Artista di grande talento e di sfrenata fantasia, i cui meriti sono stati più volte riconosciuti dalla comunità artistica, Brescianini cita con successo i grandi Maestri del Novecento mantenendo la sua cifra stilistica onirica e serpentesca. Egli, infatti, riesce con successo e grande sensibilità a mescolare l’interpretazione drammatica della realtà tipica dell’espressionismo più aspro con la movimentata schizofrenia del futurismo italiano. Nelle sue opere troviamo echi de “Il Ponte” di Dresda e vere e propri omaggi a Balla, Severini e Boccioni, non solo nel linguaggio ma anche nei temi (la velocità delle corse, i paesaggi naturali centrifugati).
È sconcertante la nonchalanche con cui l’artista affronta registri così diversi, facendo però vibrare sempre le corde: dalla coloratissima nudità civettuola delle sue donne-maschera alle atmosfere più oniriche e simboliste de “il musicista a Venezia" e alla cupa riflessione de “Il potere”. Il culmine è raggiunto dall’angoscia sublime del suo Cristo-Atlante, il volto celato dalla torsione del dolore e la testa quasi sgretolata; visibilmente ispirata dalle sperimentazioni più ardite di Bacon, è un opera notevolissima che colpisce in profondità.
Tutti questi stimoli, insieme ai preziosismi degli indumenti e all’eleganza delle linee delle figure femminili, rendono questa mostra un evento imprescindibile della stagione artistica Milanese