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Augusto Piccioni – La grande bellezza negli occhi delle donne
L’artista, dalla sua produzione, ha selezionato solo ritratti femminili per un omaggio alla donna. Motivo per cui il Centro d’Arte L’Idioma ha ritenuto opportuno organizzare questo evento con l’Atelier Ivana Manni (abbigliamento donna)che ospitato l’esposizione.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
In mostra una selezione di circa 30 ritratti femminili realizzati da Augusto Piccioni, con tecniche e formati diversi, dal 1972 al 2014. La mostra è a cura di Cecilia Casadei che scrive:
[…] Augusto Piccioni e la vita raccontata col pennello tra sentimento e realtà, quando la narrazione diviene fondamento di una cultura che caratterizza l'evoluzione umana. Consumare e produrre storie ci differenzia dagli animali e il racconto – scritto e visivo - è un aspetto imprescindibile della nostra esistenza. Ed eccolo Piccioni col gruppo “immanentista”, all'alba degli anni ottanta, alla ricerca dell' identità di una pittura svincolata dal concettuale per seguire una personale figurazione e astrazione carica di forza, di energia cinetica e cromatica. È del 1985 un suo autoritratto dove la forma cede il passo a gesti e ardite cromie che lasciano sapientemente intravedere un volto dal carattere combattivo. Una schopenhauriana volontà di vivere che si fa tutt'uno con una piccioniana volontà di pittura, senza dimenticare l'approdo alla tridimensionalità e quella felice espressione della materia che ha avuto un significativo ruolo nel percorso artistico di Piccioni. Eccolo quel mondo dal sapore fiabesco degli ultimi anni dove le possibilità dell'esistenza e dell'arte stessa sono in nuce, opere dove uomini e lupi, donne e cinghiali sono in cammino in una altalena di pieni e vuoti a disegnare un albero che diviene percettibile proprio nella sua assenza. E la percezione di un elemento visivo diviene costrutto della mente a testimoniare il legame di Piccioni con la Natura e “ quello che la natura non sa fare l'arte lo fa”. Ecco l'artista figurativo a dipingere volti, e per molti anni abbandonerà questo linguaggio, che oggi ripropone con una galleria tutta al femminile, “ma non sono un ritrattista”. “Per me il ritratto è una sfida, un esercizio” e il ritratto si configura come ponte sotto cui passa il fiume di tutta la sua produzione artistica. Augusto Piccioni e la vita raccontata col pennello tra sentimento e realtà con tutta l'energia creativa di un percorso maturo, di una ricerca nel calco della sensibilità, della curiosità, dell' esperienza che mira alla centralità della persona e affida all'arte il compito di segnare il tempo. Il primo ritratto porta la data 1972, l'ultimo del 2014, ed è sempre lo sguardo il motivo centrale di un volto, di un alito di vita cui dona l'eternità. […] Volti che portano in superficie tratti dell'anima e l'arte di significare le apparenze diviene “esercizio” superlativo, arte come epifania. Uno straordinario reportage umano colto nella dimensione della giovinezza, amiche, sorelle, conoscenti con occhi profondi come laghi d'amore. Donne cui Augusto regala l'immortalità della bellezza, per una mostra che diviene omaggio all'arte senza tempo di Augusto Piccioni. A quella sua concezione dell'esistenza sintetizzata in alcuni titoli delle sue opere: “Non si persero d'animo”, “ Seguitarono a cercare”.
Cecilia Casadei
_________________________
Augusto Piccioni nasce ad Ascoli Piceno nel 1949. L'inizio dell'attività pittorica di Piccioni, da autodidatta, si può far coincidere con la realizzazione del suo primo dipinto ad olio, un autoritratto, che realizzò nel 1969. E' dello stesso anno la sua prima opera importante: una Via Crucis dipinta direttamente sul muro della piccola chiesa di Santo Stefano a Cervara, frazione di Ascoli Piceno. La prima personale avvenne ad Ascoli Piceno nel 1974 presso il Circolo culturale 8G. Sempre nel 1974 inizia il corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Macerata, allievo del Maestro Remo Brindisi, ove si diplomerà nel 1978. In questo periodo, 1974 -1978, alla ricerca della propria connotazione artistica realizza opere figurative con diversi stili e linguaggi tenendo d'occhio le maggiori correnti artistiche del '900, con però una costante: il ritratto. Nel 1978, con un colpo di spugna, azzera le esperienze figurative per dedicarsi ad una pittura più interiore e istintiva, di impianto gestuale, su ampie campiture cromatiche ove predominano i gialli e i rossi. Siamo all'inizio di quella stagione artistica che sarà chiamata “Neo Informale” e che avrà una forte presa, nella prima metà degli anni '80 sulle giovani generazioni di artisti e sicuramente Augusto Piccioni ne è uno dei pionieri. Presenterà nel 1978 questi nuovi lavori in una mostra personale presso il Circolo Cittadino di Ascoli Piceno e l'anno successivo alla galleria Labirinto a Montorio al Vomano (TE). Questi lavori erano sempre più caratterizzati da richiami naturalistici: le macchie e il gesto pittorico evocavano riflessi d'acqua, vegetazione, crinali, colline, orizzonti. Aveva così instaurato un processo di naturalizzazione dell'informale. Questo lo indurrà, nel 1984, ad aderire alle teorie del Gruppo Immanentista di Ascoli Piceno che, con il manifesto “Naturalismo storicistico”, stava operando un'analoga ricerca sull'astrattismo geometrico. Rimarrà con il Gruppo Immanentista fino al 1987. Furono tre anni di intenso lavoro. Con il Gruppo si susseguirono mostre importantissime in spazi pubblici e privati come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Castello Cinquecentesco dell'Aquila, il Palazzo Farnese a Ortona, la libreria Paesi Nuovi di Roma, il Museo Pagani a Castellanza, la galleria Cicconi di Macerata, ecc. e la pubblicazione di importanti saggi teorici quali “L'artista teorico, “Una nuova centralità”, “Per uno stile”, “In anticipo su New Yirk” “Uno stile nuovo” con scritti di Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Italo Mussa, Vito Apuleo, Nicoletta Hristodorescu.
Nel 1987 esce dal Gruppo Immanentista e inizia un nuovo ciclo pittorico sviluppando una sua personale linea derivante dall'ultimo manifesto condiviso e firmato con il Gruppo: “Stile italiano”. Sono lavori sulla percezione. I supporti vengono sagomati; l'opera continua fuori dal dipinto con figure indicate dalle linee della sagomatura; sono immagini da percepire che permettono all'osservatore di completare l'opera secondo la sua conoscenza e sensibilità. Questa nuova esperienza sarà per lui una fonte viva di idee e suggerimenti dove attingerà a piene mani acquisendo così nuovi e diversi stimoli di ricerca che aggiungeranno alla percezione anche soluzioni di indagine sulla simbologia e, per ultimo, sul racconto.
Ha allestito oltre 30 mostre personali e numerosissime collettive in Italia e all'estero in importanti spazi pubblici e privati ed il suo lavoro è stato seguito da importanti critici tra cui Mariano Apa, Vito Apuleo, Giulio Carlo Argan, Cristina Belloni, Enzo Battarra, Giorgio Bonomi, Remo Brindisi, Maria Campitelli, Cecilia Casadei, Anna Cochetti, Giorgio Cortenova, Manuela Crescentini, Valerio Dehò, Lucio Del Gobbo, Ivana D'Agostino, Salvatore Di Bartolomeo, Armando Ginesi, Nicoletta Hristodorescu, Luciano Marucci, Elverio Maurizi, Vittoria Mazzoli, Carlo Melloni, Filiberto Menna, Antonella Micaletti, Laura Monaldi, Isabella Monti, Alessandra Morelli, Italo Mussa, Francesca Pietracci, Luigi Rucci, Giorgio Ruggeri, Luigi Saitta, Giuliano Serafini, Robertomaria Siena, Claudio Spadoni, Maria Grazia Torri, Barbara Tosi, Luca M. Venturi, Maria Vinella, Roberto Vitali.
[…] Augusto Piccioni e la vita raccontata col pennello tra sentimento e realtà, quando la narrazione diviene fondamento di una cultura che caratterizza l'evoluzione umana. Consumare e produrre storie ci differenzia dagli animali e il racconto – scritto e visivo - è un aspetto imprescindibile della nostra esistenza. Ed eccolo Piccioni col gruppo “immanentista”, all'alba degli anni ottanta, alla ricerca dell' identità di una pittura svincolata dal concettuale per seguire una personale figurazione e astrazione carica di forza, di energia cinetica e cromatica. È del 1985 un suo autoritratto dove la forma cede il passo a gesti e ardite cromie che lasciano sapientemente intravedere un volto dal carattere combattivo. Una schopenhauriana volontà di vivere che si fa tutt'uno con una piccioniana volontà di pittura, senza dimenticare l'approdo alla tridimensionalità e quella felice espressione della materia che ha avuto un significativo ruolo nel percorso artistico di Piccioni. Eccolo quel mondo dal sapore fiabesco degli ultimi anni dove le possibilità dell'esistenza e dell'arte stessa sono in nuce, opere dove uomini e lupi, donne e cinghiali sono in cammino in una altalena di pieni e vuoti a disegnare un albero che diviene percettibile proprio nella sua assenza. E la percezione di un elemento visivo diviene costrutto della mente a testimoniare il legame di Piccioni con la Natura e “ quello che la natura non sa fare l'arte lo fa”. Ecco l'artista figurativo a dipingere volti, e per molti anni abbandonerà questo linguaggio, che oggi ripropone con una galleria tutta al femminile, “ma non sono un ritrattista”. “Per me il ritratto è una sfida, un esercizio” e il ritratto si configura come ponte sotto cui passa il fiume di tutta la sua produzione artistica. Augusto Piccioni e la vita raccontata col pennello tra sentimento e realtà con tutta l'energia creativa di un percorso maturo, di una ricerca nel calco della sensibilità, della curiosità, dell' esperienza che mira alla centralità della persona e affida all'arte il compito di segnare il tempo. Il primo ritratto porta la data 1972, l'ultimo del 2014, ed è sempre lo sguardo il motivo centrale di un volto, di un alito di vita cui dona l'eternità. […] Volti che portano in superficie tratti dell'anima e l'arte di significare le apparenze diviene “esercizio” superlativo, arte come epifania. Uno straordinario reportage umano colto nella dimensione della giovinezza, amiche, sorelle, conoscenti con occhi profondi come laghi d'amore. Donne cui Augusto regala l'immortalità della bellezza, per una mostra che diviene omaggio all'arte senza tempo di Augusto Piccioni. A quella sua concezione dell'esistenza sintetizzata in alcuni titoli delle sue opere: “Non si persero d'animo”, “ Seguitarono a cercare”.
Cecilia Casadei
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Augusto Piccioni nasce ad Ascoli Piceno nel 1949. L'inizio dell'attività pittorica di Piccioni, da autodidatta, si può far coincidere con la realizzazione del suo primo dipinto ad olio, un autoritratto, che realizzò nel 1969. E' dello stesso anno la sua prima opera importante: una Via Crucis dipinta direttamente sul muro della piccola chiesa di Santo Stefano a Cervara, frazione di Ascoli Piceno. La prima personale avvenne ad Ascoli Piceno nel 1974 presso il Circolo culturale 8G. Sempre nel 1974 inizia il corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Macerata, allievo del Maestro Remo Brindisi, ove si diplomerà nel 1978. In questo periodo, 1974 -1978, alla ricerca della propria connotazione artistica realizza opere figurative con diversi stili e linguaggi tenendo d'occhio le maggiori correnti artistiche del '900, con però una costante: il ritratto. Nel 1978, con un colpo di spugna, azzera le esperienze figurative per dedicarsi ad una pittura più interiore e istintiva, di impianto gestuale, su ampie campiture cromatiche ove predominano i gialli e i rossi. Siamo all'inizio di quella stagione artistica che sarà chiamata “Neo Informale” e che avrà una forte presa, nella prima metà degli anni '80 sulle giovani generazioni di artisti e sicuramente Augusto Piccioni ne è uno dei pionieri. Presenterà nel 1978 questi nuovi lavori in una mostra personale presso il Circolo Cittadino di Ascoli Piceno e l'anno successivo alla galleria Labirinto a Montorio al Vomano (TE). Questi lavori erano sempre più caratterizzati da richiami naturalistici: le macchie e il gesto pittorico evocavano riflessi d'acqua, vegetazione, crinali, colline, orizzonti. Aveva così instaurato un processo di naturalizzazione dell'informale. Questo lo indurrà, nel 1984, ad aderire alle teorie del Gruppo Immanentista di Ascoli Piceno che, con il manifesto “Naturalismo storicistico”, stava operando un'analoga ricerca sull'astrattismo geometrico. Rimarrà con il Gruppo Immanentista fino al 1987. Furono tre anni di intenso lavoro. Con il Gruppo si susseguirono mostre importantissime in spazi pubblici e privati come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Castello Cinquecentesco dell'Aquila, il Palazzo Farnese a Ortona, la libreria Paesi Nuovi di Roma, il Museo Pagani a Castellanza, la galleria Cicconi di Macerata, ecc. e la pubblicazione di importanti saggi teorici quali “L'artista teorico, “Una nuova centralità”, “Per uno stile”, “In anticipo su New Yirk” “Uno stile nuovo” con scritti di Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Italo Mussa, Vito Apuleo, Nicoletta Hristodorescu.
Nel 1987 esce dal Gruppo Immanentista e inizia un nuovo ciclo pittorico sviluppando una sua personale linea derivante dall'ultimo manifesto condiviso e firmato con il Gruppo: “Stile italiano”. Sono lavori sulla percezione. I supporti vengono sagomati; l'opera continua fuori dal dipinto con figure indicate dalle linee della sagomatura; sono immagini da percepire che permettono all'osservatore di completare l'opera secondo la sua conoscenza e sensibilità. Questa nuova esperienza sarà per lui una fonte viva di idee e suggerimenti dove attingerà a piene mani acquisendo così nuovi e diversi stimoli di ricerca che aggiungeranno alla percezione anche soluzioni di indagine sulla simbologia e, per ultimo, sul racconto.
Ha allestito oltre 30 mostre personali e numerosissime collettive in Italia e all'estero in importanti spazi pubblici e privati ed il suo lavoro è stato seguito da importanti critici tra cui Mariano Apa, Vito Apuleo, Giulio Carlo Argan, Cristina Belloni, Enzo Battarra, Giorgio Bonomi, Remo Brindisi, Maria Campitelli, Cecilia Casadei, Anna Cochetti, Giorgio Cortenova, Manuela Crescentini, Valerio Dehò, Lucio Del Gobbo, Ivana D'Agostino, Salvatore Di Bartolomeo, Armando Ginesi, Nicoletta Hristodorescu, Luciano Marucci, Elverio Maurizi, Vittoria Mazzoli, Carlo Melloni, Filiberto Menna, Antonella Micaletti, Laura Monaldi, Isabella Monti, Alessandra Morelli, Italo Mussa, Francesca Pietracci, Luigi Rucci, Giorgio Ruggeri, Luigi Saitta, Giuliano Serafini, Robertomaria Siena, Claudio Spadoni, Maria Grazia Torri, Barbara Tosi, Luca M. Venturi, Maria Vinella, Roberto Vitali.
10
ottobre 2014
Augusto Piccioni – La grande bellezza negli occhi delle donne
Dal 10 ottobre al 07 novembre 2014
arte contemporanea
Location
ATELIER IVANA MANNI
Ascoli Piceno, Viale Benedetto Croce, 89, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Viale Benedetto Croce, 89, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
Feriali: 9,00 - 13,00 / 16,00 - 20,00
Chiusura: Lunedì mattino e festivi
Vernissage
10 Ottobre 2014, ore 18,00
Autore