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Luisa Fontalba / Ida Rosa Scotti – Respiri di Luce
Dipinti di Luisa Fontalba e sculture di Ida Rosa Scotti in dialogo tra loro
Comunicato stampa
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Respiri di luce
Non potrebbero sembrare più diverse, a una prima visione, le opere di Luisa Fontalba e di Ida Rosa Scotti: Luisa si muove entro la pittura, con i gesti rapidi e fluidi dell’acquerello. Fa della velocità d’esecuzione il segreto del suo lavoro, quel penetrare nell’opera, dentro il suo ritmo di forme e colori, per condurre il percorso germinativo e fluido dell’acqua fino ai limiti del foglio, in una sorta di horror vacui caleidoscopico. Ida invece ha i tempi più lenti e riflessivi della scultura: agisce in punta di piedi, sottovoce, per non togliere più di quanto sia necessario levare, per scovare tracce nascoste nelle pietre: fossili, impronte, venature; Luisa lavora non già col colore, ma nel colore: si muove all’interno di sfumature, di sinfonie cromatiche, di esplosioni timbriche. La monocromia delle pietre di Ida Rosa Scotti invece vibra di chiaroscuri, di passaggi luminosi e di zone d’ombra, di convessità rivelatrici e di concavità misteriche.
Ma c’è, in queste due ricerche, un denominatore comune, ed è la luce.
È a partire da un nucleo di luce che si organizzano le opere di Fontalba: tutte gravitano intorno a un centro, che negli ultimi lavori è un albedo lattiginoso e fluorescente da cui partono movimenti di colore che riempiono tutta la superficie. Nel ciclo dedicato all’acqua, tutto orchestrato su tonalità blu e argentee, paiono udirsi rumori bianchi di gocciolii e vapori, fruscii di alghe, sciabordii e scrosci di piogge. Si annusano odori di salsedine e di cloro, di muschio e di salmastro. Si immaginano guizzi di pesci e di piante, e atomi di idrogeno e di ossigeno danzanti. La luce qui è qualità dell’acqua, è rifrazione, è riflesso cangiante. Talvolta il nero con cui Fontalba puntella i suoi lavori – che si tratti di larghe pause o di segni veloci – sembra in antitesi con la luce. Ma a guardare bene, questo è un nero luminoso, è un nero liquido, in movimento, spinto dalla stessa forza che muove gli altri colori. E che è una forza fatta di luce che pulsa e che respira.
La luce invece filtra nelle sculture di Ida Rosa Scotti attraverso tagli, fenditure, aperture. La luce è lo spazio bianco e vuoto dell’attesa, della speranza che precede l’incontro, del rimpianto che segue il distacco. Nelle sue sculture infatti, con forme astratte e semplificate, Ida parla dell’uomo. Un uomo guerriero, impegnato a combattere la battaglia della vita. Marte in lotta con l’altro da sé e con l’altro in sé, protetto da corazze generate dal suo corpo, come una perla che si compie per difesa. Marte che cerca l’altro in un tentativo di abbraccio, di dialogo. Ma che in questo abbraccio, in questo dialogo, soccombe e soffoca. Sbrana e viene sbranato. Ma da qui, da questa pausa di spazio tra incontro e scontro, passa la luce, da qui entra l’aria. Da questa terra di nessuno, da questa zolla sospesa tra fiducia e rancore, la lama di luce si fa sguardo che cerca un’altra occasione. Si fa spiraglio, respiro.
Respiri di luce. Perché il respiro è dentro queste opere. In quelle di Luisa Fontalba si tratta di un respiro cosmico, di un respiro panico: è il fiato del mare, è il sibilo del cielo. È il respiro di spazi ampi e naturali, è il respiro del mondo prima dell’uomo. Nelle sculture di Ida Rosa Scotti il respiro è cardiaco e ventricolare. È l’affanno, è la narice pulsante, è il cuore che batte. È il respiro dell’uomo prima del mondo.
Respiri di luce perché queste opere paiono schiudersi nell’attimo stesso in cui le si guarda. Ci sono infatti lavori che l’occhio non sorprende, altri – come quelli di Fontalba e Scotti – che attendono l’epifania di uno sguardo per svelarsi, per aprirsi, per dirsi. E facendolo prendono vita – vengono alla luce – e trascorrono e cambiano. Come cambia l’uomo, come cambia il mondo.
Cinzia Bollino Bossi
Non potrebbero sembrare più diverse, a una prima visione, le opere di Luisa Fontalba e di Ida Rosa Scotti: Luisa si muove entro la pittura, con i gesti rapidi e fluidi dell’acquerello. Fa della velocità d’esecuzione il segreto del suo lavoro, quel penetrare nell’opera, dentro il suo ritmo di forme e colori, per condurre il percorso germinativo e fluido dell’acqua fino ai limiti del foglio, in una sorta di horror vacui caleidoscopico. Ida invece ha i tempi più lenti e riflessivi della scultura: agisce in punta di piedi, sottovoce, per non togliere più di quanto sia necessario levare, per scovare tracce nascoste nelle pietre: fossili, impronte, venature; Luisa lavora non già col colore, ma nel colore: si muove all’interno di sfumature, di sinfonie cromatiche, di esplosioni timbriche. La monocromia delle pietre di Ida Rosa Scotti invece vibra di chiaroscuri, di passaggi luminosi e di zone d’ombra, di convessità rivelatrici e di concavità misteriche.
Ma c’è, in queste due ricerche, un denominatore comune, ed è la luce.
È a partire da un nucleo di luce che si organizzano le opere di Fontalba: tutte gravitano intorno a un centro, che negli ultimi lavori è un albedo lattiginoso e fluorescente da cui partono movimenti di colore che riempiono tutta la superficie. Nel ciclo dedicato all’acqua, tutto orchestrato su tonalità blu e argentee, paiono udirsi rumori bianchi di gocciolii e vapori, fruscii di alghe, sciabordii e scrosci di piogge. Si annusano odori di salsedine e di cloro, di muschio e di salmastro. Si immaginano guizzi di pesci e di piante, e atomi di idrogeno e di ossigeno danzanti. La luce qui è qualità dell’acqua, è rifrazione, è riflesso cangiante. Talvolta il nero con cui Fontalba puntella i suoi lavori – che si tratti di larghe pause o di segni veloci – sembra in antitesi con la luce. Ma a guardare bene, questo è un nero luminoso, è un nero liquido, in movimento, spinto dalla stessa forza che muove gli altri colori. E che è una forza fatta di luce che pulsa e che respira.
La luce invece filtra nelle sculture di Ida Rosa Scotti attraverso tagli, fenditure, aperture. La luce è lo spazio bianco e vuoto dell’attesa, della speranza che precede l’incontro, del rimpianto che segue il distacco. Nelle sue sculture infatti, con forme astratte e semplificate, Ida parla dell’uomo. Un uomo guerriero, impegnato a combattere la battaglia della vita. Marte in lotta con l’altro da sé e con l’altro in sé, protetto da corazze generate dal suo corpo, come una perla che si compie per difesa. Marte che cerca l’altro in un tentativo di abbraccio, di dialogo. Ma che in questo abbraccio, in questo dialogo, soccombe e soffoca. Sbrana e viene sbranato. Ma da qui, da questa pausa di spazio tra incontro e scontro, passa la luce, da qui entra l’aria. Da questa terra di nessuno, da questa zolla sospesa tra fiducia e rancore, la lama di luce si fa sguardo che cerca un’altra occasione. Si fa spiraglio, respiro.
Respiri di luce. Perché il respiro è dentro queste opere. In quelle di Luisa Fontalba si tratta di un respiro cosmico, di un respiro panico: è il fiato del mare, è il sibilo del cielo. È il respiro di spazi ampi e naturali, è il respiro del mondo prima dell’uomo. Nelle sculture di Ida Rosa Scotti il respiro è cardiaco e ventricolare. È l’affanno, è la narice pulsante, è il cuore che batte. È il respiro dell’uomo prima del mondo.
Respiri di luce perché queste opere paiono schiudersi nell’attimo stesso in cui le si guarda. Ci sono infatti lavori che l’occhio non sorprende, altri – come quelli di Fontalba e Scotti – che attendono l’epifania di uno sguardo per svelarsi, per aprirsi, per dirsi. E facendolo prendono vita – vengono alla luce – e trascorrono e cambiano. Come cambia l’uomo, come cambia il mondo.
Cinzia Bollino Bossi
11
marzo 2014
Luisa Fontalba / Ida Rosa Scotti – Respiri di Luce
Dall'undici al 27 marzo 2014
arte contemporanea
Location
SPAZIO PESTALOZZI
Milano, Via Giovanni Enrico Pestalozzi, 10, (Milano)
Milano, Via Giovanni Enrico Pestalozzi, 10, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 19 e su appuntamento
Vernissage
11 Marzo 2014, h 18
Autore
Curatore