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Hortus artis
mostra collettiva
Comunicato stampa
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Altrocioccolato trasmette impellente questo senso di ruralità, di terra, di alberi enormi, di posti lontani, in cui se
devo trovare un’immagine vedo crescere il cacao sotto l’ombra protettiva delle palme e dei banani, e al tempo
stesso anche la fatica del contadino nei campi, allegro se il raccolto è buono ma subito angosciato se le messi
scarseggiano, in perenne instabile equilibrio con la natura.
Proprio a partire da questo fondamentale snodo etico tra cibo-terra-sostenibilità-solidarietà e insicurezza alimenta-
re, 21 artiste ed artisti, italiani e non, hanno dato l’impulso alla terza edizione di Opposto/Contrario, prendendo
parte con i propri lavori alle istanze etiche globali di Altrocioccolato 2014, dedicato appunto alla nudità del cibo,
alla sua essenza primaria, e misurarsi in scienza e coscienza – come si dice in medicina – con la salute del pianeta.
L’arte è davvero la medicina dell’anima — è un fatto dicile da negare — e con questo scopo nel quadrilatero di
palazzo Bufalini si sono riuniti in un orto concluso alcuni tra i migliori specialisti a kilometro zero (ma non solo,
perché in realtà la provenienza dei convenuti include oltre al belpaese anche Turchia, Germania, Inghilterra, Argen-
tina e Stati Uniti d’America), per orire il proprio punto di vista sulla questione del cibo, dell’anima, della terra, dei
solchi, dei segni, dei frutti, dell’industria della frutta, e del cacao, del lavoro salariato, del lavoro minorile, dei signori
della guerra, dei contadini massacrati, di altri contadini che diventano guerriglieri e anche di Beuys, che un po’ guer-
rigliero lo è stato, e che secondo Harald Lemke ha incarnato la leadership della gastrosoa, una losoa basata sul
cibo e sulla cucina, “eat art” la denisce Lemke, basandosi – a suo dire – sul rapporto viscerale del grande tedesco
con gli elementi naturali, dalla terra agli animali, e con il cibo, sul quale scrisse poi davvero nel 1984 il libro “The art
of cooking” durante il suo soggiorno a Pescara, dove aveva fondato tra le altre cose l’Istituto per la Rinascita
dell’Agricoltura ed era nel frattempo incappato nella tradizione culinaria italica profonda.
“Noi possiamo comunicare con la terra, la terra è viva, la terra può parlarci, basta cominciare ad ascoltare”,
ricordava Joseph Beuys. In questo “Hortus Artis” (orto d’arte/orto dell’arte) convivono specie diverse, rispettando il
principio appunto della “biodiversità” messo oggi a repentaglio dalla massicazione dell’industria alimentare e
cognitiva, che tende ad ignorare per interesse economico le concrete distruttive tensioni tra l’uomo e il suo
ambiente e soprattutto a far pagare il conto ai più deboli, siano essi animali, vegetali o esseri umani.
Il concetto di “orto” in senso losoco e artistico non è sicuramente nuovo ed anzi si fa risalire alla letteratura religio-
sa medievale ed ancora prima alla Genesi e ai Vangeli. In epoca contemporanea, Domenico “Mimmo” Paladino ha
realizzato nel 1992 nel Convento di San Domenico a Benevento il proprio “Hortus Conclusus”, mentre dodici anni
prima è Alberto Burri a cimentarsi su questo tema, realizzando nel 1980 gli Orti, i nove spettacolari pezzi realizzati
per la Fabbrica di Orsanmichele di Firenze, e più recentemente Anselm Kiefer, allievo di Beuys, transitato lo scorso
anno agli ex Seccatoi di Burri, metteva in mostra tra aprile e maggio del 2009 alla Galleria Gagosian di Roma il suo
“Hortus Philosophorum”, gruppo di otto sculture raguranti pile irregolari di massicci libri di piombo, che evocano
alcuni dei temi centrali del suo lavoro, poesia, mitologia e storia.
Senza voler fare paragoni con i grandi maestri, ai quali non manca tuttavia il tributo, o entrare nello specico dei
singoli lavori, il tragitto che all’interno di “hortus artis” unisce i 20 personali “vivai” di Josè Carlos Araoz, Silvia Bistac-
chia, Polly Brooks, Antonella Capponi, Nadia Casini, Luca Costantini, Danilo Fiorucci, Benedetta Galli, Karpüseeler,
Robert Lang, Serenella Lupparelli, Francesca Manfredi, Vittoria Mazzoni, Roberta Meccoli, Laura Patacchia, Roberto
Pierini, Lucilla Ragni, Sandford&Gosti, Paolo Tramontana, Beste Ural, tenderà a creare, così ci aspettiamo, una meta-
fora visiva in cui il precario equilibrio, la perenne instabilità della materia e delle emozioni, giungano a comunicare
per un attimo – il più lungo possibile – il respiro della terra e l’aroma del cacao.
[Guido Maraspin]
devo trovare un’immagine vedo crescere il cacao sotto l’ombra protettiva delle palme e dei banani, e al tempo
stesso anche la fatica del contadino nei campi, allegro se il raccolto è buono ma subito angosciato se le messi
scarseggiano, in perenne instabile equilibrio con la natura.
Proprio a partire da questo fondamentale snodo etico tra cibo-terra-sostenibilità-solidarietà e insicurezza alimenta-
re, 21 artiste ed artisti, italiani e non, hanno dato l’impulso alla terza edizione di Opposto/Contrario, prendendo
parte con i propri lavori alle istanze etiche globali di Altrocioccolato 2014, dedicato appunto alla nudità del cibo,
alla sua essenza primaria, e misurarsi in scienza e coscienza – come si dice in medicina – con la salute del pianeta.
L’arte è davvero la medicina dell’anima — è un fatto dicile da negare — e con questo scopo nel quadrilatero di
palazzo Bufalini si sono riuniti in un orto concluso alcuni tra i migliori specialisti a kilometro zero (ma non solo,
perché in realtà la provenienza dei convenuti include oltre al belpaese anche Turchia, Germania, Inghilterra, Argen-
tina e Stati Uniti d’America), per orire il proprio punto di vista sulla questione del cibo, dell’anima, della terra, dei
solchi, dei segni, dei frutti, dell’industria della frutta, e del cacao, del lavoro salariato, del lavoro minorile, dei signori
della guerra, dei contadini massacrati, di altri contadini che diventano guerriglieri e anche di Beuys, che un po’ guer-
rigliero lo è stato, e che secondo Harald Lemke ha incarnato la leadership della gastrosoa, una losoa basata sul
cibo e sulla cucina, “eat art” la denisce Lemke, basandosi – a suo dire – sul rapporto viscerale del grande tedesco
con gli elementi naturali, dalla terra agli animali, e con il cibo, sul quale scrisse poi davvero nel 1984 il libro “The art
of cooking” durante il suo soggiorno a Pescara, dove aveva fondato tra le altre cose l’Istituto per la Rinascita
dell’Agricoltura ed era nel frattempo incappato nella tradizione culinaria italica profonda.
“Noi possiamo comunicare con la terra, la terra è viva, la terra può parlarci, basta cominciare ad ascoltare”,
ricordava Joseph Beuys. In questo “Hortus Artis” (orto d’arte/orto dell’arte) convivono specie diverse, rispettando il
principio appunto della “biodiversità” messo oggi a repentaglio dalla massicazione dell’industria alimentare e
cognitiva, che tende ad ignorare per interesse economico le concrete distruttive tensioni tra l’uomo e il suo
ambiente e soprattutto a far pagare il conto ai più deboli, siano essi animali, vegetali o esseri umani.
Il concetto di “orto” in senso losoco e artistico non è sicuramente nuovo ed anzi si fa risalire alla letteratura religio-
sa medievale ed ancora prima alla Genesi e ai Vangeli. In epoca contemporanea, Domenico “Mimmo” Paladino ha
realizzato nel 1992 nel Convento di San Domenico a Benevento il proprio “Hortus Conclusus”, mentre dodici anni
prima è Alberto Burri a cimentarsi su questo tema, realizzando nel 1980 gli Orti, i nove spettacolari pezzi realizzati
per la Fabbrica di Orsanmichele di Firenze, e più recentemente Anselm Kiefer, allievo di Beuys, transitato lo scorso
anno agli ex Seccatoi di Burri, metteva in mostra tra aprile e maggio del 2009 alla Galleria Gagosian di Roma il suo
“Hortus Philosophorum”, gruppo di otto sculture raguranti pile irregolari di massicci libri di piombo, che evocano
alcuni dei temi centrali del suo lavoro, poesia, mitologia e storia.
Senza voler fare paragoni con i grandi maestri, ai quali non manca tuttavia il tributo, o entrare nello specico dei
singoli lavori, il tragitto che all’interno di “hortus artis” unisce i 20 personali “vivai” di Josè Carlos Araoz, Silvia Bistac-
chia, Polly Brooks, Antonella Capponi, Nadia Casini, Luca Costantini, Danilo Fiorucci, Benedetta Galli, Karpüseeler,
Robert Lang, Serenella Lupparelli, Francesca Manfredi, Vittoria Mazzoni, Roberta Meccoli, Laura Patacchia, Roberto
Pierini, Lucilla Ragni, Sandford&Gosti, Paolo Tramontana, Beste Ural, tenderà a creare, così ci aspettiamo, una meta-
fora visiva in cui il precario equilibrio, la perenne instabilità della materia e delle emozioni, giungano a comunicare
per un attimo – il più lungo possibile – il respiro della terra e l’aroma del cacao.
[Guido Maraspin]
03
ottobre 2014
Hortus artis
Dal 03 al 12 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
IL QUADRILATERO – PALAZZO BUFALINI
Città Di Castello, Piazza Giacomo Matteotti, (Perugia)
Città Di Castello, Piazza Giacomo Matteotti, (Perugia)
Orario di apertura
Sabato 4 e Domenica 5 - 10.30 - 13.00 / 17.00 - 20.00
Lunedì 6 / Martedì 7 / Mercoledì 8 / Giovedì 9 / Venerdì 10 - 17.00 - 20.00
Sabato 11 / Domenica 12 - Orario continuato 10.30 - 20.00
Vernissage
3 Ottobre 2014, Ore 18.00
Sito web
www.altrocioccolato.it