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L’Oriente di Alberto Pasini
Una rassegna monografica intitolata ad Alberto Pasini (1826-1899) che, con una sessantina di opere, si sofferma sul versante «orientalista» del pittore e analizza l’aspetto più universalmente noto, apprezzato e numericamente cospicuo della sua attività di artista dopo il 1855.
Comunicato stampa
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A un anno di distanza dalla mostra dedicata ad Antonio Fontanesi, la Fondazione Accorsi – Ometto ospita nelle sale del Museo una rassegna monografica intitolata ad Alberto Pasini.
L’esposizione, curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e realizzata in collaborazione con Arte Futura di Giuliana Godio, rappresenta il secondo appuntamento con gli “omaggi” alla pittura dell’800 e affronta il periodo orientalista del pittore emiliano che nacque a Busseto, in provincia di Parma, il 3 settembre 1826 e morì a Cavoretto il 15 dicembre 1899.
Accanto a una sessantina di opere , per lo più di collezionisti privati, sarà esposta per la prima volta una serie di fotografie e di disegni, appartenenti ai discendenti del pittore, testimonianza storica fondamentale per comprendere il vissuto del grande artista.
Esistono numerose analogie tra Fontanesi e Pasini: entrambi attivi nel XIX secolo, nacquero in Emilia, da famiglie economicamente disagiate, a distanza di quasi un decennio l’uno dall’altro; dopo essersi formati in accademie provinciali (in quella di Reggio, Fontanesi e di Parma, Pasini), accorsero come volontari alla prima guerra di indipendenza.
A Torino esposero alla Promotrice in numerose rassegne e si stabilirono definitivamente nella capitale sabauda, diventando piemontesi d’adozione: Fontanesi, per via della sua attività didattica presso l’Accademia Albertina, trovò casa nel 1869 in centro città; Pasini, anche per via delle sue frequentazioni con artisti pedemontani e della speciale amicizia con il collega Carlo Felice Biscarra, suo grande ammiratore, nel 1870 decise di vivere in Piemonte in una ridente villa con tenuta, a Cavoretto.
Alberto Pasini, a livello internazionale, è assai più noto di Antonio Fontanesi: le opere del bussetano sono infatti presenti in ben trentasette istituzioni museali del mondo.
Pasini, che nella prima giovinezza fu un abile litografo, si trasferì a Parigi nel 1851, dove cominciò a trarre ispirazione nei suoi paesaggi dalle novità della scuola di Barbizon. Nel 1855, riuscì ad aggregarsi alla missione diplomatica Bourée presso lo scià di Persia, compiendo un lungo viaggio nel favoloso «Oriente». Al suo ritorno a Parigi, dopo due anni, sanzionò il proprio addio alla litografia con una splendida serie di dodici vedute. Con i dipinti dedicati all’Oriente, realizzati da chi i luoghi li aveva visti e vissuti dal vero, al contrario della maggior parte dei suoi colleghi che invece lavoravano nell’orientalismo di convenzionali fantasie, acquistò rapidamente una larga notorietà, assecondata dall’abile professionalità del proprio mercante, il celebre Adolphe Goupil. Non fu che una prima esperienza, ribadita in successivi viaggi in Egitto, Sinai, Palestina, Libano e Siria durante il 1859, a Costantinopoli nel 1867 e di nuovo nel 1869. Fu proprio al secondo ritorno da Istanbul che, a Torino, Pasini trattò l’acquisto della casa di Cavoretto, che gli tornò comodo rifugio, l’anno successivo, per sfuggire al conflitto franco-prussiano e si rivelò logisticamente «strategica» per i suoi interessi parigini.
Dopo un’ultima volta a Istanbul e in Turchia nel 1873 e un successivo viaggio iniziato nel 1876, ma interrotto a Vienna, per via delle notizie sui fatti di Salonicco, Pasini rientrò in Italia, facendo tappa a Venezia: qui egli scoprì una preziosa alternativa – per colori, forme e luci – con l’amatissimo Oriente. Lo stesso accadde durante i due viaggi in Spagna – nel 1879 e nel 1883 – in compagnia del famoso orientalista Gérôme: a Cordoba e a Granada infatti il pittore rimase folgorato dalle fascinose atmosfere moresche degli edifici storici delle due città iberiche che determinarono un suo rinnovato campo di azione.
Se i Salon parigini decretarono la sua fama internazionale di sommo pittore orientalista, in realtà fu Torino che, un anno prima della morte, gli rese il più importante omaggio-riconoscimento, presentando all’Esposizione Nazionale del 1898, ben 193 studi dal vero che costituivano la personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto.
La mostra di Pasini si sofferma dunque sul versante «orientalista», cioè quello baricentrico della più ricca e celebrata vena del pittore, con i conseguenti corollari delle divagazioni veneziane e iberiche, legate a una consonante ispirazione. Analizzerà, quindi, il versante dell’espressione del pittore più universalmente noto, apprezzato e numericamente cospicuo dell’attività dell’autore dopo il 1855.
L’esposizione, curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e realizzata in collaborazione con Arte Futura di Giuliana Godio, rappresenta il secondo appuntamento con gli “omaggi” alla pittura dell’800 e affronta il periodo orientalista del pittore emiliano che nacque a Busseto, in provincia di Parma, il 3 settembre 1826 e morì a Cavoretto il 15 dicembre 1899.
Accanto a una sessantina di opere , per lo più di collezionisti privati, sarà esposta per la prima volta una serie di fotografie e di disegni, appartenenti ai discendenti del pittore, testimonianza storica fondamentale per comprendere il vissuto del grande artista.
Esistono numerose analogie tra Fontanesi e Pasini: entrambi attivi nel XIX secolo, nacquero in Emilia, da famiglie economicamente disagiate, a distanza di quasi un decennio l’uno dall’altro; dopo essersi formati in accademie provinciali (in quella di Reggio, Fontanesi e di Parma, Pasini), accorsero come volontari alla prima guerra di indipendenza.
A Torino esposero alla Promotrice in numerose rassegne e si stabilirono definitivamente nella capitale sabauda, diventando piemontesi d’adozione: Fontanesi, per via della sua attività didattica presso l’Accademia Albertina, trovò casa nel 1869 in centro città; Pasini, anche per via delle sue frequentazioni con artisti pedemontani e della speciale amicizia con il collega Carlo Felice Biscarra, suo grande ammiratore, nel 1870 decise di vivere in Piemonte in una ridente villa con tenuta, a Cavoretto.
Alberto Pasini, a livello internazionale, è assai più noto di Antonio Fontanesi: le opere del bussetano sono infatti presenti in ben trentasette istituzioni museali del mondo.
Pasini, che nella prima giovinezza fu un abile litografo, si trasferì a Parigi nel 1851, dove cominciò a trarre ispirazione nei suoi paesaggi dalle novità della scuola di Barbizon. Nel 1855, riuscì ad aggregarsi alla missione diplomatica Bourée presso lo scià di Persia, compiendo un lungo viaggio nel favoloso «Oriente». Al suo ritorno a Parigi, dopo due anni, sanzionò il proprio addio alla litografia con una splendida serie di dodici vedute. Con i dipinti dedicati all’Oriente, realizzati da chi i luoghi li aveva visti e vissuti dal vero, al contrario della maggior parte dei suoi colleghi che invece lavoravano nell’orientalismo di convenzionali fantasie, acquistò rapidamente una larga notorietà, assecondata dall’abile professionalità del proprio mercante, il celebre Adolphe Goupil. Non fu che una prima esperienza, ribadita in successivi viaggi in Egitto, Sinai, Palestina, Libano e Siria durante il 1859, a Costantinopoli nel 1867 e di nuovo nel 1869. Fu proprio al secondo ritorno da Istanbul che, a Torino, Pasini trattò l’acquisto della casa di Cavoretto, che gli tornò comodo rifugio, l’anno successivo, per sfuggire al conflitto franco-prussiano e si rivelò logisticamente «strategica» per i suoi interessi parigini.
Dopo un’ultima volta a Istanbul e in Turchia nel 1873 e un successivo viaggio iniziato nel 1876, ma interrotto a Vienna, per via delle notizie sui fatti di Salonicco, Pasini rientrò in Italia, facendo tappa a Venezia: qui egli scoprì una preziosa alternativa – per colori, forme e luci – con l’amatissimo Oriente. Lo stesso accadde durante i due viaggi in Spagna – nel 1879 e nel 1883 – in compagnia del famoso orientalista Gérôme: a Cordoba e a Granada infatti il pittore rimase folgorato dalle fascinose atmosfere moresche degli edifici storici delle due città iberiche che determinarono un suo rinnovato campo di azione.
Se i Salon parigini decretarono la sua fama internazionale di sommo pittore orientalista, in realtà fu Torino che, un anno prima della morte, gli rese il più importante omaggio-riconoscimento, presentando all’Esposizione Nazionale del 1898, ben 193 studi dal vero che costituivano la personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto.
La mostra di Pasini si sofferma dunque sul versante «orientalista», cioè quello baricentrico della più ricca e celebrata vena del pittore, con i conseguenti corollari delle divagazioni veneziane e iberiche, legate a una consonante ispirazione. Analizzerà, quindi, il versante dell’espressione del pittore più universalmente noto, apprezzato e numericamente cospicuo dell’attività dell’autore dopo il 1855.
06
febbraio 2014
L’Oriente di Alberto Pasini
Dal 06 febbraio al 29 giugno 2014
arte moderna
Location
FONDAZIONE ACCORSI – OMETTO MUSEO DI ARTI DECORATIVE
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Torino, Via Po, 55, (Torino)
Biglietti
Mostra € 6,00
Mostra con visita guidata (da martedì a domenica ore 11.00 e 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00):
intero € 8,00; ridotto € 6,00; possessori Abbonamento Musei € 3,00
Orario di apertura
Da martedì a venerdì 10– 13; 14–18
Sabato e domenica 10–13; 14–19
Lunedì chiuso
Vernissage
6 Febbraio 2014, ore 17.30 solo su invito
Autore
Curatore