Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
28
settembre 2009
fino al 25.X.2009 Eugenio Carmi Ravenna, Mar
bologna
Un poeta d’immagini racconta i luoghi della mente. Cento opere astratte dove il sogno, il pensiero e la riflessione si fondono tra cielo e terra. Attraverso una sublime fusione di colore e geometria...
di Cecilia Ci
È un viaggio che, in un’estasi di forme e cromatismi, induce
alla riflessione e alla catarsi. È il volto dello spirito, filtrato da Eugenio
Carmi (Genova,
1920; vive a Milano) con un linguaggio che, attraverso la forma, rimanda a un’aristotelica
essenza. E dove il racconto è quello del dato interiore e della conoscenza di
chi ha vissuto a lungo nel Mondo delle idee.
È una dimensione di circonferenze sospese, di piani
inclinati, di ombre e luci, di colore, di fasce con diverse sfumature, di
tracciati, di spazi vuoti e mai tali, di quadrati dinamici che stanno in bilico
e ora sono fermi, poi si muovono, spingono, si appoggiano, trafiggono, fuggono,
oltrepassano. E il movimento pare di vederlo: “Tutto intorno a noi è
movimento, anche noi ci siamo messi in movimento”, dice Carmi, l’artista che si nutre
di un’intensa espressività del segno e del colore.
Ci sono tracciati come scarabocchi di bambino nelle prime
opere degli anni ‘40, circonvoluzioni con colori a china. C’è Genova, la sua
città raccontata in modo intimo, un Autoritratto dagli occhi blu, carichi di
passato e futuro. In scena gli Appunti
sul nostro tempo,
laddove il fascino di un titolo ripetuto conduce efficacemente alla poetica di
questo sensibile artista: un “fabbricante di immagini”, come ama definirsi, che alla
domanda “che cos’è la creatività?” rispose: “Invece di uccidere il bisonte, dipingerlo”.
Qui e là, a introdurre quell’esperienza tattile che lo
avvicina all’Informale, fanno capolino brandelli di stoffa e carta amalgamati
al colore: sulla tela, come brandelli di vita, fra gioia e dolore. Altrove è
buio intorno, poi un giornale strappato e una macchia, quasi un cuore rosso che
si apre “come un’urna molle e segreta”: è Rivelazione (1961). E di sorpresa, quasi a testimoniare la sua
conoscenza del metallo e del fuoco, dell’artista chiamato nel 1958 a curare
l’immagine dell’Italsider appare un altorilievo in ferro, che rimanda ai crateri,
alla terra, alla materia che origina le cose tutte.
Catturano l’attenzione quattro Segnali immaginari in plexiglas e luce al neon, dove
il colore ha un cuore che batte e ci prende per mano, per andare là dove il
mondo è geometria, ordine matematico. Ove sono forme come mondi che rimandano
all’infinito, satelliti, luce, orizzonti, dimensioni altre, cubi, sospensioni,
intersezioni. E la significanza è forte.
Sono le opere più recenti, dove i cerchi non hanno un solo
colore, ma bande grigie, gialle, rosse, blu; sono pezzi di arcobaleno come
possibilità che la vita concede. È Ribellione quella di un quadrato rosso dove
la passione vince sulla quiete. È un Triangolo ribelle che s’insinua acuto fra una serie
di fasce grigie e ne modifica l’assetto, oppure è il tracciato di un quadrato
bianco che non c’è. Altrove, ancora un quadrato dall’equilibrio instabile è in
bilico su un letto di bande colorate, come il rischio e l’umana avventura. E il
noumeno si
svela.
C’è, nell’opera di Carmi, un calcolo preciso, un disegno
dell’universo intelligibile: quello di un artista che gioca con il colore e con
una geometria che “sogna”. È il Dialogo sopra i massimi sistemi di un interprete del nostro
tempo.
alla riflessione e alla catarsi. È il volto dello spirito, filtrato da Eugenio
Carmi (Genova,
1920; vive a Milano) con un linguaggio che, attraverso la forma, rimanda a un’aristotelica
essenza. E dove il racconto è quello del dato interiore e della conoscenza di
chi ha vissuto a lungo nel Mondo delle idee.
È una dimensione di circonferenze sospese, di piani
inclinati, di ombre e luci, di colore, di fasce con diverse sfumature, di
tracciati, di spazi vuoti e mai tali, di quadrati dinamici che stanno in bilico
e ora sono fermi, poi si muovono, spingono, si appoggiano, trafiggono, fuggono,
oltrepassano. E il movimento pare di vederlo: “Tutto intorno a noi è
movimento, anche noi ci siamo messi in movimento”, dice Carmi, l’artista che si nutre
di un’intensa espressività del segno e del colore.
Ci sono tracciati come scarabocchi di bambino nelle prime
opere degli anni ‘40, circonvoluzioni con colori a china. C’è Genova, la sua
città raccontata in modo intimo, un Autoritratto dagli occhi blu, carichi di
passato e futuro. In scena gli Appunti
sul nostro tempo,
laddove il fascino di un titolo ripetuto conduce efficacemente alla poetica di
questo sensibile artista: un “fabbricante di immagini”, come ama definirsi, che alla
domanda “che cos’è la creatività?” rispose: “Invece di uccidere il bisonte, dipingerlo”.
Qui e là, a introdurre quell’esperienza tattile che lo
avvicina all’Informale, fanno capolino brandelli di stoffa e carta amalgamati
al colore: sulla tela, come brandelli di vita, fra gioia e dolore. Altrove è
buio intorno, poi un giornale strappato e una macchia, quasi un cuore rosso che
si apre “come un’urna molle e segreta”: è Rivelazione (1961). E di sorpresa, quasi a testimoniare la sua
conoscenza del metallo e del fuoco, dell’artista chiamato nel 1958 a curare
l’immagine dell’Italsider appare un altorilievo in ferro, che rimanda ai crateri,
alla terra, alla materia che origina le cose tutte.
Catturano l’attenzione quattro Segnali immaginari in plexiglas e luce al neon, dove
il colore ha un cuore che batte e ci prende per mano, per andare là dove il
mondo è geometria, ordine matematico. Ove sono forme come mondi che rimandano
all’infinito, satelliti, luce, orizzonti, dimensioni altre, cubi, sospensioni,
intersezioni. E la significanza è forte.
Sono le opere più recenti, dove i cerchi non hanno un solo
colore, ma bande grigie, gialle, rosse, blu; sono pezzi di arcobaleno come
possibilità che la vita concede. È Ribellione quella di un quadrato rosso dove
la passione vince sulla quiete. È un Triangolo ribelle che s’insinua acuto fra una serie
di fasce grigie e ne modifica l’assetto, oppure è il tracciato di un quadrato
bianco che non c’è. Altrove, ancora un quadrato dall’equilibrio instabile è in
bilico su un letto di bande colorate, come il rischio e l’umana avventura. E il
noumeno si
svela.
C’è, nell’opera di Carmi, un calcolo preciso, un disegno
dell’universo intelligibile: quello di un artista che gioca con il colore e con
una geometria che “sogna”. È il Dialogo sopra i massimi sistemi di un interprete del nostro
tempo.
articoli correlati
Carmi e la musica
cecilia ci
mostra visitata il 13 settembre 2009
dal 28 agosto al 25 ottobre 2009
Eugenio Carmi – Armonie dell’invisibile. La bellezza
immaginaria
a cura di Claudio Cerritelli
MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
Via di Roma, 13 – 48100 Ravenna
Orario: martedì, giovedì e venerdì ore 9-13.30 e 15-18; mercoledì e sabato ore 9-13.30;
domenica 15-18
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale, € 20
Info: tel. +39 0544482791; fax +39 0544212092; museodartedellacitta@museocitta.ra.it;
www.museocitta.ra.it
[exibart]