Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Augusto Piccioni – I ritratti 1969/2013
Viene presentata una ricca selezione di ritratti realizzata, con varie tecniche, dal 1969 al 2013. Augusto Piccioni non si ritiene un ritrattista ma considera tale pratica, anche se sottaciuta, di rilevante importanza per la sua ricerca artistica.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“I” ritratti di Augusto Piccioni
Negli anni Ottanta, la galleria d'arte “L'Idioma” di Ascoli Piceno organizzò una serie di mostre che avevano, come motivo conduttore, la variazione di stile. Il titolo dell'iniziativa era L'altro lato, e la poetica dell'intera operazione consisteva nell'invitare gli artisti a fare uscire dagli atelier opere inedite, aliene rispetto alla già nota cifra stilistica, ma che, giustapposte, lasciassero trasparire, in via assolutamente momentanea, la materia di inattesi retrobottega.
In quella occasione, Augusto Piccioni presentò uno dei suoi ritratti.
Questa breve premessa storica risulta necessaria per poter tradurre, nella maniera più letterale ed autentica, il senso di ciò che l'artista ha inteso realizzare, in maniera monografica, per la presente esposizione.
A partire dal titolo, in cui il determinativo svela la chiara volontà di discostarsi da una rigida catalogazione di genere, Piccioni sembra concepire la sua nutrita carrellata ritrattistica sotto una visione essenzialmente documentativa, come un materiale pittorico che, seppure destrutturato, eterogeneo e conosciuto, in via ufficiosa, solo dai committenti e dai numerosi soggetti rappresentati, possiede in sé un valore ulteriore e non trascurabile.
Se da un lato, infatti, i ritratti non hanno la consistenza né estetica né concettuale di una tematica alternativa a quella segnico-gestuale, peculiarità cercata e poi maturata sull'onda della “muscolosa” esperienza nel Gruppo Immanentista, dall'altro il disciplinato approccio alla figurazione tradizionale, il piacere per la sfida con la verosimiglianza, hanno indubbiamente assunto una funzione strumentale, costeggiando, in progressione, tutti i passaggi della ricerca espressiva.
Dalla fine degli anni Sessanta Piccioni realizza più di duecento, tra ritratti ed autoritratti, ai quali si aggiunge una cospicua serie di caricature, esercizi di stile in cui l'elemento pittorico, ed in certi casi anche scultoreo, viene ecletticamente declinato, dal cubismo, all'espressionismo, passando per la grana ironica del fumetto. “Appunti visivi” talvolta rintracciabili all'interno di opere più complesse, come per ciclo sacro realizzato all'interno della chiesa di santo Stefano nella località di Cervara, e attraverso i quali l'artista, scegliendo di rappresentare i visi del suo tempo, disvela l'evoluzione delle più diverse prospettive creative.
Sarebbe alquanto accessorio rintracciare all'interno della produzione ritrattistica di Augusto Piccioni filoni specifici.
Dietro la scelta dei materiali, delle tecniche e delle figure, c'è una ragione istintiva che soggiace, nella maggior parte dei casi, a situazioni ambientali, al gusto di espressioni velocemente carpite dal vero e poi sedimentate nella solitudine dell'atto artistico. Così, dalla superficie di lenzuola, classiche tele o sinuosi supporti sagomati, emergono gli sguardi di familiari, “compagni di avventura” e conoscenti, colti nella fioritura temporale e fissati nell'iconicità compositiva di un ritratto dalla prospettiva incorniciata, solo in apparenza tradizionale. Lo sfondo, neutro e assimilato dalla purezza di un colore che si insinua ora a graffi energici ora con leggere velature, tradisce, infatti, tracce nitide di un intento che trascende il mero naturalismo della “messa in posa”, per dischiudersi all'evocazione interiore di uno scambio umano.
Viene da pensare che la dignità artistica dei ritratti di Piccioni, l'uno rigorosamente diverso dall'altro, risieda proprio nel calore immaginifico che ciascuno di essi emana.
L'affermazione di una ricerca che vive velocemente la forma per non perdere la cadenza e l'unicità del cambiamento.
Alessandra Morelli
_________________________
Augusto Piccioni nasce ad Ascoli Piceno nel 1949. L'inizio dell'attività pittorica di Piccioni, da autodidatta, si può far coincidere con la realizzazione del suo primo dipinto ad olio, un autoritratto, che realizzò nel 1969. E' dello stesso anno la sua prima opera importante: una Via Crucis dipinta direttamente sul muro della piccola chiesa di Santo Stefano a Cervara, frazione di Ascoli Piceno. La prima personale avvenne ad Ascoli Piceno nel 1974 presso il Circolo culturale 8G. Sempre nel 1974 inizia il corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Macerata, allievo del Maestro Remo Brindisi, ove si diplomerà nel 1978. In questo periodo, 1974 -1978, alla ricerca della propria connotazione artistica realizza opere figurative con diversi stili e linguaggi tenendo d'occhio le maggiori correnti artistiche del '900, con però una costante: il ritratto. Nel 1978, con un colpo di spugna, azzera le esperienze figurative per dedicarsi ad una pittura più interiore e istintiva, di impianto gestuale, su ampie campiture cromatiche ove predominano i gialli e i rossi. Siamo all'inizio di quella stagione artistica che sarà chiamata “Neo Informale” e che avrà una forte presa, nella prima metà degli anni '80 sulle giovani generazioni di artisti e sicuramente Augusto Piccioni ne è uno dei pionieri. Presenterà nel 1978 questi nuovi lavori in una mostra personale presso il Circolo Cittadino di Ascoli Piceno e l'anno successivo alla galleria Labirinto a Montorio al Vomano (TE). Questi lavori erano sempre più caratterizzati da richiami naturalistici: le macchie e il gesto pittorico evocavano riflessi d'acqua, vegetazione, crinali, colline, orizzonti. Aveva così instaurato un processo di naturalizzazione dell'informale. Questo lo indurrà, nel 1984, ad aderire alle teorie del Gruppo Immanentista di Ascoli Piceno che, con il manifesto “Naturalismo storicistico”, stava operando un'analoga ricerca sull'astrattismo geometrico. Rimarrà con il Gruppo Immanentista fino al 1987. Furono tre anni di intenso lavoro. Con il Gruppo si susseguirono mostre importantissime in spazi pubblici e privati come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Castello Cinquecentesco dell'Aquila, il Palazzo Farnese a Ortona, la libreria Paesi Nuovi di Roma, il Museo Pagani a Castellanza, la galleria Cicconi di Macerata, ecc. e la pubblicazione di importanti saggi teorici quali “L'artista teorico, “Una nuova centralità”, “Per uno stile”, “In anticipo su New Yirk” “Uno stile nuovo” con scritti di Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Italo Mussa, Vito Apuleo, Nicoletta Hristodorescu.
Nel 1987 esce dal Gruppo Immanentista e inizia un nuovo ciclo pittorico sviluppando una sua personale linea derivante dall'ultimo manifesto condiviso e firmato con il Gruppo: “Stile italiano”. Sono lavori sulla percezione. I supporti vengono sagomati; l'opera continua fuori dal dipinto con figure indicate dalle linee della sagomatura; sono immagini da percepire che permettono all'osservatore di completare l'opera secondo la sua conoscenza e sensibilità. Questa nuova esperienza sarà per lui una fonte viva di idee e suggerimenti dove attingerà a piene mani acquisendo così nuovi e diversi stimoli di ricerca che aggiungeranno alla percezione anche soluzioni di indagine sulla simbologia e, per ultimo, sul racconto.
Ha allestito oltre 30 mostre personali e numerosissime collettive in Italia e all'estero in importanti spazi pubblici e privati ed il suo lavoro è stato seguito da importanti critici tra cui Mariano Apa, Vito Apuleo, Giulio Carlo Argan, Cristina Belloni, Enzo Battarra, Giorgio Bonomi, Remo Brindisi, Maria Campitelli, Anna Cochetti, Giorgio Cortenova, Manuela Crescentini, Valerio Dehò, Lucio Del Gobbo, Ivana D'Agostino, Salvatore Di Bartolomeo, Armando Ginesi, Nicoletta Hristodorescu, Luciano Marucci, Elverio Maurizi, Vittoria Mazzoli, Carlo Melloni, Filiberto Menna, Antonella Micaletti, Laura Monaldi, Isabella Monti, Alessandra Morelli, Italo Mussa, Francesca Pietracci, Luigi Rucci, Giorgio Ruggeri, Luigi Saitta, Giuliano Serafini, Robertomaria Siena, Claudio Spadoni, Maria Grazia Torri, Barbara Tosi, Luca M. Venturi, Maria Vinella, Roberto Vitali.
Oltre all'attività artistico-pittorica, Augusto Piccioni si adopera anche, con uguale impegno, nell'ambito organizzativo di eventi artistici di carattere privato ma anche pubblico. Infatti, con Maria Felicia Civita fonda, nel 1982, in Ascoli Piceno il Centro d'Arte L'Idioma, che tuttora dirige e che adopera per svolgere un intenso lavoro di allestimento di numerosissime mostre, anche per conto di Enti pubblici.
Negli anni Ottanta, la galleria d'arte “L'Idioma” di Ascoli Piceno organizzò una serie di mostre che avevano, come motivo conduttore, la variazione di stile. Il titolo dell'iniziativa era L'altro lato, e la poetica dell'intera operazione consisteva nell'invitare gli artisti a fare uscire dagli atelier opere inedite, aliene rispetto alla già nota cifra stilistica, ma che, giustapposte, lasciassero trasparire, in via assolutamente momentanea, la materia di inattesi retrobottega.
In quella occasione, Augusto Piccioni presentò uno dei suoi ritratti.
Questa breve premessa storica risulta necessaria per poter tradurre, nella maniera più letterale ed autentica, il senso di ciò che l'artista ha inteso realizzare, in maniera monografica, per la presente esposizione.
A partire dal titolo, in cui il determinativo svela la chiara volontà di discostarsi da una rigida catalogazione di genere, Piccioni sembra concepire la sua nutrita carrellata ritrattistica sotto una visione essenzialmente documentativa, come un materiale pittorico che, seppure destrutturato, eterogeneo e conosciuto, in via ufficiosa, solo dai committenti e dai numerosi soggetti rappresentati, possiede in sé un valore ulteriore e non trascurabile.
Se da un lato, infatti, i ritratti non hanno la consistenza né estetica né concettuale di una tematica alternativa a quella segnico-gestuale, peculiarità cercata e poi maturata sull'onda della “muscolosa” esperienza nel Gruppo Immanentista, dall'altro il disciplinato approccio alla figurazione tradizionale, il piacere per la sfida con la verosimiglianza, hanno indubbiamente assunto una funzione strumentale, costeggiando, in progressione, tutti i passaggi della ricerca espressiva.
Dalla fine degli anni Sessanta Piccioni realizza più di duecento, tra ritratti ed autoritratti, ai quali si aggiunge una cospicua serie di caricature, esercizi di stile in cui l'elemento pittorico, ed in certi casi anche scultoreo, viene ecletticamente declinato, dal cubismo, all'espressionismo, passando per la grana ironica del fumetto. “Appunti visivi” talvolta rintracciabili all'interno di opere più complesse, come per ciclo sacro realizzato all'interno della chiesa di santo Stefano nella località di Cervara, e attraverso i quali l'artista, scegliendo di rappresentare i visi del suo tempo, disvela l'evoluzione delle più diverse prospettive creative.
Sarebbe alquanto accessorio rintracciare all'interno della produzione ritrattistica di Augusto Piccioni filoni specifici.
Dietro la scelta dei materiali, delle tecniche e delle figure, c'è una ragione istintiva che soggiace, nella maggior parte dei casi, a situazioni ambientali, al gusto di espressioni velocemente carpite dal vero e poi sedimentate nella solitudine dell'atto artistico. Così, dalla superficie di lenzuola, classiche tele o sinuosi supporti sagomati, emergono gli sguardi di familiari, “compagni di avventura” e conoscenti, colti nella fioritura temporale e fissati nell'iconicità compositiva di un ritratto dalla prospettiva incorniciata, solo in apparenza tradizionale. Lo sfondo, neutro e assimilato dalla purezza di un colore che si insinua ora a graffi energici ora con leggere velature, tradisce, infatti, tracce nitide di un intento che trascende il mero naturalismo della “messa in posa”, per dischiudersi all'evocazione interiore di uno scambio umano.
Viene da pensare che la dignità artistica dei ritratti di Piccioni, l'uno rigorosamente diverso dall'altro, risieda proprio nel calore immaginifico che ciascuno di essi emana.
L'affermazione di una ricerca che vive velocemente la forma per non perdere la cadenza e l'unicità del cambiamento.
Alessandra Morelli
_________________________
Augusto Piccioni nasce ad Ascoli Piceno nel 1949. L'inizio dell'attività pittorica di Piccioni, da autodidatta, si può far coincidere con la realizzazione del suo primo dipinto ad olio, un autoritratto, che realizzò nel 1969. E' dello stesso anno la sua prima opera importante: una Via Crucis dipinta direttamente sul muro della piccola chiesa di Santo Stefano a Cervara, frazione di Ascoli Piceno. La prima personale avvenne ad Ascoli Piceno nel 1974 presso il Circolo culturale 8G. Sempre nel 1974 inizia il corso di pittura all'Accademia di Belle Arti di Macerata, allievo del Maestro Remo Brindisi, ove si diplomerà nel 1978. In questo periodo, 1974 -1978, alla ricerca della propria connotazione artistica realizza opere figurative con diversi stili e linguaggi tenendo d'occhio le maggiori correnti artistiche del '900, con però una costante: il ritratto. Nel 1978, con un colpo di spugna, azzera le esperienze figurative per dedicarsi ad una pittura più interiore e istintiva, di impianto gestuale, su ampie campiture cromatiche ove predominano i gialli e i rossi. Siamo all'inizio di quella stagione artistica che sarà chiamata “Neo Informale” e che avrà una forte presa, nella prima metà degli anni '80 sulle giovani generazioni di artisti e sicuramente Augusto Piccioni ne è uno dei pionieri. Presenterà nel 1978 questi nuovi lavori in una mostra personale presso il Circolo Cittadino di Ascoli Piceno e l'anno successivo alla galleria Labirinto a Montorio al Vomano (TE). Questi lavori erano sempre più caratterizzati da richiami naturalistici: le macchie e il gesto pittorico evocavano riflessi d'acqua, vegetazione, crinali, colline, orizzonti. Aveva così instaurato un processo di naturalizzazione dell'informale. Questo lo indurrà, nel 1984, ad aderire alle teorie del Gruppo Immanentista di Ascoli Piceno che, con il manifesto “Naturalismo storicistico”, stava operando un'analoga ricerca sull'astrattismo geometrico. Rimarrà con il Gruppo Immanentista fino al 1987. Furono tre anni di intenso lavoro. Con il Gruppo si susseguirono mostre importantissime in spazi pubblici e privati come il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Castello Cinquecentesco dell'Aquila, il Palazzo Farnese a Ortona, la libreria Paesi Nuovi di Roma, il Museo Pagani a Castellanza, la galleria Cicconi di Macerata, ecc. e la pubblicazione di importanti saggi teorici quali “L'artista teorico, “Una nuova centralità”, “Per uno stile”, “In anticipo su New Yirk” “Uno stile nuovo” con scritti di Giulio Carlo Argan, Filiberto Menna, Italo Mussa, Vito Apuleo, Nicoletta Hristodorescu.
Nel 1987 esce dal Gruppo Immanentista e inizia un nuovo ciclo pittorico sviluppando una sua personale linea derivante dall'ultimo manifesto condiviso e firmato con il Gruppo: “Stile italiano”. Sono lavori sulla percezione. I supporti vengono sagomati; l'opera continua fuori dal dipinto con figure indicate dalle linee della sagomatura; sono immagini da percepire che permettono all'osservatore di completare l'opera secondo la sua conoscenza e sensibilità. Questa nuova esperienza sarà per lui una fonte viva di idee e suggerimenti dove attingerà a piene mani acquisendo così nuovi e diversi stimoli di ricerca che aggiungeranno alla percezione anche soluzioni di indagine sulla simbologia e, per ultimo, sul racconto.
Ha allestito oltre 30 mostre personali e numerosissime collettive in Italia e all'estero in importanti spazi pubblici e privati ed il suo lavoro è stato seguito da importanti critici tra cui Mariano Apa, Vito Apuleo, Giulio Carlo Argan, Cristina Belloni, Enzo Battarra, Giorgio Bonomi, Remo Brindisi, Maria Campitelli, Anna Cochetti, Giorgio Cortenova, Manuela Crescentini, Valerio Dehò, Lucio Del Gobbo, Ivana D'Agostino, Salvatore Di Bartolomeo, Armando Ginesi, Nicoletta Hristodorescu, Luciano Marucci, Elverio Maurizi, Vittoria Mazzoli, Carlo Melloni, Filiberto Menna, Antonella Micaletti, Laura Monaldi, Isabella Monti, Alessandra Morelli, Italo Mussa, Francesca Pietracci, Luigi Rucci, Giorgio Ruggeri, Luigi Saitta, Giuliano Serafini, Robertomaria Siena, Claudio Spadoni, Maria Grazia Torri, Barbara Tosi, Luca M. Venturi, Maria Vinella, Roberto Vitali.
Oltre all'attività artistico-pittorica, Augusto Piccioni si adopera anche, con uguale impegno, nell'ambito organizzativo di eventi artistici di carattere privato ma anche pubblico. Infatti, con Maria Felicia Civita fonda, nel 1982, in Ascoli Piceno il Centro d'Arte L'Idioma, che tuttora dirige e che adopera per svolgere un intenso lavoro di allestimento di numerosissime mostre, anche per conto di Enti pubblici.
05
ottobre 2013
Augusto Piccioni – I ritratti 1969/2013
Dal 05 al 31 ottobre 2013
arte contemporanea
Location
L’IDIOMA CENTRO D’ARTE
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
Feriali 18,00-20,00 / festivi 10,30-12,00
Fuori orario su appuntamento (tel 3492678008)
Vernissage
5 Ottobre 2013, h 18,00
Autore
Curatore