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Dal Secondo Futurismo all’arte Concreta e dintorni 1920-1970
La stagione futurista, agli inizi del secolo e per diversi decenni, ha creato un flusso ininterrotto di riflessioni e di prese di posizione ideologiche e poetiche, che ha aperto una strada fondamentale per le generazioni successive. Questa mostra vuole giusto coglierne la genesi.
Comunicato stampa
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La stagione futurista, agli inizi del secolo e per diversi decenni, ha creato un flusso ininterrotto di riflessioni e di prese di posizione ideologiche e poetiche, che ha aperto una strada fondamentale per le generazioni successive.
La linea della ricerca astratta nella pittura del Novecento si sviluppa certamente dal geometrismo scompositivo delle poetiche cubo-futuriste d'inizio secolo per orientarsi successivamente verso una sempre maggiore ricerca razionalista. Cosi in Italia il Secondo Futurismo, distaccandosi progressivamente dal dinamismo plastico boccioniano ha intrapreso una direzione astratta, con forme elementari e con colori a stesura bidimensionale. La pittura non figurativa ha rappresentato un filone che ha segnato fortemente le poetiche del secondo Novecento e questa mostra vuole giusto coglierne la genesi, a partire da quegli artisti che hanno mosso i loro primi passi nell'alveo del Futurismo. Gettando preliminarmente uno sguardo su alcune figure artistiche femminili degli anni Dieci-Venti riconducibili al futurismo russo come Ekster, Udaltsova e Stepanova, o al cubismo orfico come Sonia Terk Dalaunay, si rintracciano proprio in tanti futuristi italiani (Balla, Pannaggi, Prampolini...) o di adozione italiana come Diulgheroff, gli spunti di un'evoluzione in senso di una spazialità strutturata, che da analitica diventa sempre più sintetica e primaria.
Il Futurismo originario aveva proposto una visione della realtà alterata, rappresentata dinamicamente e scomposta in forme geometriche, con vettori in tutte le direzioni, con curve e spirali, che lasciavano intravedere schegge di oggetti, di persone, di ambienti. La velocità era la chiave di lettura di ogni cosa, in una visione accelerata e plurima.
L'Aeropittura, che caratterizza il Futurismo degli anni Trenta si cimenta nella rappresentazione dello spazio nel senso della dimensione verticale, verso l'alto. Al movimento sul piano cioè di tutto ciò che si muove sul terreno (l'uomo, gli animali, l'automobile, il treno) tipico dei futuristi più “tradizionali” (Severini, Corona, Conti, Rizzo...) gli aeropittori sostituiscono il volo aereo, con conseguenti prospettive dall'alto e ritmi ascensionali (Sironi, Tato, Marasco, Crali, Thayaht, Oriani, D'Anna...)
Sempre negli anni Trenta a Milano la galleria Il Milione di Gino Ghiringhelli comincia a presentare alcuni padri dell'astrattismo internazionale come Kandinsky (1934), raccogliendo progressivamente attorno ad essa i fautori della nuova ricerca astratta italiana (Soldati, Reggiani, Carmassi, Radice, Licini...)
Il rifiuto della realtà naturale, cioè di una natura da prendere a modello, prima ancora di estrinsecarsi nel realismo artificiale di marca urbana, intorno alla metà degli anni Quaranta si sviluppa verso una pittura legata ancora alla realtà ma capace di interpretarne la struttura e il suo geometrismo interno.
Arrivando agli anni Cinquanta si fa strada fra gli artisti, specialmente fra quelli di formazione futurista, l'esigenza di semplificare sempre di più le forme, riducendole a poligoni regolari, geometrie pure, disegni elementari.
La ricerca degli artisti di questo periodo è variamente articolata e dà vita a gruppi e esperienze diverse, che trovano nel MAC (Movimento di Arte Concreta) un punto di sintesi e di radicale azzeramento di ogni intento rappresentativo e psicologismo. Il concetto di arte concreta sta per distacco da ogni realismo ma anche dall'astrattismo lirico e dall'informale irrazionale. Si sostiene, invece, la razionalità e l'autonomia di forme che, non rappresentano nessuna realtà oggettiva ma hanno una loro concretezza di per sé, non significando altro che la loro esistenza materiale e percettiva. L'arte si cimenta con la natura del linguaggio, ne sperimenta le strutture e ne elabora le forme, articola superfici, analizza colori e crea nuove spazialità.
Questo clima culturale influenza tanti artisti a Milano, a Roma, Torino, Firenze e in tante altre città italiane.
Già il Nuovo Fronte delle Arti nel 1947, proseguendo l’esperienza di Corrente, era stato il primo gruppo a porsi in maniera critica verso la retorica novecentista guardando all’arte europea. Nel 1948 il MAC segna una svolta animando il dibattito culturale in Italia e stabilendo convergenze e punti di incontro con tanti artisti che vivono una profonda esigenza di rinnovamento e di rifondazione dei metodi e delle finalità dell'arte. Attorno a Soldati, Munari e Dorfles si aggregano, fra gli altri, Bertini, Chevrier, Veronesi, Garau, Nigro, Sgroppo, Bordoni. Tanti mantengono una posizione di contiguità. Il gruppo Forma 1 (1947) sostiene una linea di ricerca non figurativa, attenta agli aspetti formali del linguaggio ma dall’impegno civile (Dorazio, Accardi, Perilli, Turcato...); Rotella dal 1946 al 1950 pratica una pittura che progressivamente si allontana dal realismo, sperimenta i ritmi geometrici e i valori puri del segno grafico, compie una ricerca sulle origini stesse della forma, che gli sarà poi preziosa per la strutturazione dei successivi décollages.
Burri da solo e col gruppo Origine (1950) si indirizza verso l’espressività “originaria” dei materiali, all’indagine linguistica più libera e all’esaltazione delle componenti concettuali quali fondamenti dell’arte moderna avanzata. Crippa indaga, invece, le potenzialità dello spazio attraverso le oscillazioni fluttuanti di vortici e spirali, Parmeggiani ne esplora l'energia intrinseca, mentre Dova e Peverelli preferiscono la spazialità surreale, come Dangelo, che abbraccia la cosiddetta Pittura Nucleare (1951) e intraprende un sodalizio con Jorn, già militante nel gruppo dell'esperessionismo astratto CO.BR.A.
Intanto la tecnologia e le teorie della comunicazione visiva spingono la produzione artistica in direzione di una modularità ritmica (Nativi e Berti con l'Astrattismo Classico fiorentino) o verso una ricerca più “fredda” e minimalista (Carrino e il Gruppo Uno a Roma, Costa e il Gruppo N a Padova, Dadamaino e Nuova Tendenza a Milano), oppure attraverso esperienze cinetiche (Guerrieri e Lia Drei con Sperimentale P), mentre artisti di provenianza futurista approdano al concretismo dell'oggettività geometrica (Marasco, Benedetto, Savelli, Peruzzi, Curtoni...).
Si compie così una percorso di rivoluzionamento linguistico ed estetico, che abbraccia le arti visive ma anche le avanguardie letterarie, teatrali, musicali, il costume e quant'altro nella cultura contemporanea è stato influenzato da questi artisti innovatori e radicali movimenti del Novecento.
Questa mostra è un work in progress, un evento dinamico e articolato, che prevede la rotazione di alcune opere in esposizione, con approfondimenti su alcuni autori e periodi, con manifestazioni di contesto come una rassegna permanente di video, concerti musicali, perfomaces teatrali, conferenze e dibattiti sul rapporto arte e avanguardie letterarie, serate sulla cucina futurista e la cultura enogastronomica contemporanea.
Nel Museo verranno tenute alcune lezioni del corso di Storia dell'arte contemporanea dal prof. Leonardo Passarelli dell'Università della Calabria.
La linea della ricerca astratta nella pittura del Novecento si sviluppa certamente dal geometrismo scompositivo delle poetiche cubo-futuriste d'inizio secolo per orientarsi successivamente verso una sempre maggiore ricerca razionalista. Cosi in Italia il Secondo Futurismo, distaccandosi progressivamente dal dinamismo plastico boccioniano ha intrapreso una direzione astratta, con forme elementari e con colori a stesura bidimensionale. La pittura non figurativa ha rappresentato un filone che ha segnato fortemente le poetiche del secondo Novecento e questa mostra vuole giusto coglierne la genesi, a partire da quegli artisti che hanno mosso i loro primi passi nell'alveo del Futurismo. Gettando preliminarmente uno sguardo su alcune figure artistiche femminili degli anni Dieci-Venti riconducibili al futurismo russo come Ekster, Udaltsova e Stepanova, o al cubismo orfico come Sonia Terk Dalaunay, si rintracciano proprio in tanti futuristi italiani (Balla, Pannaggi, Prampolini...) o di adozione italiana come Diulgheroff, gli spunti di un'evoluzione in senso di una spazialità strutturata, che da analitica diventa sempre più sintetica e primaria.
Il Futurismo originario aveva proposto una visione della realtà alterata, rappresentata dinamicamente e scomposta in forme geometriche, con vettori in tutte le direzioni, con curve e spirali, che lasciavano intravedere schegge di oggetti, di persone, di ambienti. La velocità era la chiave di lettura di ogni cosa, in una visione accelerata e plurima.
L'Aeropittura, che caratterizza il Futurismo degli anni Trenta si cimenta nella rappresentazione dello spazio nel senso della dimensione verticale, verso l'alto. Al movimento sul piano cioè di tutto ciò che si muove sul terreno (l'uomo, gli animali, l'automobile, il treno) tipico dei futuristi più “tradizionali” (Severini, Corona, Conti, Rizzo...) gli aeropittori sostituiscono il volo aereo, con conseguenti prospettive dall'alto e ritmi ascensionali (Sironi, Tato, Marasco, Crali, Thayaht, Oriani, D'Anna...)
Sempre negli anni Trenta a Milano la galleria Il Milione di Gino Ghiringhelli comincia a presentare alcuni padri dell'astrattismo internazionale come Kandinsky (1934), raccogliendo progressivamente attorno ad essa i fautori della nuova ricerca astratta italiana (Soldati, Reggiani, Carmassi, Radice, Licini...)
Il rifiuto della realtà naturale, cioè di una natura da prendere a modello, prima ancora di estrinsecarsi nel realismo artificiale di marca urbana, intorno alla metà degli anni Quaranta si sviluppa verso una pittura legata ancora alla realtà ma capace di interpretarne la struttura e il suo geometrismo interno.
Arrivando agli anni Cinquanta si fa strada fra gli artisti, specialmente fra quelli di formazione futurista, l'esigenza di semplificare sempre di più le forme, riducendole a poligoni regolari, geometrie pure, disegni elementari.
La ricerca degli artisti di questo periodo è variamente articolata e dà vita a gruppi e esperienze diverse, che trovano nel MAC (Movimento di Arte Concreta) un punto di sintesi e di radicale azzeramento di ogni intento rappresentativo e psicologismo. Il concetto di arte concreta sta per distacco da ogni realismo ma anche dall'astrattismo lirico e dall'informale irrazionale. Si sostiene, invece, la razionalità e l'autonomia di forme che, non rappresentano nessuna realtà oggettiva ma hanno una loro concretezza di per sé, non significando altro che la loro esistenza materiale e percettiva. L'arte si cimenta con la natura del linguaggio, ne sperimenta le strutture e ne elabora le forme, articola superfici, analizza colori e crea nuove spazialità.
Questo clima culturale influenza tanti artisti a Milano, a Roma, Torino, Firenze e in tante altre città italiane.
Già il Nuovo Fronte delle Arti nel 1947, proseguendo l’esperienza di Corrente, era stato il primo gruppo a porsi in maniera critica verso la retorica novecentista guardando all’arte europea. Nel 1948 il MAC segna una svolta animando il dibattito culturale in Italia e stabilendo convergenze e punti di incontro con tanti artisti che vivono una profonda esigenza di rinnovamento e di rifondazione dei metodi e delle finalità dell'arte. Attorno a Soldati, Munari e Dorfles si aggregano, fra gli altri, Bertini, Chevrier, Veronesi, Garau, Nigro, Sgroppo, Bordoni. Tanti mantengono una posizione di contiguità. Il gruppo Forma 1 (1947) sostiene una linea di ricerca non figurativa, attenta agli aspetti formali del linguaggio ma dall’impegno civile (Dorazio, Accardi, Perilli, Turcato...); Rotella dal 1946 al 1950 pratica una pittura che progressivamente si allontana dal realismo, sperimenta i ritmi geometrici e i valori puri del segno grafico, compie una ricerca sulle origini stesse della forma, che gli sarà poi preziosa per la strutturazione dei successivi décollages.
Burri da solo e col gruppo Origine (1950) si indirizza verso l’espressività “originaria” dei materiali, all’indagine linguistica più libera e all’esaltazione delle componenti concettuali quali fondamenti dell’arte moderna avanzata. Crippa indaga, invece, le potenzialità dello spazio attraverso le oscillazioni fluttuanti di vortici e spirali, Parmeggiani ne esplora l'energia intrinseca, mentre Dova e Peverelli preferiscono la spazialità surreale, come Dangelo, che abbraccia la cosiddetta Pittura Nucleare (1951) e intraprende un sodalizio con Jorn, già militante nel gruppo dell'esperessionismo astratto CO.BR.A.
Intanto la tecnologia e le teorie della comunicazione visiva spingono la produzione artistica in direzione di una modularità ritmica (Nativi e Berti con l'Astrattismo Classico fiorentino) o verso una ricerca più “fredda” e minimalista (Carrino e il Gruppo Uno a Roma, Costa e il Gruppo N a Padova, Dadamaino e Nuova Tendenza a Milano), oppure attraverso esperienze cinetiche (Guerrieri e Lia Drei con Sperimentale P), mentre artisti di provenianza futurista approdano al concretismo dell'oggettività geometrica (Marasco, Benedetto, Savelli, Peruzzi, Curtoni...).
Si compie così una percorso di rivoluzionamento linguistico ed estetico, che abbraccia le arti visive ma anche le avanguardie letterarie, teatrali, musicali, il costume e quant'altro nella cultura contemporanea è stato influenzato da questi artisti innovatori e radicali movimenti del Novecento.
Questa mostra è un work in progress, un evento dinamico e articolato, che prevede la rotazione di alcune opere in esposizione, con approfondimenti su alcuni autori e periodi, con manifestazioni di contesto come una rassegna permanente di video, concerti musicali, perfomaces teatrali, conferenze e dibattiti sul rapporto arte e avanguardie letterarie, serate sulla cucina futurista e la cultura enogastronomica contemporanea.
Nel Museo verranno tenute alcune lezioni del corso di Storia dell'arte contemporanea dal prof. Leonardo Passarelli dell'Università della Calabria.
25
ottobre 2014
Dal Secondo Futurismo all’arte Concreta e dintorni 1920-1970
Dal 25 ottobre al 31 dicembre 2014
arte contemporanea
Location
MAON – MUSEO D’ARTE DELL’OTTO E NOVECENTO
Rende, Via Raffaele De Bartolo, 1, (Cosenza)
Rende, Via Raffaele De Bartolo, 1, (Cosenza)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13.30 e 15.30-19.00
Vernissage
25 Ottobre 2014, ore 18.00
Autore
Curatore