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07
ottobre 2009
fino al 13.X.2009 ConiglioViola Milano, Pac
milano
Una rassegna di soli dieci giorni. Un duo con un solo sopravvissuto. Un artista senza una galleria. Una mostra che sembra un riempitivo. Tra girasoli, conigli con le ali, lecca-lecca, videoclip e troppo Photoshop...
di Ginevra Bria
Il comunicato stampa annuncia una mostra
antologica, una rassegna di ConiglioViola (collettivo ormai singolo, composto da
Fabrizio Coniglio, Torino, 1977). Il comunicato promette un percorso “che tocca
tutti i campi della scena artistica contemporanea, dalla video arte alla
fotografia, dalla musica elettronica al teatro sperimentale, dalla net.art alla
performance”. Ma Sono un pirata / Sono un signore, questo il titolo
della kermesse, in vero è una promessa da marinaio.
La mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea
prende titolo e abbrivio da una performance del collettivo, azione nominata Attacco
Pirata alla Biennale di Venezia del 2007. Il duo era sbarcato al Lido,
navigando su una chiatta sulla quale era stato gonfiato e fissato il loro
vessillo, un coniglio viola gigante, dotato di ali e benda monocle. Le foto di questa
breve incursione trionfale sono state stampate, appese e poi messe a riflettere
lungo le vetrate del Pac.
L’allestimento pecca però per grandiosità. Le
foto (cromaticamente amplificate e rese surreali dall’utilizzo di sfocature)
sono state stampate in grandi dimensioni e posizionate, in sospensione, a pelo
libero lungo una piscina bassa; uno specchio acqueo geometrico che riflette e
distorce i soggetti nell’acqua. Peccato, però, che le intenzioni siano state
sopraffatte dalla contingenza: il fondo della vasca, infatti, risulta sconnesso
e mal finito, non riverberando alcun effetto.
La mostra, in teoria una rassegna antologica,
di fatto vanta poche installazioni e un numero di opere esteticamente (troppo)
conciso. Il collettivo, infatti, a oggi rimasto un nome e una persona, più che
sciorinare un parterre crescente di lavori fa emergere il già visto. Da LaChapelle a Bordin, da Chiara Dynys a Cecchini, da Gilbert & George a Tim Burton, le opere in mostra
sono esperimenti sospesi, tentativi giocosi di ricostruzione negativa,
assimilazioni di un mondo già esistente.
La nostalgia e il riso-facile rendono
fotografie e tributi (tra i quali uno dedicato ad Albano e Romina Power) un miscuglio
indeciso che, più che mostrare un sentiero evolutivo formale, risulta uno
stiracchiamento di scenografie limitate, una mescita di territori sovrapposti e
mai significati.
La mostra, che prosegue anche nel piano
mezzano dell’edificio, non rispecchia dunque i toni della rassegna, ma assume
le proporzioni di una prima personale. Nonostante siano già state annunciate
cinquemila presenze, quel che si vede è un breve viaggio visionario (post-settimana-della-moda)
che non arriva alla perentorietà della provocazione.
Nonostante le madonne col volto Pippo Baudo,
le proiezioni chiuse in bara e i conigli assurti a uomini di Leonardo, è bene non prendere
eccessivamente alla lettera le parole dei vari comunicati, che adducono valore
pluridisciplinare a una scelta espositiva di evidente riempitivo.
antologica, una rassegna di ConiglioViola (collettivo ormai singolo, composto da
Fabrizio Coniglio, Torino, 1977). Il comunicato promette un percorso “che tocca
tutti i campi della scena artistica contemporanea, dalla video arte alla
fotografia, dalla musica elettronica al teatro sperimentale, dalla net.art alla
performance”. Ma Sono un pirata / Sono un signore, questo il titolo
della kermesse, in vero è una promessa da marinaio.
La mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea
prende titolo e abbrivio da una performance del collettivo, azione nominata Attacco
Pirata alla Biennale di Venezia del 2007. Il duo era sbarcato al Lido,
navigando su una chiatta sulla quale era stato gonfiato e fissato il loro
vessillo, un coniglio viola gigante, dotato di ali e benda monocle. Le foto di questa
breve incursione trionfale sono state stampate, appese e poi messe a riflettere
lungo le vetrate del Pac.
L’allestimento pecca però per grandiosità. Le
foto (cromaticamente amplificate e rese surreali dall’utilizzo di sfocature)
sono state stampate in grandi dimensioni e posizionate, in sospensione, a pelo
libero lungo una piscina bassa; uno specchio acqueo geometrico che riflette e
distorce i soggetti nell’acqua. Peccato, però, che le intenzioni siano state
sopraffatte dalla contingenza: il fondo della vasca, infatti, risulta sconnesso
e mal finito, non riverberando alcun effetto.
La mostra, in teoria una rassegna antologica,
di fatto vanta poche installazioni e un numero di opere esteticamente (troppo)
conciso. Il collettivo, infatti, a oggi rimasto un nome e una persona, più che
sciorinare un parterre crescente di lavori fa emergere il già visto. Da LaChapelle a Bordin, da Chiara Dynys a Cecchini, da Gilbert & George a Tim Burton, le opere in mostra
sono esperimenti sospesi, tentativi giocosi di ricostruzione negativa,
assimilazioni di un mondo già esistente.
La nostalgia e il riso-facile rendono
fotografie e tributi (tra i quali uno dedicato ad Albano e Romina Power) un miscuglio
indeciso che, più che mostrare un sentiero evolutivo formale, risulta uno
stiracchiamento di scenografie limitate, una mescita di territori sovrapposti e
mai significati.
La mostra, che prosegue anche nel piano
mezzano dell’edificio, non rispecchia dunque i toni della rassegna, ma assume
le proporzioni di una prima personale. Nonostante siano già state annunciate
cinquemila presenze, quel che si vede è un breve viaggio visionario (post-settimana-della-moda)
che non arriva alla perentorietà della provocazione.
Nonostante le madonne col volto Pippo Baudo,
le proiezioni chiuse in bara e i conigli assurti a uomini di Leonardo, è bene non prendere
eccessivamente alla lettera le parole dei vari comunicati, che adducono valore
pluridisciplinare a una scelta espositiva di evidente riempitivo.
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dal 3 al 13 ottobre 2009
ConiglioViola –
Sono un pirata / Sono un signore
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 14 (zona Porta Venezia) – 20121 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 9.30-19.30; giovedì fino alle ore 22.30
Ingresso libero
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0276020400; www.comune.milano.it/pac
[exibart]
complimenti ginevra. finalmente qualcuno che osa scrivere ciò che pensa, ma non solo, anche ciò che si è potuto vedere.
mostra presuntuosa e di poca consistenza. ma lo si sapeva già.
è necessario che qualcuno sottolinei la differenza tra prima personale e retrospettiva.
è possibile dunque organizzare un’antologica al pac semplicemente affittandone gli spazi come location?
se viafarini da anni ha perso tutte le possibilità che aveva di diventare un punto di riferimento per le sperimentazioni dell’arte emergente, e all’hangar bicocca vengono replicati video già digeriti dai più, che posizione vuole assumere milano rispetto anche alla capitale, che in questo ultimo periodo sta dando una gran sferzata all’arte contemporanea?
è necessario che critici e curatori di calibro si impegnino seriamente per lavorare su questa città e non lasciarla in pasto alla moda e al design.
quello che risulta poco consistente è invece proprio questa recensione di Ginevra piena di clichè che invece di illuminare alcuni reali nodi critici di un’esposizione nel complesso interessante e ben riuscita (anche dal punto di vista allestitivo) oltre che premiata dal pubblico, sembra farsi portavoce piuttosto di un clima di diffuso fastidio presso gli addetti ai lavori meneghini nei confronti di qualcuno che si è conquistato uno spazio per il quale tanti sgomitano da anni!
MOSTRA RIDICOLA! niente altro da aggiungere
E’ proprio vero!
un pasticcio “deja vù”…
grande morsiani! qualcuno vuol far passare morsiani per me, e questo è divertentissimo. Ma che poi costui faccia commenti che io sottoscriverei è veramente fenomenale.
io trovo coniglio viola divertente e preferisco l’ironia, i leccalecca e photoshop a chi si prende troppo sul serio con opere mediocri osannate da tutti..vedi tra le mostre del pac la beecroft
Commento al commento… sullo “spazio per cui si sgomiterebbe da anni”
Il PAC vergognosamente:
si AFFITTA…
ovviamente non si potrebbero utilizzare espressioni tanto dirette, ma con i buchi municipali e l’inadeguatezza degli operatori del settore statali…
chi si presenti con un “progetto” sostanziato… facilmente avrà terminato di “sgomitare”… se mai un cotale sgomitio ci sia stato…
Gli artisti di Milano… non considerano il PAC uno spazio cui mirare… esso stesso è squalificato, avendo ospitato nell’ultimo decennio mostre/mostruose… il vero dramma sta qui.. nodalmente- l’unico spazio milanese dedicato all’arte contemporanea, di fatto, NON ESISTE… Poveeraa ITaaaliaa…
un articolo manovrato, intellettualmente disonesto, davvero esagerato per risultare credibile. peccato per exibart appoggiarsi a collaboratori a buon mercato preoccupati solo di servire il sistema. la mostra di coniglio viola è un esperimento affascinante e sorprendente di libertà. sorprendente proprio perchè testimonianza del lavoro di un artista fuori dalle gallerie. un lavoro la cui l’apparente leggerezza apre un varco su una concezione del mondo e della vita che non ha nulla di rassicurante. e ben venga anche l’abilità in photoshop se almeno per una volta anche in arte vediamo qualcosa di tecnicamente ben realizzato!
La retrospettiva racconta efficacemente un crescendo di esperienze che pongono il collettivo (per la cronaca, da duo a “factory” nel prossimo “secondo tempo”) tra i più generosi, creativi e non allineati artisti del nostro panorama.
La recente esperienza a Parigi – dove il progetto Nous deux ha ottenuto larghi consensi – ne ha raffinato la ricerca formale, ferma restando la “giocosità” intrinseca alla filosofia del gruppo. E poi, non è vero che la mostra delude, la mostra ha un appeal pop che piace al pubblico intergenrazionale, ma purtroppo la ormai usurata credenza che il concettuale di brutto aspetto sia ancora così cool, spinge inevitabilmente qualcuno a considerare la retrospettiva troppo leggera, addirittura insignificante, banale, prima ancora di averne approfondito le istanze.
Giratevi un po’ intorno e guardate cosa offre il nostro panorama nazionale …e con la povertà di finanze che ci aspetta, sarà sempre peggio. Bravi quindi ConiglioViola a prospettarci un mondo favolistico e non per questo privo di grottesca perfidia, costruito con pochi soldi e un grande e sapiente lavoro di “photoshop”, produzione di cover e post-produzione video..
Una caro saluto ai detrattori d’InvidiaViola (o viola d’invidia)
ARTISTA FUORI DALLE GALLERIE?? ma quando mai. questo signore sgomita ovunque pur di riuscire ad entrare in una galleria.pur di avere su di sè l’attenzione dei signori dell’arte, o meglio delle signore dell’arte, che si galvanizzano di fronte alla possibilità di poter diventare parte integrante del lavoro di un artista. ha fatto carte false a torino per avere uno studio nella galleria allegretti.per non commentare la galleria in se! ma cosa dite? ABILITA’ IN PHOTOSHOP?? ma qualcuno lo sa chi glieli realizza i lavori? quale leggerezza? di cosa state parlando? L?ARTE DOV?E’??? suvvia non prendiamoci in giro.se è così bravo come dite con photoshop che si dedichi alla grafica..e lì vediamo come se la cava, dal momento che ci sono grafici che in confronto non hanno paragone.
ennesimi soldi spesi invece di investire sulla piacevolezza dell’arte.
Cagate galattiche!
Tanta gente stramba all’inaugurazione, atmosfera kitsch patinata, eco di gesta plateali…lo scopo dell’arte oggi è mostrare l’ego dell’artista che vuol solo far parlare di sé. E’ così: ogni tempo ha l’arte ed i critici che si merita…buon Coniglio a tutti!
“anarchici”…”pirati”…AH AH AH AH
Andata a visitare la mostra solo dopo aver letto la recensione di exibart, ho trovato l’esposizione allestita in maniera quasi impeccabile (a parte la terza stanza un po’ + deboluccia), la sezione allagata del pac è di grande suggestione (peraltro le foto si rispecchiano perfettamente e il pavimento non è per nulla sconnesso). La qualità del lavoro è altissima per artisti così giovani, l’apparente giocosità dei leccalecca e degli effetti video sono in realtà riflesso di una visione estremamente maliconica del mondo (superficiale la Bria nelle sue affermazioni), la ricchezza dei riferimenti culturali e visivi (quelli citati dalla redattrice più molti altri, a parte la Dinys che mi pare non ci azzecchi nulla) è indice di una ricchezza abilmente mascherata dai riferimenti più ammiccanti. Una stroncatura come questa mi pare davvero immotivata, quasi inquietante e lascia molti interrogativi sulla qualità della critica ai tempi del web…
“la critica ai tempi del web”… che c’azzecca il web con la qualità della critica? Allora perchè non la critica ai tempi di Uomini e Donne????
Rispondo a Gianfranca:
il know how che questo signore ha dei software di editing video è altissimo, un’eccellenza. Non è un discorso di mera grafica, c’è di molto di più. Parliamo di After effects e molte altre squisitezze (che mi auguro lei conosca bene, visto che si è permessa di sparare a zero).
Troviamolo un “grafico” che lavora con questa perizia, poi ne riparliamo.
In più aggiungo che non si sta disquisendo di confezione ma di contenuto, focalizziamoci lì piuttosto.
Rispondo a Ginevra Bria:
Calma con le recensioni. Qui secondo me si sta pisciando un pò fuori dal vaso.
Non è in questione se questa sia una retrospettiva una prima mostra personale o che altro, è in questione se il lavoro del pac sia valido o meno. Una recensione, anche solo web, pesa, moltissimo, sul lavoro di una serie di persone. Quelle che per lei sono semplici critiche diventano sassate per altri. E visto che non stiamo parlando di matematica io starei più cauto.
Il giornalista Professionista (che quindi ha sostenuto corso ed esame) dovrebbe aver chiare le implicazioni del mestiere, il codice deontologico del ’98, etc..
Il mio di parere è che tutto sommato il lavoro di questo ex-duo sia valido. Ma non ho la pretesa di infilarmi in questa discussione con la verità assoluta.
Come ci insegna Wittgenstein nel Tractatus:”di etica, estetica e metafisica non è dato parlare in termini logici, quindi è meglio tacere”.
Cordialmente
Giacomo Nicolella Maschietti