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Rolando Zucchini – Strapaesaggi
Un quadro ci accompagna e vive con noi: diventa mutevole, così come mutevoli sono gli umori di chi lo guarda. Ecco: paesaggi stravolti, straformati, straordinari; insomma: strapaesaggi.
Comunicato stampa
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“Spazio 121”
ospita
“Strapaesaggi”
di
Rolando Zucchini
Strapaesaggi
Da sempre sono stato affascinato dal paesaggio. Esso, a uno sguardo attento e consapevole, e non, per così dire, di sfuggita, offre rimandi, sensazioni e suggestioni. Il paesaggio mi si offre con tutte le sue possibili varianti espressive che mutano ai differenti punti di vista. Sta a me saperne coglierne gli aspetti più confacenti alla mia affinità espressiva, all’istinto naturale che c’è in me; e sta a me saperlo interpretare attraverso un’operazione di astrazione. Ha poco senso, ormai, tentare la sua riproduzione pedissequamente figurativa. A meno che non si desideri rappresentarne esclusivamente la bellezza esteriore, cosa perfettamente lecita e molto ben riuscita nel corso dei secoli nella storia dell’arte, il paesaggio va spiritualizzato per farlo tornare a vivere in una nuova dimensione. Sublimarlo mediante le emozioni che esso suscita. L’artista, messo di fronte a una qualsiasi visione, non può limitarsi a rifarla, a copiarla, ma entrare in essa per coglierne gli aspetti più reconditi, lasciarsi trasportare dal flusso dei pensieri che lo agitano. Un orizzonte non è solo un orizzonte, un orto non è solo un orto, così come il mare e il deserto e il cielo stellato che di notte ci sovrasta. Io li ammiro, li osservo, li interiorizzo, e poi me li dimentico; per ripescarli, quando meno me lo aspetto, nei meandri della mente, e li fo rivivere inconsapevolmente. Da questa operazione di astrazione, le opere non nascono dalla diretta osservazione, puramente empirica, dei dati sensibili, ma dalla riflessione che quei dati ha rielaborato seguendo inclinazioni e attitudini. Un quadro è il mondo circostante meditato e mediato dalla sensibilità di colui che l’ha creato. Il mio sguardo, quindi, non è semplicemente neutro, non si limita all’osservazione della realtà, ma attinge da essa per imbottirmi e caricarmi; poi, non si sa quando, svuotarmi con i gesti sulla tela. In tale procedimento di creazione affino la tecnica, la miglioro, per meglio esprimere ciò che mi sta dentro. Un quadro ne suggerisce un altro e un altro ancora, senza più avvertire il bisogno di guardarmi attorno, perché, dopo il processo di assimilazione, le opere nascono spontanee. Allora, e solo allora, un quadro prende vita. Non è qualcosa di fisso, di statico, di immobile. Un quadro ci accompagna e vive con noi: diventa mutevole, così come mutevoli sono gli umori di chi lo guarda. Ecco: paesaggi stravolti, straformati, straordinari; insomma: strapaesaggi.
ospita
“Strapaesaggi”
di
Rolando Zucchini
Strapaesaggi
Da sempre sono stato affascinato dal paesaggio. Esso, a uno sguardo attento e consapevole, e non, per così dire, di sfuggita, offre rimandi, sensazioni e suggestioni. Il paesaggio mi si offre con tutte le sue possibili varianti espressive che mutano ai differenti punti di vista. Sta a me saperne coglierne gli aspetti più confacenti alla mia affinità espressiva, all’istinto naturale che c’è in me; e sta a me saperlo interpretare attraverso un’operazione di astrazione. Ha poco senso, ormai, tentare la sua riproduzione pedissequamente figurativa. A meno che non si desideri rappresentarne esclusivamente la bellezza esteriore, cosa perfettamente lecita e molto ben riuscita nel corso dei secoli nella storia dell’arte, il paesaggio va spiritualizzato per farlo tornare a vivere in una nuova dimensione. Sublimarlo mediante le emozioni che esso suscita. L’artista, messo di fronte a una qualsiasi visione, non può limitarsi a rifarla, a copiarla, ma entrare in essa per coglierne gli aspetti più reconditi, lasciarsi trasportare dal flusso dei pensieri che lo agitano. Un orizzonte non è solo un orizzonte, un orto non è solo un orto, così come il mare e il deserto e il cielo stellato che di notte ci sovrasta. Io li ammiro, li osservo, li interiorizzo, e poi me li dimentico; per ripescarli, quando meno me lo aspetto, nei meandri della mente, e li fo rivivere inconsapevolmente. Da questa operazione di astrazione, le opere non nascono dalla diretta osservazione, puramente empirica, dei dati sensibili, ma dalla riflessione che quei dati ha rielaborato seguendo inclinazioni e attitudini. Un quadro è il mondo circostante meditato e mediato dalla sensibilità di colui che l’ha creato. Il mio sguardo, quindi, non è semplicemente neutro, non si limita all’osservazione della realtà, ma attinge da essa per imbottirmi e caricarmi; poi, non si sa quando, svuotarmi con i gesti sulla tela. In tale procedimento di creazione affino la tecnica, la miglioro, per meglio esprimere ciò che mi sta dentro. Un quadro ne suggerisce un altro e un altro ancora, senza più avvertire il bisogno di guardarmi attorno, perché, dopo il processo di assimilazione, le opere nascono spontanee. Allora, e solo allora, un quadro prende vita. Non è qualcosa di fisso, di statico, di immobile. Un quadro ci accompagna e vive con noi: diventa mutevole, così come mutevoli sono gli umori di chi lo guarda. Ecco: paesaggi stravolti, straformati, straordinari; insomma: strapaesaggi.
25
aprile 2014
Rolando Zucchini – Strapaesaggi
Dal 25 aprile al 09 maggio 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO 121
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Perugia, Via Armando Fedeli, 121, (Perugia)
Orario di apertura
Da martedì a venerdì dalle 15 alle 19 e per appuntamento
Vernissage
25 Aprile 2014, 18,30
Autore
Curatore