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15
luglio 2009
fino al 21.VII.2009 Francesca Napoletano Roma, Sinergy
roma
Lo scorso 6 aprile la Terra ha tremato, mostrando a tutti la sua forza distruttrice. Francesca Napoletano ha provato ad ascoltare quell’assordante grido di dolore. Che dalle viscere del suolo è salito al cielo...
di Marzia Apice
Nel piccolo Sinergy Art Studio hanno trovato accoglienza i lavori della giovane pittrice Francesca Napoletano (Roma, 1981), riuniti nella personale La pressione di un grido-Faglie.
Poche le tele esposte, tutte molto convincenti: non c’è più traccia dei precedenti percorsi battuti dall’artista, quelli che, dopo la laurea nel 2005 alla Libera Accademia di Belle Arti di Roma, l’avevano portata a comprendere fra i soggetti l’uomo e le architetture urbane. Oggi, dopo i tragici eventi legati al terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo e i suoi abitanti, la pittrice ha scelto un’altra strada: la sua proposta espressiva, infatti, è quella d’intessere un serrato dialogo con la Terra, portato avanti a colpi di pennellate calde e pastose.
C’è silenzio e rumore tutt’intorno, c’è senso di morte e voglia di tornare alla vita: ogni tela è un lento e, al tempo stesso, vorticoso viaggio nei toni del marrone, dell’ocra, del giallo, del nero; così come il terremoto sconvolge e sovverte ogni ordine, anche l’accurato disegno preparatorio al dipinto (realizzato precedentemente in acrilico) viene superato, trasceso e di nuovo ricomposto secondo altre regole, come si evince con chiarezza nella grande tela La sua beltà è perita, in cui l’interpretazione della natura e il coinvolgimento di Napoletano arrivano ai massimi livelli.
Esattamente come l’uomo perde le sue certezze a causa degli eventi ambientali, così la pittrice cerca altre strade artistiche che possano accompagnare questo nuovo, forzato equilibrio instabile: non c’è piattezza nelle opere né fluidità; al contrario, grazie a un gioco sapiente del pennello, solo volume che emerge e colpisce. Sembra di vedere la terra spaccarsi, e muoversi, e inghiottire un uomo che, colmo di fragilità, non può essere rappresentato.
Lavori impregnati d’olio, acrilico e bitume quelli di Napoletano, che rimandano senza mezzi termini a una materialità vera, che indagano la realtà attraverso il tratto e il colore, che fanno pensare a quella sensazione tipica di quando si toccano con le mani la terra e la roccia e se ne assaporano odori e consistenza.
Ancora volume e materia poi quando si osserva l’installazione Tre pieghe della terra, realizzata con le pagine bianche, quelle in cui l’uomo annota i numeri “utili” e le sue verità: un bianco sporco imprigiona tutto, cancellando ogni scritta e rendendo ogni pagina un unico, grande “grumo” di carta, “increspato” come la Terra.
La pittrice dimostra in questa piccola mostra di saper interpretare (forse anche sull’onda di una consistente scia emotiva, più che di una razionale consapevolezza) l’energia che la Terra sprigiona insieme ai suoi umori più intimi e alle sue rabbie represse. Ne emerge un percorso stilistico intenso, che merita di esser approfondito e sviluppato.
Poche le tele esposte, tutte molto convincenti: non c’è più traccia dei precedenti percorsi battuti dall’artista, quelli che, dopo la laurea nel 2005 alla Libera Accademia di Belle Arti di Roma, l’avevano portata a comprendere fra i soggetti l’uomo e le architetture urbane. Oggi, dopo i tragici eventi legati al terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo e i suoi abitanti, la pittrice ha scelto un’altra strada: la sua proposta espressiva, infatti, è quella d’intessere un serrato dialogo con la Terra, portato avanti a colpi di pennellate calde e pastose.
C’è silenzio e rumore tutt’intorno, c’è senso di morte e voglia di tornare alla vita: ogni tela è un lento e, al tempo stesso, vorticoso viaggio nei toni del marrone, dell’ocra, del giallo, del nero; così come il terremoto sconvolge e sovverte ogni ordine, anche l’accurato disegno preparatorio al dipinto (realizzato precedentemente in acrilico) viene superato, trasceso e di nuovo ricomposto secondo altre regole, come si evince con chiarezza nella grande tela La sua beltà è perita, in cui l’interpretazione della natura e il coinvolgimento di Napoletano arrivano ai massimi livelli.
Esattamente come l’uomo perde le sue certezze a causa degli eventi ambientali, così la pittrice cerca altre strade artistiche che possano accompagnare questo nuovo, forzato equilibrio instabile: non c’è piattezza nelle opere né fluidità; al contrario, grazie a un gioco sapiente del pennello, solo volume che emerge e colpisce. Sembra di vedere la terra spaccarsi, e muoversi, e inghiottire un uomo che, colmo di fragilità, non può essere rappresentato.
Lavori impregnati d’olio, acrilico e bitume quelli di Napoletano, che rimandano senza mezzi termini a una materialità vera, che indagano la realtà attraverso il tratto e il colore, che fanno pensare a quella sensazione tipica di quando si toccano con le mani la terra e la roccia e se ne assaporano odori e consistenza.
Ancora volume e materia poi quando si osserva l’installazione Tre pieghe della terra, realizzata con le pagine bianche, quelle in cui l’uomo annota i numeri “utili” e le sue verità: un bianco sporco imprigiona tutto, cancellando ogni scritta e rendendo ogni pagina un unico, grande “grumo” di carta, “increspato” come la Terra.
La pittrice dimostra in questa piccola mostra di saper interpretare (forse anche sull’onda di una consistente scia emotiva, più che di una razionale consapevolezza) l’energia che la Terra sprigiona insieme ai suoi umori più intimi e alle sue rabbie represse. Ne emerge un percorso stilistico intenso, che merita di esser approfondito e sviluppato.
marzia apice
mostra visitata il 13 luglio 2009
dal 17 giugno al 21 luglio 2009
Francesca Napoletano – La pressione di un grido-Faglie
a cura di Flavia Montecchi
Sinergy Art Studio
Via di Porta Labicana, 27 (zona San Lorenzo) – 00185 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 14-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0689538913; infosinergyart@gmail.com; www.sinergyart.it
[exibart]
neanche male questa romanina. Certi suoi quadri fan pensare che Turner oggi dipingerebbe più o meno così. Niente tramonti mediterranei ma cieli resi grigi e plumbei dallo smog. Una chance gliela darei.
L’ho vista la scorsa settimana….
mooooolto bella….
mark
bah, se è brava come minimo deve cambiare galleria però. Con questa ‘ndo và?
Ma che carino che sei!!!! fiducioso poi! Grazie mille!!