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Dany Danino – Work in progress
SINCRESIS Associazione culturale per le arti contemporanee presenta il lavoro creativo svolto in studio presso la nostra residenza dall’artista belga Dany Danino che ha recentemente esposto le sue opere a Venezia nell’ambito della mostra Wunderkammer curata da Antonio Nardone presso Palazzo Widmann.
Comunicato stampa
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SINCRESIS Associazione culturale per le arti contemporanee presenta il lavoro creativo svolto in studio presso la nostra residenza dall’artista belga Dany Danino che ha recentemente esposto le sue opere a Venezia nell’ambito della mostra Wunderkammer curata da Antonio Nardone presso Palazzo Widmann insieme ad artisti come Jan Fabre e Jim Delvoye.
Ha lavorato nel nostro territorio e nel nostro spazio per tre settimane e propone al pubblico aspetti caratterizzanti del proprio itinerario creativo impostato sul dialogo tra disegno e pittura come confronto tra due modalità artistiche che, nella loro specificità, convivono l’una a specchio dell’altra per esprimere la sua poetica.
Il lavoro di Dany è connotato, infatti, da una continua esplorazione nel visibile che alimenta la sua immaginazione per proiettarsi al di là di ogni modello, schema o soggetto, che viene filtrato a livello emozionale per diventare altro. Il suo sguardo analitico orientato verso la totalità degli aspetti del mondo, dall’organico all’inorganico, dalla generazione naturale all’artificio umano trae suggestioni dalla fotografia digitale innestandosi nel villaggio globale della connessione telematica, in quanto che la ricerca libera tramite internet gli permette di ottenere una molteplicità di materiali da esaminare e rielaborare personalmente in base alla propria fantasia ed espressività.
La sua operazione creativa diventa, dunque, un mix tra portato tecnologico e manualità, modificando il dato oggettivo in lirica creazione soggettiva, talora deformando e lacerando fino agli estremi con segno incisivo gli aspetti del mondo vissuto che diventano esiti di un metamorfismo tale da testimoniare il continuo alternarsi tra conscio ed inconscio come se ogni dato razionale fosse trasformato da un’esigenza interna, per acquisire significanze simboliche; indizio, frammento, cifrario dell’universo sceverato fino agli estremi nella frontiera sempre percorribile tra visibile ed invisibile, tra finito ed infinito, come un passaggio di effluvi che emergono in superficie dal profondo e viceversa.
Ogni segno, ogni particolare si compone in un tutto, dal molteplice all’uno e viceversa, nella combinazione gratuita ed illimitata di elementi, che, specialmente nelle opere di grandi dimensioni, assai emblematiche nel percorso di Dany fino ad oggi, esprimono nel libero alternarsi, frutto dell’intervento del caso nel controllo cognitivo, l’approssimarsi al flusso di coscienza che si manifesta ogni volta anche se il rigore trapela nella precisione del gesto pittorico o nel segno grafico, tanto che l’osservatore potrebbe interrogarsi proprio sull’incidenza della casualità rispetto ai processi logici che vengono a disinnescarsi per offrire spazio alla libera interpretazione ed ai sentieri dell’immaginario.
“Il mio lavoro – dice l’artista – è basato sulla osservazione della realtà fotografata. Il disegno mi prende attraverso il processo di analisi visuale del soggetto, formando una nozione mentale di esso e poi trasferendo questa immagine mentale su carta. La memoria altresì gioca una parte importante in questo processo poiché è sempre inevitabile un minimo scarto di tempo tra il momento dell’osservazione ed il momento del disegno. E’ importante inoltre realizzare e accettare il fatto che è impossibile trattenere la totalità di ciò che è percepito. Il caso è sempre parte del processo. Perché la mano non può essere paragonata a una ripresa fotografica, introduce imperfezioni nel disegno che sono tracce fisiche ed emozionali del corpo dell’artista. In altre parole, lo scopo del disegno non è la precisione fotografica, ma proporre una personale interpretazione del soggetto. I concetti di memoria, caso, fisicità e personalità sono elementi chiave del mio lavoro disegnando, e sono interessato a trovare come si traspongono e trasformano in pittura”.
Solitamente Dany parte dallo studio di un elemento dopo l’altro, similmente ad un’analisi metodica, ma, in verità, non segue criteri di successione e ordinamento, anzi ciò che potrebbe sembrare costruzione deriva da accumulazione, come se ogni forma o frammento, dalle parti anatomiche del corpo umano agli aspetti della natura giungessero a comporsi dal magma, al tempo stesso suscettibili come parvenze allo sgretolamento, alla cancellazione. Così il teschio seminascosto o che talora emerge nella varietà di aspetti delineati dall’artista con estrema rapidità utilizzando la penna a sfera, propri di un mondo dell’immagine quale quello attuale e sublimati o trasfigurati deviando verso l’onirismo ed il surreale, appare emblema della vanificazione, tanto da suggerire, come nelle nature morte fiamminghe riscoperte tra le pagine di un libro, il senso della vanitas a petto dell’apparenza e dell’opulenza, destabilizzando ogni sicurezza. “Come una meditazione sul destino umano - scrive Pascale Viscardy – la vanità è formidabilmente pervasiva nel lavoro dell’artista visuale. […] Come un enigma in correlazione all’invisibile, è al tempo stesso una metafora per l’interiorità e una parodia delle società consumistiche di oggi che costringono lo spettatore ad affrontare i suoi deliri. Allo stesso modo, la vanità è sintomatica del tempo che passa e della morte e rende lo spettacolo di decadenza umana”.
Compare tra i flashes del vissuto quotidiano, tra le immagini consuete del contesto sociopolitico come sguardo diretto sul mondo globalizzato e di ciò che è circostante, in un amalgama concepibile come ibridazione continua, come dinamica mescolanza senza fine, in cui sottentra l’ironia sottile se non talvolta l’autentica e diretta denuncia.
“In costante rivalutazione, il lavoro visuale di Danino – aggiunge ancora Viscardy – è in espansione oggi così gioca con il concetto di matrice per ampliare le possibilità di ibridazione, vertiginosamente sfocando lo spazio tempo continuo. In questo modo l’artista visuale sconvolge strutture dialettiche sempre di più per il nostro grande piacere”.
Negli spazi di Sincresis si articolano in sequenza, ma senza un ordine voluto a priori, stampe di immagini dell’universo globale, ricercate utilizzando il computer che interagiscono con soggetti tracciati a biro ad inchiostro blu, il colore del profondo, come le opere pittoriche disposte come pagine di un diario, modificati da Dany in base alla sua capacità espressiva e sintetico simbolica, distinguendo ogni componente per ricondursi alla sintesi delle origini e cogliere – come scrive Lauren Courtens – “la risonanza di varie “rémanences” - che – nel dizionario francese significa: “Parziale persistenza di un fenomeno dopo la scomparsa della sua causa”. Stratifica sapientemente il segno grafico o la tessitura pittorica, strato per strato, giocando con i media, come in altri casi in cui adotta una varietà di tecniche, dalla litografia alla serigrafia, dalla scannerizzazione alla fotocopia, dall’incisione alla traccia di inchiostro di penna, rigorosamente blu, il colore del profondo, prediletto anche nella pittura, ed utilizzando più materiali, dalla stampa su carta al cellophane “per creare stati contrastanti sulle superfici: incendi, nodi, ferite, “un'orgia di textures e di materiali”.
Ogni giorno ha creato un lavoro pittorico disposto immediatamente a parete appena terminato, come elementi dinamici e tracce di un viaggio, soggetti dell’universo naturale sui quali lavorare di nuovo per poi giungere ad un assemblage in cui l’uno sembra generarsi dall’altro e la creazione continua, invertendo, giustapponendo, contrapponendo....senza sosta.
Nel corso dell’inaugurazione, infatti, Dany sarà impegnato in una performance, come proseguimento del suo lavoro, utilizzando una tela di grandi dimensioni.
DANY DANINO
Lavora e vive a Bruxelles dove è nato nel 1971.
Dopo gli studi presso l’Accademia Reale di belle arti di Bruxelles, ha seguito programmi di artista in residenza in Francia ed a Tournai, ha partecipato al premio Jos Albert presso l’accademia reale di scienze Lettere e belle arti in Belgio. Ha esposto le sue opere in personali presso gallerie private prevalentemente in Belgio ed ha partecipato ad esposizioni collettive a Parigi, Lione, Bruxelles, Tournai, Venezia.
http://www.danydanino.be/
Ha lavorato nel nostro territorio e nel nostro spazio per tre settimane e propone al pubblico aspetti caratterizzanti del proprio itinerario creativo impostato sul dialogo tra disegno e pittura come confronto tra due modalità artistiche che, nella loro specificità, convivono l’una a specchio dell’altra per esprimere la sua poetica.
Il lavoro di Dany è connotato, infatti, da una continua esplorazione nel visibile che alimenta la sua immaginazione per proiettarsi al di là di ogni modello, schema o soggetto, che viene filtrato a livello emozionale per diventare altro. Il suo sguardo analitico orientato verso la totalità degli aspetti del mondo, dall’organico all’inorganico, dalla generazione naturale all’artificio umano trae suggestioni dalla fotografia digitale innestandosi nel villaggio globale della connessione telematica, in quanto che la ricerca libera tramite internet gli permette di ottenere una molteplicità di materiali da esaminare e rielaborare personalmente in base alla propria fantasia ed espressività.
La sua operazione creativa diventa, dunque, un mix tra portato tecnologico e manualità, modificando il dato oggettivo in lirica creazione soggettiva, talora deformando e lacerando fino agli estremi con segno incisivo gli aspetti del mondo vissuto che diventano esiti di un metamorfismo tale da testimoniare il continuo alternarsi tra conscio ed inconscio come se ogni dato razionale fosse trasformato da un’esigenza interna, per acquisire significanze simboliche; indizio, frammento, cifrario dell’universo sceverato fino agli estremi nella frontiera sempre percorribile tra visibile ed invisibile, tra finito ed infinito, come un passaggio di effluvi che emergono in superficie dal profondo e viceversa.
Ogni segno, ogni particolare si compone in un tutto, dal molteplice all’uno e viceversa, nella combinazione gratuita ed illimitata di elementi, che, specialmente nelle opere di grandi dimensioni, assai emblematiche nel percorso di Dany fino ad oggi, esprimono nel libero alternarsi, frutto dell’intervento del caso nel controllo cognitivo, l’approssimarsi al flusso di coscienza che si manifesta ogni volta anche se il rigore trapela nella precisione del gesto pittorico o nel segno grafico, tanto che l’osservatore potrebbe interrogarsi proprio sull’incidenza della casualità rispetto ai processi logici che vengono a disinnescarsi per offrire spazio alla libera interpretazione ed ai sentieri dell’immaginario.
“Il mio lavoro – dice l’artista – è basato sulla osservazione della realtà fotografata. Il disegno mi prende attraverso il processo di analisi visuale del soggetto, formando una nozione mentale di esso e poi trasferendo questa immagine mentale su carta. La memoria altresì gioca una parte importante in questo processo poiché è sempre inevitabile un minimo scarto di tempo tra il momento dell’osservazione ed il momento del disegno. E’ importante inoltre realizzare e accettare il fatto che è impossibile trattenere la totalità di ciò che è percepito. Il caso è sempre parte del processo. Perché la mano non può essere paragonata a una ripresa fotografica, introduce imperfezioni nel disegno che sono tracce fisiche ed emozionali del corpo dell’artista. In altre parole, lo scopo del disegno non è la precisione fotografica, ma proporre una personale interpretazione del soggetto. I concetti di memoria, caso, fisicità e personalità sono elementi chiave del mio lavoro disegnando, e sono interessato a trovare come si traspongono e trasformano in pittura”.
Solitamente Dany parte dallo studio di un elemento dopo l’altro, similmente ad un’analisi metodica, ma, in verità, non segue criteri di successione e ordinamento, anzi ciò che potrebbe sembrare costruzione deriva da accumulazione, come se ogni forma o frammento, dalle parti anatomiche del corpo umano agli aspetti della natura giungessero a comporsi dal magma, al tempo stesso suscettibili come parvenze allo sgretolamento, alla cancellazione. Così il teschio seminascosto o che talora emerge nella varietà di aspetti delineati dall’artista con estrema rapidità utilizzando la penna a sfera, propri di un mondo dell’immagine quale quello attuale e sublimati o trasfigurati deviando verso l’onirismo ed il surreale, appare emblema della vanificazione, tanto da suggerire, come nelle nature morte fiamminghe riscoperte tra le pagine di un libro, il senso della vanitas a petto dell’apparenza e dell’opulenza, destabilizzando ogni sicurezza. “Come una meditazione sul destino umano - scrive Pascale Viscardy – la vanità è formidabilmente pervasiva nel lavoro dell’artista visuale. […] Come un enigma in correlazione all’invisibile, è al tempo stesso una metafora per l’interiorità e una parodia delle società consumistiche di oggi che costringono lo spettatore ad affrontare i suoi deliri. Allo stesso modo, la vanità è sintomatica del tempo che passa e della morte e rende lo spettacolo di decadenza umana”.
Compare tra i flashes del vissuto quotidiano, tra le immagini consuete del contesto sociopolitico come sguardo diretto sul mondo globalizzato e di ciò che è circostante, in un amalgama concepibile come ibridazione continua, come dinamica mescolanza senza fine, in cui sottentra l’ironia sottile se non talvolta l’autentica e diretta denuncia.
“In costante rivalutazione, il lavoro visuale di Danino – aggiunge ancora Viscardy – è in espansione oggi così gioca con il concetto di matrice per ampliare le possibilità di ibridazione, vertiginosamente sfocando lo spazio tempo continuo. In questo modo l’artista visuale sconvolge strutture dialettiche sempre di più per il nostro grande piacere”.
Negli spazi di Sincresis si articolano in sequenza, ma senza un ordine voluto a priori, stampe di immagini dell’universo globale, ricercate utilizzando il computer che interagiscono con soggetti tracciati a biro ad inchiostro blu, il colore del profondo, come le opere pittoriche disposte come pagine di un diario, modificati da Dany in base alla sua capacità espressiva e sintetico simbolica, distinguendo ogni componente per ricondursi alla sintesi delle origini e cogliere – come scrive Lauren Courtens – “la risonanza di varie “rémanences” - che – nel dizionario francese significa: “Parziale persistenza di un fenomeno dopo la scomparsa della sua causa”. Stratifica sapientemente il segno grafico o la tessitura pittorica, strato per strato, giocando con i media, come in altri casi in cui adotta una varietà di tecniche, dalla litografia alla serigrafia, dalla scannerizzazione alla fotocopia, dall’incisione alla traccia di inchiostro di penna, rigorosamente blu, il colore del profondo, prediletto anche nella pittura, ed utilizzando più materiali, dalla stampa su carta al cellophane “per creare stati contrastanti sulle superfici: incendi, nodi, ferite, “un'orgia di textures e di materiali”.
Ogni giorno ha creato un lavoro pittorico disposto immediatamente a parete appena terminato, come elementi dinamici e tracce di un viaggio, soggetti dell’universo naturale sui quali lavorare di nuovo per poi giungere ad un assemblage in cui l’uno sembra generarsi dall’altro e la creazione continua, invertendo, giustapponendo, contrapponendo....senza sosta.
Nel corso dell’inaugurazione, infatti, Dany sarà impegnato in una performance, come proseguimento del suo lavoro, utilizzando una tela di grandi dimensioni.
DANY DANINO
Lavora e vive a Bruxelles dove è nato nel 1971.
Dopo gli studi presso l’Accademia Reale di belle arti di Bruxelles, ha seguito programmi di artista in residenza in Francia ed a Tournai, ha partecipato al premio Jos Albert presso l’accademia reale di scienze Lettere e belle arti in Belgio. Ha esposto le sue opere in personali presso gallerie private prevalentemente in Belgio ed ha partecipato ad esposizioni collettive a Parigi, Lione, Bruxelles, Tournai, Venezia.
http://www.danydanino.be/
06
settembre 2013
Dany Danino – Work in progress
Dal 06 al 30 settembre 2013
arte contemporanea
Location
D’A SPAZIO D’ARTE
Empoli, Via Della Repubblica, 52, (Firenze)
Empoli, Via Della Repubblica, 52, (Firenze)
Orario di apertura
tutti i giorni escluso la domenica dalle 17.00 alle 20.00. Per appuntamento tel. 0571 73619
Vernissage
6 Settembre 2013, 18.00 - 24.00
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