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La Magia del Vero
Si tratta di una rassegna interamente dedicata alla pittura figurativa comprendente tre artisti provenienti da scuole diverse. Luschi,la pittura labronica,Mori il chiarismo lombardo e in Odelli l’intreccio di elementi lombardi ed emiliani
Comunicato stampa
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Alla galleria d’arte contemporanea “Studio C” di via G. Campesio 39 si inaugura oggi, alle ore 18, la mostra “Massimiliano Luschi, Giorgio Mori, Sandro Odelli: La Magia del Vero”.
Come si intuisce dal titolo, si tratta di una rassegna interamente dedicata alla pittura figurativa e dedicata a tre artisti provenienti da tradizioni artistiche diverse. Il primo è espressione della grande tradizione toscana, quella che dai Macchiaioli giunge fino ai nostri giorni passando attraverso la pittura labronica, il secondo, invece, della famosa tradizione lombarda con particolare riferimento al Chiarismo e ai suoi epigoni mentre Sandro Odelli, artista piacentino scomparso da alcuni mesi, presenta all’interno della sua espressione sia elementi emiliani che lombardi.
Massimiliano Luschi: nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Così, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Pisa, Massimiliano ha potuto seguire i preziosi insegnamenti paterni, affinarsi nella tecnica, apprendere i segreti di un mestiere unico e affascinante.
Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Quasi per un fatto genetico che si tramanda di generazione in generazione, l'arte “Labronica” continua perciò a vivere e prosperare rinnovando un tipo di pittura nato nel lontano 1855 con i pittori della “Macchia” guidati e rappresentati dal grande livornese Giovanni Fattori.
Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroveremo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giorgio Mori: veneto di nascita, ma cremonese d'adozione (Mori vive a Cremona fin da bambino) è un artista dal lungo curriculum e dal passato prestigioso: ha fatto parte del gruppo “Chiarista” con Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo e Pio Semeghini, è stato, per oltre un trentennio, docente di “figura” presso l'Istituto d'Arte “Leonardo” di Cremona ed ha tenuto prestigiose mostre in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Ormai da molti anni la figura femminile è la protagonista unica e assoluta dei suoi lavori, ma non la diva, la star, la donna fredda e distaccata dalla realtà, al contrario la sua donna è quella della quotidianità, la madre con il bambino in grembo, quella che si specchia o si spoglia, che legge o si riposa. Non mancano poi le sue famose ballerine colte nei momenti di svago e riposo: mentre si cambiano o si truccano, in amichevoli conversazioni, mentre provano qualche passo particolarmente difficile. In Giorgio Mori, dunque, la donna si eleva a simbolo e sostanza dell'esistenza, diventa elemento fondamentale e indispensabile del vivere quotidiano, icona di bellezza e armonia che si proietta oltre il tempo. Sempre, in queste opere, è dominante il tema della luce che è il motivo centrale di tutta la sua produzione artistica. La ricerca della luce e del colore tonale, del colore visto in funzione della luce è sempre stata la grande sfida di Giorgio Mori fin dagli anni 50 quando, insieme agli amici Chiaristi, cercava di portare l'attenzione di critici e intellettuali non tanto sulle motivazioni più o meno autentiche del “fare pittura” quanto piuttosto sulla “pittura” stessa e sui suoi linguaggi estetici.
L'incontro con le opere di questo maestro è sempre qualcosa di unico e straordinario.
Sandro Odelli: (Gragnano 1928 – Piacenza 2013) scomparso lo scorso maggio, Sandro Odelli è un artista che ha sempre lavorato in solitudine, portando avanti, con costanza e tenacia, una ricerca estetico-formale di grande interesse. Pittore autodidatta, nel senso che non ha mai frequentato scuole o accademie artistiche, è comunque riuscito ad ottenere ottimi traguardi lasciando una traccia indelebile nella storia dell’arte piacentina. Pittore per istinto e vocazione e dotato di straordinaria sensibilità, si è espresso con singolare forza espressiva in tutti i generi, dal paesaggio alla composizione alla figura. Memorabili i suoi paesaggi ispirati a Chioggia, luogo natale della moglie, ma pure quelli della campagna piacentina e della nostra città. Belle e ricercate anche la sue “nature morte” eseguite quasi di getto, dal vero, e con grande spontaneità.
Affascinato dai grandi maestri storici del novecento, e da Filippo De Pisis in particolare, Odelli aveva, con il tempo, trovato un proprio inconfondibile stile, un linguaggio autonomo e personale che lo rendeva unico e facilmente riconoscibile. La sua pennellata, morbida e nervosa insieme, eseguita a tratti e a colpi di pennello, faceva vibrare la materia creando luce e movimento. E questi due elementi, luce e movimento, appunto, saranno sempre, in qualunque momento del suo lungo iter artistico, i cardini e i presupposti della sua espressione.
La presenza di alcune opere di Sandro Odelli in questa mostra vuole essere un semplice ma sentito omaggio ad un amico e ad un artista vero, silenzioso e discreto, esempio per tutti di una vita passata nella discrezione, lontana dai facili clamori e immersa totalmente nel lavoro e nella ricerca,
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d'arte Luciano Carini, terminerà il 5 dicembre.
Come si intuisce dal titolo, si tratta di una rassegna interamente dedicata alla pittura figurativa e dedicata a tre artisti provenienti da tradizioni artistiche diverse. Il primo è espressione della grande tradizione toscana, quella che dai Macchiaioli giunge fino ai nostri giorni passando attraverso la pittura labronica, il secondo, invece, della famosa tradizione lombarda con particolare riferimento al Chiarismo e ai suoi epigoni mentre Sandro Odelli, artista piacentino scomparso da alcuni mesi, presenta all’interno della sua espressione sia elementi emiliani che lombardi.
Massimiliano Luschi: nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla tradizione della sua terra, alla storia dei Macchiaioli e dei Post-Macchiaioli, alla pittura “Labronica” e ai suoi massimi esponenti. Nè potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d'arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l'altro, dell'Ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Così, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Pisa, Massimiliano ha potuto seguire i preziosi insegnamenti paterni, affinarsi nella tecnica, apprendere i segreti di un mestiere unico e affascinante.
Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell'Ardenza e del Romito fino alla quiete e al raccoglimento dei tramagli di Calambrone. Quasi per un fatto genetico che si tramanda di generazione in generazione, l'arte “Labronica” continua perciò a vivere e prosperare rinnovando un tipo di pittura nato nel lontano 1855 con i pittori della “Macchia” guidati e rappresentati dal grande livornese Giovanni Fattori.
Agli insegnamenti paterni, il figlio Massimiliano è sempre rimasto fedele, senza tentare, come hanno fatto in molti anche a Livorno, voli pindarici verso l’ignoto, senza avventurarsi in ricerche assurde e forzate alla ricerca del “nuovo a tutti i costi”.
Anche in questa mostra, dunque, ritroveremo le tematiche e i soggetti cari al nostro artista e tipici di tutta la grande tradizione pittorica toscana.
Giorgio Mori: veneto di nascita, ma cremonese d'adozione (Mori vive a Cremona fin da bambino) è un artista dal lungo curriculum e dal passato prestigioso: ha fatto parte del gruppo “Chiarista” con Umberto Lilloni, Adriano di Spilimbergo e Pio Semeghini, è stato, per oltre un trentennio, docente di “figura” presso l'Istituto d'Arte “Leonardo” di Cremona ed ha tenuto prestigiose mostre in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Ormai da molti anni la figura femminile è la protagonista unica e assoluta dei suoi lavori, ma non la diva, la star, la donna fredda e distaccata dalla realtà, al contrario la sua donna è quella della quotidianità, la madre con il bambino in grembo, quella che si specchia o si spoglia, che legge o si riposa. Non mancano poi le sue famose ballerine colte nei momenti di svago e riposo: mentre si cambiano o si truccano, in amichevoli conversazioni, mentre provano qualche passo particolarmente difficile. In Giorgio Mori, dunque, la donna si eleva a simbolo e sostanza dell'esistenza, diventa elemento fondamentale e indispensabile del vivere quotidiano, icona di bellezza e armonia che si proietta oltre il tempo. Sempre, in queste opere, è dominante il tema della luce che è il motivo centrale di tutta la sua produzione artistica. La ricerca della luce e del colore tonale, del colore visto in funzione della luce è sempre stata la grande sfida di Giorgio Mori fin dagli anni 50 quando, insieme agli amici Chiaristi, cercava di portare l'attenzione di critici e intellettuali non tanto sulle motivazioni più o meno autentiche del “fare pittura” quanto piuttosto sulla “pittura” stessa e sui suoi linguaggi estetici.
L'incontro con le opere di questo maestro è sempre qualcosa di unico e straordinario.
Sandro Odelli: (Gragnano 1928 – Piacenza 2013) scomparso lo scorso maggio, Sandro Odelli è un artista che ha sempre lavorato in solitudine, portando avanti, con costanza e tenacia, una ricerca estetico-formale di grande interesse. Pittore autodidatta, nel senso che non ha mai frequentato scuole o accademie artistiche, è comunque riuscito ad ottenere ottimi traguardi lasciando una traccia indelebile nella storia dell’arte piacentina. Pittore per istinto e vocazione e dotato di straordinaria sensibilità, si è espresso con singolare forza espressiva in tutti i generi, dal paesaggio alla composizione alla figura. Memorabili i suoi paesaggi ispirati a Chioggia, luogo natale della moglie, ma pure quelli della campagna piacentina e della nostra città. Belle e ricercate anche la sue “nature morte” eseguite quasi di getto, dal vero, e con grande spontaneità.
Affascinato dai grandi maestri storici del novecento, e da Filippo De Pisis in particolare, Odelli aveva, con il tempo, trovato un proprio inconfondibile stile, un linguaggio autonomo e personale che lo rendeva unico e facilmente riconoscibile. La sua pennellata, morbida e nervosa insieme, eseguita a tratti e a colpi di pennello, faceva vibrare la materia creando luce e movimento. E questi due elementi, luce e movimento, appunto, saranno sempre, in qualunque momento del suo lungo iter artistico, i cardini e i presupposti della sua espressione.
La presenza di alcune opere di Sandro Odelli in questa mostra vuole essere un semplice ma sentito omaggio ad un amico e ad un artista vero, silenzioso e discreto, esempio per tutti di una vita passata nella discrezione, lontana dai facili clamori e immersa totalmente nel lavoro e nella ricerca,
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d'arte Luciano Carini, terminerà il 5 dicembre.
23
novembre 2013
La Magia del Vero
Dal 23 novembre al 05 dicembre 2013
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30.Lunedì chiuso
Vernissage
23 Novembre 2013, ore 18.30
Autore
Curatore