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10
novembre 2009
fino al 14.XI.2009 Margherita Moscardini Bologna, Studio G7
bologna
Trasformazione versus addizione. Un’artista pura e rigorosa tratta una galleria come un paesaggio. Per un intervento site specific che non vuole lasciar traccia. Ad alto tasso concettuale...
Lo Studio G7 cambia postazione.
Dal 7/G, che ne dà il nome e che rimane come stemma e simbolo di molteplici
anni di ricerca, al 4/A di via Val d’Aposa. Un trasloco in casa, se così si può
definire, in un luogo che gli è sempre appartenuto e che spesso è stato
utilizzato per diverse mostre.
La giovane Margherita
Moscardini (Piombino, Livorno, 1981; vive a Bologna e Cecina)
ha colto l’occasione di questo trasferimento per contribuire al processo di
trasformazione a cui è stata sottoposta la galleria, cercando di rispondere a
una domanda: “Cosa significa trattare uno spazio espositivo innanzitutto
come uno spazio, per poi considerarlo un paesaggio, e farlo agire nel mondo in
cui agirebbe il paesaggio?”
I wall painting e i wall drawing
sono mezzi utilizzati diffusamente dagli artisti chiamati dallo Studio G7.
Opere destinate all’oblio, la cui tecnica può ricordare la monumentalità degli
affreschi trecenteschi, ma che hanno una vita determinata dalla fugacità delle
esposizioni. Implacabili imbiancature di volta in volta fanno tabula rasa per
creare un territorio vergine, inviolato, pronto alle operazioni successive.
Non è altro che un lavoro di
eliminazione e continua addizione, che in quest’occasione è però stato
volutamente interrotto. Un muro in cartongesso è stato sradicato dalla
posizione che usualmente aveva all’interno della galleria, rivelando un’opera
precedentemente realizzata da un altro artista, ed è stato posto in prossimità
dell’ingresso della seconda sala, bloccandone l’accesso.
Com’è già accaduto a
neon>campobase a Bologna, l’arte gioca con la struttura stessa dei luoghi in
cui vive, forse perché “un progetto espositivo che ospiti un fatto avuto
luogo altrove, è necessariamente arbitrario”, sostiene Moscardini. Confrontandosi con il
pensiero di Gilles Clément e Marc Augé, l’artista non ha prodotto residui, non
ha lavorato per addizioni, ma ha proceduto per trasformazioni, come fa il
paesaggio. “Un processo di trasformazione contempla l’idea di cancellazione,
ma nel rispetto del tempo. In questo senso forse trasformazione ha più
propriamente a che fare con un ordine naturale”, precisa.
Non si è di fronte a prati verdi,
alla natura come appare ai nostri occhi, ma al “comportamento” del paesaggio.
Un’operazione tanto imponente e vistosa materialmente, quanto leggera e
profonda concettualmente, come si può notare.
Nella seconda sala, a cui si
giunge attraverso il giro dell’edificio, sono presenti alcuni disegni
preparatori, uno dei suoi media preferiti. “Coloro
che delegano totalmente le loro realizzazioni si perdono almeno tanti regali
(anche di senso) che le stesse tecniche sanno offrire”, ha dichiarato in un’intervista. Ma, più che di
disegni a matita, si tratta d’incisioni su carta, con l’inserimento di foto che
riproducono la consistenza e la ruvidezza dei materiali da costruzione.
Il
15 novembre, quando avrà conclusione la mostra, la parete tornerà al suo posto,
e anche il lavoro di Margherita Moscardini scomparirà. Senza aver alterato lo
stato pre-esistente dello spazio.
Dal 7/G, che ne dà il nome e che rimane come stemma e simbolo di molteplici
anni di ricerca, al 4/A di via Val d’Aposa. Un trasloco in casa, se così si può
definire, in un luogo che gli è sempre appartenuto e che spesso è stato
utilizzato per diverse mostre.
La giovane Margherita
Moscardini (Piombino, Livorno, 1981; vive a Bologna e Cecina)
ha colto l’occasione di questo trasferimento per contribuire al processo di
trasformazione a cui è stata sottoposta la galleria, cercando di rispondere a
una domanda: “Cosa significa trattare uno spazio espositivo innanzitutto
come uno spazio, per poi considerarlo un paesaggio, e farlo agire nel mondo in
cui agirebbe il paesaggio?”
I wall painting e i wall drawing
sono mezzi utilizzati diffusamente dagli artisti chiamati dallo Studio G7.
Opere destinate all’oblio, la cui tecnica può ricordare la monumentalità degli
affreschi trecenteschi, ma che hanno una vita determinata dalla fugacità delle
esposizioni. Implacabili imbiancature di volta in volta fanno tabula rasa per
creare un territorio vergine, inviolato, pronto alle operazioni successive.
Non è altro che un lavoro di
eliminazione e continua addizione, che in quest’occasione è però stato
volutamente interrotto. Un muro in cartongesso è stato sradicato dalla
posizione che usualmente aveva all’interno della galleria, rivelando un’opera
precedentemente realizzata da un altro artista, ed è stato posto in prossimità
dell’ingresso della seconda sala, bloccandone l’accesso.
Com’è già accaduto a
neon>campobase a Bologna, l’arte gioca con la struttura stessa dei luoghi in
cui vive, forse perché “un progetto espositivo che ospiti un fatto avuto
luogo altrove, è necessariamente arbitrario”, sostiene Moscardini. Confrontandosi con il
pensiero di Gilles Clément e Marc Augé, l’artista non ha prodotto residui, non
ha lavorato per addizioni, ma ha proceduto per trasformazioni, come fa il
paesaggio. “Un processo di trasformazione contempla l’idea di cancellazione,
ma nel rispetto del tempo. In questo senso forse trasformazione ha più
propriamente a che fare con un ordine naturale”, precisa.
Non si è di fronte a prati verdi,
alla natura come appare ai nostri occhi, ma al “comportamento” del paesaggio.
Un’operazione tanto imponente e vistosa materialmente, quanto leggera e
profonda concettualmente, come si può notare.
Nella seconda sala, a cui si
giunge attraverso il giro dell’edificio, sono presenti alcuni disegni
preparatori, uno dei suoi media preferiti. “Coloro
che delegano totalmente le loro realizzazioni si perdono almeno tanti regali
(anche di senso) che le stesse tecniche sanno offrire”, ha dichiarato in un’intervista. Ma, più che di
disegni a matita, si tratta d’incisioni su carta, con l’inserimento di foto che
riproducono la consistenza e la ruvidezza dei materiali da costruzione.
Il
15 novembre, quando avrà conclusione la mostra, la parete tornerà al suo posto,
e anche il lavoro di Margherita Moscardini scomparirà. Senza aver alterato lo
stato pre-esistente dello spazio.
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dal 17 ottobre al 15 novembre
2009
Margherita Moscardini
Galleria Studio G7
Via Val d’Aposa, 4/a (centro storico) – 40123 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 15.30-19.30; mattina e festivi su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 051266497; info@galleriastudiog7.it;
www.galleriastudiog7.it
[exibart]