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Mustafa Sabbagh / Milena Altini – Hyperæsthesia
L’hyperæsthesia, megafono amplificatore di uno stimolo, è dolore del senso e delirio dei sensi. E, come tale, è sinestesia totale.
Comunicato stampa
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È guardare, per sentire.
È toccare, per comprendere.
È aspirare, per percepire.
L’hyperæsthesia, megafono amplificatore di uno stimolo, è dolore del senso e delirio dei sensi. E, come tale, è sinestesia totale.
Non potrebbe essere altrimenti, quando la profonda sensorialità della fotografia di Mustafa Sabbagh incontra la profondità sensoriale della scultura di Milena Altini. Guardare e toccare trascendono vista e tatto, per diventare contatto tra arti, empatia tra sensi. Del resto, cos’altro è il reale esperire, se non, come in un fluxus, un sentire totale?
Allo Spazio Bernardelli di Mantova, galleria sui generis ubicata in una corte dal passato nobile, custode di un’affascinante estetica dell’incompiuto fatta di ghiaino, intonaco stratificato e decadenza bohémienne, la pelle - diario privilegiato di ogni processo iperestesico, e matrice comune ad entrambi gli artisti - sedimenta su pareti scrostate e passerelle lignee come una necrosi inversa, un senso antiorario dei sensi.
L’iperestesia della pelle raccontata da Mustafa Sabbagh, puro sensitivo dell’immagine come suo splendido contro-canone mediatico, passa per ritratti di donne guerriere, di donne nere, di donne vere o presunte tali, feline antropomorfe ed ibride raffinate, testimonianze epidermiche di una riscrittura della storia dell’arte attraverso la sua fotografia - riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, ed ipercontemporanea, nella sua visionaria classicità. Donne madri come è madre l’acqua, donne imperscrutabili come imperscrutabile è il mare, al di sotto di una superficie che è pelle, specchio e vita, Mustafa Sabbagh indaga la memoria dei sensi come segno sulla carne, increspatura liquida, odore nella vista, imperfetta perfezione. Il senso di Mustafa per l’arte è la capacità sciamanica di saper rendere i suoi ritratti puri compendi sensoriali, autenticamente meravigliosi nel loro demistificante autismo.
L’iperestesia della pelle raccontata da Milena Altini tocca lo zenit e il nadir di un corpo, dalla testa ai piedi, conferendo nuova vita all’involucro che, per antonomasia, la vita la contiene. Maschere-presagio dall’emozionalità oscura e tappeti-filtro dal gusto ancestrale diventano evocativi messaggeri di storie raccontate tagliando, interconnettendo, intrecciando al macramé infinite strisce di pelle nera, in un atto che evoca potenze aggreganti antiche come un totem, o moderne come un network. Pelle contro pelle, manualità su materia, impronta viva sull'involucro di un corpo che non lo è più, che lo è stato, che è pronto a risorgere - cambiando vita, ma non pelle, il senso di Milena per l’arte è il suo stesso arto, guida e misura di una capacità generatrice che ha la potenza tenera di una madre, il magnetismo catalizzatore di una donna, la lucidità chirurgica di un boia.
L’iperestesia è anche sottile dipendenza alle tossicità, flogosi immune alla sua sottomissione, chimica sensoriale che fa leva sull’istinto, su quelle Affinità Elettive rievocate da Goethe; Hyperæsthesia, percorso di sensi come sensori, affida a nu_be perfume la potente evocazione della memoria attraverso l’odore. Lo iodio dei mari di Mustafa Sabbagh, ed il cromo mediante il quale Milena Altini ammansisce la sua materia prima, incontrano idrogeno elio litio carbonio ossigeno mercurio zolfo, quintessenze anime dei flaconi di nu_be, in tavole olfattive che diventano installazioni site-specific materiche come bitume, nere come catrame, pronte a dialogare con le opere di Mustafa e Milena a partire dalla pelle, ricettore dell’essenza, e da Come Closer, video per nu_be firmato da Mustafa, primordiale, poetico, potente, come solo un odore evocativo di un vissuto sa essere.
Ben venga l’iperestesia, quando predispone all’empatia dei sensi. Poco importa l’ustione, quando sussegue al piacere del bruciare. “L’uomo è un Sole. I sensi sono i suoi pianeti[1]”; in Hyperæsthesia, così come in ogni passione totalizzante, l’unico senso inammissibile sarà il senso di colpa.
Fabiola Triolo
È toccare, per comprendere.
È aspirare, per percepire.
L’hyperæsthesia, megafono amplificatore di uno stimolo, è dolore del senso e delirio dei sensi. E, come tale, è sinestesia totale.
Non potrebbe essere altrimenti, quando la profonda sensorialità della fotografia di Mustafa Sabbagh incontra la profondità sensoriale della scultura di Milena Altini. Guardare e toccare trascendono vista e tatto, per diventare contatto tra arti, empatia tra sensi. Del resto, cos’altro è il reale esperire, se non, come in un fluxus, un sentire totale?
Allo Spazio Bernardelli di Mantova, galleria sui generis ubicata in una corte dal passato nobile, custode di un’affascinante estetica dell’incompiuto fatta di ghiaino, intonaco stratificato e decadenza bohémienne, la pelle - diario privilegiato di ogni processo iperestesico, e matrice comune ad entrambi gli artisti - sedimenta su pareti scrostate e passerelle lignee come una necrosi inversa, un senso antiorario dei sensi.
L’iperestesia della pelle raccontata da Mustafa Sabbagh, puro sensitivo dell’immagine come suo splendido contro-canone mediatico, passa per ritratti di donne guerriere, di donne nere, di donne vere o presunte tali, feline antropomorfe ed ibride raffinate, testimonianze epidermiche di una riscrittura della storia dell’arte attraverso la sua fotografia - riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, ed ipercontemporanea, nella sua visionaria classicità. Donne madri come è madre l’acqua, donne imperscrutabili come imperscrutabile è il mare, al di sotto di una superficie che è pelle, specchio e vita, Mustafa Sabbagh indaga la memoria dei sensi come segno sulla carne, increspatura liquida, odore nella vista, imperfetta perfezione. Il senso di Mustafa per l’arte è la capacità sciamanica di saper rendere i suoi ritratti puri compendi sensoriali, autenticamente meravigliosi nel loro demistificante autismo.
L’iperestesia della pelle raccontata da Milena Altini tocca lo zenit e il nadir di un corpo, dalla testa ai piedi, conferendo nuova vita all’involucro che, per antonomasia, la vita la contiene. Maschere-presagio dall’emozionalità oscura e tappeti-filtro dal gusto ancestrale diventano evocativi messaggeri di storie raccontate tagliando, interconnettendo, intrecciando al macramé infinite strisce di pelle nera, in un atto che evoca potenze aggreganti antiche come un totem, o moderne come un network. Pelle contro pelle, manualità su materia, impronta viva sull'involucro di un corpo che non lo è più, che lo è stato, che è pronto a risorgere - cambiando vita, ma non pelle, il senso di Milena per l’arte è il suo stesso arto, guida e misura di una capacità generatrice che ha la potenza tenera di una madre, il magnetismo catalizzatore di una donna, la lucidità chirurgica di un boia.
L’iperestesia è anche sottile dipendenza alle tossicità, flogosi immune alla sua sottomissione, chimica sensoriale che fa leva sull’istinto, su quelle Affinità Elettive rievocate da Goethe; Hyperæsthesia, percorso di sensi come sensori, affida a nu_be perfume la potente evocazione della memoria attraverso l’odore. Lo iodio dei mari di Mustafa Sabbagh, ed il cromo mediante il quale Milena Altini ammansisce la sua materia prima, incontrano idrogeno elio litio carbonio ossigeno mercurio zolfo, quintessenze anime dei flaconi di nu_be, in tavole olfattive che diventano installazioni site-specific materiche come bitume, nere come catrame, pronte a dialogare con le opere di Mustafa e Milena a partire dalla pelle, ricettore dell’essenza, e da Come Closer, video per nu_be firmato da Mustafa, primordiale, poetico, potente, come solo un odore evocativo di un vissuto sa essere.
Ben venga l’iperestesia, quando predispone all’empatia dei sensi. Poco importa l’ustione, quando sussegue al piacere del bruciare. “L’uomo è un Sole. I sensi sono i suoi pianeti[1]”; in Hyperæsthesia, così come in ogni passione totalizzante, l’unico senso inammissibile sarà il senso di colpa.
Fabiola Triolo
07
settembre 2014
Mustafa Sabbagh / Milena Altini – Hyperæsthesia
Dal 07 al 21 settembre 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO BERNARDELLI
Mantova, Corso Umberto I, 27, (Mantova)
Mantova, Corso Umberto I, 27, (Mantova)
Orario di apertura
Dal mercoledì alla domenica, dalle 16.00 alle 19.30
Vernissage
7 Settembre 2014, h 18
Autore