Dopo la pausa di fine anno riparte l'attività di terraferma con la mostra di Luigi Teodosi, un artista marchigiano che ha operato in Italia e all'estero. Nato a Jesi nel ’35, studia a Roma con Gentilini, Guttuso, Mafai e Libero de Libero. Nel '56 si trasferisce a Parigi, dove frequenta assiduamente Severini, Zadikin, Campigli, Achard e Jean Paul Sartre.
Dalla fine del 1958 è in Jugoslavia, dove si impone all’attenzione della critica con una serie di mostre personali a Zagabria, Belgrado, Novi Sad e Rieka.
Tornato in Italia nel 1961, prosegue un metodo di ricerca pittorica in cui si evidenzia “coerenza estrema nell’approfondimento e nella concentrazione del fare artistico”. I suoi lavori sono presentati in rassegne personali e collettive in Italia, Francia, Germania e America. Dal 1966 al 2000 integra la sua ricerca e produzione artistica con l’insegnamento di ‘Decorazione Pittorica’ all'Istituto d'Arte di Ancona.

Teodosi ha proseguito un metodo di ricerca pittorica in cui le stratificazioni della materia usata -quasi sempre la carta - rinviano ad altre sovrapposizioni della memoria, nei livelli distinti e sovrapponibili di coscienza e inconscio. Il gesto di Teodosi su una superficie preparata, è uno strappo alla causalità dell'immagine che ne risulta incidentalmente affiorante e parimenti costruita.
In ogni quadro come in ogni opera di Teodosi c'è sempre una presenza, un segno, una pennellata una traccia di materia, cercata e voluta: è la presenza evocante l'istinto, l'irrazionale, l'inconscio che inevitabilmente sbilancia la composizione ma che, nello stesso tempo, la rende piena di suggestioni emozionali