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Sergio Sarri – Rainbow Room e altre opere recenti
Sergio Sarri torna ad esporre a Milano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
da un dialogo con Sergio Sarri
Parte I
RAINBOWROOM
A.d'A. Sergio, raccontami come è nata l'idea di questo tuo ciclo recente.
S.S. Dalla parola stessa, cioè dalle due parole che ho fuso insieme: RAINBOWROOM.
A.d'A La stanza arcobaleno?
S.S. O l'arcobaleno in una stanza...insomma, una sorta di realtà fantastica.
A.d'A. La stanza è un tema ricorrente nei tuoi lavori...in più sbaglio o anni fa avevi già realizzato un ambiente con arcobaleni?
S.S. Esatto, ma ora tutto nasce da un'immagine ritagliata, come sono solito fare, da un giornale: ne avevo messo da parte un certo numero raffiguranti scritte al neon, da riproporre nei miei quadri, e questa era la più suggestiva.
A.d'A. Insomma, ritrovandotela tra le mani...ti si 'acceso' qualcosa!
S.S. Mi ha messo in moto una serie infinita di visioni, assonanze, interrogativi...RAINBOWROOM...la possibilità di creare un luogo meraviglioso, ma vivido nelle mie realtà, un luogo dove tutto può accadere.
A.d'A. Una sorta di Wunderkammer, una camera delle meraviglie stipata di oggetti straordinari?
S.S. Si, come quella dove Rodolfo d'Asburgo, l'Imperatoere alchimista di Praga (la Praga magica di Angelo Maria Ripellino), accumulava meraviglie da tutto il mondo, comprese le tele fantastiche dell'Arcimboldo, una installazione ante-litteram che inventava il surrealismo secoli prima di Breton.
A.d'A. In qualche modo tra queste mirabilia vi sarebbero potute rientrare anche le tue opere come artificialia, così particolari per la loro originalità unica, realizzate con tecnica raffinata...
S.S. Grazie, effettivamente vedo le mie stanze come Kammerspiele, teatro di accadimenti, atti unici, fenomeni: ho ritenuto anch'io poter illustrare, in spazi-tele, tutto il rappresentabile.
A.d'A Tutto?
S.S. Tutto: qualcuno, in un momento di megalomania, non ha sostenuto come l'artista sia l'unico essere a poter creare, come Dio, dal nulla l'inesistente?
A.d'A. Te la passo...
S.S. Ad ogni buon conto in queste mie stanze arcobaleni non ce ne sono. Nemmeno uno.
A.d'A. Siamo partiti da un'immagine ritagliata di una scritta per te anonima: ma so che alla fine hai scoperto che una rainbow room esiste davvero.
S.S. Si, e meno male che lo sono venuto a sapere a ciclo terminato, così la realtà non ha contaminato le mie fantasie. Leggendo un racconto di Truman Capote un personaggio, ad un certo punto, esclama qualcosa di simile: "...ah, dalla Rainbow Room, che panorama!". Incuriosito ho fatto una veloce ricerca in internet e salta fuori che la 'mia' scritta campeggia sul Rockfeller Center a New York: è il nome di un ristorante/sala da ballo -allestito in stile liberty nel '34- che dal 65° piano offre una vista mozzafiato sulla metropoli.
A.d'A. Alla fine: un banale locale di ritrovo per ricconi.
S.S. Indubbiamente, anche se lì sono avvenuti avvenimenti meravigliosi, vi hanno girato anche famosi musical -sembra vi volteggino ancora Fred Astaire e Ginger Rogers- ma questa, appunto, è un'altra storia.
Parte II
I SIMULACRI
A.d'A. Sergio, faccio un passo indietro: ti spiace se parliamo un pò dei SIMULACRI?
S.S. E' il titolo del mio ciclo precedente, ma non vorrei dare l'impressione di lavorare a 'scomparti stagni': in realtà la mia ricerca, seppur sempre in divenire, è costante e fedele a certe tematiche.
A.d'A. Torniamo comunque al titolo: Platone contrapponeva alle icone, raffigurazioni del reale senza dissimulazione, i simulacri, rappresentazioni dell'apparenza che pretende essere reale. Ho citato a proposito?
S.S. Si: da sempre i 'poteri forti', che il vero sia trascorso o sia ancora in evoluzione, con dubbia obiettività ne danno notizie di terza mano se non false, ne mitizzano o denigrano la genesi e, sostituendo l'autentico con il verosimile, scalzano il vero a proprio vantaggio.
A.d'A E l'arte? Descrizione fedele o distorta, realismo o surrealismo, insomma, vero o...?
S.S. Oggi, purtroppo, con astratto e concettuale imbalsamati ancora agonizzanti, l'arte produce segni che non significano nulla, privi di sostanza ed oggetto.
A.d'A Ma esiste una produzione di immagine critica del reale e del referenziale, sopra e parallela alla produzione ordinaria, la tua ne è esempio.
S.S. Utilizzo, non per ingannare ma per documentare, il simulacro. Viviamo in un mondo dove si tende a nascondere la realtà e di mascherare al tempo stesso questa sparizione: non ammiriamo David-non-david in Piazza della Signoria, Marcaurelio-non-marcaurelio sul Campidoglio? Le tombe dei Faraoni saranno chiuse e ne saranno create “finte” visitabili come “vere”. E le future generazioni non lo sapranno perchè non vorranno, come le odierne visitano Alamo set cinematografico, scenografica nel deserto, e non l'autentica, inglobata nel centro urbano, perchè amano i simulacri, in primis le Disneylands e gli altri parchi a tema: si sa che sono finti ma vengono fruiti come veri, come la televisione del resto ed il cinema, dove impazzano attori “digitalizzati” o, per finire, le guerre moderne, per le quali non viene comunicata la realtà ma la sua simulazione.
A.d'A. Questa forma di simulazione appare, come ricerca iconografica, in tutti i tuoi lavori: una strategia di deterrenza del reale, neo-reale ed iperreale, dove la futuribile tecnologia accentua le deformità del mondo.
S.S. Marinetti, nel 1915, tra l'altro ipotizzava che gli uomini potranno scrivere utilizzando oggetti in nickel spessi meno di tre centimetri contenenti, nondimeno, centomila pagine.
A.d'A. Inquietante...certo che anche tu, con 'non luoghi' dominati dall'incongruenza da anni avevi anticipato i nostri tempi ed ora che il concetto del “doppio-vero” non viene applicato solo all’uomo o alle macchine, ma anche alle cose, ai luoghi, agli avvenimenti, le tue previsioni fanno vacillare le nostre sicurezze. Gli artisti prevedono il futuro?
S.S. Non so. Certo che, negli anni ottanta, realizzai il ciclo dell'inumano. Sarà tale anche il nostro futuro? Ci sarà un post-umano? Stiamo prendendo questa strada: le macchine diventano e diventeranno sempre più parte di noi e dovremo valutare quanto di ognuno, ibrido di organico, inorganico e neo-organico, sarà divenuto artificiale tramite cibernetica, robotica, nano-bio-geno-tecnologia con una sovrapposizione tra umano e cyborg.
A.d'A L'assurda realtà supera la pittura dell'assurdo di chi, già dagli anni 60', tanto acutamente aveva ipotizzato, criticandolo, non solo il presente ma il futuro prossimo: l'uomo non protagonista ma vittima di una società totalizzante ed estraniante.
S.S. Un modo per rimanere coinvolto nella vita reale anche facendo il pittore.
Parte I
RAINBOWROOM
A.d'A. Sergio, raccontami come è nata l'idea di questo tuo ciclo recente.
S.S. Dalla parola stessa, cioè dalle due parole che ho fuso insieme: RAINBOWROOM.
A.d'A La stanza arcobaleno?
S.S. O l'arcobaleno in una stanza...insomma, una sorta di realtà fantastica.
A.d'A. La stanza è un tema ricorrente nei tuoi lavori...in più sbaglio o anni fa avevi già realizzato un ambiente con arcobaleni?
S.S. Esatto, ma ora tutto nasce da un'immagine ritagliata, come sono solito fare, da un giornale: ne avevo messo da parte un certo numero raffiguranti scritte al neon, da riproporre nei miei quadri, e questa era la più suggestiva.
A.d'A. Insomma, ritrovandotela tra le mani...ti si 'acceso' qualcosa!
S.S. Mi ha messo in moto una serie infinita di visioni, assonanze, interrogativi...RAINBOWROOM...la possibilità di creare un luogo meraviglioso, ma vivido nelle mie realtà, un luogo dove tutto può accadere.
A.d'A. Una sorta di Wunderkammer, una camera delle meraviglie stipata di oggetti straordinari?
S.S. Si, come quella dove Rodolfo d'Asburgo, l'Imperatoere alchimista di Praga (la Praga magica di Angelo Maria Ripellino), accumulava meraviglie da tutto il mondo, comprese le tele fantastiche dell'Arcimboldo, una installazione ante-litteram che inventava il surrealismo secoli prima di Breton.
A.d'A. In qualche modo tra queste mirabilia vi sarebbero potute rientrare anche le tue opere come artificialia, così particolari per la loro originalità unica, realizzate con tecnica raffinata...
S.S. Grazie, effettivamente vedo le mie stanze come Kammerspiele, teatro di accadimenti, atti unici, fenomeni: ho ritenuto anch'io poter illustrare, in spazi-tele, tutto il rappresentabile.
A.d'A Tutto?
S.S. Tutto: qualcuno, in un momento di megalomania, non ha sostenuto come l'artista sia l'unico essere a poter creare, come Dio, dal nulla l'inesistente?
A.d'A. Te la passo...
S.S. Ad ogni buon conto in queste mie stanze arcobaleni non ce ne sono. Nemmeno uno.
A.d'A. Siamo partiti da un'immagine ritagliata di una scritta per te anonima: ma so che alla fine hai scoperto che una rainbow room esiste davvero.
S.S. Si, e meno male che lo sono venuto a sapere a ciclo terminato, così la realtà non ha contaminato le mie fantasie. Leggendo un racconto di Truman Capote un personaggio, ad un certo punto, esclama qualcosa di simile: "...ah, dalla Rainbow Room, che panorama!". Incuriosito ho fatto una veloce ricerca in internet e salta fuori che la 'mia' scritta campeggia sul Rockfeller Center a New York: è il nome di un ristorante/sala da ballo -allestito in stile liberty nel '34- che dal 65° piano offre una vista mozzafiato sulla metropoli.
A.d'A. Alla fine: un banale locale di ritrovo per ricconi.
S.S. Indubbiamente, anche se lì sono avvenuti avvenimenti meravigliosi, vi hanno girato anche famosi musical -sembra vi volteggino ancora Fred Astaire e Ginger Rogers- ma questa, appunto, è un'altra storia.
Parte II
I SIMULACRI
A.d'A. Sergio, faccio un passo indietro: ti spiace se parliamo un pò dei SIMULACRI?
S.S. E' il titolo del mio ciclo precedente, ma non vorrei dare l'impressione di lavorare a 'scomparti stagni': in realtà la mia ricerca, seppur sempre in divenire, è costante e fedele a certe tematiche.
A.d'A. Torniamo comunque al titolo: Platone contrapponeva alle icone, raffigurazioni del reale senza dissimulazione, i simulacri, rappresentazioni dell'apparenza che pretende essere reale. Ho citato a proposito?
S.S. Si: da sempre i 'poteri forti', che il vero sia trascorso o sia ancora in evoluzione, con dubbia obiettività ne danno notizie di terza mano se non false, ne mitizzano o denigrano la genesi e, sostituendo l'autentico con il verosimile, scalzano il vero a proprio vantaggio.
A.d'A E l'arte? Descrizione fedele o distorta, realismo o surrealismo, insomma, vero o...?
S.S. Oggi, purtroppo, con astratto e concettuale imbalsamati ancora agonizzanti, l'arte produce segni che non significano nulla, privi di sostanza ed oggetto.
A.d'A Ma esiste una produzione di immagine critica del reale e del referenziale, sopra e parallela alla produzione ordinaria, la tua ne è esempio.
S.S. Utilizzo, non per ingannare ma per documentare, il simulacro. Viviamo in un mondo dove si tende a nascondere la realtà e di mascherare al tempo stesso questa sparizione: non ammiriamo David-non-david in Piazza della Signoria, Marcaurelio-non-marcaurelio sul Campidoglio? Le tombe dei Faraoni saranno chiuse e ne saranno create “finte” visitabili come “vere”. E le future generazioni non lo sapranno perchè non vorranno, come le odierne visitano Alamo set cinematografico, scenografica nel deserto, e non l'autentica, inglobata nel centro urbano, perchè amano i simulacri, in primis le Disneylands e gli altri parchi a tema: si sa che sono finti ma vengono fruiti come veri, come la televisione del resto ed il cinema, dove impazzano attori “digitalizzati” o, per finire, le guerre moderne, per le quali non viene comunicata la realtà ma la sua simulazione.
A.d'A. Questa forma di simulazione appare, come ricerca iconografica, in tutti i tuoi lavori: una strategia di deterrenza del reale, neo-reale ed iperreale, dove la futuribile tecnologia accentua le deformità del mondo.
S.S. Marinetti, nel 1915, tra l'altro ipotizzava che gli uomini potranno scrivere utilizzando oggetti in nickel spessi meno di tre centimetri contenenti, nondimeno, centomila pagine.
A.d'A. Inquietante...certo che anche tu, con 'non luoghi' dominati dall'incongruenza da anni avevi anticipato i nostri tempi ed ora che il concetto del “doppio-vero” non viene applicato solo all’uomo o alle macchine, ma anche alle cose, ai luoghi, agli avvenimenti, le tue previsioni fanno vacillare le nostre sicurezze. Gli artisti prevedono il futuro?
S.S. Non so. Certo che, negli anni ottanta, realizzai il ciclo dell'inumano. Sarà tale anche il nostro futuro? Ci sarà un post-umano? Stiamo prendendo questa strada: le macchine diventano e diventeranno sempre più parte di noi e dovremo valutare quanto di ognuno, ibrido di organico, inorganico e neo-organico, sarà divenuto artificiale tramite cibernetica, robotica, nano-bio-geno-tecnologia con una sovrapposizione tra umano e cyborg.
A.d'A L'assurda realtà supera la pittura dell'assurdo di chi, già dagli anni 60', tanto acutamente aveva ipotizzato, criticandolo, non solo il presente ma il futuro prossimo: l'uomo non protagonista ma vittima di una società totalizzante ed estraniante.
S.S. Un modo per rimanere coinvolto nella vita reale anche facendo il pittore.
02
aprile 2014
Sergio Sarri – Rainbow Room e altre opere recenti
Dal 02 al 30 aprile 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO ANNUNCIATA
Milano, Via Luca Signorelli, 2, (Milano)
Milano, Via Luca Signorelli, 2, (Milano)
Orario di apertura
lunedì 15.30 - 19.00
da martedì a sabato 10.00-12.30 e 15.30-19.00
Vernissage
2 Aprile 2014, 18.30
Autore
Curatore