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03
settembre 2009
fino al 6.IX.2009 Enzo Cucchi Napoli, Museo di Capodimonte
napoli
Continuità, interdipendenza, variazione. Sono i cardini dell’intervento di Cucchi. Che, tolto il costume da spiaggia, indossa quello interiore. Per guidare il pubblico tra vertigini emotive e citazioni del passato...
Su e giù dalla collina. Dopo l’antologica di Francesco
Clemente al
Madre, allo spettatore che intenda approfondire il discorso sulla
Transavanguardia non rimane che salire in autobus. Capolinea prestigioso sarà
Capodimonte, ove ad attenderlo troverà l’ultima fatica di Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949; vive ad
Ancona e Roma).
Con essa l’artista marchigiano perdura nel solco tracciato
dai lavori che caratterizzano la sua ricerca matura – su tutti, basti ricordare
l’intervento realizzato l’autunno scorso alla Fondazione Volume! – e dove
parlare di installazione appare un riduttivo quanto banale eufemismo: Costume
Interiore è,
infatti, con le sue scale serpeggianti a circoscrivere conici volumi, una vera
e propria opera architettonica, complessa e pulsante.
Achille Bonito Oliva ne rintraccia l’antenato più prossimo
nel Monumento della Terza Internazionale ir-realizzato da Tatlin nel 1919-20, ma più calzante può
essere il rimando alle teorizzazioni del Borromini e di Guarino Guarini.
Come già i grandi architetti seicenteschi, Enzo Cucchi fa
dello spazio l’elemento costitutivo della sua architettura: scale e volumi non
sono più unità statiche, ma entità flessibili che partecipano a una interazione
spaziale più comprensiva: l’opera, divenuta flessibile e mutevole, interagisce
con lo spazio che la contiene e, allo stesso tempo, riceve il visitatore.
L’ingegnosa struttura messa in atto da Cucchi non si riduce, infatti, a un mero
esercizio progettuale: varcati gli accessi, la scenografia cambia e chiede di
esser compresa.
Le sculture che abitano il ventre dell’opera, come cornici
di (di)segni scarni e tremanti, simboli di verità ancestrali, sono canovacci in
cerca di attori disseminati dall’artista per dialogare intimamente con i suoi
spettatori. Opere concepite come un ricettacolo di immagini e pensieri, un
discorso frastagliato in mille sospensioni, che può completarsi soltanto
ricorrendo al bagaglio di esperienze e sensibilità personali del secondo
interlocutore.
Logica conseguenza di questo dialogo è un’arte che si dà
non per progressiva comprensione, ma per improvvisa e romantica rivelazione.
Clemente al
Madre, allo spettatore che intenda approfondire il discorso sulla
Transavanguardia non rimane che salire in autobus. Capolinea prestigioso sarà
Capodimonte, ove ad attenderlo troverà l’ultima fatica di Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949; vive ad
Ancona e Roma).
Con essa l’artista marchigiano perdura nel solco tracciato
dai lavori che caratterizzano la sua ricerca matura – su tutti, basti ricordare
l’intervento realizzato l’autunno scorso alla Fondazione Volume! – e dove
parlare di installazione appare un riduttivo quanto banale eufemismo: Costume
Interiore è,
infatti, con le sue scale serpeggianti a circoscrivere conici volumi, una vera
e propria opera architettonica, complessa e pulsante.
Achille Bonito Oliva ne rintraccia l’antenato più prossimo
nel Monumento della Terza Internazionale ir-realizzato da Tatlin nel 1919-20, ma più calzante può
essere il rimando alle teorizzazioni del Borromini e di Guarino Guarini.
Come già i grandi architetti seicenteschi, Enzo Cucchi fa
dello spazio l’elemento costitutivo della sua architettura: scale e volumi non
sono più unità statiche, ma entità flessibili che partecipano a una interazione
spaziale più comprensiva: l’opera, divenuta flessibile e mutevole, interagisce
con lo spazio che la contiene e, allo stesso tempo, riceve il visitatore.
L’ingegnosa struttura messa in atto da Cucchi non si riduce, infatti, a un mero
esercizio progettuale: varcati gli accessi, la scenografia cambia e chiede di
esser compresa.
Le sculture che abitano il ventre dell’opera, come cornici
di (di)segni scarni e tremanti, simboli di verità ancestrali, sono canovacci in
cerca di attori disseminati dall’artista per dialogare intimamente con i suoi
spettatori. Opere concepite come un ricettacolo di immagini e pensieri, un
discorso frastagliato in mille sospensioni, che può completarsi soltanto
ricorrendo al bagaglio di esperienze e sensibilità personali del secondo
interlocutore.
Logica conseguenza di questo dialogo è un’arte che si dà
non per progressiva comprensione, ma per improvvisa e romantica rivelazione.
articoli correlati
Cucchi alla Fondazione Volume!
carla rossetti
mostra visitata il 31 luglio 2009
dal 2 luglio al 6 settembre 2009
Enzo Cucchi – Costume Interiore
a cura di Achille Bonito Oliva
Museo di Capodimonte – Cortile
Via di Miano, 2 – 80131 Napoli
Orario: da giovedì a martedì ore 8.30-19.30
Ingresso: € 7,50
Catalogo in mostra
Info: tel. +39 0817499111; fax +39
0812294498; sspm-na@arti.beniculturali.it;
www.museo-capodimonte.it
[exibart]
1) Non c’è un ingresso da pagare, perchè la struttura si trova nel cortile.
2)Il piccolissimo catalogo, costa eccessivamente , 30 euri non ci vale.
3) Attenzione l’ingresso chiude alle 18,30 e non le 19,30, come riportato sulla scheda.
La mostra è stata interessante.