (a cui fa riferimento anche la costruzione dinamica e strutturale dell’immagine), sono estrapolati dal loro tempo e vestiti del tempo di esecuzione dell’opera stessa. Le figure indossano abiti contemporanei, come contemporanei erano quelli indossati dai soggetti dipinti da Michelangelo Merisi, e, nella loro crudezza realistica, fanno da raffronto a una realtà che ci si specchia.
Anche la scelta dell’avviso a Giuseppe sulle intenzioni di Erode (strage degli innocenti) e il consiglio di fuggire in un’altra terra, nasce da un’analisi riflessiva sull’ “oggi” e sui grandi eventi geo-politici di questo periodo: attentati stragisti (come la terribile e recente strage di innocenti in Pakistan), persecuzione di massa, esilio coatto, fuga per proteggersi, emigrazione forzosa, accoglienza intollerante.
Come in altre sue installazioni già realizzate, dove la fascinazione dell’immagine si rinnova tramite l’inaspettato creando uno stato di sublime smarrimento, Carlo De Meo costruisce un’opera essenziale e cruda fatta essenzialmente di ombra e luce. L’intera immagine si sviluppa in un’ombra retroproiettata su uno schermo damascato: il fruitore vedrà l’ombra realistica di quattro figure come se dall’altra parte quattro attori, in una sorta di fermo immagine, stiano mettendo in scena la rappresentazione. Ma sarà guardando oltre lo schermo che lo spettatore comprenderà con sorpresa la vera natura dell’opera: un insieme apparentemente informe e caotico di oggetti cui la somma delle loro ombre costruisce l’immagine comunicante. Ombra che diventa quindi l'espressione (non la conseguenza) bidimensionale di una massa.
PRESEMPIO è un’opera delicata con una comunicazione semplice e immediata ma che raccoglie in se tutte le complessità e problematiche di un’installazione d’arte contemporanea. Il suo appoggiarsi ad una iconografia ben connotata (natività) e supportata dal periodo in cui viene esposta (Natale) rende PRESEMPIO leggibile a più livelli e comprensibile, nei suoi possibili diversi gradi di lettura, ad ogni fascia di fruitori.
Enciclopedia dell’Arte Zanichelli (Bologna, 2004)
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PRESEMPIO
_ In occasione delle festività natalizie, l’artista Carlo De Meo, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del comune di Formia, presenta presso il portico sottostante la torre di Castellone (FORMIA) una sua installazione pubblica d’arte contemporanea a tema storico-religioso e attinente al periodo in questione: la natività.
Il soggetto dell’opera, essendo essa un’installazione ambientale e pubblica, non può prescindere dal luogo e dal “tempo” che la accoglie e come ogni intervento di questo tipo deve tener conto del fattore di incastro tra le parti comunicanti e fruitive, pertanto l’attenzione viene rivolta, con un’analisi contemporanea, a ciò che in questo particolare periodo focalizza l’attenzione di massa, il Natale.
Il luogo prescelto, grazie al suo carattere architettonico (un arco a tutto sesto coincidente con le pareti laterali e il soffitto a volta) richiama, come nelle più classiche natività, la grotta o la stalla, il luogo povero e chiuso a protezione dell’Evento ma aperto allo spazio antistante per la contemplazione dello stesso, quindi un luogo ideale dove appoggiarsi per una ripresentazione e rivisitazione in chiave contemporanea del Presepio. Ma se il luogo si presta naturalmente ad accogliere il “soggetto” dell’opera, l’opera stessa, per essere vera e presente oltre la sua semplice raffigurazione, per essere “Opera”, deve incorporare al suo interno, in una complessità visiva, quei fattori di analisi e scardinamento di tutti gli elementi iconografici rinnovandone la visione attraverso un rapporto calibrato tra tecnica, materia, significante e tempo.
Il titolo dell’opera, PRESEMPIO, è un gioco di parole che fonde in un insieme il termine presepio con la frase per esempio che, con l’aggiunta del sottotitolo “… L’ANGELO DISSE Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto” (cit. vangelo secondo Matteo), sposta la lettura su un particolare e fa slittare con delicatezza il punto di vista da una visione concentrica sulla nascita a una periferica sul subitodopo senza alterarne i fattori storici, come dire - …per esempio, dopo che è nato, successe che… -. Già nella consuetudine del presepio si tende, con l’aggiunta dei tre Magi, a fare uno scatto temporale distanziandosi di poco dall’attimo rivelatore ma rimanendo sempre nel contesto temporale della nascita. In questo caso si va oltre evidenziando l’inizio di quello che sarà, ciò che da “ora” succederà, come nella vita reale, in un rapporto stretto tra causa ed effetto e il “per esempio”, come scelta generica di una parte, diventa determinante per evitare una nuova concentricità sul particolare scelto.
Gli elementi costruttivi dell’immagine sono gli stessi della tradizione storica in una sorta di sintesi sulla scelta dei soggetti: madre, padre, figlio e angelo. Continuando su una costruzione aprospettica dell’insieme, i primi tre soggetti vengono ricollocati nei loro rapporti spaziali mentre l’angelo, pur conservando la sua postura discensionale come per tradizione, non è più quello dell’annuncio ai pastori.
L’angelo, con le braccia aperte a protezione (come l’atto che sta compiendo) e scendendo dall’alto, fa da ombrello alle tre figure sottostanti e, dopo aver pronunciato la frase suddetta (il titolo è una preopera), guarda negli occhi Maria all’impiedi, in una sorta di augurio divino, mentre Giuseppe seduto (per far riferimento alla citazione) gli porge, innalzandolo, Gesù con le braccia aperte in un abbraccio. Le posizioni della famiglia vengono così ridisegnate da Carlo De Meo in una sorta di rotazione dei ruoli dove nessuno è accessorio ma tutti, angelo compreso, sono protagonisti dell’evento.
I personaggi, come in un’opera caravaggesca (a cui fa riferimento anche la costruzione dinamica e strutturale dell’immagine), sono estrapolati dal loro tempo e vestiti del tempo di esecuzione dell’opera stessa. Le figure indossano abiti contemporanei, come contemporanei erano quelli indossati dai soggetti dipinti da Michelangelo Merisi, e, nella loro crudezza realistica, fanno da raffronto a una realtà che ci si specchia.
Anche la scelta dell’avviso a Giuseppe sulle intenzioni di Erode (strage degli innocenti) e il consiglio di fuggire in un’altra terra, nasce da un’analisi riflessiva sull’ “oggi” e sui grandi eventi geo-politici di questo periodo: attentati stragisti (come la terribile e recente strage di innocenti in Pakistan), persecuzione di massa, esilio coatto, fuga per proteggersi, emigrazione forzosa, accoglienza intollerante.
Come in altre sue installazioni già realizzate, dove la fascinazione dell’immagine si rinnova tramite l’inaspettato creando uno stato di sublime smarrimento, Carlo De Meo costruisce un’opera essenziale e cruda fatta essenzialmente di ombra e luce. L’intera immagine si sviluppa in un’ombra retroproiettata su uno schermo damascato: il fruitore vedrà l’ombra realistica di quattro figure come se dall’altra parte quattro attori, in una sorta di fermo immagine, stiano mettendo in scena la rappresentazione. Ma sarà guardando oltre lo schermo che lo spettatore comprenderà con sorpresa la vera natura dell’opera: un insieme apparentemente informe e caotico di oggetti cui la somma delle loro ombre costruisce l’immagine comunicante. Ombra che diventa quindi l'espressione (non la conseguenza) bidimensionale di una massa.
PRESEMPIO è un’opera delicata con una comunicazione semplice e immediata ma che raccoglie in se tutte le complessità e problematiche di un’installazione d’arte contemporanea. Il suo appoggiarsi ad una iconografia ben connotata (natività) e supportata dal periodo in cui viene esposta (Natale) rende PRESEMPIO leggibile a più livelli e comprensibile, nei suoi possibili diversi gradi di lettura, ad ogni fascia di fruitori.
23
dicembre 2014
Carlo De Meo – Presempio
Dal 23 dicembre 2014 al 06 gennaio 2015
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Formia
Formia, (Latina)
Formia, (Latina)
Orario di apertura
ore 17,30 – 24,00
Vernissage
23 Dicembre 2014, h 18
Autore