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Pascal Hachem – You Always Want What The Other Has (Edition 2013)
La mostra ha origine da idee di appropriazione e monopolizzazione, argomenti di estrema contingenza e attualità. Oggi l’uomo ‘ruba’ qualsiasi cosa: dalla terra elle proprietà immateriali.
Comunicato stampa
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Federica Schiavo Gallery è lieta di annunciare la seconda personale a Roma dell’artista libanese Pascal Hachem, dal titolo You Always Want What The Other Has (Edition 2013).
La mostra ha origine da idee di appropriazione e monopolizzazione, argomenti di estrema contingenza e attualità. Oggi l’uomo ‘ruba’ qualsiasi cosa: dalla terra elle proprietà immateriali. Questo desiderio di voler catturare ogni aspetto del nostro agire quotidiano è una brama sconfinata di possesso che non trae origine da bisogni reali. L’essere umano crea continuamente immagini di desiderio in modo da manipolare i propri simili instillando in loro un profondo senso di scarsa confidenza. In questa maniera ogni azione di possesso dovrebbe servire a colmare, temporaneamente, l’inadeguatezza.
“Il Pianeta Terra è generoso e ognuno di noi trova posto in esso!”. Secondo questa idea non avremmo alcun bisogno di possedere gli oggetti, ma si tratterebbe piuttosto di una questione di dare e prendere. Sulla base di questi criteri potremmo semplicemente costruire e condividere l’un l’altro qualsiasi cosa. Non abbiamo necessità di definire un nostro posto, non serve tracciare un limite ed erigere una frontiera per proteggere la nostra terra.
Questa mostra prende in considerazione la natura del problema legato al fatto che ognuno di noi vuole ciò che ha l’altro. Nel pronome ognuno è incluso anche l’artista, il quale gioca la nostra stessa partita e non può evadere la questione.
L’espressione comune “mettere le mani su” (in francese “main mise”) ha radici nell’impulso volitivo diretto a qualcosa di esterno. Tale desiderio, alimentato attraverso modi e strumenti diversi, si fa ossessione per il potere e per la sua estensione senza limiti, persino se ciò dovesse condurre all’assassinio, allo scoppio di guerre o semplicemente provocare qualcosa di terribile agli altri. Sebbene l’utilizzo della ‘forza’ sia in grado di fornire all’uomo innumerevoli cose, ogni volta che questi fa qualcosa per se stesso egli diventa sua volta, del tutto inconsciamente, uno strumento nelle mani del proprio avversario.
“Quante cose ti piacerebbe possedere?” L’artista risponde per tutti noi affermando provocatoriamente: “Voglio praticamente tutto ciò che è sulla Terra e non mi importa se questo obiettivo comporti per voi una vita miserabile! Mi interessa solamente avere di più e non ne avrò mai abbastanza! Voglio solo mettere le mie mani sulla tua terra, succhiarne ogni energia del pianeta, utilizzare il nucleare in ragione del mio potere e mettere sottosopra le vite degli altri. In verità me ne frego se hai dormito senza cena ieri! Voglio bene a me stesso!”
Il lavoro di Pascal Hachem prende spesso ispirazione dalla vita di tutti i giorni. L’artista tende a contestualizzare il proprio modo di pensare in relazione alle condizione sociali e politiche di Beirut. La sua pratica artistica è influenzata da una modalità inconscia che egli stesso non può evadere. Hachem non si impone alcuna regola, piuttosto è spinto all’azione da null’altro che un singolo impressionabile momento, da riprodurre. Il risultato è un catalogo di vari lavori sviluppati attraverso l’utilizzo di mezzi disparati tra cui oggetti comuni e il suo stesso corpo.
PASCAL HACHEM è nato a Beirut, Libano nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Si è laureato in Spatial Design nel 2002 ed insegna Design alla American University of Beirut e alla Lebanese American University di Beirut. Selezione mostre personali: Beliefs In Self-Deception, Selma Feriani Gallery, London, UK 2013; Public Spaces = A Place for Action, Bcharre, Lebanon 2013 (installation in collaboration with Rana Haddad); in.nate.ness, Federica Schiavo Gallery and Cestia Pyramid, Rome, Italy 2010; Bring the Boys Back Home, Selma Feriani Gallery, London, UK 2010; X Wohnungen, International Istanbul Theatre Festival, Istanbul, Turkey 2008 and Festival Belluard Bollwerk International, Fribourg, Switzerland 2007. Selezione mostre collettive: Crisis Practice, Workshop Gallery, Beirut, Lebanon 2013; Mediterraneo: incontri o conflitti?, Palazzo Gargasole, Gagliano del Capo, Lecce, Italy 2012; Chkoun Ahna, Carthage Museum, Tunis, Tunisia 2012; The Third Eye, Selma Feriani Gallery, London, UK 2009; Hopes and Doubts, Fondazione Merz, Turin, Italy 2009 and Cinema City, Beirut, Lebanon 2008; A Place I Know Well, PROGR, Bern, Switzerland 2008; Fabrica: Les Yeux Ouverts, Notebook project, Triennial of Milan, Italy 2007 and Centre Pompidou, Paris, France 2006. Premi: Art and Dialogue Between the Cultures of the East and the West, The Boghossian Foundation, Beirut, Lebanon 2012. His first reasoned catalogue, titled Pascal Hachem – Beirut 2012, has been published and produced last year by Federica Schiavo Gallery, Rome and Selma Feriani Gallery, London.
La mostra ha origine da idee di appropriazione e monopolizzazione, argomenti di estrema contingenza e attualità. Oggi l’uomo ‘ruba’ qualsiasi cosa: dalla terra elle proprietà immateriali. Questo desiderio di voler catturare ogni aspetto del nostro agire quotidiano è una brama sconfinata di possesso che non trae origine da bisogni reali. L’essere umano crea continuamente immagini di desiderio in modo da manipolare i propri simili instillando in loro un profondo senso di scarsa confidenza. In questa maniera ogni azione di possesso dovrebbe servire a colmare, temporaneamente, l’inadeguatezza.
“Il Pianeta Terra è generoso e ognuno di noi trova posto in esso!”. Secondo questa idea non avremmo alcun bisogno di possedere gli oggetti, ma si tratterebbe piuttosto di una questione di dare e prendere. Sulla base di questi criteri potremmo semplicemente costruire e condividere l’un l’altro qualsiasi cosa. Non abbiamo necessità di definire un nostro posto, non serve tracciare un limite ed erigere una frontiera per proteggere la nostra terra.
Questa mostra prende in considerazione la natura del problema legato al fatto che ognuno di noi vuole ciò che ha l’altro. Nel pronome ognuno è incluso anche l’artista, il quale gioca la nostra stessa partita e non può evadere la questione.
L’espressione comune “mettere le mani su” (in francese “main mise”) ha radici nell’impulso volitivo diretto a qualcosa di esterno. Tale desiderio, alimentato attraverso modi e strumenti diversi, si fa ossessione per il potere e per la sua estensione senza limiti, persino se ciò dovesse condurre all’assassinio, allo scoppio di guerre o semplicemente provocare qualcosa di terribile agli altri. Sebbene l’utilizzo della ‘forza’ sia in grado di fornire all’uomo innumerevoli cose, ogni volta che questi fa qualcosa per se stesso egli diventa sua volta, del tutto inconsciamente, uno strumento nelle mani del proprio avversario.
“Quante cose ti piacerebbe possedere?” L’artista risponde per tutti noi affermando provocatoriamente: “Voglio praticamente tutto ciò che è sulla Terra e non mi importa se questo obiettivo comporti per voi una vita miserabile! Mi interessa solamente avere di più e non ne avrò mai abbastanza! Voglio solo mettere le mie mani sulla tua terra, succhiarne ogni energia del pianeta, utilizzare il nucleare in ragione del mio potere e mettere sottosopra le vite degli altri. In verità me ne frego se hai dormito senza cena ieri! Voglio bene a me stesso!”
Il lavoro di Pascal Hachem prende spesso ispirazione dalla vita di tutti i giorni. L’artista tende a contestualizzare il proprio modo di pensare in relazione alle condizione sociali e politiche di Beirut. La sua pratica artistica è influenzata da una modalità inconscia che egli stesso non può evadere. Hachem non si impone alcuna regola, piuttosto è spinto all’azione da null’altro che un singolo impressionabile momento, da riprodurre. Il risultato è un catalogo di vari lavori sviluppati attraverso l’utilizzo di mezzi disparati tra cui oggetti comuni e il suo stesso corpo.
PASCAL HACHEM è nato a Beirut, Libano nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Si è laureato in Spatial Design nel 2002 ed insegna Design alla American University of Beirut e alla Lebanese American University di Beirut. Selezione mostre personali: Beliefs In Self-Deception, Selma Feriani Gallery, London, UK 2013; Public Spaces = A Place for Action, Bcharre, Lebanon 2013 (installation in collaboration with Rana Haddad); in.nate.ness, Federica Schiavo Gallery and Cestia Pyramid, Rome, Italy 2010; Bring the Boys Back Home, Selma Feriani Gallery, London, UK 2010; X Wohnungen, International Istanbul Theatre Festival, Istanbul, Turkey 2008 and Festival Belluard Bollwerk International, Fribourg, Switzerland 2007. Selezione mostre collettive: Crisis Practice, Workshop Gallery, Beirut, Lebanon 2013; Mediterraneo: incontri o conflitti?, Palazzo Gargasole, Gagliano del Capo, Lecce, Italy 2012; Chkoun Ahna, Carthage Museum, Tunis, Tunisia 2012; The Third Eye, Selma Feriani Gallery, London, UK 2009; Hopes and Doubts, Fondazione Merz, Turin, Italy 2009 and Cinema City, Beirut, Lebanon 2008; A Place I Know Well, PROGR, Bern, Switzerland 2008; Fabrica: Les Yeux Ouverts, Notebook project, Triennial of Milan, Italy 2007 and Centre Pompidou, Paris, France 2006. Premi: Art and Dialogue Between the Cultures of the East and the West, The Boghossian Foundation, Beirut, Lebanon 2012. His first reasoned catalogue, titled Pascal Hachem – Beirut 2012, has been published and produced last year by Federica Schiavo Gallery, Rome and Selma Feriani Gallery, London.
27
settembre 2013
Pascal Hachem – You Always Want What The Other Has (Edition 2013)
Dal 27 settembre al 07 dicembre 2013
arte contemporanea
Location
FEDERICA SCHIAVO GALLERY
Roma, Piazza Di Montevecchio, 16, (Roma)
Roma, Piazza Di Montevecchio, 16, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato, dalle 12.00 alle 19.00
Vernissage
27 Settembre 2013, h 19.00
Autore