16 ottobre 2009

fino al 7.II.2010 Cristina Iglesias Milano, Fondazione Pomodoro

 
Diciannove opere di grandi dimensioni invadono la Fondazione Pomodoro. Fra materiali naturali e riproduzioni organiche, l'artista basca alla sua prima personale italiana. Una mostra da visitare con occhio puro...

di

Negli spazi indefinibili della
Fondazione Pomodoro, le diciannove opere di Cristina
Iglesias
(San Sebastian, 1956; vive a
Madrid) si adagiano con estrema eleganza. Per la maggior parte di grandi
dimensioni, i macro-componenti esposti provengono dalla collezione personale
dell’artista e dal Reina Sofía di Madrid, dalla Fundación la Caixa di Barcellona e dalla Galleria Marian
Goodman.
Lo scopo di questo percorso,
curato da Gloria Moure, è quello di transitare lungo la produzione recente di
Iglesias, a partire dall’inizio degli anni ‘90, anni che vedono la nascita e la
progettazione di soffitti pendenti e abitazioni. Da notare, per gli appassionati
della produzione di quest’autrice silenziosa, che a Milano sono esposte anche
opere prodotte site related, per riverberare e sottolineare le aperture spaziali
della Fondazione (vedi la Fontana).
Come sostiene Angela Vettese, nel
presentare la personale, dal titolo Il senso dello spazio: “C’è pensiero e c’è storia
dell’arte e c’è antropologia, nel suo
modus operandi. La sua Arcadia contiene tutte le
riflessioni di Guercino, Poussin e il classicismo su questo luogo complesso
della mente; il suo modo di concepire i materiali è aperto a tutto,
dall’eredità del
combine
painting quella dell’object trouvé, Cristina Iglesias - Untitled - 2002-08 - serigrafia su rame - photo Dario Tettamanzidall’uso classico della fusione alla libertà offerta
dalla resina, dall’acciaio, dal cemento. Le sue opere non includono mai la
rappresentazione dell’uomo ma sono sempre centrate sull’umano, una presenza
evocata a ogni passo”.

La mostra, dato il carico di
materia e la collocazione organica nello spazio, si presenta fin da subito nella sua
interezza, mettendo in risalto l’architettura degli elementi come strategia per
esplorare forme e colori, trasparenze e metalli, riflessi ed energie, luci e residui
alchemici. L’esposizione permette allo spettatore di compiere meditate
circonlocuzioni nella casa della scultura e negli spazi creati da Cristina
Iglesias, facendo emergere, al tempo stesso, un viaggio storico nell’evoluzione
delle diverse formule plastiche, tra gli anni ‘80 e ‘90.
Cristina Iglesias, infatti, nella
sua opera intreccia indissolubilmente la forma, e la presenza dell’oggetto
nello spazio, con i materiali provenienti dall’etimo della scultura, dalle radici che
affondano nel Barocco, nell’Arte Povera, nella Land Art e, per certi versi,
anche nel Minimalismo.
Tra giardini e architetture,
tradizioni e illusioni, lo spettatore si trova a varcare parecchie soglie,
indici invisibili di giardini di passaggio, camminamenti non-conclusi e spessi
frutti della tecnica. La realtà, spesso cupamente rappresentata da quest’artista
basca, ne Il senso dello spazio diventa un percorso strutturato e incanalato, mettendo in
mostra pergole e budelli fra muri di piante, supporti utili a diffondere il
rumore dell’acqua.
Cristina Iglesias - Untitled - 1990 - cemento, alluminio e vetro rosso - photo Dario Tettamanzi
Ogni sciabordio è portato da una
fontana naturale. Una fontana che, presa dalla vegetazione, sale di quota in
quota, nell’alto del volume della Fondazione, spingendo sempre l’occhio verso
un altrove di
purezza.

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Iglesias alla Whitechapel

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mostra visitata il 29 settembre 2009


dal 30 settembre 2009 al 7 febbraio 2010
Cristina Iglesias – Il senso dello spazio
a cura di
Gloria Moure
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Via Solari, 35 (zona Tortona) – 20144 Milano
Orario: da mercoledì a domenica ore 11-18 (ultimo ingresso ore 17); giovedì ore
11-22 (ultimo ingresso ore 21)
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo FAP-Ediciones Polígrafa S. A.
Info: tel. +39 0289075394; info@fondazionearnaldopomodoro.it;
www.fondazionearnaldopomodoro.it

[exibart]


1 commento

  1. l’ inserimento della natura in un contesto architettonico lineare come quello della fondazione pomodoro è un interessantissimo contrasto. Per non parlare dei passaggi sotto i labirinti intrecciati e i giochi di luce sul corpo di chi intraprende il percorso attraverso l’opera. Bello.

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