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Jacques Villeglé – Dallo Strappo al Segno
La mostra dedicata a Jacques Villeglé alla Galleria d’Arte Moderna di Arezzo presenta, il lavoro dell’artista Nouveau Réaliste attraverso una retrospettiva di un cinquantina di opere dai “décollages d’affiches” dagli anni 60, agli ultimi manifesti strappati nel 2000, includendo i recenti lavori dedicati alla memoria di Dante o Laretino in ommaggio alla citta di Arezzo, elaborati secondo la sua tecnica di segni socio-politici.
Comunicato stampa
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La mostra dedicata a Jacques Villeglé alla Galleria d’Arte Moderna di Arezzo presenta, il lavoro dell’artista Nouveau Réaliste attraverso una retrospettiva di un cinquantina di opere dai “décollages d’affiches” dagli anni 60, agli ultimi manifesti strappati nel 2000, includendo i recenti lavori dedicati alla memoria di Dante o Laretino in ommaggio alla citta di Arezzo, elaborati secondo la sua tecnica di segni socio-politici. La mostra mette in rilievo il carattere inovative delle “tecniche di recupero” predilette dell’artista che consentono un’interpretazione anarchica e allo stesso tempo poetica del mondo. Rappresentano un brano di una sostanza vivente che Villeglé deruba alla cultura urbana, restituendola sotto forma di quadri la cui lettura resta enigmatica. Costituiscono un linguaggio altro, una realtà altra: scrittura poetica du una cultura urbana caotica, vivace e ormai diventatà realtà.
Per tutti, appartiene al movimento dei Nouveaux Réalistes – la storia lo ha così catalogato –, per un breve momento che, tuttavia, lega la sua avventura personale a quegli incontri decisivi che gli storici, poi, ricordano come il momento essenziale e privilegiato della vita di un artista. Certo, la sua appartenenza agli affichistes rappresenta un momento fondatore della sua avventura, che si confonde con la storia del movimento, al quale egli partecipa in modo determinante, sulla base di un’esperienza personale che conduceva già da molti anni. Vi è dunque un Jacques Villeglé prima degli affichistes, dal 1945 al 1960, anni in cui la sua avventura si lega strettamente a quella del suo compatriota bretone Raymond Hains, un Villeglé affichista (1960-1968) all’interno del gruppo dei Nouveaux Réalistes, e un Jacques Villeglé autonomo, libero, impegnato in una ricerca che egli costruisce, senza incrinature, a partire dai manifesti prelevati nel corso del tempo sulle strade che lo conducono da Parigi a Buenos Aires; un Villeglé testimone di un’arte urbana che non si smentisce e che gli ha permesso di realizzare un’opera definita attorno a temi specifici, proponendo così una lettura sempre rinnovata del tempo.
Jacques Mahé de la Villeglé, vive e lavora a Parigi, di orogini bretone è nato a Quimper (Finistère, Francia) nel 1926, la sua città di cuore è Saint-Malo. Malgrado la sua fama internazionale rimane un uomo, gentile, cortese, disponibile, spesso volubile nel raccontare la sua avventura artistica e umana. La sua amiciza con Raymond, il mondo dell'arte cosi odioso, invidioso, geloso che lui non risparmia mai nei suoi ricordi infiniti che risalgono alla sua gioventù. Villeglé è un uomo di memoria e di cultura, che ama ad evocare i suoi incontri con i più grandi e famosi dagli anni '50 ad oggi. Questo radicale, mentor delle avanguardie degli anni '60, ormai consacrato dopo la sua rettrospettiva al Centre Pompidou si dedica con golosia e lucidità alla sua felicità. Fin gourmet, appassionato, coragioso, ama viaggiare pure essendo fondamentalmente casalingo. Sa di dovere tanto ai mercanti e musei esteri, è l'unico artista francese esposto al Moma di New York. E' grande a modo suo, riservato e discreto... è Villeglé.
Lo sguardo di Jacques Villeglé, acuto, di un blu penetrante, alimenta la sua opera di rapitore, al servizio del Lacerato Anonimo. Riconosce, tuttavia, ma come una contraddizione, di creare da pittore, e per il piacere di farlo, i suoi piccoli formati. La sua generazione, quella della post-storia (o neo-avanguardia europea), dice Villeglé, non ha portato i grandi cambiamenti dell’avanguardia dell’inizio del XX secolo. Ma ha affinato le ricerche dei suoi predecessori, apportato forme nuove, coltivato un certo spirito di apertura e un comportamento ironico, e inventato tecniche artistiche. L’appropriazione dei manifesti lacerati è una di queste. L'ha inventato con Raymond Hains. Nel 1949, a Parigi, entrambi hanno l’idea di impadronirsi di questo materiale «volgare». Da allora, Jacques Villeglé s’impossessa di un manifesto così come un rapace della sua preda. Il gesto è al servizio dello sguardo. L’artista sceglie un manifesto «per un insieme» di caratteristiche, il materiale, il contenuto, l’immagine, i cromatismi: «Raymond Hains preferiva soprattutto le parole o le lettere, a me interessava l’insieme. Però, ho preso alcuni manifesti politici in funzione del soggetto. Poi, Hains è giunto all’estremo della sua logica, lui è più concettuale, portando via il supporto, la lamiera o la palizzata.» Dopo l’individuazione, estremamente rapida, «riesco velocemente a giudicare un affiche, sono distaccato, non ho mai l’impressione di averlo fatto io», Jacques Villeglé inquadra mentalmente l’opera. Il gesto di appropriazione, al servizio dello sguardo, è rapido, persino violento. Jacques cattura, trafuga ciò che l’occhio ha notato, precipita sulla preda. Il suo stile personale che privileggia l'anonimato l'ho allontanato da Hains, ognuno ha proceduto per strada sua. Jacques da décollagiste ha continuato fino al 2000 a catturare manifesti amblematici, pur inventandosi una scrittura propria che ha intitolato "segni socio-politici". Essa gli consente di interpretare il mondo attraverso un lingaggio personale che trasfigura la realtà quotidiana in un romanzo atipico e colorato col quale ci raconta il mondo. E' il suo modo di participare all'avventura odierna della quale lui rimane una figura forte, critica e molto contemporanea.
Per tutti, appartiene al movimento dei Nouveaux Réalistes – la storia lo ha così catalogato –, per un breve momento che, tuttavia, lega la sua avventura personale a quegli incontri decisivi che gli storici, poi, ricordano come il momento essenziale e privilegiato della vita di un artista. Certo, la sua appartenenza agli affichistes rappresenta un momento fondatore della sua avventura, che si confonde con la storia del movimento, al quale egli partecipa in modo determinante, sulla base di un’esperienza personale che conduceva già da molti anni. Vi è dunque un Jacques Villeglé prima degli affichistes, dal 1945 al 1960, anni in cui la sua avventura si lega strettamente a quella del suo compatriota bretone Raymond Hains, un Villeglé affichista (1960-1968) all’interno del gruppo dei Nouveaux Réalistes, e un Jacques Villeglé autonomo, libero, impegnato in una ricerca che egli costruisce, senza incrinature, a partire dai manifesti prelevati nel corso del tempo sulle strade che lo conducono da Parigi a Buenos Aires; un Villeglé testimone di un’arte urbana che non si smentisce e che gli ha permesso di realizzare un’opera definita attorno a temi specifici, proponendo così una lettura sempre rinnovata del tempo.
Jacques Mahé de la Villeglé, vive e lavora a Parigi, di orogini bretone è nato a Quimper (Finistère, Francia) nel 1926, la sua città di cuore è Saint-Malo. Malgrado la sua fama internazionale rimane un uomo, gentile, cortese, disponibile, spesso volubile nel raccontare la sua avventura artistica e umana. La sua amiciza con Raymond, il mondo dell'arte cosi odioso, invidioso, geloso che lui non risparmia mai nei suoi ricordi infiniti che risalgono alla sua gioventù. Villeglé è un uomo di memoria e di cultura, che ama ad evocare i suoi incontri con i più grandi e famosi dagli anni '50 ad oggi. Questo radicale, mentor delle avanguardie degli anni '60, ormai consacrato dopo la sua rettrospettiva al Centre Pompidou si dedica con golosia e lucidità alla sua felicità. Fin gourmet, appassionato, coragioso, ama viaggiare pure essendo fondamentalmente casalingo. Sa di dovere tanto ai mercanti e musei esteri, è l'unico artista francese esposto al Moma di New York. E' grande a modo suo, riservato e discreto... è Villeglé.
Lo sguardo di Jacques Villeglé, acuto, di un blu penetrante, alimenta la sua opera di rapitore, al servizio del Lacerato Anonimo. Riconosce, tuttavia, ma come una contraddizione, di creare da pittore, e per il piacere di farlo, i suoi piccoli formati. La sua generazione, quella della post-storia (o neo-avanguardia europea), dice Villeglé, non ha portato i grandi cambiamenti dell’avanguardia dell’inizio del XX secolo. Ma ha affinato le ricerche dei suoi predecessori, apportato forme nuove, coltivato un certo spirito di apertura e un comportamento ironico, e inventato tecniche artistiche. L’appropriazione dei manifesti lacerati è una di queste. L'ha inventato con Raymond Hains. Nel 1949, a Parigi, entrambi hanno l’idea di impadronirsi di questo materiale «volgare». Da allora, Jacques Villeglé s’impossessa di un manifesto così come un rapace della sua preda. Il gesto è al servizio dello sguardo. L’artista sceglie un manifesto «per un insieme» di caratteristiche, il materiale, il contenuto, l’immagine, i cromatismi: «Raymond Hains preferiva soprattutto le parole o le lettere, a me interessava l’insieme. Però, ho preso alcuni manifesti politici in funzione del soggetto. Poi, Hains è giunto all’estremo della sua logica, lui è più concettuale, portando via il supporto, la lamiera o la palizzata.» Dopo l’individuazione, estremamente rapida, «riesco velocemente a giudicare un affiche, sono distaccato, non ho mai l’impressione di averlo fatto io», Jacques Villeglé inquadra mentalmente l’opera. Il gesto di appropriazione, al servizio dello sguardo, è rapido, persino violento. Jacques cattura, trafuga ciò che l’occhio ha notato, precipita sulla preda. Il suo stile personale che privileggia l'anonimato l'ho allontanato da Hains, ognuno ha proceduto per strada sua. Jacques da décollagiste ha continuato fino al 2000 a catturare manifesti amblematici, pur inventandosi una scrittura propria che ha intitolato "segni socio-politici". Essa gli consente di interpretare il mondo attraverso un lingaggio personale che trasfigura la realtà quotidiana in un romanzo atipico e colorato col quale ci raconta il mondo. E' il suo modo di participare all'avventura odierna della quale lui rimane una figura forte, critica e molto contemporanea.
14
dicembre 2013
Jacques Villeglé – Dallo Strappo al Segno
Dal 14 dicembre 2013 al 16 febbraio 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA
Arezzo, Piazza San Francesco, 4, (Arezzo)
Arezzo, Piazza San Francesco, 4, (Arezzo)
Autore
Curatore