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09
ottobre 2009
fino al 30.X.2009 Sea Hyun Lee Milano, Zonca & Zonca
milano
Visione infrarossa e tradizione figurativa orientale. Il contrasto fra la bellezza del paesaggio e un trauma mai affrontato. I valori pittorici come mezzo per esprimere il subconscio del popolo coreano...
“Il
paesaggio non esiste più, perciò devo dipingerlo”. Il paesaggio a cui si riferisce Sea Hyun Lee (Geoje Island, Corea del Sud, 1967; vive a Londra)
è quello percepito indossando occhiali infrarossi, nel corso della sua
esperienza di soldato di stanza nell’area di confine tra le due Coree. Il mondo
visto attraverso quelle lenti presenta un carattere ambiguo e allucinato, dove
la natura è capace di emanare, allo stesso tempo, una straordinaria bellezza e
un senso di tensione e terrore.
L’artista
decide di non rendere quest’esperienza da un punto di vista strettamente
individuale, ma sceglie di adottare le modalità di rappresentazione del
paesaggio attingendo dalla tradizione orientale, in particolar modo dalle
antiche stampe xilografiche.
Non
ci si trova dunque di fronte a una raffigurazione, per utilizzare un termine
del linguaggio cinematografico, “in soggettiva”; alberi, cascate, fiumi,
insenature, foreste e montagne si susseguono “a volo d’uccello”. Rispetto ai
modelli di riferimento, da un punto di vista squisitamente estetico sussistono
due fondamentali differenze: Lee introduce una visione multi-prospettica, che
conferisce ritmo e movimento alla rappresentazione; inoltre i colori utilizzati
sono, in luogo del nero delle tavole tradizionali, il rosso, nelle sue varie
sfumature, e il bianco.
I
paesaggi dell’artista coreano presentano quella tensione propria della visione
infrarossa tra una natura armonica e pacificata e il senso d’angoscia e orrore,
conferito anche dal sapiente e calibrato utilizzo degli spazi bianchi, che s’inseriscono
rendendo la rappresentazione ancor più enigmatica e alienante. Le scelte
estetiche di Lee acquisiscono così un valore storico e psico-sociologico.
L’artista coreano utilizza modalità raffigurative tradizionali per
rappresentare l’unità culturale di una nazione.
Il
rosso e il bianco emergono con forza all’interno di questa rappresentazione
paesistica composta e meticolosa, a significare la presenza del trauma della
guerra civile nel subconscio del popolo coreano. La tragicità dell’evento è
tale da impedirne un’elaborazione razionale, per cui la coscienza collettiva ha
tentato di attuare un procedimento di rimozione.
Tuttavia,
proprio la mancata elaborazione risulta essere la causa del fallimento del
tentativo di rimozione collettiva. Sea Hyun Lee si propone di esprimere con la
sua opera la sofferenza generata da questo fallimento, attraverso la centralità
delle scelte estetiche, capaci di rinviare a una realtà che interessa un intero
Paese.
Si
realizza così un’accurata sintesi tra valori estetici, sociali e psicologici,
dove i primi sono in grado di veicolare i secondi senza cedere a scorciatoie
semplicistiche, ma in maniera meditata ed efficace.
paesaggio non esiste più, perciò devo dipingerlo”. Il paesaggio a cui si riferisce Sea Hyun Lee (Geoje Island, Corea del Sud, 1967; vive a Londra)
è quello percepito indossando occhiali infrarossi, nel corso della sua
esperienza di soldato di stanza nell’area di confine tra le due Coree. Il mondo
visto attraverso quelle lenti presenta un carattere ambiguo e allucinato, dove
la natura è capace di emanare, allo stesso tempo, una straordinaria bellezza e
un senso di tensione e terrore.
L’artista
decide di non rendere quest’esperienza da un punto di vista strettamente
individuale, ma sceglie di adottare le modalità di rappresentazione del
paesaggio attingendo dalla tradizione orientale, in particolar modo dalle
antiche stampe xilografiche.
Non
ci si trova dunque di fronte a una raffigurazione, per utilizzare un termine
del linguaggio cinematografico, “in soggettiva”; alberi, cascate, fiumi,
insenature, foreste e montagne si susseguono “a volo d’uccello”. Rispetto ai
modelli di riferimento, da un punto di vista squisitamente estetico sussistono
due fondamentali differenze: Lee introduce una visione multi-prospettica, che
conferisce ritmo e movimento alla rappresentazione; inoltre i colori utilizzati
sono, in luogo del nero delle tavole tradizionali, il rosso, nelle sue varie
sfumature, e il bianco.
I
paesaggi dell’artista coreano presentano quella tensione propria della visione
infrarossa tra una natura armonica e pacificata e il senso d’angoscia e orrore,
conferito anche dal sapiente e calibrato utilizzo degli spazi bianchi, che s’inseriscono
rendendo la rappresentazione ancor più enigmatica e alienante. Le scelte
estetiche di Lee acquisiscono così un valore storico e psico-sociologico.
L’artista coreano utilizza modalità raffigurative tradizionali per
rappresentare l’unità culturale di una nazione.
Il
rosso e il bianco emergono con forza all’interno di questa rappresentazione
paesistica composta e meticolosa, a significare la presenza del trauma della
guerra civile nel subconscio del popolo coreano. La tragicità dell’evento è
tale da impedirne un’elaborazione razionale, per cui la coscienza collettiva ha
tentato di attuare un procedimento di rimozione.
Tuttavia,
proprio la mancata elaborazione risulta essere la causa del fallimento del
tentativo di rimozione collettiva. Sea Hyun Lee si propone di esprimere con la
sua opera la sofferenza generata da questo fallimento, attraverso la centralità
delle scelte estetiche, capaci di rinviare a una realtà che interessa un intero
Paese.
Si
realizza così un’accurata sintesi tra valori estetici, sociali e psicologici,
dove i primi sono in grado di veicolare i secondi senza cedere a scorciatoie
semplicistiche, ma in maniera meditata ed efficace.
matteo
meneghini
mostra
visitata il 19 settembre 2009
dal
18 settembre al 30 ottobre 2009
Sea
Hyun Lee – Between Red
Zonca & Zonca
Via Ciovasso, 4 (zona Brera) – 20121 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15.30-19.30; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0272003377; fax +39 02572003369; info@zoncaezonca.com; www.zoncaezonca.com
[exibart]