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Trimodernità e Ranking Art
Declinare l’arte tra forma ed etica, tra preferenza e rifiuto, per intercettare i linguaggi di massa e far propria la sfida della complessità. Questi alcuni dei principi ispiratori della Ranking Art, una nuova tendenza artistica che, attraverso le opere di nove artisti, si presenterà al pubblico napoletano sabato 14 settembre 2013 al Castel dell’Ovo
Comunicato stampa
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Declinare l’arte tra forma ed etica, tra preferenza e rifiuto, per intercettare i linguaggi di massa e far propria la sfida della complessità. Questi alcuni dei principi ispiratori della Ranking Art, una nuova tendenza artistica che, attraverso le opere di nove artisti, si presenterà al pubblico napoletano sabato 14 settembre 2013 al Castel dell’Ovo (vernissage ore 18.30).
La collettiva, curata da Aldo Carrozza, è organizzata in collaborazione con Nea Expo, nuovo progetto della galleria Nea di Napoli, che esce dai confini del proprio spazio di via Costantinopoli per eventi ed esposizioni da curare in location sempre diverse. Nea Expo è una galleria itinerante, smontabile e trasportabile come una sorta di circo artistico a dimensione umana, che sconfigga i pregiudizi e i timori di coloro che non osano varcare “le porte dei templi della cultura”. Un laboratorio di proposte culturali da esportare all'esterno mirando ad internazionalizzare la produzione e moltiplicarne la visibilità, contribuendo anche alla valorizzazione degli spazi ospitanti. Si parte allora da questa prima iniziativa al Castel dell’Ovo, che resterà in programma fino al primo ottobre.
In mostra i lavori di Germano Alcar, Amelia Morelli, Raffaella Vitello, Mariella Romano, Emanuela Volpe, Gianluca Botti, Carlo Sassi, Leonardo Scarfò e Davide Disca, gli artisti rankinger che, con diversi stili, esplorano nuovi orizzonti espressivi, andando oltre le avanguardie, le rivisitazioni dell’arte postmoderna, la multimedialità delle installazioni video e della grafic art.
La Ranking art è infatti la prima forma d’arte che rispecchia alcuni tratti salienti della Trimodernità. È l’arte che ha il coraggio di scegliere, di orientare, di assumersi il ruolo di testimonianza positiva che, negli ultimi decenni, era stato smarrito. Si intende così dismettere il fare mercantile ed utopico che ha caratterizzato il mondo dell’arte negli ultimi anni: non più allora semplici “trovate”, choc tematici e blasfemi, gratuite provocazioni. Siamo di fronte ad arte di contiguità materica, arte a codici multipli che riecheggia l’attuale complessità delle forme massmediatiche, dove i linguaggi visivi e scritti si condensano.
La Ranking art ha in sé qualcosa della Pop art, del New Pop e dell’Hard-pop. Ma anche qualcosa dell’Arte concettuale e dell’Arte povera, del Graffitismo e dell’irriverenza degli Young British Artists. La somma di tali riferimenti artistici diventa, sul fondo, una decantazione inversa e feconda nel mare della comunicazione visiva veicolata dai nuovi mass media flessibili del WEB, che permettono l’interazione attiva con il fruitore. Ciò stimola la risposta creativa trasformando quel fruitore in un soggetto più reattivo, che manipola e si fa artista traduttore.
La poetica della Ranking art contrasta l’appiattimento e lo svuotamento dei significati delle immagini, come dimostrano le opere di Germano Alcar che fanno luce sulla delimitazione dei contesti che occorre recuperare per poter leggere e interpretare il mondo delle immagini. Va contro l’annientamento dell’identità. Si vede nei lavori di Amelia Morelli che appunto recuperano l’identità del singolo al pari dei valori che aggregano l’umanità su comportamenti condivisi. Si oppone, ancora, alla perdita delle narrazioni storiche che caratterizzano la cultura dei popoli, come si può esplorare in Raffaella Vitiello che si fa portatrice di messaggi attraverso il sapiente recupero della ri-narrazione di eventi e di gesta, rivedendone i contenuti senza togliere forza al mito. Con Emanuela Volpe si osserva la reticenza verso l’incoronazione del desiderio e del capriccio, mentre nei cuboidi di Mariella Romano ci si allontana dalla rigidità dei modelli. Leonardo Scarfò sa, invece, usare gli strumenti sottili della comunicazione colta: le metafore, i simboli e le allegorie. Le sue opere vanno guardate, lette e meditate grazie alla forza della figurazione empatica: che si instaura con il fruitore. C'è, poi, Davide Disca, artista bricoleur, che non pone limiti ai materiali da utilizzare per creare le sue opere, in cui la pittura e l’oggetto si rintuzzano per annientare il dualismo tra la realtà e la sua rappresentazione. Un altro modus quello di Carlo Sassi, scultore della forma essenziale transeunte che vede il mondo come un continuo processo creativo di combinazioni e ricombinazioni di elementi tridimensionali. Riesce a ricreare forme sapendo di vivere nell’epoca della trimodernità.
Infine l’osservazione del mondo in cui viviamo con il rifiuto dello sfruttamento non compatibile delle risorse naturali. Contro la politica del rinvio sui temi ambientali, Gianluca Botti propone sculture in cui prendono forma delle grosse cerniere aperte, attraverso cui emergono imperativi ecologici che appaiono come svelamenti di condotta che non è possibile più ignorare.
La collettiva, curata da Aldo Carrozza, è organizzata in collaborazione con Nea Expo, nuovo progetto della galleria Nea di Napoli, che esce dai confini del proprio spazio di via Costantinopoli per eventi ed esposizioni da curare in location sempre diverse. Nea Expo è una galleria itinerante, smontabile e trasportabile come una sorta di circo artistico a dimensione umana, che sconfigga i pregiudizi e i timori di coloro che non osano varcare “le porte dei templi della cultura”. Un laboratorio di proposte culturali da esportare all'esterno mirando ad internazionalizzare la produzione e moltiplicarne la visibilità, contribuendo anche alla valorizzazione degli spazi ospitanti. Si parte allora da questa prima iniziativa al Castel dell’Ovo, che resterà in programma fino al primo ottobre.
In mostra i lavori di Germano Alcar, Amelia Morelli, Raffaella Vitello, Mariella Romano, Emanuela Volpe, Gianluca Botti, Carlo Sassi, Leonardo Scarfò e Davide Disca, gli artisti rankinger che, con diversi stili, esplorano nuovi orizzonti espressivi, andando oltre le avanguardie, le rivisitazioni dell’arte postmoderna, la multimedialità delle installazioni video e della grafic art.
La Ranking art è infatti la prima forma d’arte che rispecchia alcuni tratti salienti della Trimodernità. È l’arte che ha il coraggio di scegliere, di orientare, di assumersi il ruolo di testimonianza positiva che, negli ultimi decenni, era stato smarrito. Si intende così dismettere il fare mercantile ed utopico che ha caratterizzato il mondo dell’arte negli ultimi anni: non più allora semplici “trovate”, choc tematici e blasfemi, gratuite provocazioni. Siamo di fronte ad arte di contiguità materica, arte a codici multipli che riecheggia l’attuale complessità delle forme massmediatiche, dove i linguaggi visivi e scritti si condensano.
La Ranking art ha in sé qualcosa della Pop art, del New Pop e dell’Hard-pop. Ma anche qualcosa dell’Arte concettuale e dell’Arte povera, del Graffitismo e dell’irriverenza degli Young British Artists. La somma di tali riferimenti artistici diventa, sul fondo, una decantazione inversa e feconda nel mare della comunicazione visiva veicolata dai nuovi mass media flessibili del WEB, che permettono l’interazione attiva con il fruitore. Ciò stimola la risposta creativa trasformando quel fruitore in un soggetto più reattivo, che manipola e si fa artista traduttore.
La poetica della Ranking art contrasta l’appiattimento e lo svuotamento dei significati delle immagini, come dimostrano le opere di Germano Alcar che fanno luce sulla delimitazione dei contesti che occorre recuperare per poter leggere e interpretare il mondo delle immagini. Va contro l’annientamento dell’identità. Si vede nei lavori di Amelia Morelli che appunto recuperano l’identità del singolo al pari dei valori che aggregano l’umanità su comportamenti condivisi. Si oppone, ancora, alla perdita delle narrazioni storiche che caratterizzano la cultura dei popoli, come si può esplorare in Raffaella Vitiello che si fa portatrice di messaggi attraverso il sapiente recupero della ri-narrazione di eventi e di gesta, rivedendone i contenuti senza togliere forza al mito. Con Emanuela Volpe si osserva la reticenza verso l’incoronazione del desiderio e del capriccio, mentre nei cuboidi di Mariella Romano ci si allontana dalla rigidità dei modelli. Leonardo Scarfò sa, invece, usare gli strumenti sottili della comunicazione colta: le metafore, i simboli e le allegorie. Le sue opere vanno guardate, lette e meditate grazie alla forza della figurazione empatica: che si instaura con il fruitore. C'è, poi, Davide Disca, artista bricoleur, che non pone limiti ai materiali da utilizzare per creare le sue opere, in cui la pittura e l’oggetto si rintuzzano per annientare il dualismo tra la realtà e la sua rappresentazione. Un altro modus quello di Carlo Sassi, scultore della forma essenziale transeunte che vede il mondo come un continuo processo creativo di combinazioni e ricombinazioni di elementi tridimensionali. Riesce a ricreare forme sapendo di vivere nell’epoca della trimodernità.
Infine l’osservazione del mondo in cui viviamo con il rifiuto dello sfruttamento non compatibile delle risorse naturali. Contro la politica del rinvio sui temi ambientali, Gianluca Botti propone sculture in cui prendono forma delle grosse cerniere aperte, attraverso cui emergono imperativi ecologici che appaiono come svelamenti di condotta che non è possibile più ignorare.
14
settembre 2013
Trimodernità e Ranking Art
Dal 14 settembre al primo ottobre 2013
arte contemporanea
Location
CASTEL DELL’OVO
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Napoli, Via Luculliana, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni, dalle 10
Vernissage
14 Settembre 2013, ore 18.30
Autore
Curatore