Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Ceal Floyer
Con rigorosa semplicità, sottile ironia e consapevolezza dell’assurdo, i lavori di Floyer fanno vacillare la percezione di ciò che sembra familiare. Nelle sue opere oggetti della quotidianità, cose e situazioni semplici, capovolgono le aspettative iniziali dello spettatore e aprono logiche alternative al confine tra visione, realtà e linguaggio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Museion presenta
Ceal Floyer
Inaugurazione venerdì 31 gennaio 2014, ore 19. L’artista sarà presente.
a cura di Letizia Ragaglia
Durata mostra 01/02-04/05/2014
Museion apre il programma espositivo 2014 con una personale di Ceal Floyer. L’artista britannica, berlinese d’adozione, classe 1968, dalla metà degli anni novanta ha esposto con continuità in musei, mostre e gallerie di tutto il mondo - tra le partecipazioni si ricorda la Biennale di Venezia (2009), la Biennale di Singapore nel
2011 e dOCUMENTA (13) nel 2012. Nel 2009 le è stato conferito il Nam June Paik Art Center Prize, mentre nel 2007 è stata insignita del Preis der Nationalgalerie für junge Kunst, Berlin.
Con rigorosa semplicità, sottile ironia e consapevolezza dell’assurdo, i lavori di Floyer fanno vacillare la percezione di ciò che sembra familiare. Nelle sue opere oggetti della quotidianità, cose e situazioni semplici,
capovolgono le aspettative iniziali dello spettatore e aprono logiche alternative al confine tra visione, realtà e linguaggio. L’artista, che aveva partecipato alla mostra “Light Lab” nella precedente sede di Museion, nel 2005, si confronta ora, in una mostra personale, con il vasto spazio del quarto piano nel nuovo edificio. Sono
tredici i lavori esposti tra video, installazioni e fotografie provenienti da collezioni pubbliche e private, tra cui anche un’opera nata per l’occasione, “Blick”. Lo spazio di Museion Passage al piano terra è coinvolto nel progetto espositivo con l’installazione “Do Not Remove”, 2011.
Trasparenza, vastità, paesaggio mozzafiato: uno spazio espositivo cosi “presente” come quello di Museion indurrebbe a pensare a interventi artistici di forte impatto per essere bilanciato, come del resto hanno messo in atto, in passato, altri artisti. Nulla di tutto ciò in Floyer. Che all’imponenza dello spazio contrappone
l’impercettibilità, la leggerezza e l’immancabile ironia che caratterizza la sua opera, per una mostra giocata sulla chiarezza e sull’ovvietà di ciò che si vede.
Interventi sottili e impercettibili, quasi segreti– alla grandiosità del paesaggio che filtra dalle vetrate di Museion Floyer risponde con il paradosso del nuovo lavoro “Blick”, 2014, (sguardo). Minuscoli angoli autoadesivi, come quelli dei comuni album di fotografie, sono applicati sugli angoli di ogni pannello che
compone la grande vetrata di Museion. Ecco che con un semplice gesto Floyer spiazza ironicamente le
nostre abitudini visive.
“Un tiro alla fune narrativo tra le opere d’arte e lo spazio” – così definisce Sergio Edelsztein nel suo saggio in catalogo le opere di Ceal Floyer a Museion. Anche la luminosità dello spazio del quarto piano è messa in scacco dall’installazione Overhead Projection (2006) dalla collezione Museion, in cui l’immagine di una lampadina “pende” dal soffitto. L’immagine proviene da un proiettore per lucidi, sulla cui superfice giace
fisicamente l’originale capovolto. La proiezione non aggiunge quindi nessuna luminosità all’ambiente, ma tematizza invece efficacemente l’abbondanza di luce in uno spazio espositivo, causa di difficoltà nella conservazione di alcune tipologie di opere d’arte ed ostacolo alla corretta visibilità di altre. Esplorare gli interstizi tra visione, realtà e linguaggio: in questo senso, i titoli sono una chiave essenziale
per comprendere e apprezzare i lavori di Floyer. Gli oggetti, scelti da Floyer attraverso l’operazione duchampiana del ready made, grazie al titolo acquisiscono significato e perfino una vita propria. È quanto avviene nell’installazione “Scale” (2007), opera place spefic, ovvero che si adatta di volta in volta allo spazio espositivo. In questa “scala” sui generis ogni gradino è infatti un altoparlante, che emana un suono ritmico. Ne nasce quella che possiamo definire una “onomatopea audiovisiva”, in cui forma e
suono inducono a vedere una scala che viene salita e discesa. Parallelamente, la successione di suoni
suggerisce non solo una “scala musicale”, ma un senso di maestosità. Il linguaggio e le sue aspettative sono tematizzate anche in “Do not remove”, 2011, esposto al piano terra di Museion. L’installazione consiste in un cartello con la scritta “non rimuovere/nicht entfernen” – adattata per Bolzano nelle lingue italiana e tedesca. L’indicazione è però contraddetta da una serie di fori su gran parte della parete, che fanno invece pensare a cartelli rimossi. L’allusione a una qualche forma di disubbidienza è amplificata
dal fatto che il lavoro viene esposto per la prima volta in un luogo pubblico.
I lavori di Floyer esigono attenzione e concentrazione da parte del visitatore – talvolta anche una buona dose di pazienza. È quanto avviene in “Drop” (2013), esposto per la prima volta a Museion. Nel video semplici gocce d’acqua sullo sfondo di un paesaggio crepuscolare sembrano in procinto di cadere – l’imminenza della caduta invita il visitatore a fermare lo sguardo, ad attendere. La parola “drop” a cui allude il titolo potrebbe infatti manifestarsi come azione – pensiamo al verbo inglese “cadere” – o anche
limitarsi a rimanere com’è – ovvero una “goccia”.
Talvolta i lavori di Floyer sembrano voler metter in atto un gioco a nascondino con i visitatori, fatto di significati e immagini, aspettative contraddette e certezze negate in cui si aprono nuovi modi di percepire cose e situazioni quotidiane. Il visitatore è invitato ad avere un suo ruolo nell’attribuire un significato alle opere e al loro comportamento nello spazio – in questo senso Floyer afferma in modo ironico “Non c’è bisogno di realizzare altri lavori, quando è più interessante fare nuove mostre con quelli
già esistenti”.
Ad un occhio distratto potrebbero sfuggire “Exit” 2006, comunissimo cartello con uscita di emergenza
applicato semplicemente all’uscita della porta o “Meeting Point”, 2013. Questo segnale simile a quello di punto d’incontro in edifici pubblici affollati come stazioni e aeroporti, può apparire come un paradosso all’interno di una galleria d’arte contemporanea, a tutt’altro rischio che quello di affollamento. Muoversi in quel territorio mentale indefinibile tra la visione, realtà e percezione: è quanto avviene nel “dittico” “Half Full” e “Half Empty”, 1999. Nelle fotografie –tratte da due negativi dello stesso soggetto- lo stesso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto è rappresentato in due opere distinte, esposte insieme, ma separate, che costringono quindi il visitatore ad un ironico esercizio di déjà vu. “Nello spazio trasparente di Museion Ceal Floyer porta, attraverso diversi lavori, ulteriore luce, uno dei suoi elementi preferiti: la luminosità come metafora per “fare luce” su alcuni dettagli percettivi del nostro quotidiano. L’invito a intraprendere logiche altre di comprensione e di percezione è esteso a tutti i
visitatori della mostra, così come quello di abbandonarsi al sottile piacere estetico delle opere di Ceal Floyer”- così Letizia Ragaglia, direttrice di Museion e curatrice della mostra.
Floyer (1968, vive e lavora a Berlino) ha all’attivo diverse personali nei musei di tutto il mondo, tra le partecipazioni si ricorda la Biennale di Venezia (2009), la Biennale di Singapore nel 2011 e dOCUMENTA (13) nel 2012.
Nel 2009 le è stato conferito il Nam June Paik Art Center Prize, mentre nel 2007 è stata insignita del Preis der Nationalgalerie für junge Kunst, Berlin. In occasione della mostra viene pubblicato presso Mousse Publishing un catalogo trilingue (ted., ital., ingl.) con saggi di Sergio Edelsztein, Letizia Ragaglia e Christina Ritchie.
Ceal Floyer
Inaugurazione venerdì 31 gennaio 2014, ore 19. L’artista sarà presente.
a cura di Letizia Ragaglia
Durata mostra 01/02-04/05/2014
Museion apre il programma espositivo 2014 con una personale di Ceal Floyer. L’artista britannica, berlinese d’adozione, classe 1968, dalla metà degli anni novanta ha esposto con continuità in musei, mostre e gallerie di tutto il mondo - tra le partecipazioni si ricorda la Biennale di Venezia (2009), la Biennale di Singapore nel
2011 e dOCUMENTA (13) nel 2012. Nel 2009 le è stato conferito il Nam June Paik Art Center Prize, mentre nel 2007 è stata insignita del Preis der Nationalgalerie für junge Kunst, Berlin.
Con rigorosa semplicità, sottile ironia e consapevolezza dell’assurdo, i lavori di Floyer fanno vacillare la percezione di ciò che sembra familiare. Nelle sue opere oggetti della quotidianità, cose e situazioni semplici,
capovolgono le aspettative iniziali dello spettatore e aprono logiche alternative al confine tra visione, realtà e linguaggio. L’artista, che aveva partecipato alla mostra “Light Lab” nella precedente sede di Museion, nel 2005, si confronta ora, in una mostra personale, con il vasto spazio del quarto piano nel nuovo edificio. Sono
tredici i lavori esposti tra video, installazioni e fotografie provenienti da collezioni pubbliche e private, tra cui anche un’opera nata per l’occasione, “Blick”. Lo spazio di Museion Passage al piano terra è coinvolto nel progetto espositivo con l’installazione “Do Not Remove”, 2011.
Trasparenza, vastità, paesaggio mozzafiato: uno spazio espositivo cosi “presente” come quello di Museion indurrebbe a pensare a interventi artistici di forte impatto per essere bilanciato, come del resto hanno messo in atto, in passato, altri artisti. Nulla di tutto ciò in Floyer. Che all’imponenza dello spazio contrappone
l’impercettibilità, la leggerezza e l’immancabile ironia che caratterizza la sua opera, per una mostra giocata sulla chiarezza e sull’ovvietà di ciò che si vede.
Interventi sottili e impercettibili, quasi segreti– alla grandiosità del paesaggio che filtra dalle vetrate di Museion Floyer risponde con il paradosso del nuovo lavoro “Blick”, 2014, (sguardo). Minuscoli angoli autoadesivi, come quelli dei comuni album di fotografie, sono applicati sugli angoli di ogni pannello che
compone la grande vetrata di Museion. Ecco che con un semplice gesto Floyer spiazza ironicamente le
nostre abitudini visive.
“Un tiro alla fune narrativo tra le opere d’arte e lo spazio” – così definisce Sergio Edelsztein nel suo saggio in catalogo le opere di Ceal Floyer a Museion. Anche la luminosità dello spazio del quarto piano è messa in scacco dall’installazione Overhead Projection (2006) dalla collezione Museion, in cui l’immagine di una lampadina “pende” dal soffitto. L’immagine proviene da un proiettore per lucidi, sulla cui superfice giace
fisicamente l’originale capovolto. La proiezione non aggiunge quindi nessuna luminosità all’ambiente, ma tematizza invece efficacemente l’abbondanza di luce in uno spazio espositivo, causa di difficoltà nella conservazione di alcune tipologie di opere d’arte ed ostacolo alla corretta visibilità di altre. Esplorare gli interstizi tra visione, realtà e linguaggio: in questo senso, i titoli sono una chiave essenziale
per comprendere e apprezzare i lavori di Floyer. Gli oggetti, scelti da Floyer attraverso l’operazione duchampiana del ready made, grazie al titolo acquisiscono significato e perfino una vita propria. È quanto avviene nell’installazione “Scale” (2007), opera place spefic, ovvero che si adatta di volta in volta allo spazio espositivo. In questa “scala” sui generis ogni gradino è infatti un altoparlante, che emana un suono ritmico. Ne nasce quella che possiamo definire una “onomatopea audiovisiva”, in cui forma e
suono inducono a vedere una scala che viene salita e discesa. Parallelamente, la successione di suoni
suggerisce non solo una “scala musicale”, ma un senso di maestosità. Il linguaggio e le sue aspettative sono tematizzate anche in “Do not remove”, 2011, esposto al piano terra di Museion. L’installazione consiste in un cartello con la scritta “non rimuovere/nicht entfernen” – adattata per Bolzano nelle lingue italiana e tedesca. L’indicazione è però contraddetta da una serie di fori su gran parte della parete, che fanno invece pensare a cartelli rimossi. L’allusione a una qualche forma di disubbidienza è amplificata
dal fatto che il lavoro viene esposto per la prima volta in un luogo pubblico.
I lavori di Floyer esigono attenzione e concentrazione da parte del visitatore – talvolta anche una buona dose di pazienza. È quanto avviene in “Drop” (2013), esposto per la prima volta a Museion. Nel video semplici gocce d’acqua sullo sfondo di un paesaggio crepuscolare sembrano in procinto di cadere – l’imminenza della caduta invita il visitatore a fermare lo sguardo, ad attendere. La parola “drop” a cui allude il titolo potrebbe infatti manifestarsi come azione – pensiamo al verbo inglese “cadere” – o anche
limitarsi a rimanere com’è – ovvero una “goccia”.
Talvolta i lavori di Floyer sembrano voler metter in atto un gioco a nascondino con i visitatori, fatto di significati e immagini, aspettative contraddette e certezze negate in cui si aprono nuovi modi di percepire cose e situazioni quotidiane. Il visitatore è invitato ad avere un suo ruolo nell’attribuire un significato alle opere e al loro comportamento nello spazio – in questo senso Floyer afferma in modo ironico “Non c’è bisogno di realizzare altri lavori, quando è più interessante fare nuove mostre con quelli
già esistenti”.
Ad un occhio distratto potrebbero sfuggire “Exit” 2006, comunissimo cartello con uscita di emergenza
applicato semplicemente all’uscita della porta o “Meeting Point”, 2013. Questo segnale simile a quello di punto d’incontro in edifici pubblici affollati come stazioni e aeroporti, può apparire come un paradosso all’interno di una galleria d’arte contemporanea, a tutt’altro rischio che quello di affollamento. Muoversi in quel territorio mentale indefinibile tra la visione, realtà e percezione: è quanto avviene nel “dittico” “Half Full” e “Half Empty”, 1999. Nelle fotografie –tratte da due negativi dello stesso soggetto- lo stesso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto è rappresentato in due opere distinte, esposte insieme, ma separate, che costringono quindi il visitatore ad un ironico esercizio di déjà vu. “Nello spazio trasparente di Museion Ceal Floyer porta, attraverso diversi lavori, ulteriore luce, uno dei suoi elementi preferiti: la luminosità come metafora per “fare luce” su alcuni dettagli percettivi del nostro quotidiano. L’invito a intraprendere logiche altre di comprensione e di percezione è esteso a tutti i
visitatori della mostra, così come quello di abbandonarsi al sottile piacere estetico delle opere di Ceal Floyer”- così Letizia Ragaglia, direttrice di Museion e curatrice della mostra.
Floyer (1968, vive e lavora a Berlino) ha all’attivo diverse personali nei musei di tutto il mondo, tra le partecipazioni si ricorda la Biennale di Venezia (2009), la Biennale di Singapore nel 2011 e dOCUMENTA (13) nel 2012.
Nel 2009 le è stato conferito il Nam June Paik Art Center Prize, mentre nel 2007 è stata insignita del Preis der Nationalgalerie für junge Kunst, Berlin. In occasione della mostra viene pubblicato presso Mousse Publishing un catalogo trilingue (ted., ital., ingl.) con saggi di Sergio Edelsztein, Letizia Ragaglia e Christina Ritchie.
31
gennaio 2014
Ceal Floyer
Dal 31 gennaio al 04 maggio 2014
arte contemporanea
Location
MUSEION
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Bolzano, Via Dante, 6, (Bolzano)
Biglietti
intero € 6, ridotto 3,50
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-18. Giovedì 10-22 con ingresso gratuito dalle ore 18 e visita guidata gratuita alla mostra alle ore 19. Lunedì chiuso
Vernissage
31 Gennaio 2014, h 19
Autore
Curatore