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Mariotti / Mazzeo – m.m.
m.m.
Mostra del collettivo di Amerigo Mariotti e Ignazio Mazzeo
presso BI-BOx Art Space (via Italia, 39) e i negozi dell’ex Palazzo Enel (incrocio tra Via Palazzo di Giustizia e Via Crosa – Biella)
Comunicato stampa
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La mostra m.m. del collettivo Mariotti.Mazzeo si incentra sul tema del gioco e dell'infanzia. Che cosa ci fanno una bianca barchetta di carta, uno yo-yo e delle colorate trottole in una galleria d'arte? Sembra di entrare in una stanza da gioco di bambini, ma i giochi sono troppo grandi, troppo pesanti e troppo ingombranti. L'inventiva degli artisti ha modificato le proporzioni, ingigantito tutto rendendolo eccessivo: quando guardiamo questi grandi giocattoli ne siamo attratti e ne ammiriamo le forme e i colori, ma poi capiamo che con queste sculture non possiamo giocare ed interagire: sono “troppo” in tutto! Non riusciremmo a gestirle!
In fondo ognuno di noi, quando pensa alla propria infanzia e ai propri giochi, tende ad ingigantire tutto, la memoria è spesso traditrice. Quando si è piccoli, tutto sembra enorme e inarrivabile. Ora invece giocattoli di piccole dimensioni che un bambino riesce a maneggiare senza grosse difficoltà si presentano con proporzioni dilatate agli adulti, cosicché il rapporto di misure si rovescia. Allora entriamo in questo gioco perché come dice José Ortega y Gasset “ se invece di prendere sul serio l'arte, la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione”.
Aphelion
Il movimento è l’idea alla base dell’opera, sia per la scelta dei soggetti, le trottole che hanno nella rotazione la loro essenza, sia per la scelta del titolo che richiama al ciclo orbitale che individua il punto più lontano dal centro. Le trottole sono poste al centro della stanza e poggiate su dei dischi di legno anch’essi di forma ellittica autosimilare alla forma complessiva dell’installazione, sviluppando dei microcosmi di relazioni fra ogni singola trottola e il suo disco. Tali interazioni vanno poi a sommarsi nell’installazione totale per formare un universo ludico che crea dinamismo, moltiplicazioni di rotazione e rivoluzione.
Kami Mandyet
La scultura ha la forma di una barchetta di carta. A spiazzare sono le dimensioni e il materiale: lunga quasi tre metri e mezzo e realizzata interamente in ferro cromato. La barchetta è priva del suo mare, sembra un oggetto giunto qui grazie ad un teletrasporto. Il titolo Kami Mandyet unisce due parole che individuano altrettante caratteristiche peculiari dell’opera: la prima, sintetizzata dalla parola “Kami”, che in giapponese vuol dire carta (ma anche Dei) e che insieme alla verbo “Ori” (piegare) va a costituire la parola “Origami”, sottolinea il referente primo di quest’idea installativa, l’origami appunto, scelto come tema principale per il suo valore giocoso che richiama all’infanzia e anche per la sua immediatezza nell’ impatto visivo; Mandyet, cioè il mezzo che accompagnava il Dio Ra nel suo viaggio da oriente a occidente, dall’alba al tramonto. Gli egizi legavano concettualmente il sorgere e il tramontare del Sole al ciclo della vita e della morte, sperando in una resurrezione. Dunque Mandyet è la barca della rinascita, come l'inizio di un nuovo percorso.
Tipped toys
E un’opera che pone il disequilibrio alla base della sua essenza. Con un fermo immagine Tipped toy mette in scena una narrazione presunta: il gioco dello yo-yo che ad un tratto, come spesso accade ai meno esperti, s’interrompe bloccato da qualche impedimento. L’urto che lo sconvolge, il cambiamento morfologico che ne consegue, segnano la fine dei giochi. Considerare la fine e l'interruzione brusca di qualcosa con un atteggiamento triste è cosa comune, ma Tipped toy, grazie al suo carattere ludico, evidenziato anche dal suo cromatismo acceso e dalle sue forme, ricerca l’aspetto positivo della fine, considerandola come cambiamento, come evoluzione positiva. L’istante di rottura, il momento preciso dell’urto, l’interruzione del movimento classico di questo gioco non crea drammaticità ma presuppone la possibilità immediata di riavvolgere il filo e giocare ancora.
In fondo ognuno di noi, quando pensa alla propria infanzia e ai propri giochi, tende ad ingigantire tutto, la memoria è spesso traditrice. Quando si è piccoli, tutto sembra enorme e inarrivabile. Ora invece giocattoli di piccole dimensioni che un bambino riesce a maneggiare senza grosse difficoltà si presentano con proporzioni dilatate agli adulti, cosicché il rapporto di misure si rovescia. Allora entriamo in questo gioco perché come dice José Ortega y Gasset “ se invece di prendere sul serio l'arte, la prendessimo per quel che è, come intrattenimento, un gioco, una diversione, l'opera artistica guadagnerebbe così tutta la sua ammaliante riverberazione”.
Aphelion
Il movimento è l’idea alla base dell’opera, sia per la scelta dei soggetti, le trottole che hanno nella rotazione la loro essenza, sia per la scelta del titolo che richiama al ciclo orbitale che individua il punto più lontano dal centro. Le trottole sono poste al centro della stanza e poggiate su dei dischi di legno anch’essi di forma ellittica autosimilare alla forma complessiva dell’installazione, sviluppando dei microcosmi di relazioni fra ogni singola trottola e il suo disco. Tali interazioni vanno poi a sommarsi nell’installazione totale per formare un universo ludico che crea dinamismo, moltiplicazioni di rotazione e rivoluzione.
Kami Mandyet
La scultura ha la forma di una barchetta di carta. A spiazzare sono le dimensioni e il materiale: lunga quasi tre metri e mezzo e realizzata interamente in ferro cromato. La barchetta è priva del suo mare, sembra un oggetto giunto qui grazie ad un teletrasporto. Il titolo Kami Mandyet unisce due parole che individuano altrettante caratteristiche peculiari dell’opera: la prima, sintetizzata dalla parola “Kami”, che in giapponese vuol dire carta (ma anche Dei) e che insieme alla verbo “Ori” (piegare) va a costituire la parola “Origami”, sottolinea il referente primo di quest’idea installativa, l’origami appunto, scelto come tema principale per il suo valore giocoso che richiama all’infanzia e anche per la sua immediatezza nell’ impatto visivo; Mandyet, cioè il mezzo che accompagnava il Dio Ra nel suo viaggio da oriente a occidente, dall’alba al tramonto. Gli egizi legavano concettualmente il sorgere e il tramontare del Sole al ciclo della vita e della morte, sperando in una resurrezione. Dunque Mandyet è la barca della rinascita, come l'inizio di un nuovo percorso.
Tipped toys
E un’opera che pone il disequilibrio alla base della sua essenza. Con un fermo immagine Tipped toy mette in scena una narrazione presunta: il gioco dello yo-yo che ad un tratto, come spesso accade ai meno esperti, s’interrompe bloccato da qualche impedimento. L’urto che lo sconvolge, il cambiamento morfologico che ne consegue, segnano la fine dei giochi. Considerare la fine e l'interruzione brusca di qualcosa con un atteggiamento triste è cosa comune, ma Tipped toy, grazie al suo carattere ludico, evidenziato anche dal suo cromatismo acceso e dalle sue forme, ricerca l’aspetto positivo della fine, considerandola come cambiamento, come evoluzione positiva. L’istante di rottura, il momento preciso dell’urto, l’interruzione del movimento classico di questo gioco non crea drammaticità ma presuppone la possibilità immediata di riavvolgere il filo e giocare ancora.
11
aprile 2014
Mariotti / Mazzeo – m.m.
Dall'undici aprile al 25 maggio 2014
arte contemporanea
Location
BI-BOx
Biella, Via Italia, 39, (Biella)
Biella, Via Italia, 39, (Biella)
Orario di apertura
Apertura mostra: 12 aprile – 25 maggio 2014
Orari:
presso BI-BOx da mercoledì a sabato dalle 16 alle 19 e sabato anche al mattino dalle 10 alle 12
presso i negozi dell'ex Palazzo Enel sabato e domenica dalle 16 alle 18.30 oppure su appuntamento
Vernissage
11 Aprile 2014, ore 18.00 presso BI-BOx Art Space, ore 19.00 presso i negozi dell'ex Palazzo Enel
Autore
Curatore