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Random. Guardare il mondo.
una mostra senza apparente struttura, una sequenza random di sguardi fotografici sul mondo, diversi come diversa è la realtà, molteplice come molteplici sono i soggetti che quotidianamente guardano – con la mente e attraverso il mirino di un obiettivo – la finita infinità del mondo
Comunicato stampa
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La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
con la presentazione di questa nuova collettiva, di autori dal background più vario, propone all’attenzione del pubblico un excursus sulla contemporaneità attraverso un caleidoscopico coro di immagini – dal taglio chiaramente plurale e aperto – solo in apparenza senza struttura: una sequenza random per l’appunto. La mostra – come ogni collettiva presentata dalla GHIRRI – inevitabilmente tradisce l’interesse e l’attenzione che la Galleria pone sulla produzione e la ricerca di quei fotografi che spesso esercitano quasi eroicamente, in un contesto dove non tante sono le occasioni di visibilità e di confronto costruttivo tra chi opera nel mondo della fotografia e/o chi, molto più semplicemente, vi si accosta per passione o curiosità.
Le immagini – una per ogni autore – aprono lo sguardo sugli ambiti e sui soggetti più disparati, paradigmi esemplari dei generi che storia e pratica della fotografia hanno codificato: dal paesaggio, alla foto di ricerca, al ritratto il mondo ci appare nella sua complessità filtrato dalla sensibilità, dalla tecnica e dagli interessi dei fotografi che svelano e rivelano se stessi, nel gioco di rimandi tra chi guarda e ciò che è guardato. Le foto in sequenza – in un accostamento a volte ardito o improbabile – tracciano una geografia del mondo che si offre agli sguardi con istantanee dove il bianco e nero cede il passo al colore, un volto trascende in un paesaggio, un viaggio si compie in un orizzonte, tessendo la trama visiva dove ognuno può costruire una sua storia.
Con questa operazione, ancora una volta, la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI cerca di tessere e connettere una trama di relazioni necessarie, utili alla Fotografia stessa: cercare il confronto, conoscere il lavoro svolto dagli altri – soprattutto in un ambito lontano dal nostro – aprire gli occhi sulla ricerca dei singoli autori – siano essi studenti, amatori o professionisti – rappresenta senz’altro un punto di forza e non di rado una sfida che, sostanzialmente, sta nella capacità di superare gli individualismi per ampliare realmente lo sguardo sul mondo ( .. oltre il proprio naso) ancorché attivare uno sguardo random.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, novembre 2014
Dalla farfalla di Lorenz al Caos: riflessioni sulla visione random
Può il battito delle ali di una farfalla in Brasile
scatenare un tornado in Texas?
Edward Norton LORENZ, matematico e metereologo statunitense (1917 – 2008),
"effetto farfalla” (the Butterfly Effects), dal titolo di una conferenza tenuta nel 1972
Nel pensare questa collettiva – con la sua composita coesistenza di fotografi e fotografie, solo in apparenza, in libertà – è stato alquanto necessario e scontato avviare una riflessione personale sul significato e la ragione intima di un progetto espositivo che in fondo, pur nella sua precaria consistenza, si fa metafora del mondo – e di un certo modo di guardarlo poi questo mondo – affermatosi per la progressiva quanto subdola assuefazione alla produzione visiva: spesso si guarda in modo parossistico, galleggiando sulla superficie delle immagini che, per la maggior parte dei casi, letteralmente “si bruciano” nella frazione di un post in un social network e in un tempo virtuale, aleatorio e sfuggente, capace di svilire ogni nostra risposta emotiva.
Eppure siamo esseri pensanti … e vedenti, a dispetto di qualsiasi gap fisico. In fondo, com’è noto, è sempre la mente – quando presente – a vedere e dare significato alle immagini, reali o oniriche, che accompagnano la nostra esperienza. E guardare è pur sempre un’azione attiva, una presa di posizione, una dichiarazione d’intenti per affermare la nostra consapevolezza “del” e “sul” mondo. Ma qui, purtroppo, si insinua il dubbio: quanto siamo davvero consapevoli di questo mondo? Quanto riusciamo a dominare – o perlomeno gestire – la crescente complessità di ambienti, relazioni, reti e interconnessioni che spesso si traducono in modelli e immagini? La risposta – o le risposte – atterrisce più delle domande e dei dubbi e, forse, pare più praticabile riflettere più sul metodo che sui suoi effetti o sulle sue ragioni.
Partiamo da un'impressione assai diffusa, magari superficiale, ma legittima: ci sono oggi molti gesti, per anni appartenuti alle consuetudini più alte dell'umanità, che, lungi dall'agonizzare, si moltiplicano con sorprendente vitalità: il problema è che in questo fertile rigenerarsi, sembrano smarrire il tratto più profondo che avevano, la ricchezza a cui erano in passato arrivati, forse perfino la loro più intima ragione d'essere. Si direbbe che vivano a prescindere dal loro senso: che avevano, e ben definito, ma che sembra essere diventato inutile. Una perdita di senso.
Alessandro BARICCO, scrittore, saggista, critico, sceneggiatore e regista italiano (1958 – vivente).
Dal libro: I barbari. Saggio sulla mutazione, 2008
La chiave sta, probabilmente, in questa “… perdita di senso” e di profondità, nel mutamento inarrestabile che il fenomeno della percezione, e della conseguente visione, vive quasi inconsapevolmente e noi per esso: la tecnologia e l’evoluzione delle reti – come i barbari di BARICCO – determinano un rapido, perenne e quasi permanente mutamento in atto del nostro modo di guardare il mondo e le fotografie che del mondo ci restituiscono l’effigie. Il loro moltiplicarsi ipertrofico spesso ne svilisce il significato e la pregnanza; un flusso incessante, con dinamiche sempre più aleatorie – random per l’appunto – viene formalizzato e quasi codificato a metodo, trovando pieno riscontro e ragione nel rifiuto della sequenza di tipo tradizionale – dove a un prima segue necessariamente un dopo – per sostituirvi un infinito paradigma di nessi trasversali, rotte sghembe e link che si aprono in ogni direzione … azzerando il tempo della riflessione.
Facciamo qualcosa mentre possiamo fare altro così come guardiamo qualcosa mentre potremmo guardare potenzialmente altro in un susseguirsi di visioni possibili e, solo in apparenza, slegate. In realtà, mentre si perde il senso e la profondità ci arrendiamo alla precarietà scambiandola per ricchezza di possibilità e la vita stessa è una trama di relazioni oblique: si leggono i post mentre si accompagna un amico all’ultima dimora; si organizza il pranzo mentre si risponde al telefono, si legge il giornale, si sfreccia oltre ogni limite, si apre la posta o si pianifica la prossima vacanza; si assaggia un frutto esotico mentre si chiude una relazione o si tradisce una fiducia; si manca ad una promessa mentre si raccoglie un fiore o si da un bacio desiderando un abbraccio. E in tutto questo – e in ogni possibile altro ancora – domina il caso … e il caos.
Eppure basterebbe una pausa – una sia pur breve resa al pensiero critico – per non abbandonarsi agli effetti imponderabili del battito d’ali di una farfalla e vivere consapevolmente una personale visione random.
Cogito ergo sum
(penso dunque sono).
René DESCARTES (CARTESIO), filosofo e matematico francese (1596 – 1650)
Dal libro: Discours de la Méthode, 1637
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, novembre 2014
con la presentazione di questa nuova collettiva, di autori dal background più vario, propone all’attenzione del pubblico un excursus sulla contemporaneità attraverso un caleidoscopico coro di immagini – dal taglio chiaramente plurale e aperto – solo in apparenza senza struttura: una sequenza random per l’appunto. La mostra – come ogni collettiva presentata dalla GHIRRI – inevitabilmente tradisce l’interesse e l’attenzione che la Galleria pone sulla produzione e la ricerca di quei fotografi che spesso esercitano quasi eroicamente, in un contesto dove non tante sono le occasioni di visibilità e di confronto costruttivo tra chi opera nel mondo della fotografia e/o chi, molto più semplicemente, vi si accosta per passione o curiosità.
Le immagini – una per ogni autore – aprono lo sguardo sugli ambiti e sui soggetti più disparati, paradigmi esemplari dei generi che storia e pratica della fotografia hanno codificato: dal paesaggio, alla foto di ricerca, al ritratto il mondo ci appare nella sua complessità filtrato dalla sensibilità, dalla tecnica e dagli interessi dei fotografi che svelano e rivelano se stessi, nel gioco di rimandi tra chi guarda e ciò che è guardato. Le foto in sequenza – in un accostamento a volte ardito o improbabile – tracciano una geografia del mondo che si offre agli sguardi con istantanee dove il bianco e nero cede il passo al colore, un volto trascende in un paesaggio, un viaggio si compie in un orizzonte, tessendo la trama visiva dove ognuno può costruire una sua storia.
Con questa operazione, ancora una volta, la Galleria Fotografica Luigi GHIRRI cerca di tessere e connettere una trama di relazioni necessarie, utili alla Fotografia stessa: cercare il confronto, conoscere il lavoro svolto dagli altri – soprattutto in un ambito lontano dal nostro – aprire gli occhi sulla ricerca dei singoli autori – siano essi studenti, amatori o professionisti – rappresenta senz’altro un punto di forza e non di rado una sfida che, sostanzialmente, sta nella capacità di superare gli individualismi per ampliare realmente lo sguardo sul mondo ( .. oltre il proprio naso) ancorché attivare uno sguardo random.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, novembre 2014
Dalla farfalla di Lorenz al Caos: riflessioni sulla visione random
Può il battito delle ali di una farfalla in Brasile
scatenare un tornado in Texas?
Edward Norton LORENZ, matematico e metereologo statunitense (1917 – 2008),
"effetto farfalla” (the Butterfly Effects), dal titolo di una conferenza tenuta nel 1972
Nel pensare questa collettiva – con la sua composita coesistenza di fotografi e fotografie, solo in apparenza, in libertà – è stato alquanto necessario e scontato avviare una riflessione personale sul significato e la ragione intima di un progetto espositivo che in fondo, pur nella sua precaria consistenza, si fa metafora del mondo – e di un certo modo di guardarlo poi questo mondo – affermatosi per la progressiva quanto subdola assuefazione alla produzione visiva: spesso si guarda in modo parossistico, galleggiando sulla superficie delle immagini che, per la maggior parte dei casi, letteralmente “si bruciano” nella frazione di un post in un social network e in un tempo virtuale, aleatorio e sfuggente, capace di svilire ogni nostra risposta emotiva.
Eppure siamo esseri pensanti … e vedenti, a dispetto di qualsiasi gap fisico. In fondo, com’è noto, è sempre la mente – quando presente – a vedere e dare significato alle immagini, reali o oniriche, che accompagnano la nostra esperienza. E guardare è pur sempre un’azione attiva, una presa di posizione, una dichiarazione d’intenti per affermare la nostra consapevolezza “del” e “sul” mondo. Ma qui, purtroppo, si insinua il dubbio: quanto siamo davvero consapevoli di questo mondo? Quanto riusciamo a dominare – o perlomeno gestire – la crescente complessità di ambienti, relazioni, reti e interconnessioni che spesso si traducono in modelli e immagini? La risposta – o le risposte – atterrisce più delle domande e dei dubbi e, forse, pare più praticabile riflettere più sul metodo che sui suoi effetti o sulle sue ragioni.
Partiamo da un'impressione assai diffusa, magari superficiale, ma legittima: ci sono oggi molti gesti, per anni appartenuti alle consuetudini più alte dell'umanità, che, lungi dall'agonizzare, si moltiplicano con sorprendente vitalità: il problema è che in questo fertile rigenerarsi, sembrano smarrire il tratto più profondo che avevano, la ricchezza a cui erano in passato arrivati, forse perfino la loro più intima ragione d'essere. Si direbbe che vivano a prescindere dal loro senso: che avevano, e ben definito, ma che sembra essere diventato inutile. Una perdita di senso.
Alessandro BARICCO, scrittore, saggista, critico, sceneggiatore e regista italiano (1958 – vivente).
Dal libro: I barbari. Saggio sulla mutazione, 2008
La chiave sta, probabilmente, in questa “… perdita di senso” e di profondità, nel mutamento inarrestabile che il fenomeno della percezione, e della conseguente visione, vive quasi inconsapevolmente e noi per esso: la tecnologia e l’evoluzione delle reti – come i barbari di BARICCO – determinano un rapido, perenne e quasi permanente mutamento in atto del nostro modo di guardare il mondo e le fotografie che del mondo ci restituiscono l’effigie. Il loro moltiplicarsi ipertrofico spesso ne svilisce il significato e la pregnanza; un flusso incessante, con dinamiche sempre più aleatorie – random per l’appunto – viene formalizzato e quasi codificato a metodo, trovando pieno riscontro e ragione nel rifiuto della sequenza di tipo tradizionale – dove a un prima segue necessariamente un dopo – per sostituirvi un infinito paradigma di nessi trasversali, rotte sghembe e link che si aprono in ogni direzione … azzerando il tempo della riflessione.
Facciamo qualcosa mentre possiamo fare altro così come guardiamo qualcosa mentre potremmo guardare potenzialmente altro in un susseguirsi di visioni possibili e, solo in apparenza, slegate. In realtà, mentre si perde il senso e la profondità ci arrendiamo alla precarietà scambiandola per ricchezza di possibilità e la vita stessa è una trama di relazioni oblique: si leggono i post mentre si accompagna un amico all’ultima dimora; si organizza il pranzo mentre si risponde al telefono, si legge il giornale, si sfreccia oltre ogni limite, si apre la posta o si pianifica la prossima vacanza; si assaggia un frutto esotico mentre si chiude una relazione o si tradisce una fiducia; si manca ad una promessa mentre si raccoglie un fiore o si da un bacio desiderando un abbraccio. E in tutto questo – e in ogni possibile altro ancora – domina il caso … e il caos.
Eppure basterebbe una pausa – una sia pur breve resa al pensiero critico – per non abbandonarsi agli effetti imponderabili del battito d’ali di una farfalla e vivere consapevolmente una personale visione random.
Cogito ergo sum
(penso dunque sono).
René DESCARTES (CARTESIO), filosofo e matematico francese (1596 – 1650)
Dal libro: Discours de la Méthode, 1637
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, novembre 2014
15
novembre 2014
Random. Guardare il mondo.
Dal 15 novembre al 07 dicembre 2014
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Orario di apertura
lun. / dom. 9.00 -12.30, 16.00 -19.00.
Vernissage
15 Novembre 2014, h 18.30
Autore
Curatore