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27
novembre 2009
fino al 5.XII.2009 Antoni Muntadas / Mariateresa Sartori Venezia, Michela Rizzo
venezia
Uno sguardo antropocentrico sul mondo. Una registrazione oggettiva della dimensione umana e dei contesti in cui, spesso inconsapevolmente, è calata. L’arte diviene scienza e la scienza si fonde nell’arte...
di Laura Cigana
La visione si amplia: da centro del sistema, l’individuo
ne diventa una parte infinitesimale, una microscopica particella che si muove
seguendo flussi prestabiliti. Mentre l’artista-scienziato, documentandone
movimenti e contesti, riesce a filtrare e, allo stesso tempo, ridimensionare il
reale, oltrepassando una visione collettiva sempre più standardizzata e
stereotipata. E restituisce al visitatore immagini e suggestioni di quel “paesaggio
interiore” plasmato dalle esperienze di vita e dalla personale ricerca
artistica.
“Non inventare nulla, osservare ciò che è stato e ciò
che è… e docilmente registrare in modo imperfetto cercando di restituire
l’incredibile complessità che rende stupefacente il nostro strano mondo”. Con queste parole, Mariateresa
Sartori sintetizza la propria poetica. Un’arte, dunque, che sembra rinnegare se
stessa: non crea nulla né modifica la realtà, ma la documenta fedelmente
attraverso immagini che racchiudono in sé le sensazioni estetiche dell’opera
d’arte e, al contempo, la precisione di una ricerca scientifica.
Quello proposto dalla Galleria Michela Rizzo, attraverso
questa duplice personale, che accosta l’artista veneziana all’affermato Antoni
Muntadas, è dunque un comune denominatore che invita alla riflessione un uomo
del terzo millennio sempre più incatenato in flussi prestabiliti e racchiuso in
non luoghi che scandiscono i ritmi della vita.
Una vita che spesso conduce lontano e in luoghi spesso estremamente
diversi sia geograficamente che ideologicamente, come evidenziato dal ciclo
fotografico Double Esposure Venice-New York, che apre l’iter espositivo.
Antoni Muntadas (Barcellona, 1942), eterno viaggiatore, presenta una
sovrapposizione quasi ossimorica delle due città: la modernità newyorchese si
fonde col decadentismo della città lagunare e le immagini assumono i tratti
nebulosi e confusi del ricordo, in cui tutto è evocato ma nulla identificabile
con chiarezza.
Se quindi l’artista catalano pone l’accento della propria
riflessione sui quei luoghi che spesso passano inosservati o che, al massimo,
lasciano una breve e fugace traccia nella mente di un passante sempre più
sopraffatto dalla frenesia della vita moderna, l’opera di Mariateresa
Sartori (Venezia,
1961) presenta un’accezione più marcatamente scientifica.
L’artista veneziana si focalizza sui movimenti della
folla, ne segue fedelmente le traiettorie, crea paesaggi virtuali, pone a suo
modo l’attenzione sull’individuo: microcosmo inserito all’interno di un
macrocosmo più ampio, atomo che compone la materia in perenne movimento.
ne diventa una parte infinitesimale, una microscopica particella che si muove
seguendo flussi prestabiliti. Mentre l’artista-scienziato, documentandone
movimenti e contesti, riesce a filtrare e, allo stesso tempo, ridimensionare il
reale, oltrepassando una visione collettiva sempre più standardizzata e
stereotipata. E restituisce al visitatore immagini e suggestioni di quel “paesaggio
interiore” plasmato dalle esperienze di vita e dalla personale ricerca
artistica.
“Non inventare nulla, osservare ciò che è stato e ciò
che è… e docilmente registrare in modo imperfetto cercando di restituire
l’incredibile complessità che rende stupefacente il nostro strano mondo”. Con queste parole, Mariateresa
Sartori sintetizza la propria poetica. Un’arte, dunque, che sembra rinnegare se
stessa: non crea nulla né modifica la realtà, ma la documenta fedelmente
attraverso immagini che racchiudono in sé le sensazioni estetiche dell’opera
d’arte e, al contempo, la precisione di una ricerca scientifica.
Quello proposto dalla Galleria Michela Rizzo, attraverso
questa duplice personale, che accosta l’artista veneziana all’affermato Antoni
Muntadas, è dunque un comune denominatore che invita alla riflessione un uomo
del terzo millennio sempre più incatenato in flussi prestabiliti e racchiuso in
non luoghi che scandiscono i ritmi della vita.
Una vita che spesso conduce lontano e in luoghi spesso estremamente
diversi sia geograficamente che ideologicamente, come evidenziato dal ciclo
fotografico Double Esposure Venice-New York, che apre l’iter espositivo.
Antoni Muntadas (Barcellona, 1942), eterno viaggiatore, presenta una
sovrapposizione quasi ossimorica delle due città: la modernità newyorchese si
fonde col decadentismo della città lagunare e le immagini assumono i tratti
nebulosi e confusi del ricordo, in cui tutto è evocato ma nulla identificabile
con chiarezza.
Se quindi l’artista catalano pone l’accento della propria
riflessione sui quei luoghi che spesso passano inosservati o che, al massimo,
lasciano una breve e fugace traccia nella mente di un passante sempre più
sopraffatto dalla frenesia della vita moderna, l’opera di Mariateresa
Sartori (Venezia,
1961) presenta un’accezione più marcatamente scientifica.
L’artista veneziana si focalizza sui movimenti della
folla, ne segue fedelmente le traiettorie, crea paesaggi virtuali, pone a suo
modo l’attenzione sull’individuo: microcosmo inserito all’interno di un
macrocosmo più ampio, atomo che compone la materia in perenne movimento.
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Antoni Muntadas / Mariateresa Sartori – Movimenti e
Situazioni
a cura di Marco Ferraris
Galleria Michela Rizzo – Palazzo Palumbo
Fossati
Fondamenta della Malvasia Vecchia (San Marco 2597 – Santa Maria del Giglio) –
30122 Venezia
Orario: da martedì a sabato ore 10-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0412413006; info@galleriamichelarizzo.net;
www.galleriamichelarizzo.net
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