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Gabriele Maquignaz – Codice Maquignaz, l’anima della materia
L’esposizione presenta una selezione di opere recenti pittoriche e scultoree, concentrandosi sull’ultima serie di lavori pittorici in cui l’artista “rende visibile l’anima”: si tratta del cosiddetto “Codice Maquignaz”
Comunicato stampa
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“GABRIELE MAQUIGNAZ.
CODICE MAQUIGNAZ, L’ANIMA DELLA MATERIA”
PROGETTO ESPOSITIVO INTERNAZIONALE
CURATO DAL MENSILE “ITALIA ARTE”, MUSEO MIIT E GALLERIA FOLCO CON IL PATROCINIO di ITALIA ARTE INTERNATIONAL WEB TV, CDA CENTRO DOCUMENTAZIONE ARTE, TACTICA
5 OTTOBRE – 1 DICEMBRE 2013
INAUGURAZIONE: SABATO 5 OTTOBRE 2013, DALLE ORE 17.00
L’Hotel Relais San Maurizio - Relais & Chateaux, in Località San Maurizio, a Santo Stefano Belbo, ospita dal 5 ottobre al 1 dicembre 2013 il progetto espositivo “Gabriele Maquignaz. Codice Maquignaz, l’anima della materia”.
Curata da Galleria Folco, Museo MIIT e Italia Arte, la mostra segue la personale tenutasi al Museo MIIT di Torino la scorsa primavera e prosegue il percorso di mostre internazionali di Gabriele Maquignaz, che, negli ultimi anni, lo ha portato ad esporre presso alcune delle maggiori istituzioni pubbliche e private, come Istituti Italiani di Cultura, musei e fondazioni in tutto il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti e alla Francia, dalla Danimarca alla Bulgaria, dalla Germania alla Repubblica Ceca.
L’esposizione presenta una selezione di opere recenti pittoriche e scultoree realizzate negli ultimi anni, concentrandosi sull’ultima serie di lavori pittorici in cui l’artista ‘rende visibile l’anima’: si tratta del cosiddetto “Codice Maquignaz”. Si entra così nell’essenza dell’esposizione e in quella che da sempre è stata
la linea guida dell’opera di Gabriele Maquignaz, vale a dire l’indissolubile rapporto tra corpo e anima, tra fisicità e spiritualità, tra contingente ed eterno, tra vita e morte. Concetti espressi nell’opera dell’artista alla luce della fede cristiana, ma senza retorica e infingimenti, bensì accompagnati da una profonda ricerca
personale che si fa, nelle sue opere, universale. Per la lingua italiana, il termine ‘codice’ significa, in senso astratto e nella terminologia linguistica e letteraria contemporanea, “ogni sistema organico di simboli e di riferimenti che consente la trasmissione e la comprensione di un messaggio, cioè di una comunicazione, il cui senso può essere inteso soltanto se parlante e ascoltatore (o scrivente e lettore o pittore e osservatore) adoperano lo stesso codice”. Le opere di Gabriele Maquignaz diventano così dei messaggi elaborati attraverso simboli e azioni condivise tra l’artista e il fruitore. Nelle opere del “Codice Maquignaz”, sempre presentate a coppia e affiancate, l’artista estrapola materialmente, fisicamente, con uno strappo o un taglio, l’anima della prima opera, il centro, la parte più significativa, lasciando un vuoto colmabile solo
simbolicamente con la spiritualità dell’Uomo e la inserisce in un altro lavoro, come se si trattasse di una trasmigrazione dell’anima dal corpo fisico ed effimero alla sfera eterna e infinita. Eternità intesa quindi come condizione dell’anima dell’uomo al di là della morte, come superamento della condizione corporea terrena, che diventa però anche eternità dell’arte, della nuova opera così creata suggendo l’essenza della prima, la sua ‘anima’, appunto. Il termine ‘codice’ ha anche altri significati, come raccolta di leggi o complesso di usi e tradizioni, codice genetico, quindi della vita, sequenza di simboli scientifici e riconoscibili. Noi tutti siamo codificati e
il ‘codice’ dimostra quindi la nostra esistenza; nel caso di Gabriele Maquignaz, considerata secondo un’ottica positiva e teologica di speranza e immortalità.
E’ un percorso elaborato e stupefacente, esempio di creatività ed energia posta al servizio dell’arte, di un’idea di bellezza e potenza sposata a un profondo senso del sacro e della spiritualità. La formazione artistica di Maquignaz nasce dalla passione e dall’osservazione dei maestri, dall’indagine condotta sui grandi del passato, da Picasso a Ernst, da Arman a Vedova e dall’innata necessità di esprimersi attraverso il
colore e la forma, la manipolazione della materia che si fa immagine. Nell’utilizzo e nella trasformazione di oggetti di uso comune in opere d’arte, Maquignaz elabora un concetto di creatività suggestivo e plastico, in cui l’armonia dei contrasti risulta vitale nell’elaborazione delle composizioni.
TESTI CRITICI:
MAQUIGNAZ: ARTE COME METAFORA DELLO SPIRITO
L’anelito verso l’infinito, le ataviche domande sull’esistenza e sulla morte risiedono da sempre nel più profondo dell’animo umano e gli artisti di ogni tempo hanno rappresentato il complesso percorso verso la conoscenza del Sè, interagendo con l’effimera natura della materia e l’immortale condizione dello spirito. Gabriele Maquignaz interpreta questa primordiale necessità dell’essere umano con un approccio istintivo
alla pittura e alla scultura, ricercando nel segno e nel gesto l’essenza della vita. Il suo percorso artistico scaturisce da una necessità epidermica di confrontarsi con se stesso e con gli altri, con i grandi misteri dell’universo, con la divinità insita in ognuno di noi. Nelle sue opere emerge la perenne lotta interiore tra bene e male, tra le tenebre del dolore e la luce della rinascita, tra la vita e la morte. L’alfabeto espressivo dell’artista si nutre di simboli e metafore: dal volto destrutturato e scomposto in energiche spatolate cromatiche scavate nel colore al teschio dorato e svuotato della carne il passo è breve, quasi immediato, anche iconograficamente, a ricordarci il veloce e inarrestabile fluire del tempo. L’icona della bellezza corporea, della perfezione fisica, della cultura dell’immagine viene invece bloccata, fermata, arrestata nella
colata immutabile e conservativa della resina, quasi un processo di mummificazione del sogno di bellezza e giovinezza che pervade l’uomo del terzo millennio. Le opere di Gabriele Maquignaz indicano sempre una strada verso la salvazione, che si tratti delle emblematiche vette di bronzo e acciaio che riproducono le sue montagne valdostane o quegli sguardi perduti in un oceano di colore e disperazione. L’artista intende esorcizzare la morte attraverso la sua opera, ne comprende e ne vive intensamente il dramma esistenziale, indicandoci però una via di salvezza. E’ la strada che conduce all’Uomo e al suo spirito, impervia e ricca di ostacoli, personale e unica nel percorso individuale, ma la grande arte sa renderla miracolosamente universale, trasversale nel suo linguaggio di espressione e di simbologia. Per questo Gabriele Maquignaz riesce a raggiungere con la sua creatività l’intimo dell’osservatore, con immediato fervore e sapiente mestiere. Negli anni l’artista ha perfezionato l’antica e complessa arte della fusione bronzea a cera persa, ha individuato nell’acciaio un materiale moderno, perfetto nell’elaborazione contrastante tra linguaggio antico e tradizionale e innovativo strumento espressivo, ha colto con estrema sintesi e ironia le tendenze e le debolezze contemporanee rendendole arte, gioco, riflessione, provocazione. Maquignaz scardina quindi la realtà e il linguaggio artistico tradizionale, li trasforma in un sogno surreale e inaspettato partendo dalla
quotidianità per arrivare all’infinito. L’artista elabora con la fantasia personaggi improbabili, allucinate presenze totemiche e un bestiario dal sapore medioevale e gotico che abita spesso le sue lastre di ferro forgiate, le sculture saldate e assemblate da cui spuntano chiodi, lance, corazze immaginifiche, specchio di un inconscio che emerge prepotente e inarrestabile dai lavori dell’autore. Questa ricerca attenta, scrupolosa, dinamica del lato meno conosciuto di noi stessi diventa la cifra stilistica predominante nell’arte di Gabriele Maquignaz, così come la sperimentazione di una libertà espressiva e anticonformista tipica di un Surrealismo contemporaneo, fortemente evocativo e fantastico eppure così aderente alla vita. Può sembrare una contraddizione in termini parlare di un Surrealismo ‘reale’, eppure questo diventa un carattere peculiare delle sue creazioni, quel ritrovarvi sempre e comunque lo spirito vitale che ammanta il quotidiano e l’esistenza stessa, rielaborandoli con lo sguardo del poeta e del visionario che vuole trascendere il contingente per raggiungere l’ignoto e il mistero della vita. Il senso di sacralità emerge così all’improvviso, inatteso, da una montagna scolpita nella creta e fusa nell’acciaio, che tende al cielo e all’eternità, dalla metafora delle “cornici spezzate”, vuoti involucri di una vita (e di un’arte) ormai allo sbando, dalle icone che nulla hanno di sacro, se non il monito a ritrovare la vera umanità, lasciando alle
spalle il consumismo e l’adorazione dell’immagine effimera dell’uomo. La fede in un Dio, che si chiami Natura, Universo, Uomo, assume la valenza di un processo salvifico che si snoda tra i meandri della gioia e del dolore che caratterizzano ogni nostra giornata. L’artista recupera, nell’elevazione della materia a spirito,
il senso ultimo del Creato, riportandoci in una dimensione reale, viva, pulsante di bellezza e armonia, quasi un’Eucarestia, un ‘rendere grazie’ alla Maestà di Dio e all’eterna meraviglia che l’uomo prova al cospetto della natura.
Guido Folco
Editore-Direttore Italia Arte
Presidente Galleria Folco – Direttore Museo MIIT Torino
BIOGRAFIA DI GABRIELE MAQUIGNAZ E REGESTO ESPOSITIVO
Gabriele Maquignaz è nato ad Aosta nel 1972. Figlio d’arte, suo padre è il noto pittore Aimé Maquignaz, fin da bambino manifesta propensione e talento per la manualità creativa, affiancando ben presto agli studi tradizionali anche altri interessi, come lo sci, di cui diventa maestro della Scuola del Cervino o, dagli anni 2000, la politica, che lo vede impegnato nella sua regione prima come Consigliere comunale di Valtournanche e poi in qualità di Consigliere regionale. Anche imprenditore nel settore turistico, diventa
Presidente degli albergatori valdostani, ma la passione per l’arte lo accompagna sempre nel corso del suo percorso professionale, fino a sfociare, nel 2002, in una necessità fisica e spirituale di esprimersi attraverso la pittura e la scultura. Nascono così i primi dipinti fortemente materici, cromatici, realizzati con assemblaggi di oggetti di uso quotidiano inseriti in contesti originalissimi per struttura e idea. L’incontro con François Thévénin, noto scultore di Cannes, segna una svolta decisiva nelle creazioni di Maquignaz. Maestro nel manipolare i materiali, Maquignaz predilige il confronto con il ferro, l’acciaio, il bronzo, il legno, le plastiche e le resine, che impara ad utilizzare con estrema perizia, fino a creare le sue inimitabili “Icone sexy Chic”, specchio di una società dell’immagine svuotata di spiritualità, o rappresentando il mondo, la natura, la vita attraverso creature scaturite dalla fantasia, dai sogni e dagli incubi, dall’elevazione spirituale e dalle
paure terrene più recondite. Il suo percorso artistico lo porta ad affrontare sfide sempre nuove, come la fusione della monumentale scultura bronzea “Primitif”, probabilmente l’opera più ‘alta’ d’Europa, quasi un inno alla sacralità della natura, fino al confronto con culture e mercati internazionali diversi, esponendo
presso gli Istituti Italiani di Cultura di Praga, Copenaghen, Sofia, Colonia, in fiere mondiali come quelle di Miami o in contesti artistici museali come la Fondazione AEM di Milano, Villa Gualino, il Museo Regionale di Scienze Naturali e la Sala delle Colonne del Castello Reale di Torino, il Palais des Congrès di Parigi, il Museo Künstlerforum di Bonn, il Museo Altes Dampfbad di Baden-Baden e la Zhou Brothers Art Center Foundation di Chicago.
CODICE MAQUIGNAZ, L’ANIMA DELLA MATERIA”
PROGETTO ESPOSITIVO INTERNAZIONALE
CURATO DAL MENSILE “ITALIA ARTE”, MUSEO MIIT E GALLERIA FOLCO CON IL PATROCINIO di ITALIA ARTE INTERNATIONAL WEB TV, CDA CENTRO DOCUMENTAZIONE ARTE, TACTICA
5 OTTOBRE – 1 DICEMBRE 2013
INAUGURAZIONE: SABATO 5 OTTOBRE 2013, DALLE ORE 17.00
L’Hotel Relais San Maurizio - Relais & Chateaux, in Località San Maurizio, a Santo Stefano Belbo, ospita dal 5 ottobre al 1 dicembre 2013 il progetto espositivo “Gabriele Maquignaz. Codice Maquignaz, l’anima della materia”.
Curata da Galleria Folco, Museo MIIT e Italia Arte, la mostra segue la personale tenutasi al Museo MIIT di Torino la scorsa primavera e prosegue il percorso di mostre internazionali di Gabriele Maquignaz, che, negli ultimi anni, lo ha portato ad esporre presso alcune delle maggiori istituzioni pubbliche e private, come Istituti Italiani di Cultura, musei e fondazioni in tutto il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti e alla Francia, dalla Danimarca alla Bulgaria, dalla Germania alla Repubblica Ceca.
L’esposizione presenta una selezione di opere recenti pittoriche e scultoree realizzate negli ultimi anni, concentrandosi sull’ultima serie di lavori pittorici in cui l’artista ‘rende visibile l’anima’: si tratta del cosiddetto “Codice Maquignaz”. Si entra così nell’essenza dell’esposizione e in quella che da sempre è stata
la linea guida dell’opera di Gabriele Maquignaz, vale a dire l’indissolubile rapporto tra corpo e anima, tra fisicità e spiritualità, tra contingente ed eterno, tra vita e morte. Concetti espressi nell’opera dell’artista alla luce della fede cristiana, ma senza retorica e infingimenti, bensì accompagnati da una profonda ricerca
personale che si fa, nelle sue opere, universale. Per la lingua italiana, il termine ‘codice’ significa, in senso astratto e nella terminologia linguistica e letteraria contemporanea, “ogni sistema organico di simboli e di riferimenti che consente la trasmissione e la comprensione di un messaggio, cioè di una comunicazione, il cui senso può essere inteso soltanto se parlante e ascoltatore (o scrivente e lettore o pittore e osservatore) adoperano lo stesso codice”. Le opere di Gabriele Maquignaz diventano così dei messaggi elaborati attraverso simboli e azioni condivise tra l’artista e il fruitore. Nelle opere del “Codice Maquignaz”, sempre presentate a coppia e affiancate, l’artista estrapola materialmente, fisicamente, con uno strappo o un taglio, l’anima della prima opera, il centro, la parte più significativa, lasciando un vuoto colmabile solo
simbolicamente con la spiritualità dell’Uomo e la inserisce in un altro lavoro, come se si trattasse di una trasmigrazione dell’anima dal corpo fisico ed effimero alla sfera eterna e infinita. Eternità intesa quindi come condizione dell’anima dell’uomo al di là della morte, come superamento della condizione corporea terrena, che diventa però anche eternità dell’arte, della nuova opera così creata suggendo l’essenza della prima, la sua ‘anima’, appunto. Il termine ‘codice’ ha anche altri significati, come raccolta di leggi o complesso di usi e tradizioni, codice genetico, quindi della vita, sequenza di simboli scientifici e riconoscibili. Noi tutti siamo codificati e
il ‘codice’ dimostra quindi la nostra esistenza; nel caso di Gabriele Maquignaz, considerata secondo un’ottica positiva e teologica di speranza e immortalità.
E’ un percorso elaborato e stupefacente, esempio di creatività ed energia posta al servizio dell’arte, di un’idea di bellezza e potenza sposata a un profondo senso del sacro e della spiritualità. La formazione artistica di Maquignaz nasce dalla passione e dall’osservazione dei maestri, dall’indagine condotta sui grandi del passato, da Picasso a Ernst, da Arman a Vedova e dall’innata necessità di esprimersi attraverso il
colore e la forma, la manipolazione della materia che si fa immagine. Nell’utilizzo e nella trasformazione di oggetti di uso comune in opere d’arte, Maquignaz elabora un concetto di creatività suggestivo e plastico, in cui l’armonia dei contrasti risulta vitale nell’elaborazione delle composizioni.
TESTI CRITICI:
MAQUIGNAZ: ARTE COME METAFORA DELLO SPIRITO
L’anelito verso l’infinito, le ataviche domande sull’esistenza e sulla morte risiedono da sempre nel più profondo dell’animo umano e gli artisti di ogni tempo hanno rappresentato il complesso percorso verso la conoscenza del Sè, interagendo con l’effimera natura della materia e l’immortale condizione dello spirito. Gabriele Maquignaz interpreta questa primordiale necessità dell’essere umano con un approccio istintivo
alla pittura e alla scultura, ricercando nel segno e nel gesto l’essenza della vita. Il suo percorso artistico scaturisce da una necessità epidermica di confrontarsi con se stesso e con gli altri, con i grandi misteri dell’universo, con la divinità insita in ognuno di noi. Nelle sue opere emerge la perenne lotta interiore tra bene e male, tra le tenebre del dolore e la luce della rinascita, tra la vita e la morte. L’alfabeto espressivo dell’artista si nutre di simboli e metafore: dal volto destrutturato e scomposto in energiche spatolate cromatiche scavate nel colore al teschio dorato e svuotato della carne il passo è breve, quasi immediato, anche iconograficamente, a ricordarci il veloce e inarrestabile fluire del tempo. L’icona della bellezza corporea, della perfezione fisica, della cultura dell’immagine viene invece bloccata, fermata, arrestata nella
colata immutabile e conservativa della resina, quasi un processo di mummificazione del sogno di bellezza e giovinezza che pervade l’uomo del terzo millennio. Le opere di Gabriele Maquignaz indicano sempre una strada verso la salvazione, che si tratti delle emblematiche vette di bronzo e acciaio che riproducono le sue montagne valdostane o quegli sguardi perduti in un oceano di colore e disperazione. L’artista intende esorcizzare la morte attraverso la sua opera, ne comprende e ne vive intensamente il dramma esistenziale, indicandoci però una via di salvezza. E’ la strada che conduce all’Uomo e al suo spirito, impervia e ricca di ostacoli, personale e unica nel percorso individuale, ma la grande arte sa renderla miracolosamente universale, trasversale nel suo linguaggio di espressione e di simbologia. Per questo Gabriele Maquignaz riesce a raggiungere con la sua creatività l’intimo dell’osservatore, con immediato fervore e sapiente mestiere. Negli anni l’artista ha perfezionato l’antica e complessa arte della fusione bronzea a cera persa, ha individuato nell’acciaio un materiale moderno, perfetto nell’elaborazione contrastante tra linguaggio antico e tradizionale e innovativo strumento espressivo, ha colto con estrema sintesi e ironia le tendenze e le debolezze contemporanee rendendole arte, gioco, riflessione, provocazione. Maquignaz scardina quindi la realtà e il linguaggio artistico tradizionale, li trasforma in un sogno surreale e inaspettato partendo dalla
quotidianità per arrivare all’infinito. L’artista elabora con la fantasia personaggi improbabili, allucinate presenze totemiche e un bestiario dal sapore medioevale e gotico che abita spesso le sue lastre di ferro forgiate, le sculture saldate e assemblate da cui spuntano chiodi, lance, corazze immaginifiche, specchio di un inconscio che emerge prepotente e inarrestabile dai lavori dell’autore. Questa ricerca attenta, scrupolosa, dinamica del lato meno conosciuto di noi stessi diventa la cifra stilistica predominante nell’arte di Gabriele Maquignaz, così come la sperimentazione di una libertà espressiva e anticonformista tipica di un Surrealismo contemporaneo, fortemente evocativo e fantastico eppure così aderente alla vita. Può sembrare una contraddizione in termini parlare di un Surrealismo ‘reale’, eppure questo diventa un carattere peculiare delle sue creazioni, quel ritrovarvi sempre e comunque lo spirito vitale che ammanta il quotidiano e l’esistenza stessa, rielaborandoli con lo sguardo del poeta e del visionario che vuole trascendere il contingente per raggiungere l’ignoto e il mistero della vita. Il senso di sacralità emerge così all’improvviso, inatteso, da una montagna scolpita nella creta e fusa nell’acciaio, che tende al cielo e all’eternità, dalla metafora delle “cornici spezzate”, vuoti involucri di una vita (e di un’arte) ormai allo sbando, dalle icone che nulla hanno di sacro, se non il monito a ritrovare la vera umanità, lasciando alle
spalle il consumismo e l’adorazione dell’immagine effimera dell’uomo. La fede in un Dio, che si chiami Natura, Universo, Uomo, assume la valenza di un processo salvifico che si snoda tra i meandri della gioia e del dolore che caratterizzano ogni nostra giornata. L’artista recupera, nell’elevazione della materia a spirito,
il senso ultimo del Creato, riportandoci in una dimensione reale, viva, pulsante di bellezza e armonia, quasi un’Eucarestia, un ‘rendere grazie’ alla Maestà di Dio e all’eterna meraviglia che l’uomo prova al cospetto della natura.
Guido Folco
Editore-Direttore Italia Arte
Presidente Galleria Folco – Direttore Museo MIIT Torino
BIOGRAFIA DI GABRIELE MAQUIGNAZ E REGESTO ESPOSITIVO
Gabriele Maquignaz è nato ad Aosta nel 1972. Figlio d’arte, suo padre è il noto pittore Aimé Maquignaz, fin da bambino manifesta propensione e talento per la manualità creativa, affiancando ben presto agli studi tradizionali anche altri interessi, come lo sci, di cui diventa maestro della Scuola del Cervino o, dagli anni 2000, la politica, che lo vede impegnato nella sua regione prima come Consigliere comunale di Valtournanche e poi in qualità di Consigliere regionale. Anche imprenditore nel settore turistico, diventa
Presidente degli albergatori valdostani, ma la passione per l’arte lo accompagna sempre nel corso del suo percorso professionale, fino a sfociare, nel 2002, in una necessità fisica e spirituale di esprimersi attraverso la pittura e la scultura. Nascono così i primi dipinti fortemente materici, cromatici, realizzati con assemblaggi di oggetti di uso quotidiano inseriti in contesti originalissimi per struttura e idea. L’incontro con François Thévénin, noto scultore di Cannes, segna una svolta decisiva nelle creazioni di Maquignaz. Maestro nel manipolare i materiali, Maquignaz predilige il confronto con il ferro, l’acciaio, il bronzo, il legno, le plastiche e le resine, che impara ad utilizzare con estrema perizia, fino a creare le sue inimitabili “Icone sexy Chic”, specchio di una società dell’immagine svuotata di spiritualità, o rappresentando il mondo, la natura, la vita attraverso creature scaturite dalla fantasia, dai sogni e dagli incubi, dall’elevazione spirituale e dalle
paure terrene più recondite. Il suo percorso artistico lo porta ad affrontare sfide sempre nuove, come la fusione della monumentale scultura bronzea “Primitif”, probabilmente l’opera più ‘alta’ d’Europa, quasi un inno alla sacralità della natura, fino al confronto con culture e mercati internazionali diversi, esponendo
presso gli Istituti Italiani di Cultura di Praga, Copenaghen, Sofia, Colonia, in fiere mondiali come quelle di Miami o in contesti artistici museali come la Fondazione AEM di Milano, Villa Gualino, il Museo Regionale di Scienze Naturali e la Sala delle Colonne del Castello Reale di Torino, il Palais des Congrès di Parigi, il Museo Künstlerforum di Bonn, il Museo Altes Dampfbad di Baden-Baden e la Zhou Brothers Art Center Foundation di Chicago.
05
ottobre 2013
Gabriele Maquignaz – Codice Maquignaz, l’anima della materia
Dal 05 ottobre al primo dicembre 2013
arte contemporanea
Location
SPAZIO BIANCO RELAIS SAN MAURIZIO
Santo Stefano Belbo, Località San Maurizio, 39, (Cuneo)
Santo Stefano Belbo, Località San Maurizio, 39, (Cuneo)
Vernissage
5 Ottobre 2013, ore 17
Autore