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Walter Valentini – Promenade dal 1972 al 2014
Trenta due Opere Uniche – Due sculture – Grafiche e Acqueforti
Comunicato stampa
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Il compasso dell’astronomo
Walter Valentini è l’ultimo gran maestro dell’astrazione internazionale. Lo conferma la sua storia, lo dichiara il suo impegno nella ricerca pittorica e grafica, lo esplicitano i risultati della sua lunga militanza creativa e poetica, lo documenta l’intrinseca bellezza dei suoi dipinti, le pregevoli incisioni, le sculture e le grandi installazioni murarie che segnano, indelebilmente, per incontrovertibile originalità, il percorso estetico e iconografico dell’arte contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi. Nell’esercitare il suo pensare pittorico, sembra riunire in sé varie qualità intellettuali. Possiede l’acutezza dell’astronomo che interroga il cielo e rende a noi visibile anche ciò che in apparenza è invisibile. Possiede la saggezza del filosofo che traduce l’inesplicabile riducendolo al comprensibile. La sua mente reagisce all’esatta scienza del numero, alla matematica della misura, così come la sua mano padroneggia il compasso della geometria. Difficile rendere conto di così rigorosa grammatica visiva, di segni e di forme, di materia sensibile e di sostanza spirituale, senza ricorrere al dato storico, al richiamo estetico e al riferimento culturale “alto”. I necessari antefatti alla pittura di Valentini sono l’astrattismo “spirituale” di Kandinsky, di Mondrian e Malevich, quello “eroico” delle origini, delle prime avanguardie purovisibiliste e suprematiste, ma anche l’orfismo di Delaunay, la via tutta italiana di Magnelli, del razionalismo di Radice, Rho, Reggiani, la via di Veronesi, fino a quella “visionaria” di Licini. Per capire la grandezza dell’opera di Valentini bisognerà rifarsi a quei valori, a quei modelli, a quelle poetiche e dinamiche di pensiero; a quei diversi concetti di arte intesa come rappresentazione della dimensione spirituale, delle forme e dell’essere, che vive nell’eterno palpito di un’emozione, nell’inganno di un sogno, nella dinamica logica di un pensiero ricorrente, nella luce abbagliante di un’idea. Nonostante ciò, Valentini è un pittore che non ha mai cercato la via più breve, quella più facile per catturare l’attenzione dello sguardo. Il suo percorso è un percorso solitario, personale, saturo di problematiche estetiche e formali che hanno richiesto, fin dal loro costituirsi, serietà e impegno nella ricerca, conoscenza delle tecniche e padronanza del linguaggio pittorico, avendo sempre presente il fine ultimo di perseguire quella maniera, quella personale cifra stilistica, quell’autonoma sintassi formale che lo qualifica, come dicevamo, fra gli artefici più sinceri e convinti dell’attuale ricerca astratta italiana e internazionale.
Che dire, poi, della struttura morfologica delle opere pittoriche, dove emerge sempre la natura preziosa dei materiali impiegati, l’esecuzione perfetta delle tecniche, quel senso di pulizia e decoro, di misura e di sintesi, che sono il risultato di una forma mentis acquisita dopo un lungo, paziente, tirocinio espressivo, maturato fin dagl’anni della sua formazione “urbinate”. Fatto è che nelle opere di Valentini nulla è lasciato al caso, tutto è frutto di un progetto, di uno studio prestabilito fin nei minimi dettagli; in lui prevale sempre il piacere della bella finitura, l’eleganza della forma, la perfezione della composizione. La natura stessa del colore, dei supporti che sceglie, avviene sempre perché egli ne riconosce e distingue la diversa qualità e funzionalità. Nella scelta dei soggetti, Valentini proietta nella pittura le sue visioni utopiche dello spazio e del tempo, le traiettorie dei suoi pianeti, delle sue costellazioni, delle sue particelle nucleari roteanti nel microcosmo “atomico” di una materia fisica impalpabile; dei suoi corpi celesti lanciati nella stratosfera di un macrocosmo infinito, di aurea, immutabile compostezza. Non a caso, per la composizione delle sue opere Valentini sovente si ispira alla divina proporzione rinascimentale, alla “regola aurea” del
Quattrocento che ben conosceva fin dalle giovanili frequentazioni urbinati. Anche l'interesse per il cielo e la cosmografia ritorna in opere dai titoli emblematici, fra cui emergono Le misure del cielo e le Costellazioni, che suggeriscono il movimento degli astri e le orbite immaginifiche dei pianeti, i cui tracciati delineano i contorni di preziose cartografie celesti, dove lo spazio è segnato dal percorso di misteriose traiettorie ellittiche o circolari, e dove la limitata percezione umana del cosmo non può che catturare l'universo in particelle frammentarie, dove anche il tempo non scorre mai solo in divenire.
Valentini fin dal suo primo operare in ambito astratto – come dimostra esaurientemente questa mostra antologica – fin dai primi dipinti degl’anni Settanta, non poteva sottrarsi al richiamo della tradizione, al fascino che emana l’esigenza di una regola, di un principio ispiratore, che sovrintende ogni sentimento, ogni respiro poetico, ogni afflato creativo che genera la sostanza dell’opera, ponendosi sempre di fronte all’idea di una bellezza che non conosce i limiti e le costrizioni, di una dimensione estetica legata alle formule mimetiche dell’arte figurativa. Per questo, i primi lavori, realizzati a tempera su carta o tela, sono caratterizzati da uno sfondo scuro (polvere di grafite e carbone) dove un universo di pure geometrie astratte si carica di risonanze metafisiche, di forte impatto emotivo. Così come, verso la fine degli anni Settanta inizia ad adottare supporti diversi, come il legno (per la pittura), la carta pregiata (per le incisioni e le illustrazioni) e la parete muraria (per le installazioni ambientali) e gli aspetti più propriamente formali si coniugano con quelli più specificatamente tecnici. Non a caso, in questo periodo si assiste ad un interagire di esperienze grafiche e pittoriche, entrambe sensibili alla definizione delle coordinate spazio-temporali del soggetto rappresentato che, dalla fine degl’anni Settanta, vede l’affermarsi di superfici dominate dal bianco e da un’asciutta concisione espressiva. Tale tendenza tornerà nelle ampie dimensioni dell’intervento ambientale e approderà, negli anni Ottanta, ai grandi cicli pittorici dai temi ormai ricorrenti (le Stanze e i Muri del tempo, la Città del sole e le Città ideali”, le Misure, il cielo). Se in questi cicli lo sfondo delle opere varia dal nero al bianco, negli anni Novanta i colori degli sfondi cambiano nelle diverse sfumature del grigio, dell’azzurro e dell’oro.
Basterà, allora, interrogare il disporsi ordinato di forme primarie, elementari e geometriche, sul perimetro glabro di una sua tela o sulla superficie serica del foglio, per capire come la natura più segreta e intima dell’arte astratta appartenga al suo mondo poetico, al suo modo di intendere il linguaggio visivo. In conclusione, forzando i termini della questione, verrebbe da affermare che Valentini rimane sostanzialmente un artista “classico”, vale a dire un pittore e un incisore che possiede al massimo grado il senso della misura, dell’equilibrio e dell’armonia, come “regole” di un operare creativo controllato, pensato, ragionato e anche quando il movimento, l’instabilità e il dinamismo delle forme sembrano voler indicare l’essenza di una dimensione dionisiaca, presente nei fenomeni dell’universo sensibile, subito il componimento si ricalibra in quell’ordine di cose, di natura apollinea, che rende l’immagine ancor più immutabile e stabile nel tempo, come talvolta sono immutabili e stabili nel tempo non le nostre passioni esistenziali, ma le nostre più umane aspirazioni intellettuali, le nostre idee più sublimi e perfette.
Roberto Budassi
Walter Valentini è l’ultimo gran maestro dell’astrazione internazionale. Lo conferma la sua storia, lo dichiara il suo impegno nella ricerca pittorica e grafica, lo esplicitano i risultati della sua lunga militanza creativa e poetica, lo documenta l’intrinseca bellezza dei suoi dipinti, le pregevoli incisioni, le sculture e le grandi installazioni murarie che segnano, indelebilmente, per incontrovertibile originalità, il percorso estetico e iconografico dell’arte contemporanea dal secondo dopoguerra ad oggi. Nell’esercitare il suo pensare pittorico, sembra riunire in sé varie qualità intellettuali. Possiede l’acutezza dell’astronomo che interroga il cielo e rende a noi visibile anche ciò che in apparenza è invisibile. Possiede la saggezza del filosofo che traduce l’inesplicabile riducendolo al comprensibile. La sua mente reagisce all’esatta scienza del numero, alla matematica della misura, così come la sua mano padroneggia il compasso della geometria. Difficile rendere conto di così rigorosa grammatica visiva, di segni e di forme, di materia sensibile e di sostanza spirituale, senza ricorrere al dato storico, al richiamo estetico e al riferimento culturale “alto”. I necessari antefatti alla pittura di Valentini sono l’astrattismo “spirituale” di Kandinsky, di Mondrian e Malevich, quello “eroico” delle origini, delle prime avanguardie purovisibiliste e suprematiste, ma anche l’orfismo di Delaunay, la via tutta italiana di Magnelli, del razionalismo di Radice, Rho, Reggiani, la via di Veronesi, fino a quella “visionaria” di Licini. Per capire la grandezza dell’opera di Valentini bisognerà rifarsi a quei valori, a quei modelli, a quelle poetiche e dinamiche di pensiero; a quei diversi concetti di arte intesa come rappresentazione della dimensione spirituale, delle forme e dell’essere, che vive nell’eterno palpito di un’emozione, nell’inganno di un sogno, nella dinamica logica di un pensiero ricorrente, nella luce abbagliante di un’idea. Nonostante ciò, Valentini è un pittore che non ha mai cercato la via più breve, quella più facile per catturare l’attenzione dello sguardo. Il suo percorso è un percorso solitario, personale, saturo di problematiche estetiche e formali che hanno richiesto, fin dal loro costituirsi, serietà e impegno nella ricerca, conoscenza delle tecniche e padronanza del linguaggio pittorico, avendo sempre presente il fine ultimo di perseguire quella maniera, quella personale cifra stilistica, quell’autonoma sintassi formale che lo qualifica, come dicevamo, fra gli artefici più sinceri e convinti dell’attuale ricerca astratta italiana e internazionale.
Che dire, poi, della struttura morfologica delle opere pittoriche, dove emerge sempre la natura preziosa dei materiali impiegati, l’esecuzione perfetta delle tecniche, quel senso di pulizia e decoro, di misura e di sintesi, che sono il risultato di una forma mentis acquisita dopo un lungo, paziente, tirocinio espressivo, maturato fin dagl’anni della sua formazione “urbinate”. Fatto è che nelle opere di Valentini nulla è lasciato al caso, tutto è frutto di un progetto, di uno studio prestabilito fin nei minimi dettagli; in lui prevale sempre il piacere della bella finitura, l’eleganza della forma, la perfezione della composizione. La natura stessa del colore, dei supporti che sceglie, avviene sempre perché egli ne riconosce e distingue la diversa qualità e funzionalità. Nella scelta dei soggetti, Valentini proietta nella pittura le sue visioni utopiche dello spazio e del tempo, le traiettorie dei suoi pianeti, delle sue costellazioni, delle sue particelle nucleari roteanti nel microcosmo “atomico” di una materia fisica impalpabile; dei suoi corpi celesti lanciati nella stratosfera di un macrocosmo infinito, di aurea, immutabile compostezza. Non a caso, per la composizione delle sue opere Valentini sovente si ispira alla divina proporzione rinascimentale, alla “regola aurea” del
Quattrocento che ben conosceva fin dalle giovanili frequentazioni urbinati. Anche l'interesse per il cielo e la cosmografia ritorna in opere dai titoli emblematici, fra cui emergono Le misure del cielo e le Costellazioni, che suggeriscono il movimento degli astri e le orbite immaginifiche dei pianeti, i cui tracciati delineano i contorni di preziose cartografie celesti, dove lo spazio è segnato dal percorso di misteriose traiettorie ellittiche o circolari, e dove la limitata percezione umana del cosmo non può che catturare l'universo in particelle frammentarie, dove anche il tempo non scorre mai solo in divenire.
Valentini fin dal suo primo operare in ambito astratto – come dimostra esaurientemente questa mostra antologica – fin dai primi dipinti degl’anni Settanta, non poteva sottrarsi al richiamo della tradizione, al fascino che emana l’esigenza di una regola, di un principio ispiratore, che sovrintende ogni sentimento, ogni respiro poetico, ogni afflato creativo che genera la sostanza dell’opera, ponendosi sempre di fronte all’idea di una bellezza che non conosce i limiti e le costrizioni, di una dimensione estetica legata alle formule mimetiche dell’arte figurativa. Per questo, i primi lavori, realizzati a tempera su carta o tela, sono caratterizzati da uno sfondo scuro (polvere di grafite e carbone) dove un universo di pure geometrie astratte si carica di risonanze metafisiche, di forte impatto emotivo. Così come, verso la fine degli anni Settanta inizia ad adottare supporti diversi, come il legno (per la pittura), la carta pregiata (per le incisioni e le illustrazioni) e la parete muraria (per le installazioni ambientali) e gli aspetti più propriamente formali si coniugano con quelli più specificatamente tecnici. Non a caso, in questo periodo si assiste ad un interagire di esperienze grafiche e pittoriche, entrambe sensibili alla definizione delle coordinate spazio-temporali del soggetto rappresentato che, dalla fine degl’anni Settanta, vede l’affermarsi di superfici dominate dal bianco e da un’asciutta concisione espressiva. Tale tendenza tornerà nelle ampie dimensioni dell’intervento ambientale e approderà, negli anni Ottanta, ai grandi cicli pittorici dai temi ormai ricorrenti (le Stanze e i Muri del tempo, la Città del sole e le Città ideali”, le Misure, il cielo). Se in questi cicli lo sfondo delle opere varia dal nero al bianco, negli anni Novanta i colori degli sfondi cambiano nelle diverse sfumature del grigio, dell’azzurro e dell’oro.
Basterà, allora, interrogare il disporsi ordinato di forme primarie, elementari e geometriche, sul perimetro glabro di una sua tela o sulla superficie serica del foglio, per capire come la natura più segreta e intima dell’arte astratta appartenga al suo mondo poetico, al suo modo di intendere il linguaggio visivo. In conclusione, forzando i termini della questione, verrebbe da affermare che Valentini rimane sostanzialmente un artista “classico”, vale a dire un pittore e un incisore che possiede al massimo grado il senso della misura, dell’equilibrio e dell’armonia, come “regole” di un operare creativo controllato, pensato, ragionato e anche quando il movimento, l’instabilità e il dinamismo delle forme sembrano voler indicare l’essenza di una dimensione dionisiaca, presente nei fenomeni dell’universo sensibile, subito il componimento si ricalibra in quell’ordine di cose, di natura apollinea, che rende l’immagine ancor più immutabile e stabile nel tempo, come talvolta sono immutabili e stabili nel tempo non le nostre passioni esistenziali, ma le nostre più umane aspirazioni intellettuali, le nostre idee più sublimi e perfette.
Roberto Budassi
16
luglio 2014
Walter Valentini – Promenade dal 1972 al 2014
Dal 16 luglio al 16 settembre 2014
arte contemporanea
Location
CA’ PESARO ARTE 2.0
Pesaro, Via Zongo, 45, (Pesaro E Urbino)
Pesaro, Via Zongo, 45, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
Da lunedì a sabato ore 10,30-12,30 e 16,00-19,30
Vernissage
16 Luglio 2014, ore 21,00
Autore
Curatore