Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
02
ottobre 2009
fino all’11.X.2009 Alberto Garutti Trivero (bi), Fondazione Zegna
torino
Tutti hanno avuto un cane. Si provi allora a sostituirsi a lui. Di vivere, vedere e sentire con le sue percezioni. È l’esperimento di Garutti. Per la seconda tappa di All’aperto, dopo Daniel Buren...
È un esperimento il recente lavoro d’arte pubblica di Alberto
Garutti (Galbiate, Como, 1948; vive a Milano), che esce
nuovamente dagli spazi museali per entrare in relazione con la natura, in
connessione intima con gli spettatori, invitati a fruirne e ad andare verso l’opera,
fino a condividerla.
Un’opera a cielo aperto: sono le semplici panchine che Garutti ha ideato, su
invito dei curatori Barbara Casavecchia e Andrea Zegna, per l’opera permanente
del progetto a cadenza annuale All’aperto, promosso dalla Fondazione Zegna di Trivero.
Non nasconde una sublime partecipazione emotiva quando l’artista racconta come
nascono le proprie opere: “La prima cosa che naturalmente faccio quando mi
viene richiesta una mostra è ‘ascoltare’ il luogo dove essa si svolgerà”, dice Garutti. “Toccare la
sensibilità dei cittadini è per me strumentale… Penso alle opere nelle città
come a organismi viventi, che si adattano al contesto, se ne nutrono, lo usano,
lo masticano e lo trasformano”.
Il risultato è una mappatura sociale del territorio, nata attraverso un
meccanismo di partecipazione che ha visto protagoniste le famiglie di Trivero, insieme
a Eva, Pulce, Sbadiglio, Lampo, Ferro,
Sissi e Otto, Luna. Sono i cani,
quelli che abitano nelle diverse frazioni, scelti, descritti e disegnati dai
bambini di una classe quinta di una scuola primaria locale. Per Garutti i cani
hanno il territorio nel naso e sono una splendida metafora dell’arte: entrambi possiedono
un linguaggio universale, parlano con tutti.
In una lunga conversazione con Barbara Casavecchia e Viktor Misiano
riportata in catalogo, Garutti svela un meccanismo quasi machiavellico. Il cane
è l’esca; il lavoro sono le storie che nasceranno intorno all’opera, il “gossip
positivo”, le
chiacchiere delle persone che su quelle panchine si siederanno, ricordando l’esperienza
condivisa. Il fine sono i cittadini, parte centrale del processo creativo dell’opera,
affinché “diventino veicolo di narrazioni potenzialmente infinite”.
Su ciascuna panchina, come una piccola epigrafe è riportata la stessa
didascalia che dà anche il titolo all’opera: Il cane qui
ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a
loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno.
A completamento dell’installazione permanente, una mostra fotografica temporanea
(Dedicato ai Triveresi, 2009) racconta, come in un’inedita serie di ritratti di
famiglia, l’intima realtà dei cani e dei loro proprietari.
E in ogni scatto la giacca dell’artista, appoggiata casualmente, diventa il
cartiglio su cui Garutti appone la sua firma.
Garutti (Galbiate, Como, 1948; vive a Milano), che esce
nuovamente dagli spazi museali per entrare in relazione con la natura, in
connessione intima con gli spettatori, invitati a fruirne e ad andare verso l’opera,
fino a condividerla.
Un’opera a cielo aperto: sono le semplici panchine che Garutti ha ideato, su
invito dei curatori Barbara Casavecchia e Andrea Zegna, per l’opera permanente
del progetto a cadenza annuale All’aperto, promosso dalla Fondazione Zegna di Trivero.
Non nasconde una sublime partecipazione emotiva quando l’artista racconta come
nascono le proprie opere: “La prima cosa che naturalmente faccio quando mi
viene richiesta una mostra è ‘ascoltare’ il luogo dove essa si svolgerà”, dice Garutti. “Toccare la
sensibilità dei cittadini è per me strumentale… Penso alle opere nelle città
come a organismi viventi, che si adattano al contesto, se ne nutrono, lo usano,
lo masticano e lo trasformano”.
Il risultato è una mappatura sociale del territorio, nata attraverso un
meccanismo di partecipazione che ha visto protagoniste le famiglie di Trivero, insieme
a Eva, Pulce, Sbadiglio, Lampo, Ferro,
Sissi e Otto, Luna. Sono i cani,
quelli che abitano nelle diverse frazioni, scelti, descritti e disegnati dai
bambini di una classe quinta di una scuola primaria locale. Per Garutti i cani
hanno il territorio nel naso e sono una splendida metafora dell’arte: entrambi possiedono
un linguaggio universale, parlano con tutti.
In una lunga conversazione con Barbara Casavecchia e Viktor Misiano
riportata in catalogo, Garutti svela un meccanismo quasi machiavellico. Il cane
è l’esca; il lavoro sono le storie che nasceranno intorno all’opera, il “gossip
positivo”, le
chiacchiere delle persone che su quelle panchine si siederanno, ricordando l’esperienza
condivisa. Il fine sono i cittadini, parte centrale del processo creativo dell’opera,
affinché “diventino veicolo di narrazioni potenzialmente infinite”.
Su ciascuna panchina, come una piccola epigrafe è riportata la stessa
didascalia che dà anche il titolo all’opera: Il cane qui
ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero. Quest’opera è dedicata a
loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno.
A completamento dell’installazione permanente, una mostra fotografica temporanea
(Dedicato ai Triveresi, 2009) racconta, come in un’inedita serie di ritratti di
famiglia, l’intima realtà dei cani e dei loro proprietari.
E in ogni scatto la giacca dell’artista, appoggiata casualmente, diventa il
cartiglio su cui Garutti appone la sua firma.
articoli correlati
Garutti al Maxxi
silvia macchetto
mostra visitata il 19 settembre 2009
dal 19 settembre all’undici ottobre 2009
All’aperto:
Alberto Garutti
a cura di Barbara Casavecchia e Andrea
Zegna
Fondazione Zegna
Via Marconi, 23 – 13835 Trivero (BI)
Catalogo Silvana Editoriale
Info: allaperto@zegna.com;
www.fondazionezegna.org/allaperto
[exibart]
bel progetto.
aspettate, sotto Garutti arriva!!! Intendo arriva tra un po’ il commento di Morsiani / Luca rossi, che spara a zero su garutti sui suoi studenti etc etc
Scoperto!
Luca Rossi ha scritto bel progetto, meno male, non ha sparato a zero.
Mamma mia ce la siamo cavata…., ma gli sarà piaciuto sul serio????
Ma che bravo giorgio, ma sarai giorgio o forse giorgia? Ma il luca rossi di prima non ero io. Quindi chi è luca rossi: chi si firma così o io? Comunque questo progetto è bello, e in linea con l’atteggiamento di garutti, più giovane dei suoi studenti.
ma che noia! Smettetela di fare solo pettegolezzo, e piuttosto controbattete al blog di luca rossi. Sembrate tutti automi rimbecilliti e binari: lui/non lui. Siete la prova vivente che luca rossi ha ragione!