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05
novembre 2009
fino al 15.XI.2009 Le stanze del cardinale Caldarola (mc), Palazzo Pallotta
marcheabruzzi
Un gioiello rinascimentale sulle colline maceratesi, una sontuosa dimora barocca, un prelato ambizioso e fine connaisseur. Sgarbi riunisce a Caldarola i capolavori della raccolta del cardinale Giambattista Pallotta...
Una schiera di excellentissimi pictores, per ricreare in un borgo
periferico quello stesso fervido clima di rinnovamento culturale che papa Sisto
V aveva promosso a Roma. Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, grandi
protagonisti per importanti committenze assegnate loro dal Cardinale
Giambattista Pallotta per le sontuose sale della dimora dell’illustre famiglia a
Caldarola, gioiello rinascimentale dell’entroterra maceratese.
Sono diversi anni ormai che Vittorio Sgarbi si è
accreditato come un instancabile organizzatore di eventi legati alla
rivalutazione e alla divulgazione sul territorio dei tesori artistici presenti
nelle Marche.
A soli due anni di distanza dal successo registrato con la
esposizione dedicata a Simone De Magistris, arriva ora questa mostra,
impegnativa non solo per chi andrà a visitarla, ma anche per gli ideatori, che
hanno dovuto prodigarsi in una difficoltosa operazione di raccolta delle tele
ovunque disperse, dopo che gli eredi furono costretti a metterle in vendita per
risanare il bilancio familiare.
Da queste premesse muove il raffinato e intelligente
percorso ricreato all’interno delle stanze del Palazzo, dove a rotazione sono
esposte complessivamente poco meno di settanta opere arrivate da diversi musei
e collezioni private. Suggestivo il passaggio tra le sontuose decorazioni della
stanza del Paradiso, che era luogo deputato alla meditazione del cardinale,
dove è palpabile un’atmosfera di sospensione temporale che coinvolge il visitatore
e ne accresce ancor più la fascinazione. Ovunque la cultura e la personalità
dell’insigne porporato rifulgono in quell’ardua misura che gli artisti e il
committente seppero trovare tra progetto artistico e interesse politico.
Quasi tutto il percorso è costellato dalla presenza di
quadri di soggetto sacro, a dimostrazione che nello splendore del contesto
controriformistico, Caldarola aveva assunto i contorni di un vero e proprio
centro di irradiazione delle tendenze culturali del tempo.
La sezione più nutrita di capolavori è quella dedicata ai
protagonisti della scuola seicentesca bolognese, che Giambattista Pallotta
frequentò durante il periodo in cui fu legato papale a Ferrara. Sono presenti –
tra le opere più note – il San Sebastiano e l’Ecce homo di Guido Reni; il Cristo scaccia i mercanti
dal tempio – in
prestito dalle raccolte comunali genovesi di Palazzo Rosso, dove è confluito un
nucleo consistente dei dipinti Pallotta – e due versioni della Sibilla del Guercino; l’Angelo custode del Domenichino – di ritorno dal Museo di
Capodimonte di Napoli -; Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo di Mattia Preti.
Anche la scuola marchigiana è ben rappresentata da artisti
del calibro di Giovan Francesco Guerrieri, Simone Cantarini detto Il Pesarese e Giovan Battista Salvi detto
Il Sassoferrato, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della nascita.
Caravaggio invece è qui rappresentato dall’immagine dolente della
Maddalena e da quella meditabonda di San Francesco – di ritorno dal Museo Ala
Ponzone di Cremona -, entrambi colti dall’inquieta capacità visionaria dell’artista
in uno stato di profonda intensità emotiva.
Sfilano anche, tra dipinti del Maratta e di Giovanni Lanfranco, mirabili tele di Benvenuto
Garofalo, tra cui
La sacra famiglia.
periferico quello stesso fervido clima di rinnovamento culturale che papa Sisto
V aveva promosso a Roma. Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, grandi
protagonisti per importanti committenze assegnate loro dal Cardinale
Giambattista Pallotta per le sontuose sale della dimora dell’illustre famiglia a
Caldarola, gioiello rinascimentale dell’entroterra maceratese.
Sono diversi anni ormai che Vittorio Sgarbi si è
accreditato come un instancabile organizzatore di eventi legati alla
rivalutazione e alla divulgazione sul territorio dei tesori artistici presenti
nelle Marche.
A soli due anni di distanza dal successo registrato con la
esposizione dedicata a Simone De Magistris, arriva ora questa mostra,
impegnativa non solo per chi andrà a visitarla, ma anche per gli ideatori, che
hanno dovuto prodigarsi in una difficoltosa operazione di raccolta delle tele
ovunque disperse, dopo che gli eredi furono costretti a metterle in vendita per
risanare il bilancio familiare.
Da queste premesse muove il raffinato e intelligente
percorso ricreato all’interno delle stanze del Palazzo, dove a rotazione sono
esposte complessivamente poco meno di settanta opere arrivate da diversi musei
e collezioni private. Suggestivo il passaggio tra le sontuose decorazioni della
stanza del Paradiso, che era luogo deputato alla meditazione del cardinale,
dove è palpabile un’atmosfera di sospensione temporale che coinvolge il visitatore
e ne accresce ancor più la fascinazione. Ovunque la cultura e la personalità
dell’insigne porporato rifulgono in quell’ardua misura che gli artisti e il
committente seppero trovare tra progetto artistico e interesse politico.
Quasi tutto il percorso è costellato dalla presenza di
quadri di soggetto sacro, a dimostrazione che nello splendore del contesto
controriformistico, Caldarola aveva assunto i contorni di un vero e proprio
centro di irradiazione delle tendenze culturali del tempo.
La sezione più nutrita di capolavori è quella dedicata ai
protagonisti della scuola seicentesca bolognese, che Giambattista Pallotta
frequentò durante il periodo in cui fu legato papale a Ferrara. Sono presenti –
tra le opere più note – il San Sebastiano e l’Ecce homo di Guido Reni; il Cristo scaccia i mercanti
dal tempio – in
prestito dalle raccolte comunali genovesi di Palazzo Rosso, dove è confluito un
nucleo consistente dei dipinti Pallotta – e due versioni della Sibilla del Guercino; l’Angelo custode del Domenichino – di ritorno dal Museo di
Capodimonte di Napoli -; Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo di Mattia Preti.
Anche la scuola marchigiana è ben rappresentata da artisti
del calibro di Giovan Francesco Guerrieri, Simone Cantarini detto Il Pesarese e Giovan Battista Salvi detto
Il Sassoferrato, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della nascita.
Caravaggio invece è qui rappresentato dall’immagine dolente della
Maddalena e da quella meditabonda di San Francesco – di ritorno dal Museo Ala
Ponzone di Cremona -, entrambi colti dall’inquieta capacità visionaria dell’artista
in uno stato di profonda intensità emotiva.
Sfilano anche, tra dipinti del Maratta e di Giovanni Lanfranco, mirabili tele di Benvenuto
Garofalo, tra cui
La sacra famiglia.
gian paolo grattarola
mostra visitata il 22 maggio 2009
*articolo pubblicato su Grandimostre n. 6. Te l’eri perso? Abbonati!
dal 22 maggio al 15 novembre 2009
Le
stanze del cardinale. Caravaggio, Guido Reni, Guercino e Mattia Preti per il
Cardinale Pallotta
a cura di Vittorio Sgarbi
Palazzo dei Cardinali Pallotta
Piazza Vittorio Emanuele – 62020 Caldarola (MC)
Orario: da lunedì pomeriggio a venerdì ore 10-13 e 15-18.30;
sabato, domenica e festivi ore 10-19
Ingresso: intero € 7; ridotto € 5
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0733903707; info@lestanzedelcardinale.it; www.lestanzedelcardinale.it
[exibart]