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09
settembre 2009
fino al 22.IX.2009 Pre-Fazione Verona, La Giarina
venezia
In che consiste la Pre-Fazione alla Seduzione? Preliminari a parte, una mostra al femminile svela che una premessa può interessare quanto l’opera omnia. E le tre “grazie” puntano tutto (o quasi) sulla spiritualità...
Scrivere della collettiva alla Giarina equivale a leggere un libro e fermarsi a metà. Il senso di sospensione, dichiarato dal titolo Pre-Fazione, è però funzionale alla più ampia opera omnia: l’evento collaterale La seduzione nel segno, “rilegato” dalla stessa Martina Cavallarin con il dorso duro della Biennale numero 53.
In laguna, e precisamente nei pressi della Chiesa di Sant’Elena, la trama s’infittisce rispetto al plot veronese: il giorno dell’inaugurazione scaligera le sirene erano tre, ma a giugno se ne sono spiaggiate altre due, complice un’onda lunga fino al 22 novembre.
Ispirandosi all’unico uomo presente, Richard Nonas, le cinque han scelto di sedurre con il solo ausilio della linea. A Verona, invece, fanno mostra di sé tre “grazie” su cinque, che si palesano in ordine d’età: Minjun Kim, Maria Elisabetta Novello e Gaia Scaramella.
C’è da dire che tutte e tre, mantenendo l’“incoerenza geolinguistica” ravvisata dalla curatrice, puntano dritte come polene al paradosso tra materialità e approdo all’empireo. “Chi fa arte e chi ne fruisce può incontrarsi, superando i propri ego e raggiungendo l’atarassia”, dichiara Minjun Kim nell’intervista in catalogo Tre voci.
Un’ammissione d’intenti non scritta è la sua sfera blu-Klein che, in barba all’inventore delle antropometrie (per cui l’uomo era ancora misura di tutte le cose), crea l’illusione di un mondo in cristallo Senza gravità. Anche la sua The Street su carta di riso somiglia a tutto fuorché a una strada vera; piuttosto a un ikebana di crisantemi di cenere. Vagamente tridimensionale, seppur livellata su carta di riso, è poi Mountain: nella sua rarefatta fissità è la versione “zen” del Saint-Victoire di Cézanne.
La cenere torna racchiusa in plexibox – come souvenir dai deserti – nei paesaggi essenziali di Maria Elisabetta Novello, autrice già nel 2001 di una prima serie (de)finita In cenere ed esposta all’ex falegnameria Ospedale dei Battuti di Pordenone. Sotto il plumbeo cielo friulano, per la Galleria 3g di Udine, Novello ha “schedato” nel 2008 16/258 livelli di grigio. Non stupisce se a Elena Forin l’artista descrive la sua ricerca come “un costante il dialogo con la fragilità del contemporaneo”.
Per comprenderla basta avvicinarsi al miracoloso Paesaggi, 25 centimetri quadrati di carbone e cenere. L’augurio è che non finisca, pur con teca in ferro e plexiglas, a Trieste a fianco d’una finestra… Forse così la metafora umana sarebbe completa.
Eppure, prima che esser cenere (e cenere ritornare), i corpi sono polmoni, cervello, fegato e cuore, come ricorda Gaia Scaramella. Le sue calcografie puntellate di spilli alludono ai chakra, ai riti voodoo, alla riflessologia e, nel titolo Ex-vuoto, ironicamente agli ex-voto. Fra le mani di un’atea, però, gli organi somigliano a “logo-marchi” e acquistano vacuità con la sola aggiunta di ‘u’.
In laguna, e precisamente nei pressi della Chiesa di Sant’Elena, la trama s’infittisce rispetto al plot veronese: il giorno dell’inaugurazione scaligera le sirene erano tre, ma a giugno se ne sono spiaggiate altre due, complice un’onda lunga fino al 22 novembre.
Ispirandosi all’unico uomo presente, Richard Nonas, le cinque han scelto di sedurre con il solo ausilio della linea. A Verona, invece, fanno mostra di sé tre “grazie” su cinque, che si palesano in ordine d’età: Minjun Kim, Maria Elisabetta Novello e Gaia Scaramella.
C’è da dire che tutte e tre, mantenendo l’“incoerenza geolinguistica” ravvisata dalla curatrice, puntano dritte come polene al paradosso tra materialità e approdo all’empireo. “Chi fa arte e chi ne fruisce può incontrarsi, superando i propri ego e raggiungendo l’atarassia”, dichiara Minjun Kim nell’intervista in catalogo Tre voci.
Un’ammissione d’intenti non scritta è la sua sfera blu-Klein che, in barba all’inventore delle antropometrie (per cui l’uomo era ancora misura di tutte le cose), crea l’illusione di un mondo in cristallo Senza gravità. Anche la sua The Street su carta di riso somiglia a tutto fuorché a una strada vera; piuttosto a un ikebana di crisantemi di cenere. Vagamente tridimensionale, seppur livellata su carta di riso, è poi Mountain: nella sua rarefatta fissità è la versione “zen” del Saint-Victoire di Cézanne.
La cenere torna racchiusa in plexibox – come souvenir dai deserti – nei paesaggi essenziali di Maria Elisabetta Novello, autrice già nel 2001 di una prima serie (de)finita In cenere ed esposta all’ex falegnameria Ospedale dei Battuti di Pordenone. Sotto il plumbeo cielo friulano, per la Galleria 3g di Udine, Novello ha “schedato” nel 2008 16/258 livelli di grigio. Non stupisce se a Elena Forin l’artista descrive la sua ricerca come “un costante il dialogo con la fragilità del contemporaneo”.
Per comprenderla basta avvicinarsi al miracoloso Paesaggi, 25 centimetri quadrati di carbone e cenere. L’augurio è che non finisca, pur con teca in ferro e plexiglas, a Trieste a fianco d’una finestra… Forse così la metafora umana sarebbe completa.
Eppure, prima che esser cenere (e cenere ritornare), i corpi sono polmoni, cervello, fegato e cuore, come ricorda Gaia Scaramella. Le sue calcografie puntellate di spilli alludono ai chakra, ai riti voodoo, alla riflessologia e, nel titolo Ex-vuoto, ironicamente agli ex-voto. Fra le mani di un’atea, però, gli organi somigliano a “logo-marchi” e acquistano vacuità con la sola aggiunta di ‘u’.
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dal 16 maggio al 22 settembre 2009
Pre-Fazione
a cura di Martina Cavallarin
La Giarina Arte Contemporanea
Interrato Acqua Morta, 82 – 37129 Verona
Orario: da martedì a sabato ore 10-12 e 15.30-19.30
Ingresso libero
Catalogo con testi di Elena Forin e Martina Cavallarin
Info: tel. +39 0458032316; fax +39 0454851227; info@lagiarina.it; www.lagiarina.it
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