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Renato Guttuso – La narrazione della realtà e dell’immaginazione
Dopo il successo della mostra “Renato Guttuso. Il Realismo e l’attualità dell’immagine” al Museo Archeologico Regionale di Aosta, le opere si spostano alla Galleria d’Arte Maggiore per rendere omaggio ad un artista che è tra le coscienze più autorevoli dell’arte del secondo dopoguerra.
Comunicato stampa
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Dopo il grande successo della mostra "Renato Guttuso. Il Realismo e l'attualità dell'immagine" organizzata nei mesi scorsi al Museo Archeologico Regionale di Aosta dalla Galleria d'Arte Maggiore le opere selezionate in quell'occasione da Flaminio Gualdoni e Franco Calarota si spostano oggi nello spazio espositivo di Bologna per rendere omaggio ad un artista che, profondamente coinvolto nel clima sociale e politico del suo tempo, è tra le coscienze più autorevoli dell’arte del secondo dopoguerra.
Se Pier Paolo Pasolini è stato il neorealista della parola, mentre Federico Fellini e Vittorio De Sica hanno portato il neorealismo al suo culmine sul grande schermo, Renato Guttuso è il maggiore esponente del realismo in pittura. Sin dalla metà degli anni ’30 la sua scelta è chiara, in nome di una figurazione che da un lato recuperi in modo critico l’identità antica della pittura, la sua capacità di farsi racconto ed emblema, e dall’altro sia lo specchio critico di un rapporto intenso, lucido, drammatico anche, con la storia. La precoce scelta antifascista, l’adesione al movimento comunista, ne fanno l’interprete maggiore di un realismo che non è scelta retorica e celebrativa, ma testimonianza critica del proprio tempo, del presente individuale e collettivo, di cui restituire una verità possibile. “Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità”, scrive Guttuso. E ancora: “Sempre ha contato, soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto. Un’arte senza pubblico non esiste”. Colta tanto quanto anti-intellettualistica, la pittura di Guttuso sceglie temi di genere, dalla natura morta al ritratto al nudo, fondendo registri che vanno dall’amore per il Rinascimento e il Seicento all’umore popolaresco, dalla sintesi formalmente forte alla narratività, dall’evidenza potente delle cose all’allegoria. La sua è, anche, partecipazione piena al dibattito delle avanguardie, di cui ha piena consapevolezza ma che sempre guarda da un punto di vista di piena, rivendicata autonomia. Riflette sull’espressionismo, instaura un dialogo serrato con Picasso e le sue sintesi brucianti, polemizza con il disimpegno etico delle correnti a lui contemporanee, perché per lui la realtà “è un rendiconto di ciò che la realtà è, di ciò che è dell’uomo”.
Scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo di Aosta: “Ora che l’ideologia dell’avanguardismo a ogni costo cede il posto a riflessioni meditate sul secondo dopoguerra, la scelta ispida di Guttuso, un’aristocrazia formale attenta allo stesso tempo alle ragioni essenziali del comunicare, conferma che il senso della storia può essere continuità e non rottura, far nuova la sostanza dello sguardo e non la pelle del far vedere, riportare l’umano al centro del discorso e non limitarsi a un’arte che parli solo d’arte”.
Renato Guttuso nasce a Bagheria, piccola città vicino a Palermo, nel 1911, e muore a Roma il 18 gennaio 1987, avendo ampiamente riscosso grandi successi sia in Europa che oltreoceano. Oltre ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, tra le numerose mostre che lo hanno visto protagonista vanno ricordate l'esposizione nel 1958 a New York, nel 1961 al Museo Puškin di Mosca, nel 1963 allo Stedelijk Museum di Amsterdam; nel 1971 al Musée d'art moderne de la Ville de Paris, e poi ancora a Stoccolma 1978, alla Galleria d'arte moderna di Bologna nel 1982, a Palazzo Grassi di Venezia nel 1982, per continuare con Palazzo Reale a Milano nel 1984 e la Whitechapel Art Gallery di Londra nel 1996. Tra i più prestigiosi musei che conservano opere di Renato Guttuso possiamo ricordare la Tate Gallery di Londra, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e il Mart di Trento e Rovereto.
Comunicazione & Ufficio Stampa
Francesca Monti
t. +39 051 235843 info@maggioregam.com
Se Pier Paolo Pasolini è stato il neorealista della parola, mentre Federico Fellini e Vittorio De Sica hanno portato il neorealismo al suo culmine sul grande schermo, Renato Guttuso è il maggiore esponente del realismo in pittura. Sin dalla metà degli anni ’30 la sua scelta è chiara, in nome di una figurazione che da un lato recuperi in modo critico l’identità antica della pittura, la sua capacità di farsi racconto ed emblema, e dall’altro sia lo specchio critico di un rapporto intenso, lucido, drammatico anche, con la storia. La precoce scelta antifascista, l’adesione al movimento comunista, ne fanno l’interprete maggiore di un realismo che non è scelta retorica e celebrativa, ma testimonianza critica del proprio tempo, del presente individuale e collettivo, di cui restituire una verità possibile. “Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, libertà che, come nella vita, consiste nella verità”, scrive Guttuso. E ancora: “Sempre ha contato, soprattutto, per me il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto. Un’arte senza pubblico non esiste”. Colta tanto quanto anti-intellettualistica, la pittura di Guttuso sceglie temi di genere, dalla natura morta al ritratto al nudo, fondendo registri che vanno dall’amore per il Rinascimento e il Seicento all’umore popolaresco, dalla sintesi formalmente forte alla narratività, dall’evidenza potente delle cose all’allegoria. La sua è, anche, partecipazione piena al dibattito delle avanguardie, di cui ha piena consapevolezza ma che sempre guarda da un punto di vista di piena, rivendicata autonomia. Riflette sull’espressionismo, instaura un dialogo serrato con Picasso e le sue sintesi brucianti, polemizza con il disimpegno etico delle correnti a lui contemporanee, perché per lui la realtà “è un rendiconto di ciò che la realtà è, di ciò che è dell’uomo”.
Scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo di Aosta: “Ora che l’ideologia dell’avanguardismo a ogni costo cede il posto a riflessioni meditate sul secondo dopoguerra, la scelta ispida di Guttuso, un’aristocrazia formale attenta allo stesso tempo alle ragioni essenziali del comunicare, conferma che il senso della storia può essere continuità e non rottura, far nuova la sostanza dello sguardo e non la pelle del far vedere, riportare l’umano al centro del discorso e non limitarsi a un’arte che parli solo d’arte”.
Renato Guttuso nasce a Bagheria, piccola città vicino a Palermo, nel 1911, e muore a Roma il 18 gennaio 1987, avendo ampiamente riscosso grandi successi sia in Europa che oltreoceano. Oltre ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, tra le numerose mostre che lo hanno visto protagonista vanno ricordate l'esposizione nel 1958 a New York, nel 1961 al Museo Puškin di Mosca, nel 1963 allo Stedelijk Museum di Amsterdam; nel 1971 al Musée d'art moderne de la Ville de Paris, e poi ancora a Stoccolma 1978, alla Galleria d'arte moderna di Bologna nel 1982, a Palazzo Grassi di Venezia nel 1982, per continuare con Palazzo Reale a Milano nel 1984 e la Whitechapel Art Gallery di Londra nel 1996. Tra i più prestigiosi musei che conservano opere di Renato Guttuso possiamo ricordare la Tate Gallery di Londra, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e il Mart di Trento e Rovereto.
Comunicazione & Ufficio Stampa
Francesca Monti
t. +39 051 235843 info@maggioregam.com
19
ottobre 2013
Renato Guttuso – La narrazione della realtà e dell’immaginazione
Dal 19 ottobre al 31 dicembre 2013
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MAGGIORE
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Bologna, Via D'Azeglio, 15, (Bologna)
Orario di apertura
lunedi: 16.00-19.30
da martedì a sabato:10.00-12.30
16.00-19.30
Vernissage
19 Ottobre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore