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Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa). Migrazioni d’autore
La mostra nasce da una riflessione sul fil rouge che unisce Venezia alle sue Alpi e sul rapporto fra memoria, legame con la propria terra e arte. Migrazioni intellettuali sono stati gli spostamenti di quelle genti che lasciando le montagne natie ne portavano con sè il ricordo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 20 febbraio alle ore 18 l’Officina delle Zattere riapre i battenti con due importanti iniziative, che dureranno fino al 23 marzo.
“Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa). Migrazioni d’autore” nasce da una riflessione sul fil rouge che unisce Venezia alle sue Alpi, sul rapporto fra memoria, legame con la propria terra e arte, sui legami degli abitanti del Bellunese con “la pietra, il legno e l’acqua, i tre principali elementi alchemici delle Dolomiti (che) diventano anche i fattori determinanti della loro storia”, come scrive la curatrice Roberta Semeraro.
Migrazioni intellettuali sono stati gli spostamenti di quelle genti che, per proseguire gli studi o esercitare le professioni, abbandonavano le montagne portandone il ricordo con sé. In mostra si potranno ammirare quindi sculture di Augusto Murer, nativo di quei luoghi, che ha sempre ricordato la breve ma fondamentale collaborazione con Arturo Martini avvenuta proprio a Venezia, e di suo figlio Franco Murer, che studiò presso l’Accademia delle Arti di Venezia. Accanto, le opere di Dino Buzzati: originario di Belluno e stabilitosi a Milano, quando ebbe l’occasione di rappresentare piazza Duomo, dipinse la monumentale chiesa gotica sotto le spoglie di una cattedrale di roccia dolomitica e la piazza stessa come una verde valle.
Migrazioni si possono definire anche i percorsi degli artisti che s’incamminano sui sentieri della conoscenza, mantenendo vivo il ricordo delle loro origini. Franco Fiabane, confrontandosi con le più moderne tendenze plastiche, ha preservato quel rapporto esclusivo con la pietra e con il legno de i suoi boschi, con le sue montagne e la grande tradizione dell’artigianato; Isabella Bona, Barbara Taboni, Raul Rabattin e Giacomo Roccon, che rappresentano l’ultima generazione di artisti che vivono nelle Dolomiti, perseguono le loro intime ricerche artistiche nel silenzio delle montagne: per loro, figli dell’era tecnologica e digitale, lo spostamento fisico non è più indispensabile per raggiungere altri luoghi del sapere.
Altre presenze in mostra evocano i forti legami con la memoria del territorio, dal lavoro dei fotografi del Collettivo Thema (Annamaria Belloni, Daniele Cinciripini, Marco Rigamonti) agli oggetti presentati dal Museo della Pietra e degli Scalpellini di Castellavazzo e dal Museo degli Zattieri del Piave di Codissago.
La mostra è promossa da Fondazione Vajont, con la partecipazione del Museo Etnografico degli Zattieri del Piave e del Museo della Pietra e degli Scalpellini e il patrocinio di Regione del Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Belluno e Provincia di Pordenone, Comune di Erto e Casso, Comune di Longarone, Comune di Vajont.
“Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa). Migrazioni d’autore” nasce da una riflessione sul fil rouge che unisce Venezia alle sue Alpi, sul rapporto fra memoria, legame con la propria terra e arte, sui legami degli abitanti del Bellunese con “la pietra, il legno e l’acqua, i tre principali elementi alchemici delle Dolomiti (che) diventano anche i fattori determinanti della loro storia”, come scrive la curatrice Roberta Semeraro.
Migrazioni intellettuali sono stati gli spostamenti di quelle genti che, per proseguire gli studi o esercitare le professioni, abbandonavano le montagne portandone il ricordo con sé. In mostra si potranno ammirare quindi sculture di Augusto Murer, nativo di quei luoghi, che ha sempre ricordato la breve ma fondamentale collaborazione con Arturo Martini avvenuta proprio a Venezia, e di suo figlio Franco Murer, che studiò presso l’Accademia delle Arti di Venezia. Accanto, le opere di Dino Buzzati: originario di Belluno e stabilitosi a Milano, quando ebbe l’occasione di rappresentare piazza Duomo, dipinse la monumentale chiesa gotica sotto le spoglie di una cattedrale di roccia dolomitica e la piazza stessa come una verde valle.
Migrazioni si possono definire anche i percorsi degli artisti che s’incamminano sui sentieri della conoscenza, mantenendo vivo il ricordo delle loro origini. Franco Fiabane, confrontandosi con le più moderne tendenze plastiche, ha preservato quel rapporto esclusivo con la pietra e con il legno de i suoi boschi, con le sue montagne e la grande tradizione dell’artigianato; Isabella Bona, Barbara Taboni, Raul Rabattin e Giacomo Roccon, che rappresentano l’ultima generazione di artisti che vivono nelle Dolomiti, perseguono le loro intime ricerche artistiche nel silenzio delle montagne: per loro, figli dell’era tecnologica e digitale, lo spostamento fisico non è più indispensabile per raggiungere altri luoghi del sapere.
Altre presenze in mostra evocano i forti legami con la memoria del territorio, dal lavoro dei fotografi del Collettivo Thema (Annamaria Belloni, Daniele Cinciripini, Marco Rigamonti) agli oggetti presentati dal Museo della Pietra e degli Scalpellini di Castellavazzo e dal Museo degli Zattieri del Piave di Codissago.
La mostra è promossa da Fondazione Vajont, con la partecipazione del Museo Etnografico degli Zattieri del Piave e del Museo della Pietra e degli Scalpellini e il patrocinio di Regione del Veneto e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Belluno e Provincia di Pordenone, Comune di Erto e Casso, Comune di Longarone, Comune di Vajont.
20
febbraio 2014
Dalle Dolomiti a Venezia (e viceversa). Migrazioni d’autore
Dal 20 febbraio al 23 marzo 2014
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
OFFICINA DELLE ZATTERE
Venezia, Fondamenta Nani, 947, (Venezia)
Venezia, Fondamenta Nani, 947, (Venezia)
Orario di apertura
da mercoledi a domenica, dalle 11:00 alle 19:00
Vernissage
20 Febbraio 2014, ore 18:00
Autore